BRUNO BOZZETTO

Signor Rossi, il mio attore disegnato

A Cartoons On The Bay presenta in anteprima mondiale il corto “Rossi Boomer”. Mentre il suo amato personaggio spegne le 65 candeline, il disegnatore, animatore e regista, apprezzato in tutto il mondo, si racconta al RadiocorriereTv: «Qualsiasi film, qualsiasi opera, deve nascere da un concetto, da qualcosa che si vuole comunicare. La cosa importante non è il perfezionismo tecnico, ma il racconto»

 

Il Signor Rossi si confronta ancora una volta con il tempo che passa… cosa dobbiamo aspettarci da “Rossi Boomer”?

Questo film nasce dal concetto che il Signor Rossi ha fatto la sua età (sorride), è nato negli anni Sessanta e potrebbe essere considerato un uomo superato. In realtà lui è l’uomo comune e come tale affronta i problemi, esattamente come noi. Avrei potuto inventare un personaggio nuovo, ma mi son detto: il Signor Rossi funziona, è simpatico, e soprattutto in Germania lo amano moltissimo, e così mi è sembrato giusto rimetterlo in pista, provare a usarlo per parlare della contemporaneità, esattamente di quello che prova l’uomo comune oggi di fronte alle nuove invenzioni tecnologiche che cambiano ogni ora e che a volte sono difficili da accettare. Il computer, ad esempio, dovrebbe essere fatto per semplificare le cose. Ma basta usarlo per entrare nel sito di qualche ente e ti trovi a passare da una pagina all’altra, tra parole in inglese e password, rischiando di dover fare più volte anche cose banali. A me almeno succede così, divento matto. Computer a parte, anche comperando un’automobile ci si trova di fronte a qualcosa che prima non avveniva, pensi alla guida automatica. Mi sembra divertente mettere il Signor Rossi, esagerando il tutto come avviene in un cartone animato, nelle situazioni in cui rischiamo di trovarci prima o poi noi tutti. È un esperimento. In questo film lui si trova a passare dagli anni Sessanta a oggi, pensando che tutto sia migliorato, che non ci siano più guerre, che non esistano più le tasse, e questo proprio non è così.

“Rossi Boomer” potrà avere un seguito?

Se riuscissimo a fare una serie, con una trentina di film, potremmo affrontare un sacco di argomenti, molto divertenti e interessanti. Pur essendo di sei minuti funziona. Abbiamo preso il Signor Rossi con Gastone e li abbiamo portati nel 2025.

Lei e il Signor Rossi come avete convissuto in questi sessantacinque anni di vita insieme?

Non abbiamo mai avuto problemi. Diciamo che lui ha subito delle metamorfosi un po’ traumatiche. Nei primi otto film non parlava, era da solo ed era come un attore del cinema muto, come Chaplin, era un mimo. Quando ha cominciato ad andare in televisione abbiamo sentito la necessità, anche per arricchire le storie, di farlo parlare. Perché questo avvenisse ci voleva una spalla ed è arrivato Gastone, che ha formato con lui una strana coppia, divertente, in cui Gastone è un po’ la moglie burbera ma con tanto buonsenso. Il Signor Rossi, invece, è un po’ il bambino che si vuole buttare in tutto e se non ci fosse Gastone non lo fermerebbe nessuno. Nei tre lungometraggi scritti con Guido Manuli e Maurizio Nichetti, abbiamo visto come il Signor Rossi funzionasse anche parlante.

Che rapporto ha costruito nel tempo con il Signor Rossi?

Lo considero un attore disegnato. Andiamo d’accordo ma ci incontriamo solo quando dobbiamo fare qualcosa insieme, non sempre. Se mi serve in un film lo frequento, per parecchio tempo non l’ho più visto. Oggi mi serve ancora, lui è disponibilissimo e stiamo provando a fare qualcosa insieme.

Come alimenta la sua creatività?

Leggo molto, penso che i libri siano stimolanti per una persona creativa, la portano in altri mondi, a conoscere modi diversi di esprimersi. Se leggo certi libri sull’uomo e sul suo comportamento, sull’etologia, di stimoli ne ricevo ancora di più. Mi spingono a ragionare e a riflettere: dell’uomo vedo anche gli errori. Lo osservo e poi lo ridimensiono. Se penso all’uomo visto da vicino, diventa una persona importante, se invece lo allontano da me, ne vedo i comportamenti, quello che produce, i danni o le cose belle che crea. Lo vedo con un’ottica più distaccata. Avere un punto di vista diverso nell’esaminare le cose fa nascere molti stimoli.

Il suo studio ha fatto da apripista ai tanti che sono arrivati dopo di voi… come sta l’animazione italiana oggi?

Ho fatto le mie cose, ho visto che molta gente mi ha seguito, altri hanno fatto cose totalmente diverse, ma c’è spazio per tutti. L’animazione italiana, specialmente nei giovani, sta crescendo bene. Ci sono tantissime promesse, animatori che prima non esistevano. Ma quello che mi interessa di più non è forse l’animatore, il disegnatore, bensì la persona che scrive soggetti. Credo che qualsiasi film, qualsiasi opera, nasca da un concetto, da qualcosa che si vuole comunicare. Oggi non vorrei che questi animatori, disegnatori, si innamorassero troppo del disegno, dei colori, della tecnica, e tralasciassero quella che per me è l’unica cosa importante: il contenuto, con il rischio di farsi affascinare troppo dal perfezionismo tecnico, dagli effetti speciali. Tutte cose magnifiche che anche io adoro, ma non devono essere sostitutivi di ciò che si racconta. Mi capita talvolta di vedere film al cinema spettacolari, ma quando esco mi chiedo: cosa ho visto? In un’ora, con un film di Woody Allen, ho molti più stimoli sull’umorismo, sulla vita, sull’affetto, sulle relazioni, di certi film spettacolari che mi fanno vedere gente che viene catapultata a tremila chilometri. Sono mondi diversi. Il disegno animato è un mezzo di comunicazione straordinario, quindi, usiamolo.

Cosa la fa arrabbiare nel lavoro e nella vita?

Mi arrabbio quando non riesco a raggiungere quello che vorrei fare. Mi capita di alzarmi al mattino volendo trovare un’idea per una vignetta, per un disegno, e non mi viene…

… succede anche a lei?

Tantissimo. A volte le idee arrivano casualmente, altre si fa fatica e bisogna avere pazienza. Ci sono giornate no, bisogna accettarle e sperare nel domani (sorride)...

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