HERBERT BALLERINA

Posted on

I miei personaggi, surrogati di me stesso

L’attore è uno dei protagonisti di “Stasera tutto è possibile” ogni martedì alle ore 21.20 su Rai2 e RaiPlay con la conduzione di Stefano De Martino, programma realizzato dalla Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Endemol Shine Italy. La carriera dell’artista, l’origine del nome, il successo con il comedy show in prima serata, nell’intervista al RadiocorriereTv

 “Stasera tutto è possibile” si conferma sempre più un successo…

Ci troviamo sempre meglio e credo che il successo provenga anche dal fatto che c’è un gruppo ben affiatato di amici. A me sembra sempre di andare a una festa. È un po’ faticoso perché noi, praticamente, facciamo lo spettacolo anche prima di registrare, dato che arriviamo molto presto.

Cosa succede dietro le quinte?

Di tutto, perché siamo dieci comici insieme. Ognuno cerca di fare la battuta più divertente e non solo in trasmissione. C’è ad esempio chi finisce in un carrello della spesa e ci resta per tutta la puntata, cosa accaduta per davvero all’amico Paolantoni.  C’è poi l’abitudine di chiamare una pizzeria o un ristorante di Napoli per poter mangiare tutti insieme alla fine della trasmissione, una cosa che in televisione non capita spesso.

Dà vita a molti momenti esilaranti del programma. Come ci si prepara all’improvvisazione?

L’improvvisazione purtroppo non si può imparare, non si può neanche studiare ma si può allenare. Bisogna avere la fortuna di stare con persone che riescono a recepire quello che si può dare in quel momento e avere un condottiero, che in questo caso è Stefano De Martino, che riesce a fare gruppo in una maniera incredibile. E siccome ci conosce bene, riesce anche a tirare fuori da ognuno di noi il massimo. Stefano è un altro ingrediente fondamentale del successo e con lui siamo totalmente liberi.

C’è un momento di “Stasera tutto e possibile” che non dimenticherà per quanto si è divertito?

Mi diverto sempre molto e sudo anche molto. Lo scorso anno mi sono fatto la radiografia alle costole perché ero caduto dalla stanza inclinata. Quella è stata una cosa indimenticabile, perché sono finito addirittura fuori dalla stanza e credo sia stata la prima volta.

La sua carriera è iniziata grazie a finti trailer. Come le venne quell’idea?

Iniziò tutto con la volontà di prendere in giro i film americani.

Quando ha capito che il suo modo di proporsi al pubblico diverte?

Fin da piccolo ho attratto la risata degli altri. Mi sento schiavo dell’umorismo, anche perché crescendo mi rendevo conto che la gente intorno a me rideva. Ma la vera storia è iniziata quando mi sono proposto cameraman pur di prendere un lavoro. Non ne ero affatto capace, tanto che registrai tutto storto, ma andò bene lo stesso. Iniziai poi a fare l’autore sempre all’interno della casa di produzione in tutti i ruoli possibili immaginabili.

Si sente quindi un comico involontario?

In effetti sì. Dato che non funzionavo dietro la camera, si sono accorti che funzionavo davanti.

È vero che Checco Zalone la cercava per un suo film e che, non trovando un suo agente, le scrisse sui social?

Tutto verissimo. Non avevamo agenti perché si trattava di una factory nostra dove facevamo tutto noi, dal produttore al consumatore. Zalone vedendo quei trailer mi ha scritto sui social e mi ha proposto un film.

Qualche curiosità sul suo nome d’arte? Lei in realtà si chiama Luigi Luciano…

Il nome è nato per i trailer e poi è rimasto. Ci servivano dei nomi buffi da mettere e al posto di Brad Pitt abbiamo creato Herbert Ballerina e ad esempio al posto di Catherine Zeta Jones c’era Catherine J Junior. Nomi nati per scimmiottare quelli altisonanti. E poi ce li hanno appioppati per sempre.

Come definirebbe il suo modo di fare satira e parodia?

In realtà non so bene cosa faccio. Si tratta di personaggi surrogati di me stesso. Iniziamo a inserire anche un po’ degli elementi di satira di costume anche se poi io non faccio satira a livello puro. Mi piace prendere in giro delle cose che ci succedono tutti i giorni.

Come vive la città di Napoli nel tempo libero dal programma?

Ormai sono 4-5 anni che vivo metà a Milano e metà a Napoli dove sto benissimo perché è una città perfetta in cui lavorare, specialmente se devi fare roba comica. Il clima è giusto, la gente ti vuole bene quindi c’è anche questo altro ingrediente. Anche il pubblico in studio è molto caldo e cosa che crea una maggiore energia in noi.

Oltre la sua carriera, quali sono le sue passioni?

Tolto il cinema che è stata sempre la mia grande passione mi piace molto il calcio, mi piacciono gli sport in generale, e poi stare a casa con la mia fidanzata. Insomma, cose normali.

C’è qualcosa nella quotidianità che la fa proprio ridere?

Sarà anche banale, ma la realtà mi fa sempre più ridere. Ci sono momenti che non ti aspetti e a Napoli accadono spessissimo.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

GIACOMO GIORGIO

Posted on

Coerenza (e sfide) d’attore

Dal suo debutto nei panni di Ciro in “Mare fuori” sono trascorsi meno di cinque anni e oggi l’interprete napoletano è uno dei più amati della nostra serialità. Dopo il teen drama, è stato protagonista in numerose serie di successo, da “Sopravvissuti”, a “Per Elisa – Il caso Claps”, da “Doc – Nelle tue mani” a “Belcanto”, in onda il lunedì in prima serata su Rai 1. Tra pubblico e privato si racconta al RadiocorriereTv

“Belcanto” sta appassionando il pubblico di Rai 1 e di RaiPlay, come è stato il suo incontro con questo progetto?

