SOPHIA BERTO
Un viaggio bellissimo
«Io sto talmente bene dentro questo programma che, al di là dell’eliminazione dalla gara, che fa parte del gioco, mi dispiace pensare alla fine, so già che mi mancherà tutto» racconta la giovanissima maestra di “Ballando con le stelle”, che affronta la pista del sabato sera di Rai 1 in coppia con Tommaso Marini
Come sta andando? Rispetto all’inizio, che cosa è cambiato?
“Ballando con le stelle” è un viaggio e, come in una vacanza, la parte più bella è quella centrale, mai l’inizio, mai la fine, ma il percorso fatto, con il suo carico di esperienze e di ciò che si è visto e imparato piano piano. La partenza di questo percorso all’inizio mi spaventava, non potevo prevedere cosa sarebbe accaduto in questa avventura, ora che sono a metà del viaggio, mi rendo conto che, probabilmente, rappresenta il momento più bello della mia vita. Sono felicissima, mi sto mettendo alla prova nelle difficoltà, le ore di impegno sono tantissime, noi maestri lavoriamo parecchio anche la domenica, perché si monta la coreografia per la settimana successiva. Non si stacca mai, ma tutto viene fatto con gioia. Rispetto all’inizio, quindi, sono più rilassata e ho veramente paura di cosa succederà quando tutto sarà finito.
Ci vuole ancora un po’ prima della finale…
Io sto talmente bene dentro questo programma che, al di là dell’eliminazione dalla gara, che fa parte del gioco, mi dispiace pensare alla fine, so già che mi mancherà tutto.
Cosa le sta insegnando questa esperienza?
La telecamera non mi ha mai dato grandi problemi, non ho mai avvertito soggezione, quello che mi ha sempre spaventato è essere la più piccola, essere considerata quella con meno esperienza dei colleghi che, oltre a essere più grandi di me anagraficamente, lavorano a Ballando da molto più tempo. All’inizio mi chiedevo “sarò all’altezza?”, oppure “le mie coreografie potranno essere paragonabili a quella dei colleghi?”. La risposta l’ho trovata da sola, ripetendomi: “chi sono io per svalutarsi o per mettersi in difficoltà da sola con tutta questa ansia?”. Un po’ alla volta, forte anche dei risultati, di voto e di performance, ottenuti con Tommaso (Marini, concorrente a “Ballando con le stelle”), sono riuscita a superare la paura e, anche se non sono assolutamente ancora al livello degli altri maestri, sto facendo, a vent’anni, un percorso di cui vado molto fiera.
Cosa pensa abbia visto Milly Carlucci in lei dopo la vittoria di “Ballando on the road?
Io credo che Milly in me e in Nikita, con cui ho iniziato questa avventura, abbia visto la voglia di fare, l’amore enorme per questo lavoro. Mi rendo conto che traspare immediatamente quando parlo di danza e di televisione, o quando rifletto sull’insegnamento, perché è come se stessi parlando del mio primo vero grande amore. Io guardavo “Ballando con le stelle” fin da piccolissima con mia nonna, non ho mai perso una stagione, e quando capitava che mi addormentassi, perdendo la parte finale del programma, piangevo disperata. Dieci anni fa non potevo andare su RaiPlay per recuperare qualcosa (ride) e ci stavo proprio male, perché per me non era solo guardare un programma televisivo, era immaginare di essere lì, su quel palco a ballare. Era il mio sogno, sembrava un obiettivo irraggiungibile per una ragazzina di un paesino come me. E ora, invece, è il mio lavoro, ed è tutto incredibile. Credo che Milly abbia visto questo, una grande determinazione, un’immensa passione per lo sport e per l’arte.
A proposito di Nikita…
Nikita è il mio migliore amico, il mio fratello maggiore e minore sempre, ora viviamo insieme e siamo l’uno la spalla dell’altra, nonostante la “rivalità” in pista. Ma prima di essere una competizione, per noi è un bellissimo viaggio che stiamo vivendo separati, ma insieme. Siamo sempre pronti ad aiutarci, a supportarci come abbiamo sempre fatto. Quando uno dei due vince la puntata, siamo fieri del successo dell’altro, felicissimi dei risultati che stiamo ottenendo, non sentiamo una competitività negativa, ma ci stimoliamo a dare il massimo.
Che lavoro ha svolto con il suo ballerino per costruire la giusta alchimia?
Io e Tommaso stiamo imparando che, a volte, pur essendo molto diversi, si può creare un rapporto solido, basato sulla stima e sulla fiducia, sia quando montiamo una coreografia con prese o movimenti più spericolati, sia quando siamo semplicemente Sophia e Tommaso. Noi due siamo diversissimi, opposti su molti aspetti, ma abbiamo provato sofferenze e sensazioni simili che ci permettono di “riconoscerci”. Nell’essere così diversi, mi viene da dire che spesso siamo uguali, stiamo diventando amici, andrà avanti, ne sono certa, anche dopo, quando lui tornerà a Jesi e io a Torino.
Che cosa significa per lei ballare?
È tutto quello che ho sempre – e per sempre – voluto fare, se dovessi morire, vorrei rinascere per fare danza. Non c’è niente che mi faccia stare meglio. Ho iniziato da piccolissima, perché mia mamma è una importante maestra di danza latino-americana, un tecnico affermato a livello nazionale. Andavo tutti i pomeriggi a scuola di ballo con lei e, un po’ alla volta, è scoppiata la passione. Ho smesso a nove anni, perché non ne potevo più di sentir sempre parlare di danza, ma ho ripreso dopo un anno e da quel momento non ho più smesso di ballare.
Cosa sogna per il suo futuro?
Ho tanti progetti al momento e l’obiettivo è quello di realizzarli tutti nel lungo periodo, non voglio escludere alcuna possibilità ora. Il futuro mi spaventa credo come tutti, ma quello che ho capito è che le cose, belle o brutte, accadano e possono scombussolare la vita, ma non voglio perdere la mia positività, per questo lavoro per tirar fuori dal mio cassetto i progetti che ho in mente per me.
Caroline Smith ricorda spesso a “Ballando” che la vita di un ballerino è piena di “sacrifici”. Che valore assume per lei questa parola?
Io non penso di aver sacrificato qualcosa per la passione, allenandomi tutti i giorni fino a tardi, trasferendomi a Genova appena diciottenne (prima non avrei potuto perché mio papà non era d’accordo) per frequentare l’accademia. Io ho compiuto un investimento su me stessa, sul mio futuro. Mi sono chiesta qualche volta, quando rinunciavo a uscire con le amiche, se ne valesse davvero la pena. La risposta è sì, ne è sempre valsa la pena, sono andata avanti, fiera di aver scelto in questo modo. Se tornassi indietro vi investirei lo stesso tempo, anzi forse ancora di più.
Se si guarda oggi allo specchio, cosa vede?
Le mie nonne che mi hanno cresciuta e insegnato tanto, cambiandomi la vita. Io sono il riflesso di nonna Adelina che avrebbe voluto studiare, ma non ha potuto, e mi ha sempre spinto a fare di tutto per essere felice, ma con impegno, sono l’immagine di nonna Piera alla quale avevano dato tre mesi di vita per un tumore, ed è stata con noi per altri vent’anni, insegnandomi a non mollare mai davanti alle difficoltà. Ora sono felice di farle vivere dentro di me, perché sono state la cosa più bella della mia vita.
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