Sempre e comunque Nunzia

Tra storie, parole ed emozioni è tornato “Ciao maschio” il sabato in seconda serata su Rai 1. Nunzia De Girolamo al RadiocorriereTv: «È un programma per gli uomini che piace alle donne. Un viaggio che elaboro ogni giorno e che mi ha fatto conoscere più a fondo il mondo maschile»  

“Ciao maschio”, un viaggio iniziato sei stagioni fa, cosa le sta lasciando?

È uno dei viaggi della mia vita. L’ho fortemente voluto, pensato, scritto, un viaggio che elaboro ogni giorno e che mi ha fatto conoscere più a fondo il mondo maschile e anche quello femminile per come si relaziona all’altro sesso.

Quali sono le conquiste del maschio del XXI secolo e su cosa, invece, deve ancora lavorare?

Il maschio attuale, i ragazzi che crescono con noi mamme, sono ragazzi liberi. Liberi dai condizionamenti sociali, dal dovercela sempre fare, dall’essere sempre forti, dall’avere il mito del maschio alfa. Riescono a palesare molto di più le loro fragilità, a metterle in campo, a non avere paura del giudizio della società. Questa generazione è forse più forte della precedente, o quanto meno è meno smarrita. Penso invece che il maschio adulto sia più smarrito dall’evoluzione del genere femminile. Noi donne siamo tanto cambiate, siamo diventate più indipendenti, a volte siamo anche abbastanza aggressive per definire questa indipendenza e difenderla, quindi, c’è un pezzo di generazione del maschio italiano che è impaurito, che non ha ancora digerito questa evoluzione. C’è ancora tanto da fare nel rapporto uomo-donna, se guardiamo anche quello che ancora succede, le violenze verbali e fisiche, i femminicidi, anche tra le nuove generazioni. Questo significa che il lavoro culturale che dobbiamo fare sui nostri figli, maschi e femmine, è ancora tantissimo. Dobbiamo lavorare sempre più sulla valorizzazione delle differenze. 

Di che cosa il maschio d’oggi fa fatica a parlare?

Della malattia, della vecchiaia e molti maschi adulti anche della sofferenza, della sofferenza d’amore. C’è sempre il tentativo di nascondersi, di mostrarsi non vulnerabili rispetto ai sentimenti. Poi il maschio italiano non parla di tradimenti, o al massimo lo fa negli spogliatoi di una partita di calcio o di tennis (sorride).

Nemmeno quando questi tradimenti riguardano il passato?

Negare, negare, negare è parte di una generazione di cinquantenni e sessantenni. Hanno difficoltà ad ammettere o ad analizzare le ragioni profonde per le quali avviene. Sul tradimento non riescono a fare un reale coming out, non trovano il coraggio di dire dove, quando, perché.

Di questo mondo in drammatico fermento, al di là di alcune eccezioni, la guida è ancora al maschile, andrebbe allo stesso modo se in alcune posizioni ci fossero delle donne?

Sicuramente le donne hanno un approccio alla società diverso. Il mondo è ancora molto maschile e maschilista, per fortuna non in politica in Italia, visto che il premier è donna e il capo dell’opposizione è donna. In questo abbiamo fatto un grande passo in avanti, ma la strada è ancora lunga, nei posti di potere e nell’approccio che si ha quando la leadership è femminile. Penso che avere una parità, sia salariale che di ruoli, e di esercizio di questi ruoli, sarebbe un bene per la società. Penso che la donna sia più predisposta a non farsi contaminare, a non fare compromessi. È meno distratta da fattori esteriori e più concentrata nelle cose che fa.

Le propongo un po’ di fanta-televisione. Pensi a tre personaggi della storia, anche di epoche diverse, che porterebbe nel suo salotto grazie alla macchina del tempo…

Metterei insieme Dante, Einstein e Berlusconi. 

C’è una domanda che farebbe a tutti e tre?

Se tu rivedessi il te bambino, con il senno di poi, cosa gli diresti?

“Ciao maschio” ha vinto la sfida degli ascolti, perché un salotto di soli uomini piace tanto al pubblico?

Perché è un programma di genere e perché non siamo abituati ad ascoltare il maschio. Noi donne abbiamo più abilità nel parlare, nell’esprimerci, nel piangere, nel sorridere, ci raccontiamo molto di più, e quindi la novità è proprio nel salotto di genere maschile. È un programma per gli uomini che piace alle donne. Ci sono generazioni di donne che non fanno domande: penso a mia madre, a mia nonna, a una generazione adulta. Alcune domande che noi poniamo ai maschi, sia di carattere sessuale che intimo-sentimentale non le farebbero.

Ha mai pensato a un talk tutto al femminile?

Per me sarebbe altrettanto interessante. Il maschio è stato una sperimentazione anche molto adatta alla mia personalità, ci ragionai molto, all’epoca, con Stefano Coletta, che mi conosceva fuori dall’ambiente televisivo e vedeva il mio modo di relazionarmi con il maschio. Ho la tendenza all’amicizia maschile, mi viene naturale fare domande, a volte imbarazzanti, con naturalezza, come da maschio tra i maschi. La forza è proprio l’interazione di una donna con più uomini. Farlo con le donne sarebbe una sperimentazione sociale molto diversa.

Cosa ha imparato dalla politica e cosa invece le ha insegnato la televisione?

In entrambi i casi l’arte della comunicazione e dell’ascolto. Bisogna saper comunicare con semplicità, immediatezza, empatia ma bisogna anche sapere ascoltare. L’ascolto è la chiave e deve essere un ascolto umile, perché solo quello ti pone in empatia con l’altro.

Che cosa c’è nel cassetto dei sogni di Nunzia?

A livello umano sogno di potere invecchiare accanto a mia figlia, vederla diventare madre, per stare accanto a lei per accompagnarla con discrezione nel percorso della vita. A livello professionale quello di essere sempre me stessa, con i piedi a terra come ho sempre fatto, da ministro o da conduttrice. Restare sempre e comunque Nunzia.

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