Ho amato “Belcanto” sin dalla prima lettura della sceneggiatura. Me la mandò il regista Carmine Elia mentre stavo girando “Doc”, la lessi tutta d’un fiato in piena notte e verso le 4 del mattino lo chiamai dicendogli che l’avrei fatta. Me ne sono innamorato subito, ne ho visto le potenzialità.

A partire dalla forza dei temi trattati…

In “Belcanto” succedono davvero tante cose, ma i temi dominanti sono l’emancipazione femminile e la scena politica di metà Ottocento. È il 1848, i milanesi vogliono cacciare gli austro-ungarici e anche tra i giovanissimi è forte il desiderio di cambiamento. Sono molti gli spunti di riflessione e di contatto con i nostri giorni. Sul fronte della parità tra uomo e donna c’è purtroppo ancora molto da fare, penso ad esempio al mondo del cinema in cui sono maggiori le occasioni e i compensi per gli uomini. Su quello politico, contrariamente a quanto accadeva quasi duecento anni fa, e senza volere generalizzare, tra i giovani d’oggi avverto una sonnolenza generale e un’attenzione all’individualismo.

Chi è il suo Enrico De Marchi?

Un giovane letterato, un idealista e un sognatore. Vive nel mondo della poesia e pensa che la rivoluzione si debba fare attraverso le parole.  Non vuole la guerra e la violenza, si esprime scrivendo articoli per i giornali, facendo il librettista d’opera. Enrico crede nell’amore e nei sentimenti. Da attore mi ha affascinato il suo incontro con Carolina, vedere crescere il loro amore. Lui che scrive poesie, lei così istintiva e selvaggia. Due mondi lontani che si fondono.

Che cosa le ha lasciato questo tuffo nella storia?

Recitare in costume è sempre molto divertente. Nella finzione puoi essere amico di Giuseppe Verdi, sparare con il fucile, indossare costumi di epoche lontane. “Belcanto” mi ha portato a conoscere più da vicino l’Ottocento così come il mondo della lirica, che avevo già avuto modo di avvicinare grazie ai miei nonni. Girare la serie, scoprire quel momento storico, mi ha fatto anche riflettere sul senso del collettivo, su quanto le rivoluzioni si facciano insieme, sulla forza della parola e come l’odio non porti altro che odio.

C’è un gesto “rivoluzionario” che ha compiuto nella sua vita?

Seppur piccoli mi capita spesso di farne (sorride), penso ad esempio al rifiuto di prendere parte a progetti in cui non credo. Non ho mai ceduto alla paura di non lavorare, al fatto che un no pregiudicasse opportunità future. Ho sempre cercato di essere coerente con il mio percorso, con i miei ideali. Faccio parte di un’associazione che combatte la violenza sulle donne, perché penso che anche piccoli gesti, come il non temere di esprimere la propria opinione, possano portare al cambiamento. Il silenzio non porta mai a qualcosa di buono.

In “Belcanto” alcune delle arie musicali più popolari di sempre sono il filo della narrazione. Con questa esperienza la lirica è entrata anche nella sua playlist?

Ho una playlist dedicata a questa serie, così come a ognuno dei progetti a cui ho preso parte. In quella di “Belcanto” ci sono “Una furtiva lagrima” di Gaetano Donizetti, l’“Intermezzo” della “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, “Casta Diva” dalla “Norma” di Vincenzo Bellini e soprattutto il “Va, pensiero” del “Nabucco” di Giuseppe Verdi, che amo profondamente…

… suoni che le parlano di famiglia, di casa…

Il “Va, pensiero” era il brano corale più amato dai nonni Carlo e Melina. Lo ascoltavamo insieme. Nonno mi fece promettere che glielo avrei fatto ascoltare poco prima che giungesse la sua fine. Lo promisi e lo feci. Quando seppi che stava per lasciarci corsi a Napoli e riuscii ad arrivare agli sgoccioli della sua vita. Nella serie c’è anche un piccolo omaggio a lui. Nella scena in cui Enrico accompagna Carolina per la prima volta a teatro a vedere l’opera lirica, ringrazio l’amico dal quale ho ricevuto i posti con un estemporaneo “grazie Carlo”. Una battuta di pochissimi istanti, non prevista dal copione, uscita di getto. “Belcanto” è per me la chiusura di un cerchio importante.

Come è cambiato il suo vivere il mestiere dell’attore da Ciro a oggi?

Lo vivo con la stessa umiltà, consapevole del fatto che ogni nuovo personaggio, ogni nuovo progetto, hanno in sé una ripartenza, una sfida. Come ho interpretato Ciro ho interpretato Enrico, e così sarà con i personaggi che incontrerò. Sono convinto che sia il giusto modo anche per rimanere con i piedi per terra.

Guardando al futuro, c’è un ruolo che vorrebbe esplorare?

Il ruolo della mia vita credo debba ancora arrivare (sorride), sono in ascolto. Mi piacerebbe interpretare un personaggio storico realmente esistito, o personaggi già portati sullo schermo da grandi attori del passato, ma anche un cantautore…

… ha già un’idea?

