BIANCA PANCONI

Posted on

Con Melody amore a prima vista

Nella Casa del sorriso di “Che Dio ci aiuti” veste i panni della giovane in fuga da una vita di violenze e alla ricerca di un nuovo inizio. Il RadiocorriereTv incontra la talentuosa attrice fiorentina, già protagonista di amate fiction Rai. L’appuntamento con la serie diretta da Francesco Vicario è per ogni giovedì in prima serata su Rai 1

 

Come è stato l’incontro con il mondo di “Che Dio ci aiuti”?

Entrare in un set avviato mi incuteva all’inizio un po’ di timore, a rasserenarmi è stato però il fatto che noi ragazzi fossimo sulla stessa barca essendo tutti nuovi. Abbiamo stretto amicizia ed è stato molto bello. Ci siamo dati una mano per lunghi mesi, da giugno dello scorso anno a fine gennaio.

E con la sua Melody?

Melody mi è piaciuta sin dalla prima lettura del copione, l’ho sentita immediatamente nelle mie corde, al provino l’ho fatta in modo spontaneo. Da attrice e da donna è stato interessante entrare nei panni di una persona che, senza rendersene nemmeno conto, è vittima di una manipolazione. Melody è un personaggio un po’ naïf, ma nel corso delle settimane scopriremo anche il suo lato comico (sorride).

Dalla scrittura al set, cosa ha aggiunto, di Bianca, al suo personaggio?

Per alcuni versi siamo un po’ simili: anche io vivo nel mio mondo, a volta fatico a rendermi conto di chi ho davanti. Una sorta di ingenuità che si affianca a un grande entusiasmo nei confronti della vita. Melody riuscirà a integrarsi bene nella Casa del sorriso, a diventare amica di tutte, a creare dei legami. In questo è molto simile a me. Lei mi ricorda un po’ Biancaneve nel suo mondo. Capita anche a me di sentirmi un po’ così.

In comune avete anche la passione per il canto…

Mi piace molto cantare e sono appassionata di musical. La voce è collegata alle emozioni e, come dice la mia insegnante di canto, è la prima cosa che facciamo sentire agli altri. Racconta chi siamo. Sono state proprio alcune mie cover postate sui social a spingere prima la casting director, poi il regista, a pensare a me per il personaggio di Melody.

Che ricordi ha del suo primo giorno di set?

Fu travolgente, girammo sul set della casa-famiglia, eravamo sedute a tavola. Purtroppo, avevo perso da poco mia mamma e avevo paura di deludere, di non riuscire a essere concentrata. Il lavoro, invece, mi ha aiutata tanto, è stato una valvola di sfogo.

Una sera a cena con la sua Melody, dove la porterebbe?

A un ristorante vegano, un luogo pieno di colore.

Di che cosa parlereste?

Penso di musica, le consiglierei di dedicarsi all’arte, sarebbe per lei un’importante valvola di sfogo.

Come è stato invece il suo incontro con l’arte?

Mia madre era ballerina e insegnava danza, mio padre suona e ama cantare. Il mio desiderio di recitare è nato da un sentimento di unione che ho percepito durante i corsi di teatro. All’inizio ero molto scettica, quando mi contattò la mia attuale agente pensai che fosse uno scam (truffa), facevo fatica a credere che senza conoscere persone dell’ambiente potessero arrivare proposte di lavoro. Cado un po’ sempre dal pero (sorride).

Nel suo cassetto dei sogni che cosa c’è?

Una bella carriera stabilizzata, perché odio la precarietà di questo lavoro (sorride). Al tempo stesso spero di avere sempre accanto le persone che amo, una famiglia, non riuscirei mai a non avere i miei affetti vicino. La vita è molto di più di questo lavoro. Molti artisti vedono nel solo successo e nella sola carriera la loro soddisfazione, in realtà quello che ci rende artisti è essere umani. Se perdi l’umanità non puoi trasmettere nulla.

Cosa ha provato rivedendosi in Tv?

All’inizio avevo paura, sono molto critica. Ma sono anche molto curiosa. Dai commenti mi sembra che la gente stia empatizzando con Melody e questo mi rende contenta.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.10

CARTOONS ON THE BAY 2025

Posted on

Quentin Blake firma il manifesto dell’edizione 2025

Al disegnatore britannico il Festival assegnerà il Pulcinella Career Award

l Pulcinella di Quentin Blake nel mare di Pescara è il protagonista del manifesto di Cartoons On The Bay 2025, in programma nella città abruzzese dal 29 maggio al 1° giugno. Il celebre disegnatore, illustratore e scrittore britannico, pilastro della narrativa per l’infanzia di numerose generazioni, riceverà il Pulcinella Career Award. Nato a Londra nel 1932, ha pubblicato i suoi primi disegni sulla rivista satirica Punch quando aveva 16 anni. Nel corso della sua lunga carriera ha illustrato libri classici, sia per bambini che per adulti, e ha creato personaggi iconici come Mister Magnolia e la signora Armitage. I suoi libri hanno ricevuto premi e riconoscimenti in tutto il mondo vendendo oltre 45 milioni di copie. “Cartoons On The Bay”, diretto da Roberto Genovesi, è promosso da Rai e organizzato da Rai Com.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.10

