MICHELE MIRABELLA

Elisir, la salute spiegata con chiarezza

 

Dal 1996 a oggi è diventato un punto di riferimento della divulgazione medica in Tv. In onda dal lunedì al venerdì alle 10.50 su Rai 3, il programma continua a unire rigore e semplicità. «Sono il primo spettatore — racconta al RadiocorriereTv — ascolto, imparo e condivido: è questo il segreto di un successo lungo trent’anni»

 

Trenta edizioni di “Elisir”. Avrebbe immaginato allora che il programma sarebbe diventato un punto di riferimento così longevo della televisione italiana?

No. All’inizio collaboravo con due protagoniste straordinarie, Lucia Restivo e Patrizia Belli, che avevano ideato una prima serata dedicata alla salute. Io avrei dovuto solo contribuire al format, ma il direttore insistette: “Così com’è scritto lo puoi condurre solo tu”. Cercai di oppormi, spiegando di essere un ipocondriaco incallito, ma non ci fu verso: o accettavo o perdevo il contratto. Mi buttai. Erano due ore e tre quarti di diretta la domenica sera, con un’organizzazione perfetta. Era la Rai.

In che modo è cambiata la narrazione della medicina in Tv in questi anni?

Credo molto grazie a “Elisir”. All’inizio esistevano altri programmi, condotti da giornalisti competenti ma non medici. L’idea nuova fu quella di una prima serata su temi universali, popolari, che toccano chiunque. Dopo la sesta puntata facevamo già il 12 per cento di share e da lì non ci siamo più fermati.

 

La forza di “Elisir” è sempre stata la chiarezza del linguaggio. Come si riesce a tradurre la complessità scientifica in parole semplici, senza banalizzare?

Non c’è una formula magica. Ero docente di sociologia della comunicazione e il rischio era di essere troppo tecnico, ma alla radio avevo imparato la chiarezza e l’ironia. Puntata dopo puntata è diventato naturale. E il pubblico lo ha premiato.

In un’epoca di fake news, qual è il ruolo di un programma come “Elisir”?

Fondamentale. Negli ultimi anni siamo stati vittime di falsi video, realizzati con intelligenza artificiale, per diffondere notizie mediche ingannevoli. Li abbiamo denunciati e in parte bloccati. Ma l’IA, se usata bene, è preziosa per diagnosi, terapie e ricerca. Il problema è l’uso criminale. Oggi “Elisir” è quotidiano: significa che la medicina è diventata parte integrante della cultura civile.

La trasmissione dà molto spazio a nutrizione e prevenzione. Quanto è cambiato il rapporto degli italiani con l’alimentazione?

Ci sono stati progressi, anche se il consumismo ha fatto danni. Per noi la dieta mediterranea è una legge: chiara, rigorosa, non moralista. Siamo molto severi con ipernutrizione e obesità infantile. E il pubblico apprezza: soprattutto gli anziani ci fermano per strada, e questo è un riconoscimento importante.

La televisione italiana ha salutato Pippo Baudo, figura cardine del Servizio Pubblico. Che ricordo ha di lui?

Pippo era un amico e un protagonista assoluto della televisione italiana. Era un uomo Rai, come Arbore e come me. Non facevamo la stessa tv, ma rimane il grande maestro dell’intrattenimento popolare. Dopo il debutto di “Elisi”r fu il primo a chiamarmi: “Bravissimi, ce l’avete fatta”. Era lo spirito di squadra della Rai di allora.

Dopo 30 edizioni, cosa rappresenta “Elisir” per lei? Una sfida professionale, un servizio pubblico o un pezzo della sua vita?

È un pezzo della mia vita. Non ero nato per fare il medico, ma ne sono sempre stato curioso. Sono il primo spettatore di “Elisir”, e questo si percepisce. Ogni anno la medicina cambia, io ascolto e imparo. È quello che mi dà ancora entusiasmo al trentesimo anno.