PETER GOMEZ
Un alieno in patria
Tutti i sabati in diretta, a partire da sabato 29 marzo alle ore 20.15. Al via il nuovo programma di approfondimento dell’access prime time di Rai 3. Uno sguardo senza pregiudizi sull’attualità, insieme a personaggi della cultura e dello spettacolo ospiti nel foyer del Teatro delle Vittorie, con lo stupore di chi è appena sbarcato sulla Terra. Un dialogo continuo con giornalisti, attori, registi, scrittori e cantanti, punteggiati con ironia dal “guastatore” Paolo Rossi e sostenuto dalla giornalista Manuela Moreno, spalle del conduttore
Da “La Confessione” a “Un Alieno in Patria”: cosa succederà sabato prossimo in diretta su Rai 3?
Faremo un programma più dinamico, pur mantenendo l’approfondimento al centro, partendo dai fatti della settimana per cercare di comprendere ciò che, normalmente, noi “alieni” fatichiamo a capire. L’approccio non sarà di indignazione, ma di sbigottimento di fronte alla realtà. Il programma si articolerà in due parti: la prima, più vicina all’attualità e alle notizie dall’Italia e dal mondo, con due o tre ospiti; la seconda dedicata alla cultura, allo spettacolo e ai fenomeni di costume.
In viaggio con te Manuela Moreno e Paolo Rossi. Quale sarà il loro ruolo?
Paolo Rossi interverrà soprattutto nella prima parte, accompagnato dalla sua band, con contributi legati al tema della puntata. È la persona giusta per conferire al programma un tono più colto, anche perché il pubblico di Rai 3 – come ci dimostra “La Confessione” – è formato in gran parte da laureati e da spettatori maturi, come spesso accade nel panorama televisivo. Manuela Moreno, giornalista esperta di news, avrà il compito di riportarci con i piedi per terra quando rischieremo di “volare troppo alto”. Insieme, nella seconda parte del programma, cureremo una piccola rubrica che, anche grazie ai social, ci aiuterà a capire di cosa parlano realmente gli italiani. Spesso, infatti, i temi trattati dalla politica sui giornali non coincidono con le conversazioni quotidiane delle persone al bar. Inoltre, realizzeremo una mini-inchiesta per approfondire una storia o un problema su cui vorrò esprimere la mia opinione.
Quali sono le parole chiave che definiscono l’anima del programma?
Il programma nasce da un’idea mia e di Luca Sommi, ispirata alle “Lettere persiane di Montesquieu”, un romanzo epistolare del Settecento in cui due dignitari persiani descrivono con sbigottimento la società francese dell’epoca. Le parole chiave sono quindi: sbigottimento, sorpresa, spaesamento, aggiungendo quella che per me è centrale: capire. Se, ad esempio, chiedessimo a cittadini anche colti di spiegare cos’è lo spread, molti non saprebbero rispondere. Noi cercheremo di portare al centro del dibattito opinioni dissonanti, che spesso non trovano spazio nel discorso pubblico, ma che esistono e hanno un loro seguito. Il nostro obiettivo è farle emergere e discuterne.
In un’epoca in cui si dicono tante parole, quale valore ha per lei la parola?
La parola è ciò che ci permette di essere comunità, oltre che esseri umani. Ha un valore immenso, ma siamo in televisione, e quindi useremo anche le immagini: la TV non è un podcast. Sono certo che vi sorprenderemo, lo studio è molto bello, con un’ambientazione spaziale ispirata al monolite di “2001: Odissea nello spazio”, attraverso il quale osserveremo la realtà. Penso che alle 20:15 non sia giusto entrare nelle case degli italiani con urla e litigi, come accade spesso nei talk show. Mi piacerebbe dimostrare che, anche tra persone con opinioni diverse, si possono trovare punti in comune, pur dicendo, però, sempre quello che gli altri non dicono (ride). Non saremo obliqui, saremo diretti.
Come immaginare lo stupore di un alieno davanti al nostro mondo?
La prima sorpresa è quanto poco conti la memoria, anche per fatti accaduti appena un mese prima, nonostante i social ci ripropongano tutto. La seconda è la rassegnazione di molte persone, l’incapacità di reagire. All’inizio del Novecento, Mark Twain disse una frase che sembrava una battuta: “Se votare facesse qualche differenza, non ce lo lascerebbero fare”. Oggi, il 50 per cento degli italiani è convinto che non fosse affatto una battuta. Su questo bisogna riflettere.
“Uno sguardo senza pregiudizi sull’attualità”. Da dove si parte per realizzarlo?
Si parte dalla cronaca, che è sempre regina. Alcuni dicono che i fatti non esistano, che esistano solo fatti alternativi. Io non sono d’accordo: i fatti esistono eccome. Possiamo dividerci sulle interpretazioni, ma bisogna ripartire dai fondamentali, dalla realtà delle cose, dalla cronaca.
Qual è oggi la vera sfida professionale di Peter Gomez?
Un “Alieno in Patria” è una sfida enorme. Diciamolo chiaramente, io non sono un conduttore, ma un giornalista che intervista persone in TV. Qui, invece, dovrò anche condurre, e per di più in diretta. Avevo già avuto un’esperienza simile su Nove con “Sono le Venti”, ma, rispetto a “La Confessione”, qui emergeranno alcune mie caratteristiche, tipo il fatto che con le parole mi incasino spesso (ride). Sarà una sfida, ma anche un’opportunità per momenti ironici, e sono certo che Paolo Rossi saprà coglierli al volo.