Somewhere Out There

Posted on

La mia vita a cartoni animati

Dal 12 marzo nelle librerie e negli store digitali l’autobiografia di uno degli ultimi maestri dell’età d’oro dell’animazione

Il nome di Don Bluth è legato a film d’animazione indimenticabili, premiati e acclamati dalla critica, che hanno segnato intere generazioni, come “Brisby e il segreto” di NIMH, “Fievel sbarca in America”, “Alla ricerca della Valle Incantata”, nonché al rivoluzionario videogioco “Dragon’s Lair”. In “Somewhere Out There” Bluth racconta in prima persona la sua vita e la sua brillante carriera nel mondo dell’intrattenimento. L’infanzia nel Texas rurale e nello Utah, la fede in Dio che lo avrebbe spinto ad accettare la chiamata e partire come missionario, fino all’ingresso, a soli diciott’anni, negli Studios di Hollywood al fianco del suo idolo, Walt Disney. Dopo aver contribuito ai classici “La bella addormentata nel bosco”, “La spada nella roccia”, “Robin Hood”, “Le avventure di Winnie the Pooh”, “Le avventure di Bianca e Bernie” ed “Elliott, il drago invisibile”, Don sceglie di rischiare tutto e di fondare la propria casa di produzione. Ed è così che nascono alcuni dei film e dei videogame più amati di sempre. Il dietro le quinte di una vita dedicata a seguire la vocazione artistica e a coltivare la creatività nella maniera più libera possibile: la storia unica di un’icona che ha divertito, affascinato e ispirato milioni di persone in tutto il mondo.

“Somewhere Out There” è disponibile dal 12 marzo nelle librerie e negli store digitali. Il volume è inserito in Digital Loop, la collana di Rai Libri dedicata alla crossmedialità e alla transmedialità, agli universi contigui a quello della televisione e alla loro influenza sull’evoluzione del linguaggio e del prodotto radiotelevisivo.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.10

HERBERT BALLERINA

Posted on

I miei personaggi, surrogati di me stesso

L’attore è uno dei protagonisti di “Stasera tutto è possibile” ogni martedì alle ore 21.20 su Rai2 e RaiPlay con la conduzione di Stefano De Martino, programma realizzato dalla Direzione Intrattenimento Prime Time in collaborazione con Endemol Shine Italy. La carriera dell’artista, l’origine del nome, il successo con il comedy show in prima serata, nell’intervista al RadiocorriereTv

 “Stasera tutto è possibile” si conferma sempre più un successo…

Ci troviamo sempre meglio e credo che il successo provenga anche dal fatto che c’è un gruppo ben affiatato di amici. A me sembra sempre di andare a una festa. È un po’ faticoso perché noi, praticamente, facciamo lo spettacolo anche prima di registrare, dato che arriviamo molto presto.

Cosa succede dietro le quinte?

Di tutto, perché siamo dieci comici insieme. Ognuno cerca di fare la battuta più divertente e non solo in trasmissione. C’è ad esempio chi finisce in un carrello della spesa e ci resta per tutta la puntata, cosa accaduta per davvero all’amico Paolantoni.  C’è poi l’abitudine di chiamare una pizzeria o un ristorante di Napoli per poter mangiare tutti insieme alla fine della trasmissione, una cosa che in televisione non capita spesso.

Dà vita a molti momenti esilaranti del programma. Come ci si prepara all’improvvisazione?

L’improvvisazione purtroppo non si può imparare, non si può neanche studiare ma si può allenare. Bisogna avere la fortuna di stare con persone che riescono a recepire quello che si può dare in quel momento e avere un condottiero, che in questo caso è Stefano De Martino, che riesce a fare gruppo in una maniera incredibile. E siccome ci conosce bene, riesce anche a tirare fuori da ognuno di noi il massimo. Stefano è un altro ingrediente fondamentale del successo e con lui siamo totalmente liberi.

C’è un momento di “Stasera tutto e possibile” che non dimenticherà per quanto si è divertito?

Mi diverto sempre molto e sudo anche molto. Lo scorso anno mi sono fatto la radiografia alle costole perché ero caduto dalla stanza inclinata. Quella è stata una cosa indimenticabile, perché sono finito addirittura fuori dalla stanza e credo sia stata la prima volta.

