MASSIMO ROSCIA

Il manuale per decifrare il linguaggio giovanile

Esiste un manuale per sopravvivere all’intricata giungla linguistica dei giovani? Da oggi sì: con oltre duecento lemmi e mille esempi, l’autore esplora con ironia e profondità il gergo giovanile, offrendo agli adulti uno strumento divertente e utile per conoscere parole e modi di dire spesso incomprensibili. Un viaggio tra slang, abbreviazioni e neologismi, per non sentirsi più… troppo cringe!

 

Come nasce l’idea di esplorare il linguaggio giovanile contemporaneo?

Da tanti anni mi occupo della lingua italiana, attraverso diversi generi letterari, senza essere un esperto linguista. Sono un appassionato della lingua, un artigiano delle parole. Mi interessano l’evoluzione, gli abusi, usi e trasformazioni. Un anno fa, con Rai Libri, avevo pubblicato un piccolo dizionario degli errori grammaticali, in cui riflettevo su come la lingua si adatti e cambi, soprattutto per effetto delle nuove generazioni. La lingua italiana è viva, è un organismo che si evolve quotidianamente. Ogni giovane ha il suo linguaggio, è fisiologico, e con il linguaggio giovanile non c’è nulla da temere: è creativo, dinamico, che riflette la vitalità e la fantasia dei ragazzi.

Parliamo di un linguaggio vivo, in evoluzione…

Esattamente! Il linguaggio giovanile è espressivo, creativo, e a volte può sembrare scomposto o sfidante, ma in realtà è porta energia e freschezza. Non bisogna temerlo, anzi, è una parte integrale del nostro linguaggio. È vero che a volte diventa difficile comprenderlo, ma è naturale che i giovani vogliano esprimersi con un codice proprio, un linguaggio che li differenzi dagli adulti.

 

Qual è stata la scintilla che ha ispirato la scrittura di questo libro?

La curiosità. Mi sono trovato più volte di fronte a frasi o testi che non capivo, e ho sentito il bisogno di comprendere meglio questo linguaggio. Non è solo una questione anagrafica, ma anche professionale. Lavorando nella comunicazione, ho capito che il linguaggio è uno strumento potente. Quando mi sono trovato a non capire certe espressioni usate dai ragazzi, ho deciso di studiarle e di comprenderle più a fondo. Ho iniziato a osservare i testi sui social, a leggere i dialoghi, e da lì è nato tutto.

È stato difficile trovare un equilibrio tra ironia e serietà?

No, affatto. Ho cercato di assecondare la mia indole, che è fatta di leggerezza, ma anche di rigore. La leggerezza non è superficialità, ma un modo per rendere fruibile un argomento serio, come la lingua, senza rinunciare alla profondità. Penso che sia possibile trasmettere messaggi anche importanti con un approccio leggero, senza perdere di vista la sostanza. Ho fatto lo stesso anche in un libro precedente dedicato ai bambini dove ho cercato di insegnare in modo divertente ma efficace.

Come ha scelto i vocaboli da inserire nel suo libro e cosa li rende rappresentativi del linguaggio giovanile?

I vocaboli scelti sono un campione di ciò che oggi caratterizza il loro linguaggio. Ho cercato di includere parole che potessero essere riconoscibili da diverse generazioni, anche se è un linguaggio in continua evoluzione. Ogni gruppo ha il suo, e questo cambia velocemente. Alcune espressioni che oggi sono popolari potrebbero essere già obsolete tra un mese. Questo linguaggio non è uniforme, ma varia in base all’età, alle influenze culturali e ai contesti sociali e viene principalmente da internet, dai social, dalla musica, dai videogiochi, dallo sport, ma anche dalla tradizione orale che ha sempre accompagnato il nostro linguaggio.

Quanto è importante per un adulto comprendere questi termini per instaurare un dialogo più efficace con i giovani?

È fondamentale. Il linguaggio giovanile non è solo una forma di divertimento, ma una vera e propria strategia identitaria. Utilizzano questi termini per affermare la loro appartenenza a un gruppo e per differenziarsi dagli adulti. In un certo senso, è un codice segreto che serve anche a non farsi capire dagli estranei. E proprio come un codice, è in continua trasformazione, con nuove parole che nascono ogni giorno. Perciò, per gli adulti, è importante non solo comprendere questi termini, ma anche riconoscere il valore che hanno per i ragazzi. Non dobbiamo rassegnarci a non capirli, ma fare uno sforzo per entrare in sintonia con questa nuova forma di comunicazione.

