ROSARIO FIORELLO

Questione di Fiorellanza

 

L’intelligenza artificiale e il politically correct, Fabrizio Biggio e Jannik Sinner… l’amato showman, conduttore de “La Pennicanza” dal lunedì al venerdì alle 13.45 su Rai Radio 2, incontra (a ruota libera) il RadiocorriereTv

 

Come è arrivato dalla pennichella a “La Pennicanza”?

Mi sono reso conto che, a parte quando facevo il varietà del sabato sera, ho sempre lavorato in orari in cui la gente dorme: o la mattina presto o il pomeriggio, all’ora della pennichella. Questa volta ho scelto quello della pennichella, l’ho fatto osservando i segnali del corpo dei miei collaboratori, di tutto l’entourage, di coloro che ruotano attorno al programma. Dopo “Viva Rai2!” ho capito dalle loro occhiaie che avremmo dovuto cambiare orario: non si può più lavorare alle 7 del mattino. Quindi, ben vengano le 13.45 e… viva la Pennicanza (sorride).

Fiorello e Fabrizio Biggio, come vi siete scelti?

Non c’è né un come, né un perché, è stato davvero il caso. Una mattina, verso le undici, davanti alla sede della radio a via Asiago a Roma, di fronte a un bel glass, precursore di quello che poi sarebbe diventato “Viva Rai2!”, all’epoca si chiamava “Viva Asiago 10!” e faceva parte di tutta un’operazione denominata “Viva RaiPlay!”, vedo Biggio che stava per entrare negli studi. Mai conosciuto e mai incontrato prima. Lo conoscevo solo per le sue gesta ne “I soliti idioti”. L’avevo visto anche a “Stracult”, programma che mi piaceva molto. Lo fermo e gli dico: “Ciao Biggio, piacere, hai niente da fare?”. Lui stava andando a trovare un’amica. Lo prendo sottobraccio e lo porto con me dentro al glass. È nato tutto così, da lì siamo arrivati a “La Pennicanza”.

Come si muove tra politically correct e il politically “scorrett”?

Sinceramente non ho mai cambiato niente del mio modo di essere, tra il corretto e lo scorretto. Non sono stato mai scorretto e non sono stato neanche tantissimo corretto (sorride), quindi ho sempre navigato tra i due binari e sono stato sempre bene. Si lima qualcosa ogni tanto, non si fa più la battutina sul politico cicciottello o su quello nanetto. Si rimane sui binari della regolarità. Poi, ogni tanto, qualcosina bisogna lasciarla scappare, perché altrimenti si vive in una melassa che veramente annoia.

Quanta intelligenza artificiale c’è nel suo quotidiano?

Di intelligenza artificiale nella mia vita di tutti i giorni ce n’è pochissima: non sto certo lì a chiedere all’intelligenza artificiale quale integratore devo prendere per stare meglio, perché ormai funziona così (sorride). Magari, talvolta, la uso per qualche notizia storica. Ogni tanto ci si ricorre ma ad esempio, in trasmissione, pochissimo, visto che io sono bravissimo a cantare, non sto lì certo a usare l’auto-tune, un’intelligenza artificiale e quant’altro.

Cosa la diverte di questa esperienza radiofonica?

Il condividere il progetto con degli amici, con il mio gruppo di lavoro ormai consolidato da trent’anni, appunto con Fabrizio, con il maestro Cremonesi… C’è ancora quel sapore di divertimento di una volta, ma attenzione, il fine di questo divertimento è divertire. Spesso, nelle interviste, si dice “ma quanto ci divertiamo!”, perdendo di vista che l’obiettivo vero è quello di far divertire la gente che ti segue. Bisogna sempre cercare di divertirsi e divertire. Speriamo di riuscirci.

Il tennis è una sua grande passione, cosa chiederebbe a Jannik Sinner se fosse suo ospite a “La Pennicanza”?

Se potessi avere Sinner ospite a “La Pennicanza” farei domande super tecniche, solo quelle, solo quelle (sorride). Chiederei, ad esempio, “ma quando fai il rovescio quanto rimani piegato? Quale impugnatura per fare a due mani? Ma tu, la racchetta, la metti con la testa in giù o con la testa in su? Il servizio, il foot-up, come lo fai? Fai il salto? Ma dopo ti butti in avanti? Ma senti, ma il dritto… la palla… guardi la palla fino al punto d’impatto e poi dopo lasci andare il braccio… mentre il braccio non dominante dove lo tieni?” Eccetera, eccetera, eccetera, eccetera, eccetera, eccetera (sorride).