La sua carriera è iniziata grazie a finti trailer. Come le venne quell’idea?

Iniziò tutto con la volontà di prendere in giro i film americani.

Quando ha capito che il suo modo di proporsi al pubblico diverte?

Fin da piccolo ho attratto la risata degli altri. Mi sento schiavo dell’umorismo, anche perché crescendo mi rendevo conto che la gente intorno a me rideva. Ma la vera storia è iniziata quando mi sono proposto cameraman pur di prendere un lavoro. Non ne ero affatto capace, tanto che registrai tutto storto, ma andò bene lo stesso. Iniziai poi a fare l’autore sempre all’interno della casa di produzione in tutti i ruoli possibili immaginabili.

Si sente quindi un comico involontario?

In effetti sì. Dato che non funzionavo dietro la camera, si sono accorti che funzionavo davanti.

È vero che Checco Zalone la cercava per un suo film e che, non trovando un suo agente, le scrisse sui social?

Tutto verissimo. Non avevamo agenti perché si trattava di una factory nostra dove facevamo tutto noi, dal produttore al consumatore. Zalone vedendo quei trailer mi ha scritto sui social e mi ha proposto un film.

Qualche curiosità sul suo nome d’arte? Lei in realtà si chiama Luigi Luciano…

Il nome è nato per i trailer e poi è rimasto. Ci servivano dei nomi buffi da mettere e al posto di Brad Pitt abbiamo creato Herbert Ballerina e ad esempio al posto di Catherine Zeta Jones c’era Catherine J Junior. Nomi nati per scimmiottare quelli altisonanti. E poi ce li hanno appioppati per sempre.

Come definirebbe il suo modo di fare satira e parodia?

In realtà non so bene cosa faccio. Si tratta di personaggi surrogati di me stesso. Iniziamo a inserire anche un po’ degli elementi di satira di costume anche se poi io non faccio satira a livello puro. Mi piace prendere in giro delle cose che ci succedono tutti i giorni.

Come vive la città di Napoli nel tempo libero dal programma?

Ormai sono 4-5 anni che vivo metà a Milano e metà a Napoli dove sto benissimo perché è una città perfetta in cui lavorare, specialmente se devi fare roba comica. Il clima è giusto, la gente ti vuole bene quindi c’è anche questo altro ingrediente. Anche il pubblico in studio è molto caldo e cosa che crea una maggiore energia in noi.

Oltre la sua carriera, quali sono le sue passioni?

Tolto il cinema che è stata sempre la mia grande passione mi piace molto il calcio, mi piacciono gli sport in generale, e poi stare a casa con la mia fidanzata. Insomma, cose normali.

C’è qualcosa nella quotidianità che la fa proprio ridere?

Sarà anche banale, ma la realtà mi fa sempre più ridere. Ci sono momenti che non ti aspetti e a Napoli accadono spessissimo.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

GIACOMO GIORGIO

Posted on

Coerenza (e sfide) d’attore

Dal suo debutto nei panni di Ciro in “Mare fuori” sono trascorsi meno di cinque anni e oggi l’interprete napoletano è uno dei più amati della nostra serialità. Dopo il teen drama, è stato protagonista in numerose serie di successo, da “Sopravvissuti”, a “Per Elisa – Il caso Claps”, da “Doc – Nelle tue mani” a “Belcanto”, in onda il lunedì in prima serata su Rai 1. Tra pubblico e privato si racconta al RadiocorriereTv

“Belcanto” sta appassionando il pubblico di Rai 1 e di RaiPlay, come è stato il suo incontro con questo progetto?

Ho amato “Belcanto” sin dalla prima lettura della sceneggiatura. Me la mandò il regista Carmine Elia mentre stavo girando “Doc”, la lessi tutta d’un fiato in piena notte e verso le 4 del mattino lo chiamai dicendogli che l’avrei fatta. Me ne sono innamorato subito, ne ho visto le potenzialità.

A partire dalla forza dei temi trattati…

In “Belcanto” succedono davvero tante cose, ma i temi dominanti sono l’emancipazione femminile e la scena politica di metà Ottocento. È il 1848, i milanesi vogliono cacciare gli austro-ungarici e anche tra i giovanissimi è forte il desiderio di cambiamento. Sono molti gli spunti di riflessione e di contatto con i nostri giorni. Sul fronte della parità tra uomo e donna c’è purtroppo ancora molto da fare, penso ad esempio al mondo del cinema in cui sono maggiori le occasioni e i compensi per gli uomini. Su quello politico, contrariamente a quanto accadeva quasi duecento anni fa, e senza volere generalizzare, tra i giovani d’oggi avverto una sonnolenza generale e un’attenzione all’individualismo.

Chi è il suo Enrico De Marchi?

