Tutta la musica dell’estate

Posted on

Dal 28 giugno al 24 luglio torna la kermesse di Rai 1 e Rai Radio 2 in onda da Piazza del Popolo a Roma. Sul palco i più grandi artisti italiani, conducono Carlo Conti e Andrea Delogu

È per venerdì 28 giugno l’appuntamento con la prima puntata di TIM Summer Hits, la kermesse musicale di Rai 1, condotta in prima serata da Carlo Conti e Andrea Delogu, in onda anche in contemporanea su Rai Radio 2. Quattro serate di grande musica con le canzoni che fanno da colonna sonora dell’estate 2024. Tanti gli artisti che si esibiranno nel corso della puntata, promettendo di portare un clima di leggerezza e allegria nelle case dei telespettatori. Ad alternarsi sul palco i più grandi artisti del panorama musicale italiano, tra questi Annalisa, Antonello Venditti, Geolier, Gianna Nannini, Alessandra Amoroso, Clara, Coma_Cose, Elettra Lamborghini, Fiorella Mannoia, Ghali, Loredana Bertè, Mahmood, Tananai, The Kolors, Noemi, Raf, Rocco Hunt, Tananai, Tommaso Paradiso, Malika Ayane, Nek, Pooh, Rose Villain, Benji & Fede, Boomdabash, Colapesce Dimartino, Cristiano Malgioglio, Emma, Fabrizio Moro, Irama, La Rappresentante Di Lista, Ricchi E Poveri, Santi Francesi, Umberto Tozzi e tanti altri ancora. A fare da cornice allo show musicale, l’incantevole Piazza del Popolo a Roma. Carolina di Domenico e Gabriele Vagnato, con la loro ironia ed energia, accompagneranno il pubblico nell’anteprima tv. A guidare le telecamere dello show il regista Maurizio Pagnussat.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.26

Sandokan

Posted on

 

Grande attesa per la serie evento internazionale, un nuovo adattamento televisivo della storica saga dei romanzi di Emilio Salgari diretta da Jan Maria Michelini e Nicola Abbatangelo, prossimamente su Rai 1. In esclusiva i primi scatti ufficiali dal set con Can Yaman, Alanah Bloor, Ed Westwick, Alessandro Preziosi, John Hannah

Avventura, passione, rivoluzione e amore per la natura: questi i colori della serie evento che ridà vita all’immortale personaggio creato da Emilio Salgari. Con questo “nuovo” “Sandokan” si va alle radici di un mito, esplorando le origini della Tigre della Malesia e raccontando la sua traiettoria da semplice avventuriero a principe dei pirati. Nel Borneo, un paradiso tropicale abitato dalle tribù native dei Dayak, ma dominato dalla spietata legge degli inglesi colonialisti, Sandokan è un pirata che vive alla giornata: combatte solo per se stesso e per la sua ciurma, tra cui il fidato Yanez. Ma la sua vita cambia quando durante un’incursione incontra Marianna, la bella figlia del console britannico di Labuan. È l’inizio di una storia d’amore impossibile tra due anime simili: Marianna, di sangue europeo e nobile, ma con lo spirito selvaggio di chi è cresciuto in un paradiso tropicale, e Sandokan, pirata e avventuriero, che senza saperlo porta in sé il sangue di antichi re guerrieri. Sulle loro tracce si metterà il leggendario cacciatore di pirati Lord James Brooke, che non si fermerà davanti a niente pur di catturare Sandokan e conquistare il cuore di Marianna. I protagonisti lotteranno per se stessi e per il loro amore, ma presto capiranno di essere parte di una storia molto più grande: quella di un popolo che combatte per la libertà e per la salvezza della natura incontaminata… E questo popolo, i Dayak, cerca un leader che possa salvarli. Per questo Sandokan sarà chiamato a essere molto più di un semplice pirata: dovrà diventare la leggendaria Tigre della Malesia.

