La musica, il cibo dell’anima

BEATRICE VENEZI

Otto compositrici geniali e libere che hanno fatto la storia della musica, donne geniali che hanno conquistato la scena musicale, musiciste innovative capaci di emergere in un mondo di uomini, ma spesso dimenticate. “Voci Fuori dal Coro”, disponibile in boxset da martedì 16 aprile in esclusiva su RaiPlay e su RaiPlay Sound, è un viaggio nella storia della musica al femminile, per dare luce ad artiste che sono state capaci di sovvertire gli schemi e lasciare un segno. A presentarle è la direttrice d’orchestra accompagnata da illustri interpreti della musica classica che si esibiranno nelle diverse puntate

Che viaggio sarà quello di “Voci fuori dal coro”

Otto puntate nelle quali racconteremo otto donne straordinarie che hanno fatto la storia della musica, partendo dall’anno 1000, da Ildegarda di Bingen fino alla contemporaneità con Bjork. La musica non ha confini, l’unico sta nella sua bellezza, c’è musica bella e c’è anche musica brutta, ma non ha niente a che fare con il genere. Faremo, dunque, ritratti di donne che, pur segnandolo dei punti di non ritorno per il loro periodo storico musicale, non sono state raccontate, non vengono mai menzionate nei manuali e nei libri della musica. Oggi diventa quindi importante riportare questi personaggi alla conoscenza e alla consapevolezza di tutti, soprattutto nell’ottica delle nuove generazioni alle quali è necessario far comprendere come il genio femminile non è assolutamente un’eccezione che conferma la regola ma, al contrario, le donne hanno espresso il loro potenziale, il loro genio e la loro eccellenza molte volte nell’arco della storia.

Tra tutte le donne raccontate, qual è quella che l’ha colpita di più?

Una sola è difficile, anche se la vicenda di Ildegarda di Bingen è di una modernità straordinaria, soprattutto se la si colloca nel Medioevo, un’epoca considerata dai più come buia, anche se sappiamo perfettamente che non è così. Immaginarsi una donna, per di più una monaca, che decide di sovvertire tutte le regole, di imporsi con la sua libertà tanto nell’espressione musicale quanto in qualsiasi altro tipo di espressione è un fatto eccezionale.  

E quella che, invece, sente più vicino a lei?

Probabilmente Nadia Boulanger, una delle prime donne a dirigere delle orchestre importanti e rinomate in tutto il mondo, oltre a essere insegnante e mentore delle più grandi personalità musicali del Novecento.

Lei è molto giovane, dirige ormai tanti concerti, qual è quello che l’ha emozionata di più?

Definire un unico momento di particolare gioia e soddisfazione nel mio lavoro è difficile, ce ne sono stati molti. Penso alla prima volta che ho diretto in Giappone, una sorpresa enorme, perché è come incontrare un altro pianeta, oppure quando sono riuscita, anche lo scorso anno, a portare circa cinquemila persone in piazza per un concerto dedicato a Puccini nella mia città natale, Lucca, in occasione dell’inaugurazione delle celebrazioni pucciniane. Quest’anno ricorre per l’appunto il centenario della sua morte.

Quante persone dirige?

Il numero delle persone dipende dal fatto che si debba dirigere un concerto sinfonico o un’opera. In questo ultimo caso, infatti, oltre all’orchestra ci sono anche il coro, i cantanti, i figuranti e si deve anche tenere conto di tutto quello che accade dietro le quinte, parliamo quindi di diverse centinaia di persone. La responsabilità di tutta questa macchina ricade sue spalle del direttore d’orchestra.

Che musica ascolta Beatrice Venezi?

Ascolto veramente di tutto, mi piace essere informata, la prendo anche come una forma di lavoro, perché voglio capire dove va il gusto del pubblico, o quanto questo sia guidato da ciò che il mercato impone. È una domanda che mi faccio spesso.

Ci racconta, invece, come si è sentita a prendere parte al Festival di Sanremo?

È stata un’edizione molto particolare, senza il pubblico in sala perché si svolgeva durante il periodo del Covid. Si respirava un’atmosfera strana ma, nonostante ciò, oltre al grande divertimento, è stata un’esperienza particolarmente stimolante, perché mi mettevo in gioco in qualcosa di diverso.

Il programma sarà fruito attraverso RaiPlay, la piattaforma digitale che si rivolge in modo particolare a un pubblico giovane, non sempre attratto dalla musica classica, ritenuta di difficile interpretazione…

La musica classica nasce come la musica pop, popolare dell’epoca, è per questo tipo per tutti. È vero che esiste una nicchia di persone del mondo della cultura che pensa che la cultura dovrebbe rimanere appannaggio di pochi, io ritengo, invece, al contrario, che tutti abbiano il diritto di godere di questo grande cibo per l’anima e di questa bellezza che, ancora oggi, con i suoi capolavori intramontabili, mantiene intatto il suo potere di comunicazione.

C’è un artista o un musicista classico che più di altri, secondo lei, arriva più facilmente ai giovani?

Parlando di repertorio sinfonico, penso che Beethoven colpisca sempre tutti con il suo spiccato elemento ritmico sempre presente che lo fa risultare di più facile comprensione. Potrei citare anche Čajkovskij con le sue melodie immortali che ormai fanno parte di tutti noi, mentre nell’opera direi Giacomo Puccini con la sua modernità nella scrittura e una sensibilità già cinematografica molto spiccata e una velocità dell’azione drammatica che ricorda molto quella delle serie televisive o nei film di oggi.

Quali sono i prossimi impegni di Beatrice Venezi?

Andrò negli Stati Uniti per un paio di concerti, poi a Buenos Aires per il mio debutto al teatro Colón e alla Scala in Sud America, il teatro con una struttura tradizionale all’italiana più grande del mondo. Sono molto emozionata soprattutto perché è un debutto che avviene, ancora una volta, con il mio conterraneo Puccini.

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