Penso a Luigi Tenco, mi piacerebbe moltissimo.

Le chiedo di guardarsi allo specchio, che cosa dice a Giacomo?

Continua così (sorride), rimani sempre te stesso.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

Nel cuore di Mare Fuori

Posted on

Un racconto che ormai è diventato un cult tra i giovani, che hanno premiato la serie sia su RaiPlay, sia su Rai 2. Diretta da Ludovico Di Martino, i primi sei episodi in anteprima sulla piattaforma Rai da 12 marzo, in onda in prima serata dal 26 marzo

L’adolescenza e tutte le scoperte che caratterizzano questa età difficile e magica resta la principale protagonista di questa nuova stagione. Nell’IPM arriveranno nuove ragazze e nuovi ragazzi, anche da regioni diverse dalla Campania. L’amicizia e l’amore prendono spazio e leniscono il dolore per la segregazione. I sentimenti scalderanno anche il cuore degli adulti finora intenti a svolgere il proprio ruolo di controllo e contrasto alla delinquenza, ma poi coinvolti da avvenimenti inaspettati che li costringeranno a mettersi in gioco. Al centro delle dinamiche di questo nuovo capitolo Rosa Ricci, che si trova sola e costretta ad “obbedire” a suo padre, portando avanti il suo ruolo di capo del clan. Cercherà alleanze che daranno vita ad una leadership femminile coesa e crudele. Il suo cuore è, però, tormentato e un colpo di scena la farà di nuovo vacillare, tornare in quello stato d’animo di angoscia che la pone di fronte al dover scegliere tra il Bene e il Male. Questa scelta investe anche tutti gli altri protagonisti e, purtroppo, in certi casi, per alcuni il destino sembra segnato inesorabilmente, malgrado tutto. Cardio e Alina, ormai legati da un sentimento di amicizia e solidarietà, porteranno luce e speranza anche per altri. La nuova arrivata Sonia, vittima di bullismo e vessazioni fin dai tempi dell’asilo, riuscirà con la sua energia a risollevare le sorti di Dobermann, piombato nella più tragica depressione dopo aver perduto Kubra. Pino diventerà sempre più “saggio”, soprattutto grazie al suo impegno e amore per gli animali, rappresentando un punto di riferimento per tutti e in modo speciale per una delle ragazze. Il comandante e Beppe scopriranno segreti e misteri legati alla famiglia Ricci e a Sofia. Federico e Samuele, due ragazzi del Nord, marcheranno il territorio con cinismo bestiale. Tommaso, un giovane di buona famiglia, arrivato in IPM per una tragica beffa del destino, renderà ancor più evidente la “banalità del male”. Il desiderio di uscire dalle spirali di violenza che hanno segnato la loro vita, toccherà il cuore e la coscienza dei giovani in IPM.

Il regista Ludovico Di Martino racconta

«Nel cuore di ogni storia c’è il respiro di chi la vive. Per raccontare questa nuova stagione ho voluto puntare sull’autenticità, partendo dai giovani protagonisti e dalla cornice che li ospita, il carcere, luogo capace di cambiare le persone in bene o in male dove i sentimenti giovanili, costretti tra quattro mura, esplodono senza filtri: l’amore, l’amicizia, la paura e la speranza raggiungono la loro massima espressione in Mare Fuori proprio per questo. La macchina da presa non si poteva limitare ad osservare, ma doveva essere complice di tutto questo. Insegue così i suoi personaggi nei momenti più delicati, nei silenzi e nei respiri, cercando di restituire continuamente un senso di intimità epica e claustrofobica.

Attraverso il proseguimento delle storie dei protagonisti storici, che adesso incontrano quelle dei nuovi e giovanissimi ingressi all’IPM, ho cercato di costruire un linguaggio visivo ancora più diretto e contemporaneo. L’azione si alterna con le attese e le sospensioni, creando continui spazi in cui cercare il coraggio di affrontare sé stessi e gli altri. Il carcere è un riflesso esasperato della società, in questo caso dei giovani, un microcosmo in cui l’amicizia e l’amore – forse più della famiglia – sono le uniche chiavi per una via d’uscita e credere in un futuro diverso. Ma le risposte non saranno facili da trovare per nessuno, il che costringerà ognuno dei ragazzi ad un complesso e districato viaggio dove nessuno si salva da solo, figuriamoci quando si devono ancora compiere i vent’anni. In un modo o nell’altro, è questo il destino che accomuna i protagonisti della serie: cercare il coraggio di raggiungere la verità, riuscire a sostenerne il prezzo e solo così iniziare una nuova vita. Con la speranza di un domani migliore.»

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

GIOVANNI SCIFONI

Posted on

Un porto sicuro

«”Che Dio ci aiuti” fa bene alla gente, trasmette serenità e fa sentire le persone a casa» racconta l’attore romano, new entry nella nuova stagione della serie amatissima dal pubblico, il giovedì in prima serata Rai 1. Leggiamo cosa ha raccontato al RadiocorriereTv

La famiglia di “Che Dio ci aiuti” ha aggiunto un posto alla sua tavola…

Sono molto felice di far parte di questo progetto. Mi piacciono le serie che hanno una precisa identità, e questa ce l’ha. “Che Dio ci aiuti” fa bene alla gente, trasmette serenità e fa sentire le persone a casa. Prima di iniziare le riprese, ho fatto molte interviste per capire quale legame ci fosse tra serie e pubblico. La risposta più ricorrente è stata: “È come entrare in un porto sicuro, un luogo con acque tranquille, lontano dalla tempesta della vita”. Siamo tutti pieni di problemi, ma sapere che, almeno una sera a settimana, possiamo accendere la Tv su Rai 1 e approdare in un rifugio dove, nonostante le difficoltà, alla fine tutto si risolve per il meglio, è un sollievo. La serie è ben scritta, con ottime sceneggiature. E poi si piange tanto, e a me… piangere piace molto!