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.26

Sorprendente Pompei

Posted on

 

Il direttore del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel, che gli spettatori della Rai hanno visto nei giorni scorsi al fianco di Alberto Angela nell’appuntamento speciale di “Meraviglie”, cammina ogni giorno tra i vicoli dell’antica città, distrutta e sepolta viva. Un sito unico al mondo, che ci porta a contatto con la bellezza dell’arte antica e con la fragilità della vita umana. Di fronte ai calchi delle vittime dell’eruzione del Vesuvio, ma anche alla scultura di un bambino pescatore dormiente che gli ricorda suo figlio, si pone la domanda: “Cosa c’entra con noi Pompei? Che ha da dirci l’antico oggi?”. Il RadiocorriereTv lo ha intervistato in occasione della presentazione del suo libro “Pompei, la città incantata” (Feltrinelli) organizzata dalla Dmo “Terra dei Cammini” presso il sito archeologico di Aquinum

 

Nel suo libro racconta Pompei, uno dei siti archeologici più vasti ed articolati al mondo. È anche un modo per far conoscere e promuovere tutta l’archeologia?

Vuole essere proprio questo, prendere Pompei come un esempio sicuramente molto significativo ed emblematico. Il libro non parla solo di Pompei.

Un museo non è solo un vaso in una vetrina o un reperto da ammirare.  Dietro c’è un grande lavoro che è quello di chi opera nei siti archeologici come Pompei o anche in quelli meno vasti, come Aquinum…

C’è un grandissimo lavoro che dobbiamo fare noi tutti quotidianamente attraverso la valorizzazione, il restauro, la tutela, l’accoglienza. A Pompei ci sono tantissime persone al lavoro, trattandosi dell’area più vasta di scavi aperta dagli anni Cinquanta del secolo scorso. Recentemente leggevo che l’inizio degli scavi a Pompei, nel 1748, partì con 12 operai, e poi con 30, in occasione della visita dell’imperatore Giuseppe II d’Austria. Poi ci fu Ferdinando IV a Napoli e anche lui visitò gli scavi, dicendo che ci sarebbero volute almeno 3 mila persone per scavare.

Pompei ci restituisce scene di vita quotidiana. Quali coinvolgono di più i visitatori?

Pompei è conservata in maniera meravigliosa, quasi congelata. L’eruzione del Vesuvio, nel 79 d.C., non ha cancellato le strade, le tracce dei carri, le terme, le volte, i muri con le decorazioni. A colpire sono soprattutto le scene di vita quotidiana, quelle tracce labili che spesso non si conservano, di cui a Pompei abbiamo una classe tutta singolare, unica, che sono i calchi. L’eruzione del Vesuvio durò più di un giorno. Iniziò intorno a mezzogiorno con una grande esplosione che impiegò 20 secondi per arrivare a Pompei. La gente fu colta impreparata perché non sapeva che quella montagna, dove andava a caccia o dove coltivava i vigneti, fosse un vulcano. Plinio, un autore dell’epoca, spiega che l’esplosione assunse la forma di un pino, che oggi ci sembrerebbe un fungo atomico e da questa nube cominciarono a piovere sulla città i lapilli, queste piccole pietre che in venti ore seppellirono le case, provocarono il crollo dei tetti, fino a quando, dal Vesuvio scese una valanga ardente che spazzò via tutto. Oggi troviamo corpi, tessuti e vestiti, sacchetti di cuoio che le persone portavano con sé per fuggire.

Che cos’è, per lei, un reperto?

A Pompei si parlava a volte di statue. Ovviamente non sono statue, ma figure, cioè i famosi calchi di Pompei. Sono circa cento gli abitanti che noi possiamo incontrare faccia a faccia, sono bambini, sono donne, uomini morti durante l’eruzione. Reperti sono anche altri materiali organici, per esempio i letti, i mobili, gli armadi, gli infissi. Il loro ritrovamento ci fa capire la dinamica di quanto accaduto. Il fatto, ad esempio, che la gente durante l’esplosione si rifugiò nelle case. Una reazione del tutto naturale ma che invece si rivelò letale.

Perché il titolo “La città incantata”?

Incantata perché ha conservato opere d’arte eccezionali. Come ad esempio la Casa dei Vetti e la Villa dei Misteri. A Pompei possiamo studiare come l’arte faceva parte della vita, dei rituali, delle abitazioni. Abbiamo trovato i calchi di tredici vittime che hanno resistito fino alla fine della pioggia di lapilli, e che poi tentarono di lasciare la città. C’è il calco di un bambino di circa cinque anni che si tiene il petto, perché non poteva più respirare a causa dei gas tossici.

Quanto è importante l’attenzione mediatica costante di un sito archeologico?

