Serena… è Serenight

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La musica, le parole, le emozioni. Il sabato su Rai 1 il nuovo programma condotto da Serena Autieri

Serena Autieri colora la seconda serata del sabato di Rai 1 con “Serenight”, il nuovo programma che unisce musica, intrattenimento e conversazioni d’autore in un’atmosfera calda e raffinata. Nello studio che richiama l’atmosfera di un loft, con un camino e un angolo bar, suona la band di cinque elementi diretta dal maestro Enzo Campagnoli. La musica è il cuore pulsante del programma: Serena Autieri, grazie alle sue straordinarie doti canore, si esibisce in duetti con gli ospiti che si avvicendano nel corso delle serate e interpreterà brani evergreen che hanno segnato la storia della musica. Ad arricchire il cast fisso c’è Gigi Marzullo, che con il suo inconfondibile stile interviene in alcuni momenti della serata, e Biagio Musella, giovane attore, nel ruolo di barman e “grillo parlante”. “Serenight” è realizzato presso il Centro di Produzione Rai di Napoli. La regia è affidata a Claudia de Toma, la scenografia è curata da Tiziana Fiorillo, la direzione della fotografia è di Enzo Napoletano. Il programma è scritto da Vincenzo Incenzo insieme a Giuliano Rinaldi, con la collaborazione di Carlo Vani, curatore da Danilo Salemi.

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LORENZA INDOVINA

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Il fascino dell’umano

Nella nuova stagione di “Rocco Schiavone” – il mercoledì su Rai 2 – è Michela, commissario della scientifica molto preparato alle prese con la riscoperta della sua femminilità. L’attrice romana è anche a teatro con la commedia “Perfetti sconosciuti” e al lavoro di un documentario sul disastro aereo del 1972 a Punta Raisi in Sicilia, dove perse la vita suo padre

 

Rocco Schiavone è un personaggio che il pubblico ritrova sempre con piacere. Ma cosa rende questa serie così epica e imprescindibile?

I motivi sono molteplici. Il primo è sicuramente la qualità dei romanzi da cui è tratta, scritti con grande maestria, in cui i personaggi sono tridimensionali, ricchi di sfaccettature e profondamente umani. In secondo luogo, il protagonista è una figura unica nel panorama televisivo: un poliziotto burbero, segnato da un dolore profondo, ma al tempo stesso empatico, umano e incredibilmente affascinante. Marco Giallini lo interpreta in maniera straordinaria, rendendolo ancora più autentico e coinvolgente. Il fascino del personaggio risiede proprio nel suo lato oscuro, nel buio che porta dentro di sé. Inoltre, la serie è curata nei minimi dettagli, dalla regia impeccabile alle suggestive ambientazioni innevate, che contribuiscono a creare un’atmosfera intensa e avvolgente.

E poi c’è una squadra di lavoro consolidata…

Ormai siamo una famiglia. Ci conosciamo da anni e ci ritroviamo a lavorare insieme con entusiasmo ogni volta che la serie riparte. Antonio Manzini, autore dei romanzi, aggiunge sempre nuove sfide, costringendoci a essere più attenti e coinvolti (ride).

Quali sono state le difficoltà da affrontare in questa nuova stagione?

Per quanto riguarda il mio personaggio, mi sono sentita abbastanza serena, ma la sfida più grande è pronunciare termini in latino piuttosto complessi, tanto da dovermeli scrivere sulla mano per ricordarli! Inoltre, in una puntata ci siamo trovati ad affrontare il delicato tema della pedofilia, un caso particolarmente forte dal punto di vista emotivo e molto inusuale per la serie. Trovare il giusto equilibrio è stato difficile, perché il mio personaggio oscilla costantemente tra il grottesco e il realistico. Lavorare sulla verità emotiva, dunque, ha rappresentato un valore aggiunto per il ruolo.

A di là dei casi di puntata, quali sono in questa stagione le colonne portanti di questa stagione?

Rocco Schiavone resta il fulcro di tutto, ma all’interno della serie si intrecciano altre storie: la mia relazione con Alberto, nuove dinamiche sentimentali e, soprattutto, la parte romana, che acquisterà maggiore rilievo nell’ultima puntata, quando il gruppo degli amici partirà per l’estero. La serie continua a mantenere le linee orizzontali dei protagonisti, che si inseriscono nel racconto giallo e quello legato al protagonista.

Cosa rende un personaggio interessante?

Un personaggio deve essere ben costruito, con lati chiari e oscuri, con elementi emotivi forti che lo spingano a compiere scelte anche destabilizzanti. Per me è fondamentale la qualità della scrittura e dei dialoghi: se un attore ha battute poco credibili, far emergere il personaggio diventa difficile. Più un ruolo è lontano dalla mia esperienza, più mi diverte interpretarlo, perché rappresenta una sfida stimolante.

Qual è stato il rapporto con Antonio Manzini?