Come si inserisce questo libro nel suo personale viaggio letterario e culturale?

Il libro si inserisce in un cammino che ho intrapreso ormai vent’anni fa, senza armarmi di lance o spade, ma con il sorriso. È un viaggio che non ha una fine prestabilita, ma che mi permette di esplorare la lingua, la grammatica e la cultura da angolazioni sempre nuove. Mi ha dato l’opportunità di guardare il linguaggio giovanile con occhi diversi, di approfondire un aspetto che, prima, consideravo solo marginale. La lingua giovanile è un universo difficile da classificare, ma incredibilmente affascinante, polimorfo e in continua evoluzione.

Cos’è che l’ha sorpresa di questo linguaggio?

Il fatto che, nonostante sia una lingua che sfugge a ogni tentativo di classificazione, ha una sua logica, un suo dinamismo. Esiste solo dal secondo dopoguerra, quindi è relativamente giovane. Ed è interessante perché, pur essendo transitoria, continua a evolversi: non segue regole rigide, ma si adatta ai contesti.

Come l’ha arricchita, professionalmente, questo percorso?

Mi ha permesso di esplorare angoli che non avevo mai considerato: ho avuto la lingua italiana da una prospettiva completamente nuova. Questa esplorazione mi ha dato anche l’opportunità di migliorare il mio approccio scientifico al linguaggio, applicando metodi di studio e analisi più rigorosi. È stato un modo per approfondire la mia comprensione della lingua e, allo stesso tempo, divertirsi.

Considera il linguaggio giovanile una risorsa o un rischio per la lingua italiana?

È una risorsa, una varietà della lingua italiana, che si sviluppa in contesti informali, all’interno di gruppi di pari. Non va contro la lingua italiana, anzi la arricchisce. Certo, bisogna fare attenzione ai contesti. Il rischio può emergere quando non si distingue l’uso di questo linguaggio in situazioni informali rispetto a quelle più formali, come un articolo giornalistico o una tesi di laurea, dove una certa “pulizia” linguistica è necessaria. Ma, se usato nei contesti giusti, è un arricchimento, un modo di rinnovare la lingua.

Come vede il futuro di questo linguaggio?

Come parte integrante della lingua italiana. È un linguaggio che riflette i cambiamenti sociali, culturali e tecnologici. Con la sua mescolanza di regionalismi, dialettismi e influenze internazionali, arricchisce la lingua, ma non la minaccia. Naturalmente, sarà importante che i giovani imparino a utilizzarlo con consapevolezza, riconoscendo quando è appropriato e quando no. La lingua italiana continuerà a evolversi, ma il linguaggio giovanile è destinato a restare, forse sotto forme diverse, adattandosi ai nuovi tempi.

Cosa pensa dell’uso dei termini anglosassoni o delle parole “moderne” nel quotidiano?

Penso che ci sia una certa esagerazione, da parte nostra, nell’adozione di termini stranieri. A volte usiamo parole come “location” o “step by step” come se fossero indispensabili, ma sono solo il riflesso di un periodo in cui pensavamo che usare un po’ di anglicismi ci facesse sembrare più colti o alla moda. Nel linguaggio giovanile questi termini sono spesso usati in modo consapevole. Il problema nasce quando li usiamo senza comprenderne il significato o senza contestualizzarli correttamente. Se li usano nei giusti contesti, senza abusarne, non vedo alcun problema.

Qual è il suo prossimo progetto in ambito linguistico?

Sto continuando il mio tour con “Errorario”, che è sempre un divertente approfondimento sulle peculiarità della grammatica e del linguaggio italiano. In futuro, vorrei approfondire ulteriormente l’aspetto del linguaggio giovanile, magari con nuovi spettacoli o libri. L’idea è di proseguire il mio viaggio attraverso la lingua, sempre in modo giocoso, ma anche con l’obiettivo di fare riflettere sulle sue sfumature e sulla sua evoluzione. Oltre ai corsi di scrittura e alle presentazioni con “Errorario”, dal 18 maggio riparto in tour in tutta Italia anche con “Boomerario”. Sono eventi che mi permettono di interagire con il pubblico in modo informale e divertente, senza perdere mai il focus sulla cultura e sulla lingua.

 

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