Un giovane letterato, un idealista e un sognatore. Vive nel mondo della poesia e pensa che la rivoluzione si debba fare attraverso le parole.  Non vuole la guerra e la violenza, si esprime scrivendo articoli per i giornali, facendo il librettista d’opera. Enrico crede nell’amore e nei sentimenti. Da attore mi ha affascinato il suo incontro con Carolina, vedere crescere il loro amore. Lui che scrive poesie, lei così istintiva e selvaggia. Due mondi lontani che si fondono.

Che cosa le ha lasciato questo tuffo nella storia?

Recitare in costume è sempre molto divertente. Nella finzione puoi essere amico di Giuseppe Verdi, sparare con il fucile, indossare costumi di epoche lontane. “Belcanto” mi ha portato a conoscere più da vicino l’Ottocento così come il mondo della lirica, che avevo già avuto modo di avvicinare grazie ai miei nonni. Girare la serie, scoprire quel momento storico, mi ha fatto anche riflettere sul senso del collettivo, su quanto le rivoluzioni si facciano insieme, sulla forza della parola e come l’odio non porti altro che odio.

C’è un gesto “rivoluzionario” che ha compiuto nella sua vita?

Seppur piccoli mi capita spesso di farne (sorride), penso ad esempio al rifiuto di prendere parte a progetti in cui non credo. Non ho mai ceduto alla paura di non lavorare, al fatto che un no pregiudicasse opportunità future. Ho sempre cercato di essere coerente con il mio percorso, con i miei ideali. Faccio parte di un’associazione che combatte la violenza sulle donne, perché penso che anche piccoli gesti, come il non temere di esprimere la propria opinione, possano portare al cambiamento. Il silenzio non porta mai a qualcosa di buono.

In “Belcanto” alcune delle arie musicali più popolari di sempre sono il filo della narrazione. Con questa esperienza la lirica è entrata anche nella sua playlist?

Ho una playlist dedicata a questa serie, così come a ognuno dei progetti a cui ho preso parte. In quella di “Belcanto” ci sono “Una furtiva lagrima” di Gaetano Donizetti, l’“Intermezzo” della “Cavalleria Rusticana” di Pietro Mascagni, “Casta Diva” dalla “Norma” di Vincenzo Bellini e soprattutto il “Va, pensiero” del “Nabucco” di Giuseppe Verdi, che amo profondamente…

… suoni che le parlano di famiglia, di casa…

Il “Va, pensiero” era il brano corale più amato dai nonni Carlo e Melina. Lo ascoltavamo insieme. Nonno mi fece promettere che glielo avrei fatto ascoltare poco prima che giungesse la sua fine. Lo promisi e lo feci. Quando seppi che stava per lasciarci corsi a Napoli e riuscii ad arrivare agli sgoccioli della sua vita. Nella serie c’è anche un piccolo omaggio a lui. Nella scena in cui Enrico accompagna Carolina per la prima volta a teatro a vedere l’opera lirica, ringrazio l’amico dal quale ho ricevuto i posti con un estemporaneo “grazie Carlo”. Una battuta di pochissimi istanti, non prevista dal copione, uscita di getto. “Belcanto” è per me la chiusura di un cerchio importante.

Come è cambiato il suo vivere il mestiere dell’attore da Ciro a oggi?

Lo vivo con la stessa umiltà, consapevole del fatto che ogni nuovo personaggio, ogni nuovo progetto, hanno in sé una ripartenza, una sfida. Come ho interpretato Ciro ho interpretato Enrico, e così sarà con i personaggi che incontrerò. Sono convinto che sia il giusto modo anche per rimanere con i piedi per terra.

Guardando al futuro, c’è un ruolo che vorrebbe esplorare?

Il ruolo della mia vita credo debba ancora arrivare (sorride), sono in ascolto. Mi piacerebbe interpretare un personaggio storico realmente esistito, o personaggi già portati sullo schermo da grandi attori del passato, ma anche un cantautore…

… ha già un’idea?

Penso a Luigi Tenco, mi piacerebbe moltissimo.

Le chiedo di guardarsi allo specchio, che cosa dice a Giacomo?