Antonio è un caro amico da tanti anni, sin da quando era attore prima di diventare scrittore. Ho la fortuna di poterlo contattare per chiedere consigli o confrontarmi con lui, così come con il regista Simone Spada, il “comandante della nave”. Quando il mio personaggio è stato introdotto nella seconda stagione, ho chiesto a Manzini quale tono adottare: avrebbe potuto essere interpretato in maniera grottesca, ma lui mi ha chiesto di mantenere misura, senza perdere l’ironia. Con il tempo, il mio personaggio ha vissuto una piccola evoluzione, scoprendo la propria femminilità dopo l’incontro con Alberto e lasciandosi alle spalle l’immagine trasandata di un tempo (ride).

Riflettendo sul personaggio di Schiavone. Il vicequestore a un certo punto spegne la sigaretta, infila le mani nel loden, va e si butta nel mondo. Cosa serve, invece, a Lorenza Indovina per buttarsi nel mondo?

Per quanto mi riguarda, per lanciarmi in qualcosa ho bisogno di credere in un progetto. Ne parlavo con una giovane attrice che mi diceva di non avere più aspettative, e io le ho risposto che gli stimoli sono fondamentali: ci aiutano a dare senso a ciò che facciamo. Non necessariamente nel mondo, ma nella nostra vita. L’importante è trovare qualcosa che ci arricchisca e ci faccia sentire utili. Una delle esperienze più gratificanti per me è stata il coaching nella serie “Anna” di Niccolò Ammaniti: confrontarmi con i dubbi, le fragilità e la generosità dei ragazzi mi ha illuminato la vita. Tutto questo mi ha illuminato la vita.

Qual è, secondo lei, il ruolo dell’artista oggi?

Viviamo in un’epoca buia dal punto di vista culturale. L’asticella si sta abbassando drasticamente, si inseguono solo algoritmi e l’intelligenza artificiale incombe, cosa che mi spaventa molto. L’altro giorno usavo un programma di scrittura e, evidenziando una frase, si è aperta una finestra con suggerimenti su come riscriverla. Ma la cultura richiede fatica, pensiero, impegno e attenzione. Oggi tutto è una sintesi e si rischia di non allenare più il cervello. Anche nel mio lavoro, con i tempi di produzione sempre più stretti, si punta più sulla quantità che sulla qualità. Il rischio è quello di ottenere un prodotto standardizzato, senza una propria personalità. Dobbiamo fare di più per mantenere viva l’arte, che è fondamentale per la crescita umana e la creatività.

Cosa fa, anche attraverso il suo lavoro, per contrastare questo tipo di tendenza?

Oggi sono ancora più selettiva: non partecipo a progetti in cui non credo, indipendentemente dal ruolo. Per esempio, in “Tutto chiede salvezza” di Francesco Bruni avevo un ruolo piccolo, ma ero felice di farne parte. Ora lavoro a teatro con “Perfetti sconosciuti” e mi sento viva, parte di un gruppo affiatato con un testo ben scritto. In generale, cerco di preservare la mia mente dalle cose brutte (ride). Una mia amica direttrice la fotografia ai suoi allievi dice: “Guardateli i film di oggi, ma dopo il primo compensa con tre classici” per riequilibrare le cose.

In cosa è impegnata oggi?

Sto lavorando a un documentario come regista, mossa da un gruppo di persone che mi sono venute a chiedere di raccontare una storia, per me emotivamente molto coinvolgente, nella quale c’è dentro una parte importante della mia vita. Affronto il tema di un incidente aereo avvenuto nel 1972, dove è morto mio padre, quando avevo sei anni. Non è un racconto investigativo, ma lo affronto dal punto di vista umano, perché questo incidente ha lasciato 98 orfani, tutti molto piccoli. Mi sono concentrata sul come si possa crescere con un vuoto di questo genere, con questa mancanza, con il senso del ricordo e dell’immaginazione. Per me è stato fondamentale indagare il senso della verità, che in questi anni si è perso.

È più ottimista o pessimista?

Io dico sempre che sono una ottimista che vede il bicchiere mezzo pieno, perché poi il resto lo bevo (ride).

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Imma Tataranni, la quarta stagione

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Vanessa Scalera, Massimiliano Gallo, Alessio Lapice, Barbara Ronchi, Carlo Buccirosso, Cesare Bocci diretti da Francesco Amato nella splendida Matera. Nata dalla penna di Mariolina Venezia, è tornata la domenica su Rai 1 una delle serie più apprezzate della Tv

