NINO FRASSICA

Signore e Signori, il Festivallo

Metti insieme 75 edizioni di Sanremo, altrettante canzoni vincitrici, aneddoti e tanta ironia, ed ecco il festival dei festival, di cui l’attore siciliano è assoluto direttore artistico. Da martedì 29 aprile in seconda serata su Rai 2

 

Al direttore artistico del “Festivallo” è sufficiente dare del lei o serve un ulteriore gesto di ossequio?

Il lei va benissimo (sorride).

Direttore, che cosa vedremo?

“Festivallo” sarà un festival alla grande, che proporrà le canzoni vincitrici dei 75 Festival di Sanremo che si rimettono tutte in gara, per conoscere la vera vincitrice tra le vincitrici. Sarà un festival riassuntivo, con tutta la musica italiana che sarà giudicata da esperti, addetti ai lavori, opinionisti. Un festival a tutti gli effetti.

Ha già messo mano al regolamento?

Sarà un regolamento trasparente, la votazione avverrà in diretta. I vincitori di ogni serata si scontreranno in una finalissima.

Tra le 75 canzoni vincitrici dei Sanremo del passato, quali rimangono di più nel suo cuore?

Degli ultimi “La noia”, “Zitti e buoni”, “Due vite”, “Balorda nostalgia” vincitrice dell’ultima edizione. Delle vecchie penso a “Vola colomba”, a “Perdere l’amore”. E da noi ci saranno tutte, scopriremo il gusto degli italiani. Apparentemente il programma è normale, avrebbero potuto farlo Marco Liorni, Carlo Conti, Amadeus, solo che la Rai ha dato a me la direzione artistica. E le sorprese non mancheranno!

Lei che di “bravi presentatori” se ne intende, ci indica la caratteristica che non può mancare al presentatore del Festival di Sanremo?

Il bravo presentatore deve sapere fare tutto, proprio come quello di “Indietro tutta”: ballare, cantare, suonare, recitare… “Festivallo” sarà soprattutto spettacolo, e vedendo che la direzione artistica sarà la mia avremo molto surrealismo.

Negli ultimi anni al Festival sono arrivate le co-conduttrici, lei ne avrà una al suo fianco?

Le avremo, ma sarà una sorpresa, non facciamo nomi sino all’ultimo.

Nino, si avvicina un anniversario importante, sono passati 40 anni da “Quelli della notte”…

Era il 29 aprile del 1985 e il caso vuole, e parliamo proprio del caso, che con il “Festivallo” debutteremo il 29 aprile, sempre in seconda serata, sempre su Rai 2.

Che ricordo ha di quell’avventura straordinaria?

La grande sorpresa fu scoprire quanto al pubblico piacesse il programma. Già dopo la prima settimana “Quelli della notte” aveva conquistato i telespettatori, raggiungendo un indice di gradimento altissimo. Chi ci scopriva restava, si affezionava a quell’atmosfera, tutto grazie a Renzo Arbore.

Con “Quelli della notte” lei fece conoscere agli italiani Frate Antonino da Scasazza e i suoi racconti su Sani Gesualdi. Come vedrebbe il suo frate al “Festivallo”?

Frate Antonino andava a “Quelli della notte” perché voleva fare un concorso sui cuori buoni (Cuore T’Oro), che nelle intenzioni voleva premiare le buone azioni, ma non ci riuscì (sorride). Era questo il motivo che spingeva un uomo di chiesa, un po’ pazzo come lui, ad andare in Tv. Al “Festivallo” parlerebbe sicuramente al pubblico di Sani Gesualdi.

Frate Antonino, il Bravo Presentatore, il maresciallo Nino Cecchini: tra i suoi personaggi a quale si sente più vicino?

Non sono un virtuoso come Gigi Proietti, che faceva tanti personaggi. Sono semplicemente io, posso avere il saio, i brillantini, una divisa da maresciallo, ma la mia ambizione vera è quella di restare unico e riconoscibile. Quindi non parlerei di personaggi, al massimo di maschere. Totò, così come Stanlio e Ollio, erano sempre loro stessi. Non voglio paragonarmi a questi nome, ma con le dovute proporzioni l’ambizione è quella.

Tanti anni di televisione, trascorsi soprattutto in Rai, come vede il Servizio Pubblico?

La Rai è la mamma, è nostra, alla Rai vogliamo bene tutti. Gli altri sono canali privati che guardano all’utile. Certo, anche la Rai è sul mercato, ma è prima di tutto un servizio sociale.

Cosa prova di fronte al grande affetto del pubblico nei suoi confronti?

Mi meraviglia sempre, è bellissimo, talvolta mi chiedo se me lo merito. Il complimento più bello è quando qualcuno mi dice che grazie a ciò che facciamo, a un programma di cui faccio parte, ha superato un momento triste, difficile.

Le capita di ripensarsi all’inizio della carriera?

Sempre…

… che cosa prova per quel Nino?

Penso che avesse ragione a voler fare l’attore. Allora non mi aspettavo tutto questo successo, ma credo che anche se non avessi avuto la fortuna di incontrare Arbore, di crescere, sarei rimasto nel giro: un attore non ricco, non famoso, non popolare, ma pur sempre un attore.

Lei come alimenta il suo sorriso?

Con la spontaneità, l’improvvisazione. Amo la comicità non voluta.

Un invito ai “bravi telespettatori”, affinché seguano “Festivallo”…

Devono seguirlo per non perdersi una novità. Non sarei tornato a fare l’autore di un programma se non fosse stato originale. È una trasmissione diversa da quelle che ci sono state prima, di quelle che già abbiamo visto.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.17