Storia della bambina perduta

«Ho provato a prendere i miei attori per mano e sono scesa il più possibile dentro la loro anima per avvicinarli al racconto della Ferrante» racconta Laura Bisturi, la regista che ha diretto Alba Rohrwacher e Irene Maiorino nel capitolo finale dell’opera di Elena Ferrante. Da lunedì 11 novembre in prima serata Rai 1

Lina (o Lila) ed Elena (o Lenù) sono ormai adulte, con alle spalle delle vite piene di avvenimenti, scoperte, cadute e “rinascite”.  Ambedue hanno lottato per uscire dal rione natale, una prigione di conformismo, violenze e legami difficili da spezzare. Elena è diventata una scrittrice affermata, ha lasciato Napoli, si è sposata e poi separata, ha avuto due figlie e ora torna a Napoli per inseguire un amore giovanile che si è di nuovo materializzato nella sua nuova vita. Lila è rimasta a Napoli, più invischiata nei rapporti familiari e camorristici, ma si è inventata una sorprendente carriera di imprenditrice informatica ed esercita più che mai il suo affascinante e carismatico ruolo di leader nascosta ma reale del rione (cosa che la porterà tra l’altro allo scontro con i potenti fratelli Solara). Attraverso le prove che la vita pone loro davanti, scopriranno in se stesse e nell’altra sempre nuovi aspetti delle loro personalità e del loro legame d’amicizia. Intanto, la storia d’Italia e del mondo si srotola sullo sfondo e anche con questa le due donne e la loro amicizia si dovranno confrontare.

Laura Bispuri, la regista racconta

“Quando Saverio mi ha chiesto se volessi fare io la regia dell’ultima stagione dell’“Amica Geniale”, mi è sembrata la realizzazione di un desiderio che avevo provato anni fa, quando avevo saputo che si sarebbe girata una serie tratta dai romanzi di Elena Ferrante. Così ho deciso subito di accettare questa grande sfida, girare tutti e dieci gli episodi del quarto e ultimo libro dell’”Amica Geniale, entrare nel mondo della Ferrante ed entrare nel mondo della serie. La cosa più importante per me è stata trovare un equilibrio tra le stagioni passate e quella che stavo costruendo come nuova. Il principio basilare che mi fa credere in questo lavoro con tutta me stessa è la sincerità della regia. Non credo infatti nelle operazioni studiate a tavolino, ma credo solo nell’aderenza che si ha con la materia che si racconta e quanto più questa aderenza è vera e profonda, tanto più l’opera ne giova. Per questo mi sono immersa completamente nel racconto che andavo a fare, sentendolo in prima persona, rispettando moltissimo il passato, i personaggi, i luoghi, le attese del pubblico che tanto ha amato le stagioni passate e cercando qualcosa di nuovo che si legasse con armonia al vecchio. Questo equilibrio è stato frutto di una ricerca continua, giorno per giorno, che ha coinvolto vari aspetti. In questa stagione, infatti, c’è un’importantissima novità legata al cast. Si entra nell’età adulta, i personaggi cambiano e soprattutto cambiano gli attori. Con loro ho potuto fare un lavoro enorme, capillare, abbiamo ricominciato da capo e credo che quegli stessi personaggi di prima siano oggi, essendo cresciuti, davvero molto stratificati, pieni di sfumature, profondi e veri. Ho sempre cercato con loro quella discesa che la Ferrante fa nelle pieghe più sottili di ognuno di essi, senza risparmiarli mai, ma rendendoli così riconoscibili che sembra di poterli toccare con una mano mentre si leggono le sue pagine. Ho provato a prendere i miei attori per mano e sono scesa il più possibile dentro la loro anima per avvicinarli al racconto della Ferrante. Un viaggio enorme che ognuno di noi ha fatto dentro alla sua scrittura. Un viaggio che per me è stato verticale. Ogni giorno cercavo e ogni giorno trovavo elementi ed elementi in più dentro al suo racconto. Dinamiche e relazioni che all’inizio erano sotterranee, che non si vedevano ad un primo livello, neanche ad un secondo, neanche ad un terzo. Mi è sembrato di scendere verticalmente dentro una sorta di labirinto della sua scrittura e più cercavo, più trovavo. Un processo senza fine che mi ha affascinata tantissimo. In questa stagione, in questo passaggio temporale in avanti, ci sono varie cose che, insieme ai nuovi attori, sono cambiate. Ma, ancora una volta, ci tengo a sottolineare che ho fatto in modo che questi cambi fossero delicati, il più naturali possibile. Il rione, ad esempio, negli anni 80 diventa colorato. Eppure, la sensazione che si ha, guardandolo, è che sia sempre stato così. C’è molta naturalezza nella sua trasformazione e tutto si lega al passato. Con la macchina da presa ho unito quello che è il mio stile fluido di simbiosi costante con i personaggi, di una certa libertà di movimento e di ciak molto lunghi (che è come amo girare), a dei momenti di sospensione e di racconto minimalista per andare a sottolineare atmosfere diverse. Quella stessa fluidità si mescola con pause dedicate a sguardi, reazioni, paure, sospetti, mancanze, speranze, complicità che sembrano lievitare dentro alla semplice vita reale. Il montaggio ha accompagnato e ricreato proprio questa mescolanza di stile, trasmettendo quella vivacità che sempre cerco durante le riprese. Il montaggio e la fotografia sono stati i miei pilastri in questo lavoro nuovo che mi ha stimolata ad una continua ricerca ed evoluzione.”

