MARIA LATELLA

Una risata ci salverà

 

Venerdì 21 novembre alle 15.15 su Rai 3 torna “La Biblioteca dei sentimenti” un programma pensato per chi ama i libri, per chi li scrive e per chi li legge, per chi vuole ascoltare le storie che custodiscono. Il RadiocorriereTv incontra la conduttrice, pronta a salpare per un viaggio alla scoperta delle nostre emozioni più intime

 

Cosa hai pensato quando ti è stato proposto di condurre “La Biblioteca dei sentimenti”?

La prima cosa che ho pensato è che posso finalmente leggere per lavoro. Sono un’avida lettrice sin da quando ero bambina, i miei genitori mi regalarono il primo libro a tre anni e mezzo, era con le figure e poche righe scritte. Poi mi ricordo che i miei scelsero il primo libro vero, che mi hanno regalato dopo una specie di conciliabolo tra loro. Si chiedevano: “Sarà troppo presto per regalarle Pinocchio?”. Lo fecero, era un’edizione molto bella, la ricordo ancora perché l’ho tenuta per anni e anni. La copertina era in marocchino rosso con le lettere in oro, ero molto compiaciuta della meraviglia della carta.

Fu da subito un amore travolgente…

Leggo da sempre e leggo tutto, non vado a dormire senza leggere. In questo momento ho per le mani il saggio di Marc Lazar, politologo francese, “Pour l’amour du peuple (Per l’amore del popolo)“, sui populismi in Francia. Mi piace anche poter esplorare un territorio nuovo in tv: parlare di libri e di sentimenti è una cosa molto bella. Il tema è quello della lettura, capace di una fascinazione unica, che prende a tutte le età. Speriamo che “La Biblioteca dei sentimenti” porti qualcuno che non ha mai preso in mano un libro a farlo.

Parlare di libri e di emozioni in tv, da dove si parte?

Da un sentimento esplicitato dal racconto di un ospite, dall’intervista a uno scrittore, a uno scienziato, a un uomo d’affari. Ogni sentimento è legato alla storia raccontata e ogni storia è frutto di un lungo lavoro di scrittura che dura anche mesi. Siamo contenti di raccontare un libro e un’emozione attraverso l’esperienza dell’autore.

Maria giornalista e Maria scrittrice, come cambia, se cambia, il tuo vivere la parola?

Io, soprattutto adesso, la parola ce l’ho realmente perché sto facendo radio e televisione. Mi riesce complicato ritagliarmi il tempo per scrivere, lo faccio appena posso per Il Sole 24 Ore. L’ultimo mio libro è stato “Fatti privati e pubbliche tribù”, un po’ il racconto dell’Italia nei diversi anni della mia vita: da bambina a Sabaudia, da giornalista prima a Genova poi a Milano, poi a Roma, poi di nuovo a Milano. Una bellissima occasione per andare a ritrovare con la memoria tante cose che mi erano successe. Ora, con Rai Libri, stiamo lavorando a una raccolta di interviste tratta dal programma “Il potere delle idee” che mesi fa ho realizzato per Rai Cultura.

C’è un libro che in qualche modo ha cambiato la tua vita?

Più di uno. Avevo dodici anni quando la mia professoressa di lettere a Sabaudia, Gloria Paoletti, che ho amato tantissimo, mi regalò “Un albero cresce a Brooklyn” di Betty Smith, un libro bellissimo, ed è proprio da quel momento che è nato il mio amore per gli Stati Uniti, un amore che regge tuttora. Gli USA sono il luogo dove dai vent’anni in poi sono sempre andata. Continuo ad andarci anche ora che ho una figlia che vive e lavora lì da tanti anni. L’altro libro che consiglio tutte le volte che vado a parlare agli studenti, soprattutto a quelli che vogliono fare i giornalisti, è “Bel – Ami” di Guy de Maupassant, racconto del potere del giornalista che si fa strada con tutti i mezzi: cinico, spietato, geloso. Trovo che “Bel – Ami” sia un perfetto ritratto della narrazione del potere che non è poi cambiato dall’Ottocento di Parigi a oggi.

C’è invece un libro che ti racconta per quella che sei oggi?

Sono una che tende sempre a smitizzare, che ha piacere di farsi una risata anche di se stessa. Per fortuna nella mia famiglia hanno tutti il senso dell’ironia, mio marito ha più che altro il “sense of humour” essendo per metà britannico: tendiamo spesso a non prenderci sul serio. Di questi tempi credo che la cosa più salvifica sia farsi una risata, possibilmente con un minimo di pensiero dietro. Se mi chiedi un libro che in questo momento citerei in relazione a quello che è un po’ il mio stato d’animo, dico la raccolta delle narrazioni di Nora Ephron, la commediografa americana che ha creato dei film meravigliosi, ne cito solo uno “Harry ti presento Sally”. Ha scritto cose che ti tirano su il morale in una giornata di pioggia (sorride). Nel ‘68 si diceva “una risata vi seppellirà”, oggi si dovrebbe dire “una risata ci salverà”. Ed è anche questa la chiave con la quale vorrei raccontare i sentimenti. Ci sono dei sentimenti passionali che ti fanno perdere anche il lume della ragione, come l’amore e l’invidia. Sono sentimenti forti. Ma l’essere umano si salva se anche nei momenti più tremendi c’è qualcuno che riesce a farlo sorridere, o almeno a fargli vedere qualcosa in un orizzonte di ironia. Il prendersi in giro è l’unica cosa che differenzia gli umani dagli altri esseri. I cani e i gatti non si prendono in giro, l’essere umano ha questa facoltà.

Che cosa ti aspetti dai tuoi ospiti?

Quando facevo le interviste politiche le mie domande erano costruite per fare notizia, per trovare un titolo, qui parliamo di sentimenti e di libri, per questo amerei moltissimo che al termine di un incontro l’intervistato si fosse lasciato andare a dire qualcosa di non preparato di sé, e a casa fosse arrivata questa sensazione.