Accolta con il grande affetto di sempre (dato AUDITEL), è tornata “Imma Tataranni – Sostituto Procuratore”, quarta stagione della serie prodotta da Rai Fiction, IBC Movie e Rai Com, con il contributo della Regione Basilicata e il sostegno della Lucania Film Commission. Dietro la macchina da presa il regista Francesco Amato, sullo schermo un cast amatissimo dal pubblico: Nei panni della protagonista Vanessa Scalera. Al suo fianco Massimiliano Gallo (nel ruolo del marito di Imma, Pietro De Ruggeri), Alessio Lapice (nel ruolo del maresciallo Ippazio Calogiuri) e Barbara Ronchi (che interpreta la cancelliera Diana De Santis); e ancora Carlo Buccirosso nei panni del procuratore capo Alessandro Vitali e Cesare Bocci in quelli del pregiudicato Saverio Romaniello. I nuovi episodi alternano le indagini sui singoli casi con le vicende umane e familiari di Imma Tataranni, una donna professionalmente incorruttibile, implacabile, dissacrante, ma di grande umanità e graffiante ironia, di cui ormai si conoscono i valori, il senso di giustizia, il bisogno di verità, ma anche i conflitti interni, i desideri nascosti e le fragilità. Nella terza stagione, una profonda distanza ha diviso Imma dal marito Pietro, colpevole di essersi lasciato conquistare dall’adrenalinica voglia di vivere di Sara, giovane tragicamente uccisa dal cugino e di cui proprio Pietro è stato il primo sospettato. A causa di questa vicenda, Imma vive un momento di forte delusione e finisce tra le braccia del maresciallo Calogiuri. “Osservando gli attori recitare durante le riprese di questa nuova stagione – dice il regista Francesco Amato – ero attraversato dall’idea che sul set si stesse verificando un fenomeno piuttosto raro. Non era solo la percezione di un allineamento di astri, che genera armonia e purezza, in una galassia cinematografica dove le stelle sono i nostri attori, riuniti in una danza perfettamente simmetrica, o almeno così la vedo io, in termini di grazia, sensibilità, empatia. Quello che si rivelava era qualcosa di nuovo, che appartiene al tema dell’identità dei personaggi. I sentimenti reali tra gli attori avevano il sopravvento sui sentimenti fittizi tra i personaggi, o almeno incidevano parecchio sull’esito emotivo della scena. A differenza del passato, in questa stagione quando c’era affetto tra gli interpreti nella vita vera, questo entrava forte nella scena”.  Questa nuova stagione “si distingue dal passato per la densità sentimentale delle storie che racconta – prosegue il regista –. Al centro c’è il triangolo amoroso che vede Imma contesa tra Calogiuri e Pietro, ma – come sempre, se no non sarebbe la Tataranni – è lei a decidere delle sue sorti, e di quelle degli altri, in quella prospettiva per cui sono le qualità delle donne ad avere più forza. Quando abbiamo cominciato questa antologia di racconti, Imma rappresentava un mondo possibile, oggi disegna invece un mondo reale, riscontrabile nelle nostre vite, nelle nostre famiglie, sui nostri set, e nelle cronache ufficiali. Il femminile è più forte, più autorevole, più audace. Imma è una degna testimonianza di questo processo”.

 

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VINCENZO DE LUCIA

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Nella vita sono Mara, ma nel lavoro sono Maria

Attore, imitatore, ospite fisso di “Stasera tutto è possibile”, il comedy show del martedì di Rai 2 condotto da Stefano De Martino, realizzato dalla Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Endemol Shine Italy. Vincenzo De Lucia racconta al Radiocorriere Tv la sua sfida per riuscire ad assomigliare ai personaggi femminili che interpreta

 

Come vive la squadra di “Stasera tutto è possibile”?

Per me è una famiglia, ci sono l’affetto e l’empatia. Il rapporto che si è creato con tutta la squadra è quello di un gruppo di lavoro vero, bello, leale, forte, tanto che è veramente difficile riuscire a dire no a “Stasera tutto è possibile”, nonostante siano passate, almeno per me, sei edizioni.

Cosa rappresenta lavorare nella sua città in un programma così importante?

Sono napoletano e posso dire che rispetto al resto d’Italia a Napoli c’è una carnalità che non incontri altrove. Succede che ci incamminiamo per strada e veniamo trattati come fossimo Michael Jackson e Madonna. L’atteggiamento delle persone, l’effetto che facciamo è lo stesso. Magari vai in un’altra città e forse qualcuno sa chi sei, o a stento ti saluta. Napoli vive tutto così, con entusiasmo, con un affetto fuori dal comune anche per questa trasmissione. E poi a Napoli si sta bene e si mangia bene! L’affetto del pubblico ci arriva, devo dire, da tutta Italia. Anche leggendo i commenti sui social emerge un entusiasmo sorprendente ogni volta.

I suoi personaggi hanno sempre un tratto molto fedele e rispettoso, c’è il desiderio, talvolta, di andare un po’ sopra le righe?

Quest’anno stiamo cercando di virare verso la satira, anche se da parte mia resterà sempre solo il desiderio di omaggiare le donne. Dell’universo femminile ho una vera devozione e, chiaramente, non c’è mai il desiderio di ferire qualcuno. Dietro queste maschere c’è un uomo e anche solo per questo fatto non serve secondo me strafare.

Assomigliare ad una donna per lei è una grande sfida, come ci riesce?

L’unica cosa che mi riconosco in questo lavoro è lo spirito d’osservazione, poi sicuramente è un lavoro di squadra, nel senso che il trucco e il costume fanno molto. C’è un lavoro personale legato anche alle costanti rinunce che faccio per mantenere il corpo in buona forma. Mi privo di tutto quello che è dolce pur essendo super goloso e mi alleno nonostante sia tanto pigro.

Come nasce l’imitazione di un personaggio?