A proposito di una colonna portante della serie, Francesca Chillemi, com’è andata?

Francesca è una donna dalla personalità forte e decisa. È una presenza stimolante, non ti annoi mai con lei: devi stare sempre sul pezzo. Ci siamo divertiti tantissimo, ci siamo punzecchiati e tra noi è nata una bella amicizia. È un’attrice molto brava, che ha davvero interiorizzato il suo ruolo. Ha trovato una chiave sempre credibile, e questo è fondamentale su un set. Avere una protagonista solida, che sa esattamente cosa fare, rende tutto più semplice e sicuro. Il suo personaggio, Azzurra, è adorabile: è quell’amica che tutti vorrebbero avere, ti conquista subito.

Cosa dire, invece, del suo personaggio?

Lorenzo è un personaggio cupo, segnato, che non si è mai concesso una seconda possibilità. L’incontro con Azzurra sarà per lui uno spartiacque. Lei gli farà capire che le seconde possibilità esistono per tutti: per i criminali, per le famiglie disfunzionali, per i tossicodipendenti di cui ci occupa per lavoro, figurarsi se non esistono per lui. Azzurra lo spingerà a fare un grande cambiamento, costringendolo ad aprire gli occhi e guardarsi intorno con più fiducia. Con la sua vitalità e la sua forza gli ripeterà: “Apri gli occhi! Guarda quanta vita c’è e quante seconde possibilità puoi cogliere. Guarda cosa sei riuscito a fare con questa casa-famiglia”. È uno schiaffo forte, ma necessario.

Lorenzo è uno psichiatra, secondo lei, quanta spiritualità c’è nella psichiatria?

La psichiatria porta in sé un forte elemento spirituale: non potrebbe essere altrimenti. O meglio, una psichiatria priva di spiritualità, a mio avviso, è pericolosissima.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

ESC 2025

Posted on

San Marino Song Contest

Una serata evento, in diretta tv e radio l’8 marzo dal teatro di Dogana (RSM), per selezionare il rappresentante della Repubblica al festival eurovisivo

Un cast internazionale in gara per aggiudicarsi, in una sfida all’ultima nota, la palma di vincitore e il titolo di portabandiera della Repubblica di San Marino all’Eurovision Song Contest 2025, in programma dal 13 al 17 maggio a Basilea.  Presentato da Flora Canto e Francesco Facchinetti, il San Marino Song Contest 2025 andrà in onda l’8 marzo in diretta tv e radio dal teatro di Dogana (RSM) alle 20.30 su San Marino RTV, Radio San Marino, Rai Radio2 anche in Visual sul canale 202, RaiPlay, RaiPlay Sound e in Dab+ tramite il consorzio Media Dab, e vedrà la partecipazione di 20 artisti in gara provenienti da sei Paesi europei. Ospiti della serata, sul palco del Teatro Nuovo, Cristiano Malgioglio con le sue “incursioni”, La Rappresentante Di Lista e Senhit. Prodotto e organizzato dalla Segreteria di Stato per il Turismo, Poste, Cooperazione, Expo, Informazione e Attrazione degli Investimenti Turistici della Repubblica di San Marino e da San Marino RTV, la Radiotelevisione della Repubblica di San Marino e Media Evolution di Denny Montesi, con la direzione artistica di Massimo Bonelli, il San Marino Song Contest 2025 sarà realizzato con il supporto di un prestigioso team di professionisti, che vedrà alla regia Cristiano D’Alisera, Annalisa Montaldo come autrice capo progetto, Marco Lucarelli alla direzione della fotografia, mentre la scenografia è affidata a Marco Calzavara.

 

La Giuria del San Marino Song Contest sarà così composta:

Luca De Gennaro (Presidente) – Critico musicale, Dj e conduttore radiofonico italiano
Roberto Sergio – Direttore Generale Rtv San Marino
Federica Gentile – Conduttrice e autrice televisiva e radiofonica
Mario Andrea Ettorre – Direttore Marketing SIAE
Ema Stokholma – Scrittrice e conduttrice radiofonica a televisiva

 

Della Giuria di qualità Premio della critica, presieduta dal critico musicale e giornalista di spettacolo Stefano Mannucci de “Il Fatto Quotidiano”, faranno invece parte l’inviata di “Avvenire” Angela Calvini, la caposervizio degli spettacoli della agenzia “AdnKronos” Antonella Nesi, la giornalista de “Il Tempo” Carmen Guadalaxara, e Valerio Baroncini de “Il Resto del Carlino”. I cinque giornalisti avranno il compito di valutare la proposta artistica più interessante e valida in valore assoluto e poi la qualità del brano e la performance live dell’artista. Dalla somma dei loro voti (da 1 a 10 per ciascuno) si otterrà una classifica che determinerà l’artista a cui verrà attribuito il Premio della Critica del San Marino Song Contest.