Tantissimo. Scrivendo questo libro ho voluto dare il senso della divulgazione, che avviene anche grazie agli enti, ai sindaci, al ministero, alle persone che pagano un biglietto per visitare gli scavi di Pompei dandoci poi la possibilità di reinvestire questi fondi. Ma dobbiamo fare di più. Le testimonianze di chi visita il sito avvicinano ulteriori visitatori, aprendo un dialogo con la loro storia, con la loro esperienza, il loro passato, il loro vissuto. Insomma, un dialogo tra l’antico e il presente.

Perché l’interesse crescente verso l’antichità? Quanto in realtà ci siamo dentro a questo passato?

Spesso non ci manca la capacità, ci manca forse solo il coraggio, perché noi veniamo educati in una certa maniera e spesso viviamo tutto quello che possiamo imparare, in maniera passiva. Andiamo a scuola e dobbiamo imparare le date, i fatti, chiaramente la matematica, che non è un’opinione. Un sito archeologico è qualcosa che è dentro di noi. Pompei, così come  Aquinum, ci danno la possibilità di aprire il dialogo tra presente e passato. Questo libro è un po’ una guida attraverso i secoli che parla degli scavi di Pompei ma che, volendo, si può applicare benissimo a tutti i siti archeologici.

Com’era la vita dei più poveri a Pompei?

Abbiamo scoperto tantissime testimonianze della vita degli ultimi. Recentemente abbiamo scoperto un panificio. A Pompei c’erano tanti panifici perché c’erano anche tante case che non avevano la cucina ed erano quelle dei poveri, con uno o due ambienti dove si viveva e si dormiva. Il panificio era una stanza grande di una villa. Lì si lavorava, si dormiva, si viveva tutti insieme su una piccola superficie, mentre dietro il muro c’era l’altra famiglia, quella dei notabili, dei ricchi, con giardini di centinaia di metri quadri.

Nel suo lavoro di ricerca mette in evidenza la figura degli schiavi, quella degli emarginati, degli ultimi. Perché?

Anche nei miei precedenti lavori di ricerca mi sono occupato della storia dei subalterni o di quelli che non avevano una voce, che sono rimasti un po’ marginali, delle popolazioni rurali, degli schiavi, che sono spesso dimenticati. Spesso mi sono chiesto se è un caso o se oggi siamo più attenti a queste testimonianze. Non lo so, ma sicuramente l’archeologia ci restituisce tantissimi racconti in merito.

Cosa si aspetta di trovare in un sito archeologico?

Pompei ha sempre una doppia lettura tra quello che noi immaginiamo, che ci aspettiamo, che vogliamo anche utilizzare per promuovere un cambiamento nel presente, e quello che invece emerge. Si tratta di qualcosa che non combacia al cento per cento con le nostre aspettative, e questo è il bello dell’archeologia.

Nel corso degli anni, quanto hanno influito la scienza e la tecnologia rispetto al cambio di presa di coscienza dell’importanza degli scavi e delle scoperte?

Moltissimo. Spesso c’è una narrazione molto critica, che secondo me ha anche qualcosa a che fare con la storia dell’Italia recente. All’inizio fecero grandissimi danni i Borboni, che portarono i carcerati a scavare. L’archeologia essenzialmente non esisteva e dunque sterrarono, staccarono gli affreschi, interrarono nuovamente le case scavate. Molto è perduto, loro non sapevano, non avevano le tecnologie, le conoscenze e nemmeno la sensibilità di noi oggi. Dunque, va riconosciuto il grande coraggio di investire in qualcosa di cui non si sapeva né i tempi, né i costi. Spesso hanno scavato dei cunicoli: da sopra facevano un buco e poi esploravano le case, staccavano gli affreschi e quando c’era un muro facevano una breccia. Oggi, scavando troviamo anche questo, un’archeologia dell’archeologia. Sono dell’avviso che siamo debitori per quello che hanno iniziato a fare.

Pompei è stata protagonista di una puntata di “Meraviglie” di Alberto Angela. Un’occasione per testimoniare il vostro continuo lavoro di scavi e di scoperta?

Chi ha visto la trasmissione di Alberto Angela sa che abbiamo parlato di una nuova casa accessibile da poco su cui si può camminare mentre sotto continua lo scavo di alcuni ambienti. Con “Meraviglie” è stata data ai telespettatori un’occasione per vedere come si svolge questo lavoro interdisciplinare con architetti, archeologi, storici, epigrafisti per leggere le iscrizioni, ingegneri, restauratori. Abbiamo anche funzionari con queste competenze, collaboriamo con le università di architettura, di archeologia. Di Pompei abbiamo fatto conoscere un’altra cosa fantastica: i disegni a carboncino fatti dai bambini, così come abbiamo capito anche grazie a esperte di neuropsichiatria infantile.  Tutti, fino a una certa età, abbiamo disegnato il corpo con la testa da cui escono direttamente i piedi e le braccia, i cosiddetti cefalopodi. A Pompei troviamo gladiatori, durante le scene di caccia, che sopra la testa hanno anche l’elmo con lo scudo.