Continua così (sorride), rimani sempre te stesso.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

Nel cuore di Mare Fuori

Posted on

Un racconto che ormai è diventato un cult tra i giovani, che hanno premiato la serie sia su RaiPlay, sia su Rai 2. Diretta da Ludovico Di Martino, i primi sei episodi in anteprima sulla piattaforma Rai da 12 marzo, in onda in prima serata dal 26 marzo

L’adolescenza e tutte le scoperte che caratterizzano questa età difficile e magica resta la principale protagonista di questa nuova stagione. Nell’IPM arriveranno nuove ragazze e nuovi ragazzi, anche da regioni diverse dalla Campania. L’amicizia e l’amore prendono spazio e leniscono il dolore per la segregazione. I sentimenti scalderanno anche il cuore degli adulti finora intenti a svolgere il proprio ruolo di controllo e contrasto alla delinquenza, ma poi coinvolti da avvenimenti inaspettati che li costringeranno a mettersi in gioco. Al centro delle dinamiche di questo nuovo capitolo Rosa Ricci, che si trova sola e costretta ad “obbedire” a suo padre, portando avanti il suo ruolo di capo del clan. Cercherà alleanze che daranno vita ad una leadership femminile coesa e crudele. Il suo cuore è, però, tormentato e un colpo di scena la farà di nuovo vacillare, tornare in quello stato d’animo di angoscia che la pone di fronte al dover scegliere tra il Bene e il Male. Questa scelta investe anche tutti gli altri protagonisti e, purtroppo, in certi casi, per alcuni il destino sembra segnato inesorabilmente, malgrado tutto. Cardio e Alina, ormai legati da un sentimento di amicizia e solidarietà, porteranno luce e speranza anche per altri. La nuova arrivata Sonia, vittima di bullismo e vessazioni fin dai tempi dell’asilo, riuscirà con la sua energia a risollevare le sorti di Dobermann, piombato nella più tragica depressione dopo aver perduto Kubra. Pino diventerà sempre più “saggio”, soprattutto grazie al suo impegno e amore per gli animali, rappresentando un punto di riferimento per tutti e in modo speciale per una delle ragazze. Il comandante e Beppe scopriranno segreti e misteri legati alla famiglia Ricci e a Sofia. Federico e Samuele, due ragazzi del Nord, marcheranno il territorio con cinismo bestiale. Tommaso, un giovane di buona famiglia, arrivato in IPM per una tragica beffa del destino, renderà ancor più evidente la “banalità del male”. Il desiderio di uscire dalle spirali di violenza che hanno segnato la loro vita, toccherà il cuore e la coscienza dei giovani in IPM.

Il regista Ludovico Di Martino racconta

«Nel cuore di ogni storia c’è il respiro di chi la vive. Per raccontare questa nuova stagione ho voluto puntare sull’autenticità, partendo dai giovani protagonisti e dalla cornice che li ospita, il carcere, luogo capace di cambiare le persone in bene o in male dove i sentimenti giovanili, costretti tra quattro mura, esplodono senza filtri: l’amore, l’amicizia, la paura e la speranza raggiungono la loro massima espressione in Mare Fuori proprio per questo. La macchina da presa non si poteva limitare ad osservare, ma doveva essere complice di tutto questo. Insegue così i suoi personaggi nei momenti più delicati, nei silenzi e nei respiri, cercando di restituire continuamente un senso di intimità epica e claustrofobica.

Attraverso il proseguimento delle storie dei protagonisti storici, che adesso incontrano quelle dei nuovi e giovanissimi ingressi all’IPM, ho cercato di costruire un linguaggio visivo ancora più diretto e contemporaneo. L’azione si alterna con le attese e le sospensioni, creando continui spazi in cui cercare il coraggio di affrontare sé stessi e gli altri. Il carcere è un riflesso esasperato della società, in questo caso dei giovani, un microcosmo in cui l’amicizia e l’amore – forse più della famiglia – sono le uniche chiavi per una via d’uscita e credere in un futuro diverso. Ma le risposte non saranno facili da trovare per nessuno, il che costringerà ognuno dei ragazzi ad un complesso e districato viaggio dove nessuno si salva da solo, figuriamoci quando si devono ancora compiere i vent’anni. In un modo o nell’altro, è questo il destino che accomuna i protagonisti della serie: cercare il coraggio di raggiungere la verità, riuscire a sostenerne il prezzo e solo così iniziare una nuova vita. Con la speranza di un domani migliore.»

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

GIOVANNI SCIFONI

Posted on

Un porto sicuro

«”Che Dio ci aiuti” fa bene alla gente, trasmette serenità e fa sentire le persone a casa» racconta l’attore romano, new entry nella nuova stagione della serie amatissima dal pubblico, il giovedì in prima serata Rai 1. Leggiamo cosa ha raccontato al RadiocorriereTv

La famiglia di “Che Dio ci aiuti” ha aggiunto un posto alla sua tavola…

Sono molto felice di far parte di questo progetto. Mi piacciono le serie che hanno una precisa identità, e questa ce l’ha. “Che Dio ci aiuti” fa bene alla gente, trasmette serenità e fa sentire le persone a casa. Prima di iniziare le riprese, ho fatto molte interviste per capire quale legame ci fosse tra serie e pubblico. La risposta più ricorrente è stata: “È come entrare in un porto sicuro, un luogo con acque tranquille, lontano dalla tempesta della vita”. Siamo tutti pieni di problemi, ma sapere che, almeno una sera a settimana, possiamo accendere la Tv su Rai 1 e approdare in un rifugio dove, nonostante le difficoltà, alla fine tutto si risolve per il meglio, è un sollievo. La serie è ben scritta, con ottime sceneggiature. E poi si piange tanto, e a me… piangere piace molto!