I protagonisti

Elena “Lenu” Greco (Alba Rohrwacher)

Presa dalla sua carriera e dalle numerose fughe d’amore con Nino, Elena è ormai una donna e una scrittrice di successo che deve però fare i conti con l’angusto ruolo di amante e di madre. È il momento, nonostante le divergenze con Adele e i segreti di Nino, di trovare una stabilità con lui e le figlie a Napoli. Tornare alle origini, al rione, con Lila, ancora capace di pungerla dove fa male, significa complicarsi l’esistenza. Ma se da piccola tutto questo l’ha subito, è ora arrivato il momento di governarlo.

Raffaella “Lila” Cerullo (Irene Maiorino)

Imprenditrice, seconda figlia della numerosa famiglia Cerullo, prima si è sposata con Stefano Carracci, ora è la compagna di Enzo Scanno. Amata e benvoluta da tutti nel rione, ha fondato insieme a Enzo una società di informatica che le ha permesso di trasformarsi da proletaria a padrona, ottenendo il rispetto che merita nel Rione; anche quello dei Solara. Ma sono equilibri instabili, che porteranno Lila ad iniziare una vera e propria guerra al fianco di Elena. Lila sarà costretta ad affrontare dolorosi inconvenienti familiari che riveleranno la sua forza, ma soprattutto le sue fragilità.

Nino Sarratore (Fabrizio Gifuni)

Professore universitario, figlio di Donato e Lidia Sarratore, fratello di Marisa. Fin da ragazzo cultore delle relazioni utili, da uomo adulto continua a tessere la sua rete di protezioni per raggiungere i suoi numerosi obiettivi, spesso anche correndo il rischio di frantumarli. Ma Nino è disposto a tutto, anche se questo significa trascurare Elena, sua moglie Eleonora, e soprattutto i suoi figli. Sarà la sua sfrenata ed allo stesso tempo devota passione per le donne a metterlo in bilico, ma anche la sua sfrontatezza a tenerlo in piedi.

 

La storia inizia così

Primo episodio – La separazione

Elena passa più tempo del previsto in Francia con Nino, ma sa che deve recuperare il tempo perso con le figlie. La dolorosa separazione con Pietro, il successo del suo romanzo, le continue fughe d’amore con Nino; alla fine, gli anni passano e le figlie ormai ubbidiscono solo ai nonni Airota. Quando anche Pietro si costruisce una nuova vita, Elena decide che vuole portare Dede ed Elsa da Nino e vivere tutti insieme a Napoli. Tornata nella sua città, Lila le rivela però che Nino vive ancora con la moglie.

Secondo episodio – La dispersione

Nino ha preso un appartamento a Napoli, a via Tasso, ma Elena non perdona le sue insistenti giustificazioni e lo lascia. Costretta, stavolta da Adele, a riprendersi le figlie, le porta a vivere da Mariarosa e Franco nonostante la situazione precaria nella quale vivano. Le richieste di perdono da parte di Nino sono continue e, dopo il suicidio di Franco, Elena decide di trasferirsi a via Tasso con Nino e le figlie.