ARTISTI IN GARA (in ordine alfabetico):

Bianca Atzei (Italia) – Testacoda
Besa (Albani) – Tiki tiki
Boosta (Italia) – BTW
Vincenzo Capua (Italia) – Sei sempre tu
Pierdavide Carone (Italia) – Mi vuoi sposare?
Marco Carta (Italia) – Solo fantasia
Luisa Corna (Italia) – Il giorno giusto
CuRLi (Svezia) – Juliet
Elasi (Italia) Lorella
Haymara (Italia) – Tómame las manos
KiNG FOO (Slovenia) – The Edge of the world
Paco (San Marino) – Until the end
Gabry Ponte (Italia) – Tutta l’Italia
Questo e quello (Italia) – Bella Balla
Silvia Salemi (Italia) – Coralli
Angy Sciacqua (Belgio) – “I”
Taoma (Italia) – NPC
Teslenko (Ucraina) – Storm
The Rumpled (Italia) – You Get Me So High
Giacomo Voli (Italia) – Ave Maria

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

LORELLA BOCCIA E MARCO CONIDI

Posted on

Musica mia

Al via il 9 marzo alle 14.00 su Rai 2 il nuovo programma dedicato alla musica popolare. La conduttrice e il cantautore romano, frontman della band L’Orchestraccia, viaggeranno lungo lo Stivale a bordo di un pulmino carico di strumenti musicali per raccontare e incontrare la musica e le tradizioni dei luoghi visitati: «Siamo molto fieri di inaugurare questo sentiero musicale e invitiamo i telespettatori a venire in viaggio con noi»

 

Il vostro viaggio sta per avere inizio…

Lorella: Sono molto carica e curiosa. Partiamo da Roma, ma il viaggio sarà molto lungo, non vedo l’ora.

Marco: Sì, assolutamente. Non vedo l’ora di sentire le storie e di potere raccontare le tradizioni della musica italiana, ma anche le nuove tendenze. L’Italia è così bella, così varia, ogni differenza serve per migliorarci.

Più viaggiatori o più conduttori?

Lorella: Siamo un po’ tutte e due le cose: viaggiamo conducendo e conduciamo viaggiando.

Marco: Il viaggio conduce e noi ci faremo condurre nel viaggio. La curiosità ci renderà conduttori per le nostre domande.

La musica popolare tramanda tradizioni. Dove nasce la sua forza?

Lorella: La forza dipende dai territori, ogni luogo ha la sua. Se parliamo di Napoli ci sono canzoni popolari conosciute in tutto il mondo, nonostante abbiano radici antiche in realtà noi le cantiamo ancora. I classici della canzone napoletana sono indimenticabili. Ma vale per tutti i territori. Queste canzoni permettono di raccontare e ricordare il passato e di vivere meglio il presente.

Marco: Il linguaggio dei dialetti oggi lo troviamo nei nuovi cantautori. Anche i rapper scrivono in dialetto perché c’è una capacità di sintesi che gli americani chiamano slang, che è il gergo parlato dal popolo, vissuto dal popolo. Le persone hanno un grande attaccamento alle proprie tradizioni e le proiettano nel futuro.

Ad arricchire ogni puntata ci saranno anche interventi d’eccezione…

Lorella: Ci saranno degli ospiti legati al territorio. A Napoli, ad esempio, ci saranno Marisa Laurito ed Eugenio Bennato. Tanti grandi personaggi che hanno viaggiato parecchio nell’arte e nella musica popolare. Chi meglio di chi ha vissuto la musica popolare può raccontare quello che rappresenta questa musica?

Marco: E poi ci saranno delle rubriche, come quella con Ambrogio Sparagna che è una sorta di “Treccani” della storia della musica. Edoardo Sylos Labini invece ci porterà nelle particolarità delle scritture di alcune canzoni o delle storie aderenti a certi scrittori di territorio. È un programma molto ricco, molto nuovo e credo che non sia mai stata fatta una cosa del genere.

La prima tappa è Roma. Quale lettura darete della tradizione popolare della Capitale?

Lorella: Andremo ad analizzare tutti gli artisti che l’hanno resa così grande, attraverso la musica cercheremo di capire il carattere delle città.

Marco: Cercheremo anche aderenza al territorio, analogie con altri luoghi, con quello che noi già amiamo e conosciamo e staremo a sentire i suoni del popolo e le storie che ci racconteranno.

Siete una coppia inedita. Come lavorerete insieme?

Lorella: Benissimo! Siamo così, senza troppe sovrastrutture. Ci divertiamo tanto. Marco ha una grande cultura, conosce bene la musica.  Ha sempre fatto parte anche della mia vita ma non in questo modo così profondo. Siamo una coppia che si compensa.

Marco: Lorella è una persona molto curiosa, molto ironica e andare in giro con lei è molto piacevole. Ha anche una visione molto sorridente e positiva della vita, un atteggiamento che piace molto anche a me. Lei avrà una freschezza e una simpatia devastanti.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

Vittoria Puccini

Posted on

Il riscatto di Maria

«È una donna profondamente indipendente, inizialmente dura e spregiudicata, abituata a contare solo sulle proprie forze» racconta la protagonista della serie “Belcanto”, in onda su Rai 1 da lunedì 24 febbraio. Una storia di riscatto e di desiderio di libertà

Un nuovo progetto in costume…

Amo i film e le serie in costume, sia come attrice che come spettatrice. Hanno la capacità di farti sognare e di trasportarti in epoche lontane dalla nostra quotidianità. “Belcanto” mi ha conquistata fin da subito, la sua sceneggiatura ricca di colpi di scena e di emozioni, lo rende un racconto coinvolgente, che non può lasciare il pubblico indifferente.