Come vive sempre queste nuove scoperte?

È una cosa indescrivibile, ovviamente, un’esperienza soprattutto di squadra. L’emozione è una cosa condivisa in un contesto di grande pressione, perché ci sono cantieri enormi, le responsabilità, la contabilità, la programmazione. Non è sempre facile gestire anche l’aspetto organizzativo, umano, a volte ci sono tensioni, altre contenziosi e problemi con le ditte da affrontare. Dunque, in mezzo a tutto questo, emerge il disegno del bambino vittima dell’eruzione, l’affresco straordinario, la cosa più bella che abbia mai visto. La necessità di andare avanti è sempre costante nonostante le difficoltà, basta pensare alle normative su sicurezza nei cantieri.

Lei invita i lettori a non rinchiudersi nella tecnologia…

Nel tempo abbiamo guadagnato qualcosa come progresso tecnologico, ma abbiamo anche perso qualcosa. Invito, chi ha la fortuna di averli ancora, a parlare con i nonni e le nonne, a condividere, a non rinunciare al confronto e all’ascolto. La tecnologia, da sola, non basta.  Oggi rischiamo un po’ di allontanarci dal mondo reale. Credo anche che nel passato, nell’antichità, possiamo trovare cose che possono sembrarci strane, perché forse le abbiamo perse. Puntiamo al rapporto con la natura, con il paesaggio, con le stagioni.

Qual è per lei l’insegnamento più grande della storia antica?

Vedere come eravamo diversi e capire che oggi non siamo in una prigione dalla quale non possiamo uscire. Come siamo cambiati in passato possiamo farlo anche in futuro. E forse questa non è una cosa negativa, anche per le crisi che abbiamo passato e stiamo passando, come quella ambientale, che ci dovrebbero spingere a cambiare abitudini. Noi siamo capaci se vogliamo.

 

L’avventura della conoscenza

Posted on

 

Da giovedì 27 giugno in prima serata su Rai 1 torna Alberto Angela con “Noos”, il programma dedicato alla divulgazione scientifica nei diversi campi della conoscenza

 

Nel cuore dell’estate televisiva tornano “Noos” e Alberto Angela. Motore del programma, alla sua seconda stagione, sono i servizi dedicati alle più importanti novità scientifiche: le ultime scoperte nei campi della medicina, della genetica, delle neuroscienze, della biologia con un occhio all’archeologia, alla paleontologia, alle più importanti innovazioni tecnologiche, energetiche e ambientali. Tornano anche gli interventi di esperti come Massimo Polidoro, per le fake news nell’informazione, Elisabetta Bernardi per l’alimentazione ed Emmanuele Jannini per la sessualità. A far da scenario alla trasmissione lo studio immersivo che è allo stesso tempo un occhio sulla natura e sulla tecnologia, grazie ad immagini di altissima qualità che permettono ad Alberto Angela di muoversi in ogni momento in ambienti diversi. Immancabili gli splendidi documentari dedicati alla Natura. Ospiti prestigiosi come Dario Fabbri e Carlo Lucarelli portano all’interno dello studio momenti di approfondimento sui temi della geopolitica e dei grandi enigmi legati alla scienza e all’investigazione. Mentre il filosofo della scienza Telmo Pievani ogni settimana parte da una parola per approfondire la storia del nostro pianeta e della nostra evoluzione. Per parlare di spazio torna in studio in ogni puntata l’astronauta Samantha Cristoforetti, che si confronta con Alberto Angela sulle tematiche più interessanti relative alle prossime sfide dell’esplorazione spaziale. E ancora ritroviamo i giovani studiosi di materie scientifiche con i loro esperimenti e approfondimenti dall’astrofisico Luca Perri alla fisica Giuliana Galati, dal chimico Ruggero Rollini all’astrofisica Edwige Pezzulli. In questa nuova edizione non mancano le new entry a cominciare dal Direttore del Parco archeologico di Pompei Gabriel Zuchtriegel che approfondirà diversi temi di archeologia e due giovani esperti di paleontologia e di restauro che ci sveleranno i segreti e le curiosità del loro mestiere. Anche quest’anno Paola Cortellesi presta la sua voce a un personaggio d’animazione che racconta in ogni puntata la storia e l’evoluzione della scrittura. “Noos – L’avventura della conoscenza” è un programma di Rai Cultura è con la regia di Gabriele Cipollitti.

