THOMAS SANTU
Con Il Paradiso raccontiamo un’epoca
Con il suo personaggio ha già conquistato il cuore del pubblico della fiction del pomeriggio di Rai 1. «Enrico è una bella scoperta – afferma l’attore – è un ragazzo molto lontano da me e per questo mi attrae riuscire a farlo»
Sul set ormai da diversi mesi, come sta andando la sua “frequentazione” con il personaggio di Enrico?
A gonfie vele. Quando giri per così tanto tempo un personaggio diventa parte di te. Dopo nove mesi sullo stesso set mi chiamano più Enrico che Thomas (sorride). Sto sicuramente conoscendo Enrico nelle sue più diverse sfumature, considerando anche il fatto che la scrittura dei personaggi e della storia è progressiva, puntata dopo puntata. Per quanto mi riguarda è una bella scoperta, un ragazzo molto lontano da me e per questo mi attrae riuscire a farlo.
Ci racconta il suo primo ciak?
È stato con Pietro Genuardi, una scena a due. Ero abbastanza emozionato, con così tanta gente intorno cerchi di andare sciolto, pensi che gli occhi di tutti siano puntati su di te. C’era anche un certo imbarazzo, ma Pietro, che è un attore favoloso, mi ha messo subito a mio agio. Sin dall’inizio per me è stato un momento di studio, anche nel vedere come lui, più grande e molto più esperto, avesse sotto controllo la scena, conoscesse il mio personaggio.
Come vive, da attore, gli anni Settanta?
Sono molto affascinato. Noi attori siamo il mezzo per raccontare un’epoca, in questo caso i decenni che vanno tra i Sessanta e gli Ottanta. Tra un po’ arriveranno gli Anni di piombo, le rivoluzioni sociali. Per me è tutta una scoperta, erano anni molto diversi rispetto a quelli più recenti, anche se rispetto ad alcune problematiche di allora non sono stati fatti molti passi in avanti.
Cosa la colpisce di quel periodo?
C’era maggiore rispetto del prossimo, dei ruoli. Quando si conosceva poco una persona le si dava del lei, del voi. C’era una forma più educata, più gentile, che magari era apparenza, però c’era.
Si dice che un attore non debba mai giudicare il proprio personaggio, ma se potesse dare un consiglio a Enrico, cosa gli direbbe?
Di provare a fidarsi di nuovo di qualcuno, ma anche di lasciarsi un po’ andare, di affidarsi. Se sei una persona che tende ad avere tutto sotto controllo, e così è Enrico, è più probabile che l’imprevisto capiti a te.
Dove e come nasce la sua passione per la recitazione?
Facendo il “clown” dentro lo spogliatoio di calcio, con le imitazioni dei miei compagni di squadra. In seguito, in modo più serio, seguendo le lezioni della scuola dell’attore e regista Pino Quartullo. All’inizio mi diede una scena di “Bruto e Cassio”, per mettermi alla prova, per spaventarmi (sorride). La preparai, lo chiamai e dimostrai di avere voglia di imparare, di crescere.
“Il Paradiso delle Signore” è una scuola per ogni attore, cosa le sta insegnando?
“Il Paradiso” è una grande palestra. Mi sta insegnando a utilizzare un linguaggio completamente diverso rispetto a quello che usiamo abitualmente. Sto apprendendo quanto possa essere difficile mettersi addosso determinate parole, un lessico diverso. E poi il ritmo, sul nostro set c’è grande rapidità rispetto ad altri, cosa che ti consente di avere la mente allenata, di memorizzare con rapidità.
Il pubblico del “Paradiso” è molto attento e affettuoso nei vostri confronti…
Ci travolgono, sono attenti ai dettagli, del racconto come delle scene, dei costumi. È molto bello vedere come il pubblico si immedesima, è come se i nostri personaggi facessero rivivere un’epoca a chi è a casa di fronte alla Tv. Per chi è più giovane è un’occasione per scoprire ciò che i propri genitori hanno vissuto.
Cosa direbbe Enrico al pubblico del “Paradiso”?
Sono in molti a chiedermi se Enrico si metterà con Marta… Io rispondo, mettetevi comodi, che è lunga… (sorride)
Il suo sogno d’attore?
Di trovare sempre il ruolo giusto al momento giusto. Questo è fondamentale.