Da un’empatia che scatta subito con queste signore, con queste icone della televisione italiana. Poi inizio a osservarle, a carpire il minimo segreto. Mi ha aiutato molto averle conosciute e vissute anche per lunghi periodi. Ad esempio, Mara Venier la conosco oltre la Tv e posso testimoniare che è ancora più autentica. Riesce ad essere ancora più zia, ecco.

Come reagiscono i personaggi femminili che interpreta?

Mi è parso di averli visti sempre molto divertiti. Con Mara Venier abbiamo fatto un’intervista doppia che ha avuto un grosso impatto sul pubblico a casa e sui social.

La cosa più bella che le hanno detto i personaggi imitati?

Il mio è un omaggio a queste signore, una rappresentazione positiva della realtà.  Sono felice del fatto che nessuna si sia offesa. Le persone imitate colgono  l’aspetto tranquillo, sereno e mai graffiante.

C’è un personaggio che vorrebbe interpretare e che ancora non ha fatto?

In realtà ce ne sono tanti.  Sono sempre molto curioso e studio vari personaggi, ma è pur vero che se mai ti butti mai riuscirai a perfezionarli. L’imitazione è qualcosa che arriva, si perfeziona e si calibra col tempo. Questa stessa cosa mi è capitata per esempio con la d’Urso. All’inizio facevo grande fatica a trovarne la voce, anche un po’ l’impostazione.

Il personaggio nel quale ci si sente proprio dentro?

Inevitabilmente Maria De Filippi!  Anche se io sono metà Mara e metà Maria. Probabilmente al lavoro sono più Maria e nella vita sono più Mara.

In teatro ha interpretato vari ruoli…

In questo momento sto girando con uno spettacolo che si chiama “La Signora della TV”. Si tratta di un varietà, un omaggio agli anni ‘70 di Falqui, di Mina e della Carrà, a quel tipo di atmosfere. Il teatro è una dimensione che mi appaga tantissimo, per questo non disdegnerei di tornarci anche in futuro, per interpretare ruoli non per forza femminili o comici.

 

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Che Dio ci aiuti! e Suor Azzurra arrivano a Roma

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L’ottava stagione in dieci serate da giovedì 27 febbraio nel prime time di Rai 1. Con Francesca Chillemi, Giovanni Scifoni, la partecipazione straordinaria di Elena Sofia Ricci e Valeria Fabrizi. La regia è di Francesco Vicario

Una stagione ricca di novità, l’ottava di “Che Dio ci aiuti”, in prima serata su Rai 1 da giovedì 27 febbraio con la regia di Francesco Vicario. Dopo avere preso i voti, Suor Azzurra (Francesca Chillemi), che si era prefigurata una vita tranquilla nel suo amato convento ad Assisi con le sue ‘ragazze’, deve fare i conti con un evento inatteso, le viene infatti chiesto di trasferirsi a Roma e di occuparsi delle ragazze di una casa-famiglia. Per lei non è semplice cambiare città, cambiare vita e soprattutto lasciare tutto ciò che conosce per andare “fuori”, nel mondo. Ma è arrivato il momento di uscire dalla sua comfort zone: ora che ha imparato a cavarsela da sola, senza Suor Angela (Elena Sofia Ricci), deve portare la sua fede al di fuori delle mura del convento. “Azzurra non è più lì ad aspettare qualcuno che arrivi e chieda aiuto – dice Francesca Chillemi – si muove lei in una situazione in cui trova tante persone che hanno bisogno. Ad Azzurra mancheranno Suor Angela e Suor Costanza, che vedremo comunque in alcune puntate, e se la dovrà cavare da sola. Cosa certa è che in passato ha avuto delle ottime insegnanti e ha appreso bene, se la saprà cavare. Lei è tenace, non molla, ha il suo obiettivo che deve raggiungere”. È stata Suor Angela a chiedere a Suor Azzurra di aiutare il puntiglioso direttore della casa-famiglia, Lorenzo Riva, interpretato da Giovanni Scifoni, a salvare la struttura dalla chiusura. Lorenzo, stimato psichiatra sulla quarantina e padre di due figli, cerca di gestire la sua famiglia e le ragazze della “Casa del Sorriso” da quando la moglie Serena è morta in un incidente. Solido e razionale, all’inizio fatica un po’ a trovare la sintonia con la giovane suora e i suoi metodi non convenzionali. “Tra Azzurra e Lorenzo si creano dinamiche molto divertenti, le loro personalità sono diverse, ma insieme trovano la possibilità di comunicare e di fare divertire, noi per primi che li abbiamo portati in scena, e spero anche il pubblico” conclude Chillemi. Azzurra sbaglia, si confonde, combina disastri e continua a essere segretamente innamorata delle sue borse, ma ha una luce negli occhi che trasmette alle ragazze che incontra. Prima tra tutte, Cristina (Ambrosia Caldarelli), sedicenne incinta di uno spacciatore a cui la vita ha insegnato a non fidarsi mai di nessuno. Col tempo, imparerà che invece accanto a lei ci sono persone che le vogliono davvero bene e tengono a lei, anche le più inaspettate – come Pietro (Tommaso Donadoni), con cui ci sarà qualcosa di più di una semplice amicizia. E poi Olly (Ludovica Ciaschetti), ragazza intelligente dalla parlantina sciolta, che ha perso il papà a sei anni e da quel momento ha sempre vissuto in casa-famiglia.  E infine Melody (Bianca Panconi), un’ospite un po’ “speciale”, accolta in casa-famiglia per sfuggire a un compagno violento. A rimanere colpito dal suo candore è Corrado (Giulio Corso), un giovane ed elegante avvocato che offrirà ai nostri il suo aiuto legale pro-bono.

