ALL’ORIGINE DELLA FESTA

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Dal 25 agosto, il mercoledì, in seconda serata su Rai2, c’è “Vitalia”, condotto da Alessandro Giuli con l’aiuto di Nicola Mastronardi. Italici, Sanniti, Etruschi, Celti: in viaggio tra gli antichi che hanno popolato lo Stivale, il cui pensiero e i cui costumi sono giunti a noi attraverso le tradizioni popolari. «La forza vitale dei nostri avi non si esaurisce mai – afferma Giuli – si rinnova sotto altre forme e trova sempre un modo per esprimersi»

Come nasce “Vitalia”?

Dal proposito di non scrivere il solito format di nicchia, di cultura archeologica, storica, etnologica, ma di mescolare un po’ i piani, raccontando quali sono i modelli antichi che sopravvivono attraverso le stratificazioni della storia all’interno delle più importanti, anche se non necessariamente delle più famose, feste popolari contemporanee. Dalla festa di San Domenico a Cocullo, con i Serpari, in Abruzzo tra i Marsi, alla corsa dei ceri di Gubbio, fino ad arrivare alle feste del grano nel messinese, alla torciata equinoziale e alle feste solstiziali in Toscana, a San Casciano. Vogliamo raccontare l’origine antica di queste feste, che nel corso dei secoli si trasformano, ma che nell’essenza restano uguali. L’idea va oltre il racconto del culto antico da cui derivano, in ogni festa si descrive anche il popolo antico, rimasto fedele ai costumi degli avi, modificandoli.

Di quali popoli antichi vi occuperete?

Se vai in Abruzzo racconti i Marsi, in Molise i Sanniti, in Toscana i Celti, in Sicilia, Calabria e Puglia racconti sia le popolazioni autoctone sia i Magnogreci, ossia i Greci che sono diventati gli Italioti, se vai a nord hai i Piceni nelle Marche, gli Umbri in Umbria, fino ad arrivare alle Alpi, dove i Celti si sono sovrapposti alle popolazioni italiche. È un viaggio nelle tradizioni popolari, l’origine della festa è nell’antichità.

Quanta attualità stai trovando nella lettura di questo passato?

C’è assoluta corrispondenza tra l’antico e il contemporaneo. Le energie elementari che determinano la vita degli uomini, dall’illuminazione alla festa alimentare, dall’evasione dal lavoro alla rinascita del sole e al suo inabissarsi nel periodo invernale, sono cose che continuiamo e vivere, il nostro orologio biologico interiore è sincronizzato con i ritmi della natura. Più vai a scavare più trovi che non sono soltanto gli anziani i custodi della memoria, ma che ci sono giovani che, ancora oggi, attraverso l’artigianato, le danza popolari, gli strumenti musicali, continuano a perpetuare determinate tradizioni. Sono giovani che hanno internet, sono pieni di follower sui social, ma contemporaneamente suonano la zampogna o la ciaramella, che fanno il ballo tondo in Sardegna, e che magari hanno un amico in Irlanda con il quale parlano dell’amore, di donne, uomini, della corrispondenza tra le loro tradizioni popolari. Tutto il Mediterraneo porta l’impronta di un’antichissima civiltà che unificava e che aveva come epicentro l’Italia.

Cosa significa “Vitalia”?

Letteralmente significa le cose vitali, le cose della vita, la terra dei figli dei tori. Secondo gli storici, gli Italiani erano detti Toloi, figli del toro, che avevano come animale esoterico. I Molisani ancora oggi hanno un vero e proprio culto del toro nelle loro feste. La forza vitale dei popoli antichi non si esaurisce mai, si rinnova sotto altre forme e trova sempre un modo per esprimersi.

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