A proposito di una colonna portante della serie, Francesca Chillemi, com’è andata?

Francesca è una donna dalla personalità forte e decisa. È una presenza stimolante, non ti annoi mai con lei: devi stare sempre sul pezzo. Ci siamo divertiti tantissimo, ci siamo punzecchiati e tra noi è nata una bella amicizia. È un’attrice molto brava, che ha davvero interiorizzato il suo ruolo. Ha trovato una chiave sempre credibile, e questo è fondamentale su un set. Avere una protagonista solida, che sa esattamente cosa fare, rende tutto più semplice e sicuro. Il suo personaggio, Azzurra, è adorabile: è quell’amica che tutti vorrebbero avere, ti conquista subito.

Cosa dire, invece, del suo personaggio?

Lorenzo è un personaggio cupo, segnato, che non si è mai concesso una seconda possibilità. L’incontro con Azzurra sarà per lui uno spartiacque. Lei gli farà capire che le seconde possibilità esistono per tutti: per i criminali, per le famiglie disfunzionali, per i tossicodipendenti di cui ci occupa per lavoro, figurarsi se non esistono per lui. Azzurra lo spingerà a fare un grande cambiamento, costringendolo ad aprire gli occhi e guardarsi intorno con più fiducia. Con la sua vitalità e la sua forza gli ripeterà: “Apri gli occhi! Guarda quanta vita c’è e quante seconde possibilità puoi cogliere. Guarda cosa sei riuscito a fare con questa casa-famiglia”. È uno schiaffo forte, ma necessario.

Lorenzo è uno psichiatra, secondo lei, quanta spiritualità c’è nella psichiatria?

La psichiatria porta in sé un forte elemento spirituale: non potrebbe essere altrimenti. O meglio, una psichiatria priva di spiritualità, a mio avviso, è pericolosissima.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

ESC 2025

Posted on

San Marino Song Contest

Una serata evento, in diretta tv e radio l’8 marzo dal teatro di Dogana (RSM), per selezionare il rappresentante della Repubblica al festival eurovisivo

Un cast internazionale in gara per aggiudicarsi, in una sfida all’ultima nota, la palma di vincitore e il titolo di portabandiera della Repubblica di San Marino all’Eurovision Song Contest 2025, in programma dal 13 al 17 maggio a Basilea.  Presentato da Flora Canto e Francesco Facchinetti, il San Marino Song Contest 2025 andrà in onda l’8 marzo in diretta tv e radio dal teatro di Dogana (RSM) alle 20.30 su San Marino RTV, Radio San Marino, Rai Radio2 anche in Visual sul canale 202, RaiPlay, RaiPlay Sound e in Dab+ tramite il consorzio Media Dab, e vedrà la partecipazione di 20 artisti in gara provenienti da sei Paesi europei. Ospiti della serata, sul palco del Teatro Nuovo, Cristiano Malgioglio con le sue “incursioni”, La Rappresentante Di Lista e Senhit. Prodotto e organizzato dalla Segreteria di Stato per il Turismo, Poste, Cooperazione, Expo, Informazione e Attrazione degli Investimenti Turistici della Repubblica di San Marino e da San Marino RTV, la Radiotelevisione della Repubblica di San Marino e Media Evolution di Denny Montesi, con la direzione artistica di Massimo Bonelli, il San Marino Song Contest 2025 sarà realizzato con il supporto di un prestigioso team di professionisti, che vedrà alla regia Cristiano D’Alisera, Annalisa Montaldo come autrice capo progetto, Marco Lucarelli alla direzione della fotografia, mentre la scenografia è affidata a Marco Calzavara.

 

La Giuria del San Marino Song Contest sarà così composta:

Luca De Gennaro (Presidente) – Critico musicale, Dj e conduttore radiofonico italiano
Roberto Sergio – Direttore Generale Rtv San Marino
Federica Gentile – Conduttrice e autrice televisiva e radiofonica
Mario Andrea Ettorre – Direttore Marketing SIAE
Ema Stokholma – Scrittrice e conduttrice radiofonica a televisiva

 

Della Giuria di qualità Premio della critica, presieduta dal critico musicale e giornalista di spettacolo Stefano Mannucci de “Il Fatto Quotidiano”, faranno invece parte l’inviata di “Avvenire” Angela Calvini, la caposervizio degli spettacoli della agenzia “AdnKronos” Antonella Nesi, la giornalista de “Il Tempo” Carmen Guadalaxara, e Valerio Baroncini de “Il Resto del Carlino”. I cinque giornalisti avranno il compito di valutare la proposta artistica più interessante e valida in valore assoluto e poi la qualità del brano e la performance live dell’artista. Dalla somma dei loro voti (da 1 a 10 per ciascuno) si otterrà una classifica che determinerà l’artista a cui verrà attribuito il Premio della Critica del San Marino Song Contest.