I NUOVI PERSONAGGI

Ambrosia Caldarelli è Cristina Vanzini

Cristina ha 16 anni, due occhi neri come la notte e la fermezza di una donna molto più grande di lei. Del resto, è stata costretta a crescere molto in fretta e a contare solo su se stessa, sopravvivendo in un mondo spietato dove droga, prostituzione e violenza sono la normalità. Viene affidata alla Casa del Sorriso in seguito allo sgombero di una casa popolare in cui viveva tra tossici e spacciatori insieme al suo ragazzo Matteo. Ed è in casa-famiglia che scopre di essere incinta, al terzo mese. Ma sta contando i giorni: non appena partorirà, se ne andrà da un’altra parte. Senza bambino.

 

Bianca Panconi è Melody

Melody ha 26 anni ed è come il suo nome: lei canta, sempre. Nonostante una vita complessa e dolorosa, è felice. Nella casa-famiglia porta allegria e una sincera speranza verso il mondo, che in un primo momento agli occhi delle altre ragazze la fa apparire un po’ naïve e con la testa tra le nuvole. Dietro gli occhi azzurri e il sorriso, però, nasconde un dolore profondo, un passato di violenza fisica e psicologica per mano del suo fidanzato, Sandrino.

 

 

 

Ludovica Ciaschetti è Olly

Olly ha lo sguardo sveglio, la parlantina sciolta e sicura, l’aspetto curato e maturo e una propensione alla pianificazione di ogni aspetto della vita, specialmente del suo futuro: presto avrà diciotto anni, una borsa di studio per l’università e un brillante futuro come architetta. Sembrerebbe non avere alcun tipo di problema, eppure Olly nasconde un passato doloroso alle spalle: una mamma, per lei, non c’è mai stata e il suo papà è morto quando aveva appena sei anni. Nel tempo ci sono stati diversi tentativi di affidamento, ma nessuna delle famiglie scelte era quella giusta: troppo rumorosi, troppo poco igienici, troppo numerosi. E alla fine Olly tornava sempre alla “Casa del Sorriso”, il suo porto sicuro.

 

Tommaso Donadoni è Pietro Riva

Pietro ha 21 anni, un animo gentile e un sorriso buono. È il figlio maggiore di Lorenzo e, da quando è morta Serena, Pietro si è fatto carico della “Casa del Sorriso” e della sua sorellina, Giulia. È a lui, infatti, che tocca occuparsi di GiuliaBum, tirarla su quando è triste, metterle i cerotti sulle ginocchia sbucciate, accompagnarla a scuola e aiutarla a fare i compiti. Ed è per lei, per starle vicino, che Pietro non è andato a fare il concorso di ammissione all’Arma dei Carabinieri.

 

Giulio Corso è Corrado Proietti

Corrado è un giovane avvocato, amico di Lorenzo, affascinante e bello come il sole. La sua sembra una vita perfetta: un lavoro rinomato, una casa grande, una bella fidanzata. Eppure, quando conosce Melody, è come se le sue certezze venissero meno: quella ragazza dai capelli rossi, così naïve, a cui piace pulire e cantare, sarà come un tornado che stravolgerà la sua vita. Corrado capirà che il lavoro in un grande studio di avvocati non è quello che ha sempre desiderato e così comincerà a collaborare con la casa-famiglia con dei casi pro-bono. E soprattutto, si chiederà se Priscilla, con cui sta insieme da una vita, sia davvero la donna giusta per lui.

 

Margherita Mannino è Alessia D’Amico

“Quella suora non mi convince” è una delle prime cose che Alessia dice a Lorenzo non appena conosce Azzurra. Alessia D’Amico è una bella donna sulla quarantina, elegante e sicura di sé. Lavora come assistente sociale, ed è per questo che molto spesso ha a che fare con la “Casa del Sorriso” – prima con Serena e ora con Lorenzo. E proprio lo stretto contatto con Lorenzo porterà Alessia a guardarlo con occhi diversi.

 

Gaia Bella è Giulia Riva

La figlia minore di Lorenzo si chiama Giulia, detta GiuliaBum, perché in effetti inciampa, cade e finisce sempre per fare bum. È una ragazzina di sei anni, bella come una stella e pazza come un cavallo. Con Lorenzo, prima della morte di Serena, GiuliaBum giocava. Adesso di tempo Lorenzo non ne ha più, impegnato com’è nella gestione della casa-famiglia e nelle sedute con i suoi pazienti. A occuparsi di lei, però, c’è Pietro, il suo fratellone, che le fa da madre e da padre e che pur di non far sentire Giulia sola sta trascurando la sua vita e i suoi sogni.