 

La voce delle protagoniste “geniali”

Qual è stato il vostro rapporto con la scrittura di Elena Ferrante?

Alba Rohrwacher: Tutto parte dalla sua scrittura geniale, quella di una scrittrice eccezionale capace di scrivere dei personaggi scomodi, che compiono degli errori in continuazione, che ha intercettato un archetipo in cui tutto il mondo si è potuto riconoscere, a prescindere dalla provenienza e dalle epoche storiche. Per noi Elena Ferrante è stata una sorta di spirito guida, che nei momenti di difficoltà, nei momenti più bui, ci ha permesso sempre di ritrovare la strada.

Irene Maiorino: È una scrittura che ha dentro una grandissima complessità, che affronta temi universali, la amicizia stessa, il cardine intorno al quale tutto si muove, è affrontata senza sconti, con tutti i suoi lati oscuri, quelli che interessano di più l’essere umano, perché è qualcosa che abbiamo tutti e ne siamo spaventati. La Ferrante ci parla di queste zone d’ombra e della scomodità di stare in certi temi, affronta argomenti complessi come l’emancipazione femminile, la lotta di genere e di classe, per i quali sia Lila che Lenu si battono, ma in maniera differente, una agisce con l’unico strumento che ha, la vita, un’intelligenza pratica fatta nell’esperienza, non dall’educazione, non dai libri, viceversa l’altra agisce in maniera intellettuale. Siamo di fronte al potere della diversità, e questo è presente in maniera determinante anche nella serie.

Le vite di Lila e Lenu hanno conquistato un pubblico mondiale, quanto si sono “insinuate” in questo ultimo viaggio nelle vostre vite?

Alba Rohrwacher: È rimasto tantissimo, ed è stato difficile salutare la mia Lenu, credo che non lo farò mai veramente, rimarrà sempre un po’ con me. È stata un’esperienza totalizzante. Attraverso il personaggio di Elena, una donna che sbaglia tutto, piena di contraddizioni e di storture, immergendomi a fondo nella sua avventura umana, ho capito meglio anche le mie di storture. È stato un viaggio così lungo e denso che il nostro impegno più profondo è stato trovare la misura, l’equilibrio, io ero ossessionata dal racconto, ero ossessionata da Elena, ero lei in maniera totale; perdersi rimanendo lucidi è stato forse il gioco che abbiamo cercato di fare tutti, perché eravamo dentro in modo assoluto, ma dovevamo mantenere quel distacco che ci avrebbe permesso di lavorare sul tempo lungo della serialità.

Irene Maiorino: Questi sono dei personaggi che ti rimangono dentro, più che addosso, che ti vengono a cercare, come ha fatto Lina con me. Ho utilizzato il nome con cui la Ferrante chiama questa ragazza nel romanzo, che è lo stesso di mia nonna, io ho, infatti, dei punti di incontro personali con queste pagine molto forti, precedenti alla serie. Quando, poi, è arrivato questo lavoro, per me è stato incredibile, sono molto grata, ma il mio viaggio con lei è iniziato molto prima del set, quando, in segretezza, l’ho portato per anni in giro durante il lavoro di casting. Devo dire mi ha cambiato la vita già tanti anni fa, sono grata a questo essere umano così incredibile che, studiandolo a fondo, mi ha aiutato a riscoprire le mie parti più “difficili”, quelle che hanno creato più problemi nella vita, ma che, alla fine mi hanno portato qua.

Cosa rimane nello sguardo di quelle bambine partite nel rione, nelle donne che sono diventate?

Irene Maiorino: Nella scena delle gravidanze, per esempio, quando Lina ed Elena raccontano il loro stato d’animo, con la mente si ritorna alle due bambine che giocavano con le loro bambole nel Rione, un momento che ha tirato fuori in noi, anche inaspettatamente, una grandissima tenerezza. Da una parte noi restituiamo per la prima volta una adultità, dall’altra parte c’è una riscoperta della loro infanzia.

Alba Rohrwacher: Mi viene in mente quella scena, ma soprattutto il loro ultimo incontro, l’ultimo saluto, un momento magico nel quale, come davanti a uno specchio, si ritorno a loro bambine e il cerchio si chiude.