 

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.26

Vi aspettiamo… in famiglia

Posted on

In attesa della terza puntata di “EuroPlay” (lunedì 24 giugno), il talk ironico e leggero di RaiPlay che accompagna le partite degli Azzurri in Germania, il RadiocorriereTv ha intervistato l’attrice romana Michela Giraud. Il programma è realizzato dalla Direzione Contenuti Digitali e Transmediali

 

Michela e “la partita di pallone”. Dove e come nasce la sua passione per il calcio?
Nasce alle elementari. Non mi piaceva giocare con le Barbie, mi annoiava, e mi divertivo molto di più con i maschi della mia classe. Un giorno un mio compagno portò un giornale e c’erano Totti, Nesta e Del Piero. Mi innamorai perdutamente di Francesco Totti.

Cosa la diverte dei componenti della sua squadra di “EuroPlay”?

Che siamo una famiglia. C’è il gruppo dei tattici, che sono i primi della classe, Francesca Brienza, Martina Monti e Davide Moscardelli, quelli più teneri come Mirko, ed eleganti come Simone Carponi al quale, poverino, ogni volta chiediamo informazioni sui nostri sogni. Poi c’è Alessio Viola, che è il perfetto compagno di banco con cui ho un’intesa perfetta, ci sono quelli che vengono dalla Luna e sono geniali come Carlo Amleto. Infine, abbiamo la fortuna di mangiare i piatti dallo chef Max Mariola.

In una battuta che suscita una risata fragorosa, quanto pesa il talento e quanto la preparazione?

Ma sa, a volte le battute migliori sono proprio quelle che nascono estemporanee…

Quanto la comicità può aiutare tutti noi a leggere il mondo, a capire chi siamo?
Se riuscissimo ad avere davvero il coraggio di farne buon uso, senza offenderci continuamente, molto.

C’è qualcosa su cui proprio non “scherzerebbe” mai?

Le cose che non mi riguardano.

La finale degli Europei che le piacerebbe vedere e commentare a “EuroPlay”…
Ovviamente Italia-Francia.

 

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.26

Verità per Ustica

Posted on

Con “Ustica: una breccia nel muro”, Massimo Giletti ricostruisce la storia della strage che tra inchieste, depistaggi, sentenze e zone d’ombra, non ha ancora vissuto il suo capitolo conclusivo. «C’è qualcosa di estremamente grave che non torna, al di là della tesi bomba e missile» afferma. Martedì 25 giugno in prima serata su Rai 3 in diretta dal Museo per la Memoria di Ustica di Bologna

 

Partiamo dal titolo: “Ustica: una breccia nel muro” … una serata speciale che promette di fare rumore, cosa dobbiamo aspettarci?

Altre verità, quelle che abbiamo scoperto indagando, con un lavoro durato a lungo. Non posso anticipare quello che avverrà il 25 sera a Bologna, ma certamente ci sono delle verità. Ci sono testimonianze di uomini che sono appartenuti alle forze armate. Questo accadrà per la prima volta in televisione.

Per tanti anni a regnare sulla strage di Ustica sono stati il caos e i depistaggi, perché raggiungere la verità è così complesso?

Evidentemente era qualcosa di così grande che in qualche modo doveva essere coperto. Io ho un approccio laico, sto ai documenti, mi pongo delle domande. Fino a oggi l’unica verità è che sono passati 44 anni e anche per questa strage non ci sono responsabili. Una cosa tipica del mondo italiano. C’è qualcosa di estremamente grave che non torna, al di là delle tesi bomba e missile. Ricordo a tutti che in quell’aereo c’erano anche bambini, neonati. Oltre 40 persone non sono neanche state trovate. Molti di quegli 81 morti non sono stati sepolti. I loro famigliari non hanno avuto una tomba su cui pregare.

Nel 1980 eri molto giovane, cosa ti colpì di quella strage?