 

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The Voice Senior

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Da venerdì 21 febbraio Antonella Clerici su Rai 1 con il popolare talent show. Insieme alla conduttrice tornano i quattro coach: Loredana Bertè, Gigi D’Alessio, Clementino e Arisa

Otto puntate di grande musica e divertimento. Si parte con le avvincenti “Blind Auditions”, le tradizionali “audizioni al buio” dove i giudici, di spalle, ascoltano i concorrenti senza poterli vedere. Ad attrarli e a conquistarli, solo la loro voce. Dal 21 febbraio in prima serata torna l’appuntamento cult del venerdì di Rai 1, “The Voice Senior”, il talent show che premia le più belle voci over 60 del Paese, giunto quest’anno alla quinta stagione. Al timone della trasmissione ancora una volta Antonella Clerici, impareggiabile padrona di casa, affiancata dalla giuria di coach composta da Loredana Berté, Gigi D’Alessio, Clementino e Arisa, reduci anche dal recente successo di The Voice Kids. Anche quest’anno i coach avranno due formidabili “armi” da giocarsi durante le “Blind”: il tasto “Blocco”, che impedisce ad un altro coach di scegliere il concorrente, e il tasto “Seconda Chance” che consentirà a ogni coach di far esibire di nuovo un concorrente nel caso in cui non abbia convinto nessuno al primo tentativo. Al termine della sesta e ultima puntata di “Blind”, i quattro coach dovranno selezionare i 24 concorrenti prescelti – 6 per team – che passeranno al “Knock Out”, la semifinale, in cui i talenti di ciascuna squadra si sfideranno con un brano assegnato dai rispettivi coach. Saranno, inoltre, sempre i coach a decidere in questa puntata chi far andare avanti nella gara e solo 3 concorrenti per team accederanno alla spettacolare “Finale” dove sarà il pubblico da casa, tramite il televoto, a decretare chi vincerà la quinta edizione di The Voice Senior. Ricca e variegata la proposta musicale per un appassionante viaggio nella tradizione canora italiana e internazionale. Tante le performance sul palco dove, al racconto in musica, si affianca quello intimo e personale della vita dei nostri concorrenti per formare quel mosaico di storie e voci uniche che rappresentano il vero cuore pulsante del programma. Una grande festa in musica dove non mancheranno momenti di divertimento e spensieratezza con le improvvisazioni dei coach, gli immancabili duetti con i concorrenti. Tante anche le “guest star” che saranno ospiti di The Voice Senior.

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Un podio di outsider

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Dal nostro inviato Cinzia Geromino

Olly sul gradino più alto, seguito da Lucio Corsi e Brunori Sas. Il 75° Festival della Canzone italiana condotto da Carlo Conti, impeccabile nella conduzione e nella direzione artistica, ha i suoi vincitori. Ora è il tempo dei bilanci, di lasciare che la musica sia consegnata solo al pubblico, ma soprattutto è il momento di rimettersi al lavoro per il 2026

“È stato bellissimo, la parola d’ordine è stata insieme: ci siamo divertiti insieme, lo abbiamo fatto insieme.  Vediamo l’anno prossimo se mi viene un’idea, ma penso di sì.” E ora che è calato il sipario sulla kermesse, il giudizio spetta al pubblico: “Ho sentito fischi ma anche boati quando abbiamo annunciato i primi dieci e poi la cinquina. Anche io sono stato sorpreso, come il pubblico. La standing ovation per Giorgia (sesta nella classifica generale) vale più della vittoria. La classifica è un momento di votazione. La vera classifica la farà il pubblico”. Questo il commento di Carlo Conti, direttore artistico e conduttore del Festival, che, giusto il tempo per qualche giorno di riposo, è già pronto a rimettersi al lavoro per costruire una nuova grandiosa edizione di Sanremo

 

Il podio

Faccio musica per le persone

Olly trionfa con “Balorda nostalgia”

«Non mi aspettavo questo risultato, prima di arrivare su questo palco, sono tanti anni che scrivo. Chi mi conosce sa la verità che porto del mio mondo, ma ricevere ancora più amore qui è stata una grandissima scoperta. La serata più emozionante è stata quella del giovedì, quando sono sceso tra il pubblico che mi ha dato calore. Io faccio musica per le persone, l’unica gara che faccio è con me stesso. L’unica gara che faccio è solo con me stesso, nascondo una grande timidezza dietro un fisico da rugbista e, da genovese, sono anche un po’ diffidente, ma ho una profonda sensibilità. Il podio di Sanremo 2025 è molto interessante, siamo tre cantautori che portano le nostre storie, ma anche quelle di altri, e poco importa quali altri, l’importante è che il pubblico riesca a riconoscersi in esse. Io, Lucio (Corsi) e Dario (Brunori Sas) siamo degli outsider, e di questi tre sono quello con meno esperienza, pur lavorando da molto tempo. Ma ho solo 23 anni e finora nella mia carriera ho fatto step lenti, dicendo anche dei no, perché per me al centro di tutto ci devono sempre essere parola e sostanza. Non voglio dire no a quel che viene da qui, ma devo riflettere.»