ARTISTI IN GARA (in ordine alfabetico):

Bianca Atzei (Italia) – Testacoda
Besa (Albani) – Tiki tiki
Boosta (Italia) – BTW
Vincenzo Capua (Italia) – Sei sempre tu
Pierdavide Carone (Italia) – Mi vuoi sposare?
Marco Carta (Italia) – Solo fantasia
Luisa Corna (Italia) – Il giorno giusto
CuRLi (Svezia) – Juliet
Elasi (Italia) Lorella
Haymara (Italia) – Tómame las manos
KiNG FOO (Slovenia) – The Edge of the world
Paco (San Marino) – Until the end
Gabry Ponte (Italia) – Tutta l’Italia
Questo e quello (Italia) – Bella Balla
Silvia Salemi (Italia) – Coralli
Angy Sciacqua (Belgio) – “I”
Taoma (Italia) – NPC
Teslenko (Ucraina) – Storm
The Rumpled (Italia) – You Get Me So High
Giacomo Voli (Italia) – Ave Maria

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

LORELLA BOCCIA E MARCO CONIDI

Posted on

Musica mia

Al via il 9 marzo alle 14.00 su Rai 2 il nuovo programma dedicato alla musica popolare. La conduttrice e il cantautore romano, frontman della band L’Orchestraccia, viaggeranno lungo lo Stivale a bordo di un pulmino carico di strumenti musicali per raccontare e incontrare la musica e le tradizioni dei luoghi visitati: «Siamo molto fieri di inaugurare questo sentiero musicale e invitiamo i telespettatori a venire in viaggio con noi»

 

Il vostro viaggio sta per avere inizio…

Lorella: Sono molto carica e curiosa. Partiamo da Roma, ma il viaggio sarà molto lungo, non vedo l’ora.

Marco: Sì, assolutamente. Non vedo l’ora di sentire le storie e di potere raccontare le tradizioni della musica italiana, ma anche le nuove tendenze. L’Italia è così bella, così varia, ogni differenza serve per migliorarci.

Più viaggiatori o più conduttori?

Lorella: Siamo un po’ tutte e due le cose: viaggiamo conducendo e conduciamo viaggiando.

Marco: Il viaggio conduce e noi ci faremo condurre nel viaggio. La curiosità ci renderà conduttori per le nostre domande.

La musica popolare tramanda tradizioni. Dove nasce la sua forza?

Lorella: La forza dipende dai territori, ogni luogo ha la sua. Se parliamo di Napoli ci sono canzoni popolari conosciute in tutto il mondo, nonostante abbiano radici antiche in realtà noi le cantiamo ancora. I classici della canzone napoletana sono indimenticabili. Ma vale per tutti i territori. Queste canzoni permettono di raccontare e ricordare il passato e di vivere meglio il presente.

Marco: Il linguaggio dei dialetti oggi lo troviamo nei nuovi cantautori. Anche i rapper scrivono in dialetto perché c’è una capacità di sintesi che gli americani chiamano slang, che è il gergo parlato dal popolo, vissuto dal popolo. Le persone hanno un grande attaccamento alle proprie tradizioni e le proiettano nel futuro.

Ad arricchire ogni puntata ci saranno anche interventi d’eccezione…

Lorella: Ci saranno degli ospiti legati al territorio. A Napoli, ad esempio, ci saranno Marisa Laurito ed Eugenio Bennato. Tanti grandi personaggi che hanno viaggiato parecchio nell’arte e nella musica popolare. Chi meglio di chi ha vissuto la musica popolare può raccontare quello che rappresenta questa musica?

Marco: E poi ci saranno delle rubriche, come quella con Ambrogio Sparagna che è una sorta di “Treccani” della storia della musica. Edoardo Sylos Labini invece ci porterà nelle particolarità delle scritture di alcune canzoni o delle storie aderenti a certi scrittori di territorio. È un programma molto ricco, molto nuovo e credo che non sia mai stata fatta una cosa del genere.

La prima tappa è Roma. Quale lettura darete della tradizione popolare della Capitale?

Lorella: Andremo ad analizzare tutti gli artisti che l’hanno resa così grande, attraverso la musica cercheremo di capire il carattere delle città.

