SPECIALE CAMILLERI 100
«Mi piacerebbe che ci rincontrassimo, tutti quanti qui, in una sera come questa, tra cento anni»
6 settembre 1925 – 6 settembre 2025
Cento anni fa, nella marina di Agrigento, a Porto Empedocle, nasceva Andrea Camilleri, un uomo di cultura a tutto tondo o, come amava definirsi, un “cantastorie” che ha messo a servizio di tanti media differenti la sua immensa capacità affabulatoria. Spirito ribelle e profondamente attratto dalla vita, Camilleri mostra sin da giovane un talento straordinario per il teatro, la poesia e la letteratura — passioni che lo accompagneranno per tutta la vita, consacrandolo come uno degli autori italiani più amati, letti e conosciuti nel mondo. Tradotto in oltre quaranta lingue, studiato a tutte le latitudini, Camilleri ha saputo parlare a un pubblico vastissimo, mantenendo sempre un’impronta inconfondibilmente personale. Ancora giovanissimo, partecipa alle selezioni dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica di Roma, riuscendo a entrare — unico selezionato — nel corso di regia di Orazio Costa. È il 1949: inizia così la sua “avventura romana”, che farà della Capitale la sua casa fino al giorno della morte. Proprio a Roma muove i primi passi nella regia teatrale e fa il suo ingresso in Rai, dove inizialmente gli era stato negato l’accesso per le sue convinzioni politiche. In Rai ricopre numerosi incarichi, dalla regia alla produzione, diventando già negli anni Sessanta un protagonista riconosciuto del mondo dello spettacolo. Nei primi mesi del 2019, poco prima della sua scomparsa, Camilleri intraprende un’ultima, ambiziosa impresa: riordinare il suo immenso archivio, che racchiude settant’anni di vita e di attività, tra Porto Empedocle e Roma, tra teatro, letteratura, televisione e radio. Fondamentale il contributo della moglie Rosetta e delle tre figlie Andreina, Elisabetta e Mariolina che, con il prezioso supporto dell’archivista Patrizia Severi, hanno reso possibile la nascita del Fondo Andrea Camilleri, presentato ufficialmente nel 2022 nella Sala A di Radio Rai, in via Asiago — a pochi passi dalla casa dove visse e lavorò a lungo come autore e regista radiofonico, prima del successo planetario dei suoi romanzi. Non un semplice archivio, “che conserva e preserva la memoria, ma un dono vivo a tutti noi”, come lo definì il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Un archivio oggi anche digitale, dichiarato d’interesse storico nazionale dalla Soprintendenza archivistica del Lazio. «Camilleri era un collezionista di sé stesso. E di ogni cosa aveva memoria. Non avrebbe avuto bisogno di conservare nulla, lo ha fatto per noi», ricorda Sellerio, suo storico editore. Lo stesso Camilleri, nel 2016, afferma: «Gli archivi sono eternamente vivi perché rappresentano la memoria del nostro passato, una memoria palpabile che tutti possono verificare e controllare». Andrea Camilleri è stato un intellettuale centrale nella vita culturale italiana, ma è a 75 anni che inizia una nuova, sorprendente fase della sua carriera, diventando dal 1998 il “papà di Montalbano”, con una popolarità senza precedenti. Un successo che però non nasce dal nulla: 120 faldoni di materiali, 60 regie teatrali, 30 copioni (tra Pirandello, Strindberg, Beckett, Ionesco), 300 sceneggiature tra cinema, teatro e radio, adattamenti televisivi di grandi sceneggiati (dal Commissario Maigret al Tenente Sheridan), poesie inedite, romanzi scritti a mano, una ricchissima corrispondenza con Primo Levi, Jean Genet, Eduardo De Filippo, Elio Vittorini, e lettere private indirizzate ai genitori nei primi anni romani. Un patrimonio inestimabile, che non solo testimonia la vastità della sua opera, ma racconta il percorso di un uomo che ha saputo unire memoria, passione e impegno civile, restituendoci con ogni sua pagina un’Italia viva, complessa, indimenticabile.