Che nemmeno allora si era capito chi ne fosse responsabile. Andavo al liceo, quelli erano anni difficili, e ricordo che ci fu un immediato depistaggio. Il Corriere della sera parlò del terrorista Marco Affatigato, appartenente ai NAR, presente su quell’aereo. Motivo per cui sarebbe stato fatto saltare. Percepivo qualcosa di anomalo. Solo negli anni ci siamo poi appassionati e siamo andati alla ricerca della verità. Lo fece già Corrado Augias a fine anni Ottanta in “Telefono Giallo”.

Cosa deve fare uno Stato per essere credibile agli occhi del cittadino?

Lo Stato è sconfitto quando non riesce a dare una verità, a trovare i responsabili. La prima debolezza fu evidenziata dal fatto che i parenti si dovettero costituire in un’associazione per dare spinta all’inchiesta.

Cosa significa fare inchiesta oggi?

Non girare la testa dall’altra parte su tutto ciò che trovi, non essere ideologico. Altrimenti le tue inchieste si colorano di un colore politico, metodo figlio di un modo che non mi è mai piaciuto. Devi fare un’inchiesta per raggiungere una verità, portarla fino in fondo, non perché serve a qualcuno. Credo che questo sia oggi il tallone d’Achille del giornalismo italiano: le inchieste sono finalizzate a dare contro a una parte politica.

Di quali altri grandi casi che hanno interessato la nostra storia ti piacerebbe occuparti?

Della morte di Aldo Moro. Credo che nasconda altre verità, altri depistaggi che non sono stati mai chiariti.

A settembre un nuovo progetto, come sarà l’estate di Massimo Giletti?

Ho la sensazione che starò poco in vacanza. Poi vedremo cosa decideranno i vertici della Rai, che mi diranno presto di cosa dovrò occuparmi.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.26

Titanus 120° Classics

Posted on

“Il Gattopardo”, “La Ciociara”, “Rocco e i suoi fratelli”, “Pane amore e fantasia”, “La prima notte di quiete”. Cinque capolavori del cinema italiano tornano in sala restaurati per celebrare i 120 anni della casa di produzione. Da giovedì 27 giugno

 

In occasione della campagna estiva Cinema Revolution, Nexo Digital, Titanus e Rai Com presentano Titanus 120° Classics, il festival che riporta nelle sale cinque capolavori del cinema italiano restaurati. L’appuntamento celebra i 120 della prima casa cinematografica italiana fondata a Napoli nel 1904 da Gustavo Lombardo e portata all’apice del successo dal figlio Goffredo grazie alla collaborazione coi Grandi Maestri del Cinema Italiano. Tra le storie a marchio Titanus compaiono commedie all’italiana, capolavori come “Il Gattopardo”, musicarelli, polizieschi, colossal sino ad arrivare alle prime serie tv. Per festeggiare l’anniversario dei 120 anni, da giovedì 27 giugno per cinque settimane torneranno al cinema secondo il seguente calendario cinque capolavori prodotti da Titanus restaurati:

 

– Dal 27 giugno al 3 luglio, IL GATTOPARDO di Luchino Visconti

– Dal 4 luglio al 10 luglio, LA CIOCIARA di Vittorio De Sica

– Dall’11 luglio al 17 luglio, ROCCO E I SUOI FRATELLI di Luchino Visconti

– Dal 18 luglio al 24 luglio, PANE AMORE E FANTASIA di Luigi Comencini

– Dal 25 luglio al 31 luglio, LA PRIMA NOTTE DI QUIETE di Valerio Zurlini

 

L’elenco delle sale che parteciperanno a Titanus 120° Classics è disponibile su nexodigital.it. I biglietti dei vari film avranno un prezzo speciale in occasione della campagna Cinema Revolution (tutte le informazioni sui siti dei cinema aderenti). Tra le primissime case di produzione e distribuzione internazionali nate in Europa e guidata oggi dal nipote del fondatore, Guido Lombardo, Titanus è stata caratterizzata fin dagli inizi da una politica produttiva all’avanguardia, basata sulla ricerca e la sperimentazione che la portano oggi a vantare oltre 1.500 titoli tra film e serie tv prodotti e distribuiti e una library di circa 400 titoli a catalogo: un patrimonio unico e prezioso non solo per il settore audiovisivo, ma per la storia e cultura d’Italia. Oggi, grazie al consolidamento della unit di produzione, Titanus Production, continua il suo lavoro con una nuova generazione di contenuti (film, serie tv, branded content) sotto la guida di Maria Grazia Saccà. Titanus 120° Classics è un festival organizzato da Nexo Digital, Titanus e Rai Com e si svolge in tutti i cinema italiani che aderiscono all’iniziativa (elenco su nexodigital.it) in collaborazione con il media partner MYMovies.it.