Chi è Maria?

È una donna profondamente indipendente, inizialmente dura e spregiudicata, abituata a contare solo sulle proprie forze. Per lei, Milano rappresenta una possibilità di riscatto, un’opportunità di rinascita per sé e per le sue due figlie, dopo essere fuggita da Napoli, da un marito violento e da una condizione di miseria. Maria è convinta che Antonia, la figlia maggiore, possieda un talento straordinario per la musica e che possa diventare una celebre cantante lirica. Ripone in lei tutte le sue speranze, vedendo nel suo successo la chiave per garantire alla famiglia la serenità che merita. Tuttavia, questo la porta a trascurare la secondogenita, con la quale il rapporto è più conflittuale e tormentato.

A chi si è ispirata per costruire il suo personaggio?

Durante la lettura iniziale del testo, mi è venuta subito in mente la figura del padre del tennista André Agassi, uno di quei genitori che proiettano sui figli i sogni e le ambizioni che loro stessi non sono riusciti a realizzare. Questo meccanismo di trasferimento delle proprie frustrazioni è uno dei temi che emerge dalla serie.

Una donna e la sua “fame” di vita. In che modo farà sentire la sua voce?

Il passato di Maria è segnato dalla sofferenza e dalle ferite inflitte dagli uomini che l’hanno profondamente segnata, quasi annientata. Un tema purtroppo ancora attuale. Con il tempo, Maria ha costruito una corazza di durezza, decidendo di non fidarsi più di nessuno e di contare solo su sé stessa. I traumi subiti l’hanno resa diffidente verso l’amore e incapace di abbandonarsi ai sentimenti. Tuttavia, l’incontro con Domenico (interpretato da Carmine Recano) e il complesso rapporto con le sue figlie diventeranno la chiave per scalfire questa corazza. Attraverso di loro, Maria inizierà un percorso di guarigione che la porterà, poco alla volta, a svelare il segreto che custodisce e che spiega la sua durezza. La sua rinascita comincerà proprio quando troverà il coraggio di vivere la sua vita senza più paura.

Un racconto corale al femminile. Cosa ci dicono le donne di Belcanto?

Oltre al tema del riscatto personale, “Belcanto” invita a riflettere su cosa si è disposti a fare per raggiungere i propri obiettivi o il successo, e soprattutto su quanto valga la pena inseguire la fama a tutti i costi. La serie sottolinea come, in qualunque ambito artistico, il talento non basti: servono impegno, dedizione e sacrificio. Cercare scorciatoie può sembrare allettante, ma una carriera priva di fondamenta solide è destinata a crollare. Il messaggio è chiaro: è la passione, e non la semplice ricerca di fama o ricchezza, che deve guidare ogni percorso professionale.

Si parla spesso di emancipazione femminile, ma come possono emanciparsi gli uomini attraverso l’esempio di una donna come Maria?

Attraverso la figura di Domenico, la serie esplora un modello maschile diverso, capace di mostrare la propria fragilità senza timore. Un aspetto di grande modernità, soprattutto considerando che la storia è ambientata nell’Ottocento. Domenico non giudica, ma accoglie e ascolta, e proprio questo atteggiamento permette a Maria di fidarsi e di aprire il suo cuore.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.08

Serena… è Serenight

Posted on

La musica, le parole, le emozioni. Il sabato su Rai 1 il nuovo programma condotto da Serena Autieri

Serena Autieri colora la seconda serata del sabato di Rai 1 con “Serenight”, il nuovo programma che unisce musica, intrattenimento e conversazioni d’autore in un’atmosfera calda e raffinata. Nello studio che richiama l’atmosfera di un loft, con un camino e un angolo bar, suona la band di cinque elementi diretta dal maestro Enzo Campagnoli. La musica è il cuore pulsante del programma: Serena Autieri, grazie alle sue straordinarie doti canore, si esibisce in duetti con gli ospiti che si avvicendano nel corso delle serate e interpreterà brani evergreen che hanno segnato la storia della musica. Ad arricchire il cast fisso c’è Gigi Marzullo, che con il suo inconfondibile stile interviene in alcuni momenti della serata, e Biagio Musella, giovane attore, nel ruolo di barman e “grillo parlante”. “Serenight” è realizzato presso il Centro di Produzione Rai di Napoli. La regia è affidata a Claudia de Toma, la scenografia è curata da Tiziana Fiorillo, la direzione della fotografia è di Enzo Napoletano. Il programma è scritto da Vincenzo Incenzo insieme a Giuliano Rinaldi, con la collaborazione di Carlo Vani, curatore da Danilo Salemi.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.08

LORENZA INDOVINA

Posted on

Il fascino dell’umano

Nella nuova stagione di “Rocco Schiavone” – il mercoledì su Rai 2 – è Michela, commissario della scientifica molto preparato alle prese con la riscoperta della sua femminilità. L’attrice romana è anche a teatro con la commedia “Perfetti sconosciuti” e al lavoro di un documentario sul disastro aereo del 1972 a Punta Raisi in Sicilia, dove perse la vita suo padre

 

Rocco Schiavone è un personaggio che il pubblico ritrova sempre con piacere. Ma cosa rende questa serie così epica e imprescindibile?

