Adoro mettermi in gioco
CATERINA SHULHA
Interpreta Eva in “The land of dreams”, il film diretto da Nicola Abbatangelo: «È un personaggio che mi somiglia molto – dice l’attrice al RadiocorriereTv – Non molla mai, nonostante le difficoltà»
Protagonista di un film che viaggia tra la realtà e il sogno… qual è il punto di equilibrio?
A trovarlo (ride)… è un lavoro che può durare tutta la vita, è sempre un equilibrio molto sottile, anche nel mio lavoro. Termino con un set e immediatamente corro dai miei bambini, faccio la spesa, poi ritorno al lavoro. È questa però la bellezza, vivere sempre molte vite diverse.
Chi è Eva di “The Land of Dreams”?
È un personaggio che mi somiglia molto, è una giovane immigrata italiana che arriva nella New York degli anni Venti, vorrebbe fare la cantante, ma è consapevole che, per come è andata la sua vita fino a quel momento, potrebbe non riuscirci mai. Nonostante tutto, lei non molla e persegue i suoi sogni.
Quali sono i punti di contatto tra la sua storia e quella di Eva?
Sono arrivata in Italia dalla Bielorussia all’età di dodici anni con mia mamma, Eva invece accompagnata dal suo papà, anch’io come lei ho avuto immediatamente la consapevolezza che per riuscire ad andare avanti avrei dovuto faticare molto di più dei miei coetanei. Ho frequentato la scuola a Ostia e, ogni giorno, dal Villaggio Tognazzi dovevo prendere da sola tanti mezzi, avevo una vita per tanti aspetti più complessa rispetto ai miei compagni che a casa trovavano il pranzo pronto o la mamma che li aspettava. Come Eva, ho imparato presto ad arrangiarmi, sviluppando un grande senso di adattamento. Credo che questo, per entrambe, sia un punto di forza, qualcosa che mi è stato utile anche nella professione. Ho avuto la fortuna di interpretare sempre ruoli diversi, cercando di attingere dalle mie esperienze personali.
Musica e canto per affrontare grandi temi. Com’è andata mettersi alla prova con un musical?
Il musical è un genere che può avvicinare generazioni diverse, è una sorta di favola che si affida a un linguaggio universale. D’altra parte, siamo tutti circondati dalla musica nel nostro quotidiano, è un modo più diretto per raccontare qualcosa.
Quale posto occupa la musica nella sua vita?
Prima di questa esperienza la musica era, come per la maggioranza delle persone, un sottofondo che mi faceva compagnia a casa, nei viaggi, con gli amici. Non avevo mai cantato in vita mia, al massimo un po’ di karaoke. Quando ho avuto l’occasione di un provino con Nicola Abbatangelo (regista), mi sono confrontata con colleghe molto più brave di me, con un’ottima educazione musicale. Alla fine, il regista, alla sua opera prima, ha voluto correre il rischio e mi ha scelto. Ho studiato tutta l’estate con Elisabetta Tulli, una coach vocale straordinaria che mi ha preparata sui pezzi del film, che abbiamo poi registrato a Roma, prima di partire per le riprese in Bulgaria. Un bellissimo tour de force, una sfida eccitante!
Com’è stato calarsi nella New York di 100 anni fa?
Davvero divertente, ogni nuovo lavoro diventa l’occasione per evadere da me stessa. Indossare abiti così importanti, trasformarsi grazie al trucco e al parrucco, essere obbligata ad assumere la giusta postura di un’epoca lontana, sulla quale c’è stato uno studio molto dettagliato, è stato davvero un viaggio entusiasmante.
Qual è l’insegnamento più grande che ha ricavato da questo progetto?
Non mollare mai. È questo il tema del film, l’invito a circondarsi dell’amore delle persone giuste che ci aiutano nel percorso verso la realizzazione dei nostri sogni.
Il pubblico la sta conoscendo sempre di più… qual è la cifra che sente più sua?
Ho un percorso professionale molto vario, ho iniziato con “Un passo dal cielo” con Terence Hill, continuando con esperienze diverse. Oggi si è quasi del tutto superata l’idea che gli attori che lavorano in tv non possano cimentarsi anche al cinema, o viceversa. Un attore deve sapersi adattare a ogni ruolo o situazione, io voglio mettermi alla prova ovunque, con registi affermati, ma anche con quelli meno conosciuti. È sempre una nuova sfida.
La passione, come ci ricorda il film, come motore che spinge le nostre vite…
È qualcosa di vitale. Credere fortemente in qualcosa mi aiuta a gestire lavoro e privato, a dimenticare le difficoltà e i dubbi. Senza, probabilmente, avrei già mollato.
Prossimi impegni?
Sto girando “Il Re” con Luca Zingaretti, tra Torino, Trieste e Roma e in contemporanea sono impegnata in un’opera prima sempre a Roma. È importante dare spazio alle nuove leve, creare nuove visioni.