 

Lucio Corsi “Volevo essere un duro”

Premio della Critica “Mia Martini”

«Sono felice di questo podio, perché intendiamo la musica nello stesso modo, ma non dico che penso che questo sia giusto, perché questa arte può essere vissuta in tanti modi diversi.” E a proposito dei suoi outfit l’artista dice: “Credo che gli abiti siano uno strumento per raccontare una storia, come una copertina del disco, come sali sul palco.»

 

Brunori Sas “L’albero delle noci”

Premio “Sergio Bardotti” per il miglior testo

«Sono molto contento per Lucio e Olly, è un podio di tutti giovanissimi. Per quanto riguarda la mia esperienza a Sanremo, con una canzone a cui sono molto affezionato, sono rimasto molto sorpreso. A volte, non avendo nessuna aspettativa o nulla da perdere, possono accadere cose belle. Un po’ mi dispiace per l’Eurovision, con la mia fisicità potevo portare i miei outfit da parroco. Ne parlerò con Olly.»

 

Simone Cristicchi “Quando sarai piccola”

Premio della sala stampa “Lucio Dalla” – Premio “Giancarlo Bigazzi” per la miglior composizione musicale

«Penso di aver affrontato il Festival in punta di piedi. Sono arrivato con una canzone che parlava di vita reale. Credo che le mie esibizioni siano arrivate al pubblico grazie alle mie emozioni. Quello che sta succedendo anche tra i giovani con questo brano non era immaginabile: l’opportunità di farmi conoscere da generazioni per le quali non esisto, mi permettono di veicolare messaggi di sensibilizzazione su temi importanti. Me ne vado con un senso di gratitudine, soprattutto verso Carlo Conti, che ha scelto il mio lavoro.»

 

La classifica finale

  1. Olly – Balorda nostalgia
  2. Lucio Corsi- Volevo essere un duro
  3. Brunori Sas – L’albero delle noci
  4. Fedez – Battito
  5. Simone Cristicchi – Quando sarai piccola
  6. Giorgia – La cura per me
  7. Achille Lauro – Incoscienti giovani
  8. Francesco Gabbani – Viva la vita
  9. Irama – Lentamente
  10. Coma_Cose – Cuoricini
  11. Bresh – La tana del granchio
  12. Elodie – Dimenticarsi alle 7
  13. Noemi – Se t’innamori muori
  14. The Kolors – Tu con chi fai l’amore
  15. Rocco Hunt – Mille vote ancora
  16. Willie Peyote – Grazie ma no grazie
  17. Sarah Toscano – Amarcord
  18. Shablo feat Guè, Joshua e Tormento – La mia parola
  19. Rose Villain – Fuorilegge
  20. Joan Thiele – Eco
  21. Francesca Michielin – Fango in paradiso
  22. Modà – Non ti dimentico
  23. Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
  24. Serena Brancale – Anema e core
  25. Tony Effe – Damme ‘na mano
  26. Gaia – Chiamo io chiami tu
  27. Clara – Febbre
  28. Rkomi – Il ritmo delle cose
  29. Marcella Bella – Pelle diamante

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La Sicilia di Montalbano

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Una prima serata con Alberto Angela in occasione del centenario della nascita di Andrea Camilleri. Lunedì 17 febbraio su Rai 1

“La Sicilia di Montalbano” è il titolo dello speciale di “Ulisse, il piacere della scoperta” proposto da Rai Cultura lunedì 17 febbraio alle 21.30 su Rai1. A cento anni dalla nascita di Andrea Camilleri, Alberto Angela dedica una puntata alla Sicilia del commissario Montalbano. Un viaggio in un angolo di una terra che, grazie alla figura creata dal grande scrittore e impersonata da Luca Zingaretti, è diventata meta desiderata di tanti turisti. “Ulisse” andrà alla scoperta dei luoghi in cui sono state ambientate le avventure del commissario: Scicli, Ragusa, Modica, la Scala dei Turchi, la Fornace Penna. E poi Marzamemi, Donnafugata, la Valle dei Templi di Agrigento, Tindari. Ma non sarà soltanto un viaggio alla scoperta di paesaggi incantati della Sicilia, perché ogni località costituirà una tappa di un progressivo avvicinamento a Montalbano. Nel suo cammino Alberto Angela sarà accompagnato dai protagonisti della serie diretta per anni da Alberto Sironi. Incontrerà via via il bizzarro personaggio di Catarella (l’attore Angelo Russo), il fedele ispettore Fazio (Peppino Mazzotta), il “fimminaro” Mimì Augello (Cesare Bocci) fino a imbattersi nel protagonista Luca Zingaretti. Da tutti cercherà di farsi raccontare i tanti piccoli e grandi episodi che hanno costellato i quindici anni in cui si sono dipanati i 37 episodi in cui il commissario e i suoi collaboratori sono stati coinvolti. A tutti rivolgerà l’augurio da parte del pubblico di vederli tornare in azione. Una festa in onore di Montalbano nella quale non potrà mancare un omaggio al suo creatore: Andrea Camilleri. Arianna Mortelliti, nipote dello scrittore, ricorderà il modo in cui il nonno scriveva mentre l’editore Antonio Sellerio parlerà del suo successo in tutto il mondo. Dire Sicilia, dire Montalbano, è anche parlare della cucina e della pasticceria siciliana. Sarà questo il compito della scrittrice Simonetta Agnello Hornby in un trionfo di cassate, cannoli e biancomangiare. “La Sicilia di Montalbano” è un programma di Alberto Angela scritto con Fabio Buttarelli e Vito Lamberti, Aldo Piro, Emilio Quinto. A cura di Alessia Casaldi, Sara Signoretti. La regia è di Gabriele Cipollitti.

