ROCCO HUNT
La musica per rimanere giovani
Al suo debutto nel ruolo di coach a “The Voice Senior”, il cantautore e rapper campano ha già conquistato l’affetto del pubblico del programma di Antonella Clerici. Parola d’ordine dell’artista? Spontaneità, nelle sue canzoni e sul palco. Il venerdì in prima serata su Rai 1
Come sta vivendo il debutto a “The Voice Senior”?
È una grande emozione e, al tempo stesso, una bella soddisfazione, anche perché è il mio esordio da coach. Certo, da quello che si è potuto vedere nelle prime puntate, sia io che il mio socio di poltrona questo ruolo non è che ce lo sentiamo tanto addosso (sorride): cerchiamo di non prenderci mai troppo sul serio. È comunque la prima volta nella mia carriera che ricopro un ruolo non solo musicale, diverso dall’esibirmi sul palcoscenico in Italia o nel mondo: è una nuova esperienza.
In tandem con Clementino, quali regole vi siete dati per la scelta dei componenti della vostra squadra?
Con le blind stiamo cercando di costruire una squadra di artisti che abbia le nostre stesse affinità musicali, anche per poter lavorare bene insieme e per dare una marcia in più al loro talento, che già c’è. Io e Clementino veniamo dal rap, dalla cultura hip hop; io un po’ di più dal mondo pop, e tutto questo si respira nel team che stiamo formando. La nostra intenzione è rendere giustizia agli artisti che partecipano a “The Voice Senior”, molti dei quali sono grandi musicisti, e alle loro storie. Al primo posto c’è il rispetto per le persone che partecipano: ogni storia che ci troviamo di fronte va trattata con i guanti. Come dice anche Antonella Clerici, prima della gara vengono le vicende umane, l’empatia, le emozioni che la gente prova ascoltando e vedendo queste seconde chances.
La parola che più lega tra loro le storie dei partecipanti è forse “passione”…
La passione è il motore che mette in moto un uomo, ed è ciò che ci stimola giorno per giorno, che non ci fa sentire mai arrivati, che ci porta a non mollare mai. La seconda opportunità per questi senior è dettata in primis proprio da una forte passione, dal desiderio di rimettersi in gioco, di crederci ancora, di non sentirsi arrivati, nonostante molti di loro siano anche professionisti eccellenti nei loro settori. La passione e la musica ci rendono giovani per sempre.
Giovane e già con una carriera importante alle spalle. È cambiato nel tempo il suo essere musicista?
Negli anni ho spaziato tra i generi ed è stato molto stimolante, sempre con tanta voglia di imparare. Ed è così anche questa volta a “The Voice Senior”, dove porto la mia esperienza ma osservo chi ne ha più di me: gli altri coach, i maestri dell’orchestra.
Quanto incide la contemporaneità nel suo modo di comporre?
È fondamentale per la scrittura, per tutto ciò che rappresenta il processo creativo. Vengo dal rap, che è un genere di denuncia, che parla delle cose che ci circondano. Dico sempre che noi siamo come spugne che assorbono e poi buttano sul foglio tutto quello che hanno dentro: per me la quotidianità, le storie personali, rimangono centrali.
Il pubblico le vuole bene: come convivono la vena più intima del compositore con quella più pop del palcoscenico?
Attraverso la spontaneità che c’è nella mia musica, nel mio modo di essere. L’importante è metterci sempre se stessi, ed è questo l’anello di congiunzione tra i mondi che ci rappresentano. Porto a chi mi ascolta una musica molto autobiografica e questo mi consente di mostrarmi per quello che sono.
Per salutarci le chiedo di dedicare una canzone ai suoi compagni di viaggio… Cominciamo con Clementino…
A Clementino dedico “Amici mai” di Antonello Venditti, ad Arisa “Avrai” di Claudio Baglioni, a Nek “Walking on the Moon” dei Police, a Loredana “Jammin’” di Bob Marley.
E ad Antonella Clerici?
Sicuramente “Sei bellissima” di Loredana Bertè.