Marco: Cercheremo anche aderenza al territorio, analogie con altri luoghi, con quello che noi già amiamo e conosciamo e staremo a sentire i suoni del popolo e le storie che ci racconteranno.

Siete una coppia inedita. Come lavorerete insieme?

Lorella: Benissimo! Siamo così, senza troppe sovrastrutture. Ci divertiamo tanto. Marco ha una grande cultura, conosce bene la musica.  Ha sempre fatto parte anche della mia vita ma non in questo modo così profondo. Siamo una coppia che si compensa.

Marco: Lorella è una persona molto curiosa, molto ironica e andare in giro con lei è molto piacevole. Ha anche una visione molto sorridente e positiva della vita, un atteggiamento che piace molto anche a me. Lei avrà una freschezza e una simpatia devastanti.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.09

Vittoria Puccini

Posted on

Il riscatto di Maria

«È una donna profondamente indipendente, inizialmente dura e spregiudicata, abituata a contare solo sulle proprie forze» racconta la protagonista della serie “Belcanto”, in onda su Rai 1 da lunedì 24 febbraio. Una storia di riscatto e di desiderio di libertà

Un nuovo progetto in costume…

Amo i film e le serie in costume, sia come attrice che come spettatrice. Hanno la capacità di farti sognare e di trasportarti in epoche lontane dalla nostra quotidianità. “Belcanto” mi ha conquistata fin da subito, la sua sceneggiatura ricca di colpi di scena e di emozioni, lo rende un racconto coinvolgente, che non può lasciare il pubblico indifferente.

Chi è Maria?

È una donna profondamente indipendente, inizialmente dura e spregiudicata, abituata a contare solo sulle proprie forze. Per lei, Milano rappresenta una possibilità di riscatto, un’opportunità di rinascita per sé e per le sue due figlie, dopo essere fuggita da Napoli, da un marito violento e da una condizione di miseria. Maria è convinta che Antonia, la figlia maggiore, possieda un talento straordinario per la musica e che possa diventare una celebre cantante lirica. Ripone in lei tutte le sue speranze, vedendo nel suo successo la chiave per garantire alla famiglia la serenità che merita. Tuttavia, questo la porta a trascurare la secondogenita, con la quale il rapporto è più conflittuale e tormentato.

A chi si è ispirata per costruire il suo personaggio?

Durante la lettura iniziale del testo, mi è venuta subito in mente la figura del padre del tennista André Agassi, uno di quei genitori che proiettano sui figli i sogni e le ambizioni che loro stessi non sono riusciti a realizzare. Questo meccanismo di trasferimento delle proprie frustrazioni è uno dei temi che emerge dalla serie.

Una donna e la sua “fame” di vita. In che modo farà sentire la sua voce?

Il passato di Maria è segnato dalla sofferenza e dalle ferite inflitte dagli uomini che l’hanno profondamente segnata, quasi annientata. Un tema purtroppo ancora attuale. Con il tempo, Maria ha costruito una corazza di durezza, decidendo di non fidarsi più di nessuno e di contare solo su sé stessa. I traumi subiti l’hanno resa diffidente verso l’amore e incapace di abbandonarsi ai sentimenti. Tuttavia, l’incontro con Domenico (interpretato da Carmine Recano) e il complesso rapporto con le sue figlie diventeranno la chiave per scalfire questa corazza. Attraverso di loro, Maria inizierà un percorso di guarigione che la porterà, poco alla volta, a svelare il segreto che custodisce e che spiega la sua durezza. La sua rinascita comincerà proprio quando troverà il coraggio di vivere la sua vita senza più paura.

Un racconto corale al femminile. Cosa ci dicono le donne di Belcanto?

Oltre al tema del riscatto personale, “Belcanto” invita a riflettere su cosa si è disposti a fare per raggiungere i propri obiettivi o il successo, e soprattutto su quanto valga la pena inseguire la fama a tutti i costi. La serie sottolinea come, in qualunque ambito artistico, il talento non basti: servono impegno, dedizione e sacrificio. Cercare scorciatoie può sembrare allettante, ma una carriera priva di fondamenta solide è destinata a crollare. Il messaggio è chiaro: è la passione, e non la semplice ricerca di fama o ricchezza, che deve guidare ogni percorso professionale.

Si parla spesso di emancipazione femminile, ma come possono emanciparsi gli uomini attraverso l’esempio di una donna come Maria?

Attraverso la figura di Domenico, la serie esplora un modello maschile diverso, capace di mostrare la propria fragilità senza timore. Un aspetto di grande modernità, soprattutto considerando che la storia è ambientata nell’Ottocento. Domenico non giudica, ma accoglie e ascolta, e proprio questo atteggiamento permette a Maria di fidarsi e di aprire il suo cuore.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.08