 

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.25

“Camper in viaggio”, un itinerario infinito

Posted on

Raccontare l’Italia da nord a sud come veri camperisti. Il presentatore, intervistato dal RadiocorriereTv, e  Lorella Boccia, alla sua prima edizione, sono i protagonisti del viaggio itinerante di Rai 1. Dal lunedì al venerdì alle 11.30

 

Com’è stato questo suo ritorno a “Camper in viaggio”?

Sono contentissimo, fosse per me lo farei tutto l’anno. I veri camperisti sì che se ne intendono molto più di me che lo faccio in televisione. Sono persone che praticano l’attività del camping tutto l’anno, viaggiano sempre. C’è chi va in settimana bianca con il camper e chi va a visitare, magari a novembre, le città d’arte, o va a tartufi nelle Langhe a fare la raccolta dei prodotti del bosco. Il programma sta andando molto bene e sono molto molto contento.

 

Con i suoi compagni di viaggio, come sta vivendo questa nuova stagione?

C’è molto entusiasmo sia con Lorella Boccia che con tutta la squadra. C’è un gran lavoro dietro le quinte, che a volte cerco di spiegare agli amici. Un lavoro che è invisibile perché, come si diceva nel piccolo principe, “l’essenziale è invisibile agli occhi”.  Se non c’è un gruppo che lavora con te e per te, non raggiungi il risultato. In tanti vorrebbero venire a lavorare nel nostro programma, perché sanno che ci si diverte e si viaggia. È stancante, ma dà soddisfazione.

 

Quali saranno le vostre prossime tappe?

Siamo partiti dalla Sardegna, poi abbiamo fatto Ponza, il Circeo, Ischia e Procida, Paestum, Maratea. A breve andremo a Ostuni, al Conero nelle Marche, di nuovo in Sardegna, in Sicilia.  L’itinerario è infinito, perché ogni zona d’Italia ha una storia da raccontare e le proprie bellezze da mostrare in televisione. Attraverso questo programma chi non può muoversi riesce in qualche modo a viaggiare con le immagini e i racconti. Veniamo visti negli ospedali, nei luoghi di lavoro, nelle caserme. Abbiamo una doppia responsabilità: di intrattenere e di tenere compagnia a chi d’estate rimane solo e non ha la possibilità di andare in vacanza.

 

Ci sono dei luoghi che hanno suscitato in lei un effetto sorpresa?

Penso al Cristo del Redentore a Maratea, che è il simbolo della costa. Abbiamo aspettato il tramonto con il sole alle spalle di Gesù, è stato bellissimo, emozionante. Io provengo da una famiglia cattolica, sono molto legato a certi principi e non me ne vergogno. Appena finito di girare ho mandare la foto a mia moglie e ai miei figli dicendo che avevo fatto una preghierina per loro.

 

Nella prima puntata ha detto di voler fare la vita degli amici che avrebbe incontrato…

Il camper ti dà la possibilità di vivere in libertà. Con l’avvento del cosiddetto turismo “open air” molto è cambiato anche nel nostro paese. Dopo la pandemia c’è stato un boom. Tantissimi ragazzi hanno scelto questo tipo di esperienza, più economica, anche perché una tenda la puoi comprare anche in un grande magazzino ed è alla portata di tutti. Forse stiamo rivalutando quel tipo di libertà, tipica dei paesi del nord Europa, che adesso ha preso piede anche in Italia. Sono tantissimi gli influencer, i social traveler, i ragazzi che camperizzano un van o anche un furgone usato e fanno turismo.

 

Come si è preparato a girare tutta l’Italia in questa full immersion?

Valigia sempre pronta, medicine e ovviamente determinati oggetti che non devono mancare, tipo la borraccia che puoi riutilizzare, il caricabatterie, fondamentale, il costume, le ciabatte. Poi ci sono i costumi di scena e qualche libro, anche se il tempo per leggere non è tanto vedendo che lavoriamo dalle 8.00 alle 20.00, tutti i giorni. In valigia non manca mai la musica, che magari è anche quella che si ascolta durante il montaggio. Io vengo dal mondo della radio, per me la musica è la colonna sonora della vita.