I motivi sono molteplici. Il primo è sicuramente la qualità dei romanzi da cui è tratta, scritti con grande maestria, in cui i personaggi sono tridimensionali, ricchi di sfaccettature e profondamente umani. In secondo luogo, il protagonista è una figura unica nel panorama televisivo: un poliziotto burbero, segnato da un dolore profondo, ma al tempo stesso empatico, umano e incredibilmente affascinante. Marco Giallini lo interpreta in maniera straordinaria, rendendolo ancora più autentico e coinvolgente. Il fascino del personaggio risiede proprio nel suo lato oscuro, nel buio che porta dentro di sé. Inoltre, la serie è curata nei minimi dettagli, dalla regia impeccabile alle suggestive ambientazioni innevate, che contribuiscono a creare un’atmosfera intensa e avvolgente.

E poi c’è una squadra di lavoro consolidata…

Ormai siamo una famiglia. Ci conosciamo da anni e ci ritroviamo a lavorare insieme con entusiasmo ogni volta che la serie riparte. Antonio Manzini, autore dei romanzi, aggiunge sempre nuove sfide, costringendoci a essere più attenti e coinvolti (ride).

Quali sono state le difficoltà da affrontare in questa nuova stagione?

Per quanto riguarda il mio personaggio, mi sono sentita abbastanza serena, ma la sfida più grande è pronunciare termini in latino piuttosto complessi, tanto da dovermeli scrivere sulla mano per ricordarli! Inoltre, in una puntata ci siamo trovati ad affrontare il delicato tema della pedofilia, un caso particolarmente forte dal punto di vista emotivo e molto inusuale per la serie. Trovare il giusto equilibrio è stato difficile, perché il mio personaggio oscilla costantemente tra il grottesco e il realistico. Lavorare sulla verità emotiva, dunque, ha rappresentato un valore aggiunto per il ruolo.

A di là dei casi di puntata, quali sono in questa stagione le colonne portanti di questa stagione?

Rocco Schiavone resta il fulcro di tutto, ma all’interno della serie si intrecciano altre storie: la mia relazione con Alberto, nuove dinamiche sentimentali e, soprattutto, la parte romana, che acquisterà maggiore rilievo nell’ultima puntata, quando il gruppo degli amici partirà per l’estero. La serie continua a mantenere le linee orizzontali dei protagonisti, che si inseriscono nel racconto giallo e quello legato al protagonista.

Cosa rende un personaggio interessante?

Un personaggio deve essere ben costruito, con lati chiari e oscuri, con elementi emotivi forti che lo spingano a compiere scelte anche destabilizzanti. Per me è fondamentale la qualità della scrittura e dei dialoghi: se un attore ha battute poco credibili, far emergere il personaggio diventa difficile. Più un ruolo è lontano dalla mia esperienza, più mi diverte interpretarlo, perché rappresenta una sfida stimolante.

Qual è stato il rapporto con Antonio Manzini?

Antonio è un caro amico da tanti anni, sin da quando era attore prima di diventare scrittore. Ho la fortuna di poterlo contattare per chiedere consigli o confrontarmi con lui, così come con il regista Simone Spada, il “comandante della nave”. Quando il mio personaggio è stato introdotto nella seconda stagione, ho chiesto a Manzini quale tono adottare: avrebbe potuto essere interpretato in maniera grottesca, ma lui mi ha chiesto di mantenere misura, senza perdere l’ironia. Con il tempo, il mio personaggio ha vissuto una piccola evoluzione, scoprendo la propria femminilità dopo l’incontro con Alberto e lasciandosi alle spalle l’immagine trasandata di un tempo (ride).

Riflettendo sul personaggio di Schiavone. Il vicequestore a un certo punto spegne la sigaretta, infila le mani nel loden, va e si butta nel mondo. Cosa serve, invece, a Lorenza Indovina per buttarsi nel mondo?

Per quanto mi riguarda, per lanciarmi in qualcosa ho bisogno di credere in un progetto. Ne parlavo con una giovane attrice che mi diceva di non avere più aspettative, e io le ho risposto che gli stimoli sono fondamentali: ci aiutano a dare senso a ciò che facciamo. Non necessariamente nel mondo, ma nella nostra vita. L’importante è trovare qualcosa che ci arricchisca e ci faccia sentire utili. Una delle esperienze più gratificanti per me è stata il coaching nella serie “Anna” di Niccolò Ammaniti: confrontarmi con i dubbi, le fragilità e la generosità dei ragazzi mi ha illuminato la vita. Tutto questo mi ha illuminato la vita.

Qual è, secondo lei, il ruolo dell’artista oggi?

Viviamo in un’epoca buia dal punto di vista culturale. L’asticella si sta abbassando drasticamente, si inseguono solo algoritmi e l’intelligenza artificiale incombe, cosa che mi spaventa molto. L’altro giorno usavo un programma di scrittura e, evidenziando una frase, si è aperta una finestra con suggerimenti su come riscriverla. Ma la cultura richiede fatica, pensiero, impegno e attenzione. Oggi tutto è una sintesi e si rischia di non allenare più il cervello. Anche nel mio lavoro, con i tempi di produzione sempre più stretti, si punta più sulla quantità che sulla qualità. Il rischio è quello di ottenere un prodotto standardizzato, senza una propria personalità. Dobbiamo fare di più per mantenere viva l’arte, che è fondamentale per la crescita umana e la creatività.

