Amo le storie intense (e folli)

Alessandro Roia

Al cinema con “Diabolik”, nel ruolo di un politico assetato di potere, su Rai1 con la fiction “Non mi lasciare”, dove veste i panni di un poliziotto che si trova a indagare su reati contro i minori. Al RadiocorriereTv l’attore romano parla del rapporto con i suoi personaggi di oggi e di ieri: «Ho una serie di memorie che non appartengono alla mia vita ma alla loro». Sulla serie diretta da Ciro Visco dice: «È un prodotto contemporaneo, un action thriller proposto con un linguaggio attuale»

Come è stato l’incontro con Daniele e con questa storia?

Feci dei provini e da subito, con il regista Ciro Visco, si creò una chimica, un legame. Conoscendo passo dopo passo il personaggio abbiamo cercato di sottrarlo ai luoghi comuni, come quelli del maschio e del poliziotto alfa. All’inizio della serie Daniele è per certi versi un po’ tagliato con l’accetta, impenetrabile nei suoi ragionamenti. L’arrivo di Elena, però, scardina le sue sicurezze. Si tratta di un personaggio con una realtà familiare calda, piena di tenerezza, per i suoi bambini, per la moglie. Nella narrazione troviamo un Daniele a tratti più cool e a tratti più umano, pieno di errori e di difetti, che poi affronterà.

Il suo personaggio si trova ad affrontare un mondo per lui nuovo. Tutto ha inizio con un evento drammatico, l’omicidio di un bambino…

Daniele viene travolto delle indagini di Elena sul mondo del dark web, realtà che a volte non riesce a comprendere appieno. Il suo è un approccio investigativo diverso, lui, che è abituato a immergersi nei canali di Venezia con i sommozzatori della polizia, questa volta è costretto ad andare a fondo in un altro mare, ancora più oscuro.

Il regista Ciro Visco parla di “responsabilità del racconto”, una responsabilità in qualche modo condivisa anche con gli attori?

Credo che la Rai abbia un prodotto veramente contemporaneo, un action thriller proposto con un linguaggio attuale. Nella narrazione c’è anche una parte più leggera di intrattenimento, legata alle storie dei personaggi, ma c’è soprattutto un tema di grande importanza, affrontato di petto. Credo che sia il corto circuito migliore: avvicinare il pubblico a un’informazione senza volerlo tediare, facendolo correre per Venezia con noi, andando a tutta velocità con i motoscafi nei canali…

… come fecero in passato in Laguna Indiana Jones e 007… che esperienza attoriale è stata?

Durissima, per quanto possa essere duro il mio lavoro, ma fantastica. Abbiamo girato in una Venezia assurda durante il lockdown, quando la città era spesso in zona rossa o arancione. Anche per lo spettatore sarà una città pazzesca da un punto di vista visivo. Durante le riprese soffiava Burian e noi giravamo anche alle 5 del mattino, un’esperienza quasi trascendentale (sorride).

Tra cinema e televisione il suo è diventato un volto molto popolare, che rapporto ha instaurato, nel tempo, con il pubblico?

Ho una relazione tranquillissima con quello che faccio, non ho paturnie, sono abbastanza in pace con tutto questo (sorride). Con il pubblico ho un buon rapporto, a uno a uno, con la mia educazione e con quella delle persone.

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