Alessandro Barbero
La storia parla di persone come noi
Il RadiocorriereTv intervista il conduttore di AcDc (Rai Storia) e di altri famosi programmi della Rai: “Questa materia ci insegna che non possiamo mai essere sicuri di niente, che non ci sono conquiste che non rischino di essere perdute, che non c’è una garanzia che le cose possano andare meglio in futuro”
Cosa significa raccontare oggi la storia in televisione?
Significa essere consapevoli di una cosa a cui è forse meglio non pensare, ossia che quello che sei abituato a raccontare in un’aula di fronte a cento studenti, lo esponi di fronte a qualche milione di telespettatori. Fa un po’ impressione, quindi non ci penso mai (sorride).
Quando nasce la sua passione per la storia?
Da quando ero bambino ed è legata all’interesse suscitato dai soldatini, dalle battaglie militari, dagli antichi romani. Da bambino trovavo in casa una rivista che si chiamava Storia illustrata, sulla quale ho imparato a leggere. In ogni numero erano protagoniste le grandi battaglie, le guerre mondiali, si parlava di fascismo e di nazismo, di Napoleone. Da grande, al liceo, ho poi scoperto, per fortuna, che la storia è qualcosa di un po’ più complesso, che non è solo la storia militare, anzi, mi sono innamorato del Medioevo, il mio vero periodo di studio e di ricerca, dove l’aspetto militare è secondario.
Perché si è soliti parlare del Medioevo come di un periodo “oscuro”?
In realtà il Medioevo è stato calunniato sin dal momento in cui si è cominciato a chiamarlo così. Ovviamente i dotti si rendevano conto che il mondo era cambiato rispetto a quello antico, non c’era più l’Impero romano e per di più il loro mondo era diventato cristiano. Gli studiosi sentivano di essere parte di una storia moderna, di certo non si pensavano parte di un periodo intermedio. L’Europa del Medioevo conosce secoli di crescita, a livello culturale, artistico, persino scientifico, è il mondo in cui Dante scrive “La Divina Commedia”, in cui si costruiscono cattedrali come “Notre Dame”. Ed è anche il mondo che costruisce le caravelle con le quali Cristoforo Colombo andrà in America. A quel punto gli europei cominciano a dire: siamo formidabili, viviamo un’epoca straordinaria, certo che prima, quando i libri si scrivevano a mano, erano davvero tempi oscuri. E ancora: certo che chi non conosceva l’America era proprio ignorante. Il successo stesso del Medioevo porta dunque a creare l’idea che l’epoca precedente sia stata immobile.