Cosa fa, anche attraverso il suo lavoro, per contrastare questo tipo di tendenza?

Oggi sono ancora più selettiva: non partecipo a progetti in cui non credo, indipendentemente dal ruolo. Per esempio, in “Tutto chiede salvezza” di Francesco Bruni avevo un ruolo piccolo, ma ero felice di farne parte. Ora lavoro a teatro con “Perfetti sconosciuti” e mi sento viva, parte di un gruppo affiatato con un testo ben scritto. In generale, cerco di preservare la mia mente dalle cose brutte (ride). Una mia amica direttrice la fotografia ai suoi allievi dice: “Guardateli i film di oggi, ma dopo il primo compensa con tre classici” per riequilibrare le cose.

In cosa è impegnata oggi?

Sto lavorando a un documentario come regista, mossa da un gruppo di persone che mi sono venute a chiedere di raccontare una storia, per me emotivamente molto coinvolgente, nella quale c’è dentro una parte importante della mia vita. Affronto il tema di un incidente aereo avvenuto nel 1972, dove è morto mio padre, quando avevo sei anni. Non è un racconto investigativo, ma lo affronto dal punto di vista umano, perché questo incidente ha lasciato 98 orfani, tutti molto piccoli. Mi sono concentrata sul come si possa crescere con un vuoto di questo genere, con questa mancanza, con il senso del ricordo e dell’immaginazione. Per me è stato fondamentale indagare il senso della verità, che in questi anni si è perso.

È più ottimista o pessimista?

Io dico sempre che sono una ottimista che vede il bicchiere mezzo pieno, perché poi il resto lo bevo (ride).

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.08

Imma Tataranni, la quarta stagione

Posted on

Vanessa Scalera, Massimiliano Gallo, Alessio Lapice, Barbara Ronchi, Carlo Buccirosso, Cesare Bocci diretti da Francesco Amato nella splendida Matera. Nata dalla penna di Mariolina Venezia, è tornata la domenica su Rai 1 una delle serie più apprezzate della Tv

Accolta con il grande affetto di sempre (dato AUDITEL), è tornata “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”, quarta stagione della serie prodotta da Rai Fiction, IBC Movie e Rai Com, con il contributo della Regione Basilicata e il sostegno della Lucania Film Commission. Dietro la macchina da presa il regista Francesco Amato, sullo schermo un cast amatissimo dal pubblico: Nei panni della protagonista Vanessa Scalera. Al suo fianco Massimiliano Gallo (nel ruolo del marito di Imma, Pietro De Ruggeri), Alessio Lapice (nel ruolo del maresciallo Ippazio Calogiuri) e Barbara Ronchi (che interpreta la cancelliera Diana De Santis); e ancora Carlo Buccirosso nei panni del procuratore capo Alessandro Vitali e Cesare Bocci in quelli del pregiudicato Saverio Romaniello. I nuovi episodi alternano le indagini sui singoli casi con le vicende umane e familiari di Imma Tataranni, una donna professionalmente incorruttibile, implacabile, dissacrante, ma di grande umanità e graffiante ironia, di cui ormai si conoscono i valori, il senso di giustizia, il bisogno di verità, ma anche i conflitti interni, i desideri nascosti e le fragilità. Nella terza stagione, una profonda distanza ha diviso Imma dal marito Pietro, colpevole di essersi lasciato conquistare dall’adrenalinica voglia di vivere di Sara, giovane tragicamente uccisa dal cugino e di cui proprio Pietro è stato il primo sospettato. A causa di questa vicenda, Imma vive un momento di forte delusione e finisce tra le braccia del maresciallo Calogiuri. “Osservando gli attori recitare durante le riprese di questa nuova stagione – dice il regista Francesco Amato – ero attraversato dall’idea che sul set si stesse verificando un fenomeno piuttosto raro. Non era solo la percezione di un allineamento di astri, che genera armonia e purezza, in una galassia cinematografica dove le stelle sono i nostri attori, riuniti in una danza perfettamente simmetrica, o almeno così la vedo io, in termini di grazia, sensibilità, empatia. Quello che si rivelava era qualcosa di nuovo, che appartiene al tema dell’identità dei personaggi. I sentimenti reali tra gli attori avevano il sopravvento sui sentimenti fittizi tra i personaggi, o almeno incidevano parecchio sull’esito emotivo della scena. A differenza del passato, in questa stagione quando c’era affetto tra gli interpreti nella vita vera, questo entrava forte nella scena”.  Questa nuova stagione “si distingue dal passato per la densità sentimentale delle storie che racconta – prosegue il regista –. Al centro c’è il triangolo amoroso che vede Imma contesa tra Calogiuri e Pietro, ma – come sempre, se no non sarebbe la Tataranni – è lei a decidere delle sue sorti, e di quelle degli altri, in quella prospettiva per cui sono le qualità delle donne ad avere più forza. Quando abbiamo cominciato questa antologia di racconti, Imma rappresentava un mondo possibile, oggi disegna invece un mondo reale, riscontrabile nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, sui nostri set, e nelle cronache ufficiali. Il femminile è più forte, più autorevole, più audace. Imma è una degna testimonianza di questo processo”.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.08