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Miss Fallaci

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Miriam Leone è la protagonista degli otto episodi dedicati alla giornalista entrata nel mito: da martedì 18 febbraio in prima serata su Rai 1

Ambientata alla fine degli anni Cinquanta, la serie interpretata da Miriam Leone affronta i primi anni della carriera di Oriana Fallaci, quando era ancora conosciuta come “la ragazza del cinema” e lavorava nella redazione milanese del settimanale “L’Europeo” come cronista. Fu in quel periodo che Oriana Fallaci trasformò il suo primo viaggio negli Stati Uniti in un’occasione irripetibile per una serie di incontri straordinari, che le diedero la possibilità di tracciare un ritratto tagliente e ironico della società americana e dello star system hollywoodiano. Allo stesso tempo, quegli anni furono segnati anche da profondi turbamenti personali, tra cui una relazione intensa e tormentata con il collega giornalista Alfredo Pieroni. Un legame carico di passione, ma anche di insicurezze e paure, che alla fine trascinò Oriana in una spirale di autodistruzione. Soprattutto, però, fu il periodo in cui una giovane donna, con una determinazione e un talento fuori dal comune, scoprì la sua vera missione: raccontare la verità. E comprese che per farlo, le bastava la sua arma più potente: la sua voce, unica e distintiva. «La serie racconta degli anni in cui Oriana sfonda in America, va a New York per cercare di intervistare Marilyn Monroe, non ci riesce, e farà di questo suo ‘fallimento’ uno dei successi più importanti della sua vita» racconta Miriam Leone. «Oriana diceva che a ogni intervista che faceva, a ogni esperienza, lasciava sopra brandelli della sua anima – prosegue l’attrice –. Anche per un attore accade con i personaggi, soprattutto con quelli realmente esistiti, con i quali ti scambi la pelle per diversi mesi, e questo è avvenuto con Oriana. Lei è un personaggio a cui sono e resterò affezionata. Penso al suo mettere il talento e lo studio al primo posto:  con il suo esempio ha dimostrato come le competenze siano importanti». Insieme a Miriam Leone, Maurizio Lastrico, Francesca Agostini, Jóhannes Jóhannesson, Ken Duken, Rosanna Gentili, Giordano De Plano, Francesco Colella, Leonardo Lidi, Debi Mazar. Da martedì 18 febbraio in prima serata su Rai 1.

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Sono solo canzonette

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Edoardo Bennato, simbolo del rock italiano, musicista controcorrente e inarrestabile. Lo speciale di Rai Documentari racconta l’uomo e l’artista.  Mercoledì 19 febbraio in prima serata su Rai 1

Scritto e diretto da Stefano Salvati, il documentario “Edoardo Bennato. Sono solo canzonette” è un viaggio artistico e personale nella biografia di Edoardo Bennato: dagli anni liceali il cantautore napoletano intraprende con determinatezza il percorso musicale, iniziando a frequentare i corridoi delle case discografiche. Il suo stile innovativo e la voce inizialmente sgraziata gli bloccano le porte ma la tenacia indiscutibile lo fa volare a Londra. Nei bagagli un tamburello a pedale, una chitarra, un’armonica e un kazoo, gli permettono di esibirsi come one-man-band e di potenziare una combinazione musicale unica, fatta di blues, rock, punk e accenti mediterranei. “Non farti cadere le braccia” è il titolo dell’album di esordio del cantautore napoletano e, allo stesso tempo, il manifesto della sua riuscita perseveranza: siamo nel 1974 e Bennato inizia a girare l’Italia con il suo primo tour di concerti, accompagnati dalle battaglie che gli “anni di piombo” si portano dietro. Il vertice della sua produzione viene raggiunto con “Burattino senza fili”, un album che racconta l’attualità per mezzo di una delle più celebri favole della letteratura, Pinocchio. Da lì a poco riempirà, per primo in Italia, gli stadi e proprio in uno di questi, ai giorni nostri, che si chiude il documentario sul grande artista partenopeo. Attraverso i suoi capolavori musicali, il documentario racconta la vita di Edoardo Bennato e svela la sua versione più intima, con video e foto privati, molti dei quali inediti. Numerose interviste di alcuni tra i più importanti personaggi dello spettacolo italiano arricchiscono il racconto, tra i quali Paolo Conte, Jovanotti, Ligabue, Max Pezzali, Leonardo Pieraccioni, Dori Ghezzi, Marco Giallini, Carlo Conti e molti altri. In onda mercoledì 19 febbraio in prima serata su Rai 1.

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