Alessandro Greco
Divertiamoci con dolcezza
Il RadiocorriereTv intervista il conduttore di “DolceQuiz”: «La passione per i dolci mi riporta a mio nonno Alfredo, pasticcere a Taranto». E ancora, «di fronte a uno zuccotto, a un millefoglie o a un gelato non resisto». Il sabato alle 12 su Rai2
Un quiz che fa venire l’acquolina in bocca, come sta andando?
Il mondo dell’alta pasticceria e dei dolci, declinato in tutte le sue sfaccettature, dalla scelta della materia prima alla realizzazione, è un importante pretesto per farsi compagnia, per lasciarsi andare a una sana piacevolezza, per recuperare il concetto dello stare insieme, del ritrovarsi, del dedicare tempo agli altri anche attraverso la preparazione di un dolce, in famiglia, con i bambini o gli amici. Mi auguro che questa condivisione possa esserci anche con il pubblico a casa, anche attraverso il gioco, il quiz.
Che rapporto ha con la pasticceria?
Sono figlio di pasticceri. Mio nonno paterno, Alfredo, è stato il pasticcere più importante di Taranto, orme che ha seguito anche mio padre Franco. Sono cresciuto in mezzo a questi profumi, a questi sapori. Ho questo imprinting (sorride), ma paradossalmente, pur avendo una preparazione sul campo agevolata dall’avere assaggiato molto negli anni e amando cucinare, non mi avventuro volentieri nella preparazione dei dolci. Nelle dinamiche del programma, al tempo stesso, sono l’unico abilitato ad assaggiare questi capolavori, mentre gli amici concorrenti possono farlo solo vincendo le varie fasi del gioco. Mi sono sacrificato molto volentieri.
Che caratteristiche deve avere il concorrente perfetto di “Dolce Quiz”?
Deve avere voglia di condividere, di stare in compagnia, e non deve sapere resistere ai dolci (sorride), proprio come me. Di fronte a uno zuccotto, a un millefoglie, a un pasticciotto di pasta frolla con la crema pasticcera e le visciole, di fronte a un gelato di cui vado pazzo, non riesco a trattenermi. L’ambientazione del programma è domestica: si va a trovare degli amici, si preparano i dolci, si gioca insieme.
Com’è andato l’incontro con il maestro Ernst Knam?
Si è creata una bella empatia. Con quell’aspetto teutonico, accentuato anche da alcuni ruoli di giudice fatti in precedenza, Ernst potrebbe incutere un po’ di soggezione. Invece ci siamo trovati benissimo sia con lui che con la moglie Alessandra, abbiamo scherzato senza mai prenderci sul serio, una delle cose più belle da riuscire a fare nella vita. Ci siamo divertiti anche a rintuzzarci l’uno con l’altro nei rispettivi ruoli.