Donato Bendicenti al centro della tempesta europea
È appena uscito per Rai Libri “Al centro della tempesta – L’Europa tra ordine mondiale e disordine generale” di Donato Bendicenti, responsabile della sede di Corrispondenza Rai di Bruxelles. Partendo dal presupposto che l’Europa è nata come il più importante progetto di prevenzione dei conflitti mai tentato e che ha ottenuto settanta anni di pace accompagnata da un progressivo e intenso sviluppo socioeconomico, Bendicenti racconta ciò che Giuliano Amato aveva previsto già nel 2013: il passaggio “dall’Europa della speranza all’Europa della paura”.
«Quella frase era riferita alla crisi migratoria, uno degli elementi che hanno caratterizzato le dinamiche delle politiche comunitarie negli ultimi quindici anni, però oggi risuona come terribilmente reale.»
Ed ecco il senso del titolo “Al centro della tempesta”: 253 pagine che ripercorrono gli eventi che ci hanno portato all’attuale “disordine generale” e che – dall’alto dell’esperienza di chi ha toccato con mano eventi inimmaginabili fino a pochi anni fa – prova a fornire gli strumenti per capire e immaginare un futuro che non ci costringa a rinunciare a quanto si è conquistato fino ad oggi.
«Esiste una questione irrisolta che riguarda l’Unione Europea, la sua struttura, le dinamiche normative che la governano, fin dai trattati fondativi, per arrivare poi a quella che è la grande domanda: come metti d’accordo le politiche economiche e le politiche estere di ventisette paesi (ed è probabile l’allargamento a trenta) che agiscono in un clima di campagna elettorale permanente, dovendo conciliare il proprio ruolo nell’Unione e dovendo rendere conto ognuno alla propria opinione pubblica?»
Tra le molte citazioni contenute nel libro – che si avvale della prefazione del ministro degli Affari Esteri, Antonio Tajani, e di un intervento del vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Raffaele Fitto – colpisce quella di Mario Draghi: “Tutti noi vogliamo la società che l’Europa ci ha promesso, una società in cui possiamo sostenere i nostri valori indipendentemente da come cambia il mondo intorno a noi. Ma non abbiamo il diritto immutabile che la nostra società rimanga sempre come la desideriamo. Dovremo lottare per mantenerla.”
«Il monito di Draghi è molto realista. “Se l’Europa non agisce – ha dichiarato – arriverà un momento in cui non potrà più decidere del suo destino”. Ha poi aggiunto: “Non so cosa dobbiate fare, ma fate qualcosa e fatela subito”. Ha espresso necessità e urgenza, altrimenti ciò che è stato dato per scontato, ovvero benessere economico, democratico, di welfare, non lo sarà più.»
La difficoltà di prendere decisioni unanimi e tempestive è il punto dolente quando si parla di Unione Europea.
«Comprendo le difficoltà che rallentano il potere decisionale dell’Unione», continua Bendicenti, «ma ci sono stati anche esempi virtuosi: la politica di vaccinazione globale con il covid e la politica sanzionatoria nei confronti della Russia per l’attacco all’Ucraina, per esempio. Di fatto un piccolo miracolo politico perché l’Europa si è posta in una posizione che ha aiutato la Nato a rinsaldarsi e il concetto di occidente a ridefinirsi in positivo. Va riconosciuto all’UE di aver avuto molto coraggio anche nell’affrontare la crisi energetica, la questione delle bollette e il tentativo di gestire un passaggio così delicato prima dell’accordo sul PriceCap. Poi però il tema dell’energia si è saldato con il modello al centro del Green Deal, un modello che certamente ha una componente ideologica, che considera le energie rinnovabili una panacea. La tempistica scelta dall’UE per arrivare a un abbattimento importante delle emissioni e per porsi come modello di energia sostenibile si è scontrata con due elementi che toccano la carne viva delle imprese e dei cittadini: l’industria automobilistica da una parte e, dall’altra, la questione delle case green, con un’ipotesi troppo rigida di adeguamento. È come se si fosse dimenticato che ogni paese ha un suo interesse nazionale e questo non si può non prendere in considerazione, perché sarebbe antistorico. Una cosa sono i nazionalismi, una gli interessi nazionali.»
Donato Bendicenti è arrivato a Bruxelles da poco più di quattro anni, provenendo dal giornalismo parlamentare. E – definendosi un “prodotto semilavorato” – ha portato in Europa l’esperienza acquisita occupandosi di politica interna al Tg1 e per RaiNews24.
«Sì, avevo un piccolo vantaggio. Ma la cosa più bella di questo mestiere è l’apprendimento permanente. Vale per i giornalisti come per gli eurodeputati a causa dell’aggiornamento normativo costante. Si deve studiare, tanto, stare al passo e affrontare giornate che cominciano col Tg1 delle 8 e finiscono con quello delle 20, a riprova di una centralità della Rai che a Bruxelles è riconosciuta e presente.»
Un apprendimento permanente che si riflette nello sforzo di rincorrere gli sviluppi più recenti della cronaca internazionale anche attraverso un libro che, di fatto, non può e non vuole fornire soluzioni, ma spunti di riflessione e approfondimento su un momento storico che, come cittadini europei, ci coinvolge tutti.
Laura Costantini
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