 

Lei è esperto in agricoltura, enogastronomia. Che Italia sta incontrando?

È un’Italia che ogni volta stupisce. Io dico sempre che per la scelta del vino non devi essere un sommelier, per non sbagliare basta bere i vini del territorio in abbinamento ai piatti del territorio. Una regola semplice ma che ti spiega esattamente come fare. Non è che vado a Maratea e assaggio il sushi, magari il sushi all’Italiana, come crudo di pesce. Sono uno che mangia di tutto ma preferisco spendere un euro in più per mangiare e bere che seguire la moda o altre cose.

 

Ci racconta un episodio particolare che le è capitato nei suoi viaggi in camper?

Quando ero sulla cima del monte che sovrasta Maratea ho provato sensazioni uniche anche perché, essendo mia moglie venezuelana, mi ha ricordato la Virgen de la Paz, nella zona interna del Venezuela. Si tratta di una statua alta trenta metri. Poi c’è tutta una camminata per arrivare sopra e c’è anche la possibilità di stare con sé stessi. Al mondo d’oggi, sempre connessi e aperti al mondo con i social, essere ogni tanto offline con la propria coscienza fa bene. Forse in tre anni di “Camper” questa è una scena che mi rimarrà impressa anche per motivi spirituali.

 

Una battuta finale: radio o televisione?

La televisione, ma partendo dalla radio. Grandi conduttori e presentatori sono stati spesso anche grandi speaker radiofonici. Io non sono ancora all’altezza di Carlo Conti che era già il mio mito negli anni del liceo e dell’università. Ogni tanto quando lo incontro e ci incrociamo, penso che sia veramente come mi piacerebbe essere. Corrado invece era il mio mito quando ero piccolo.

 

Spoiler

Posted on

 

I giornalisti del GR al fianco degli studenti delle scuole di giornalismo, i professionisti di domani. Insieme per raccontare i fatti del giorno e dare le anticipazioni dei programmi pomeridiani. Dal 17 giugno al 26 luglio, alle 12.30 su Rai Radio 1 il nuovo programma condotto da Vito Cioce

 

Un “programma ponte” denso di contenuti, dove ci porterete con “Spoiler”?

Da una parte nel mondo del giornalismo. Cercheremo di fare vedere come funziona la macchina del Giornale Radio, a partire dalla riunione di sommario, da come si preparano la scaletta, i titoli, e daremo anche anticipazioni dei contenuti di Radio 1 che riguarderanno le ore successive, quelle del pomeriggio e della sera, incentrate soprattutto sugli eventi sportivi trasmessi in chiaro nel corso dell’estate: dagli Europei alla Moto GP, dal tennis alle Olimpiadi.

Gli studenti delle scuole di giornalismo saranno parte attiva del programma. Quale sarà il loro contributo?

Ai docenti chiederemo di ragionare insieme su quella che può essere la scaletta del giornale radio delle 13, dopo avere ascoltato quello che ci diranno i colleghi impegnati nell’edizione. Agli studenti chiederemo invece di mettersi al lavoro per portarci ogni giorno due notizie che non hanno trovano spazio nel mainstream e che loro approfondiranno. L’estate è l’occasione giusta per sperimentare nuovi format. Fu così anche per “Radio 1 Plot Machine” nel 2014.

Anche gli ascoltatori sono chiamati a mettersi all’opera…

Chiederemo loro di segnalarci via mail delle notizie, delle situazioni, dei contesti sul territorio che meritano di avere spazio. Noi li verificheremo e li inseriremo nel programma.

Cosa significa essere un giornalista del Servizio pubblico?

Avere la consapevolezza del proprio compito, sapere che si sta facendo un servizio agli ascoltatori. Siamo la Rai e quando diamo una notizia dobbiamo essere assolutamente certi delle nostre fonti, delle nostre verifiche, dei nostri approfondimenti.

Da “Radio 1 Plot Machine” al telegiornale, come nasce una tua intervista?

Cercando di mettere intanto l’interlocutore a proprio agio, come se si trattasse di una chiacchierata, di una telefonata. Tutto parte dalla curiosità di sapere cosa sta avvenendo nel mondo frequentato dal nostro intervistato, con l’obiettivo di trasferirlo all’ascoltatore con la maggiore semplicità possibile.

Come ti comporti se ti accorgi che l’intervistato non sta dicendo la verità?

Lo si avverte già dal tono, è facilmente smascherabile. Come giornalisti del Servizio pubblico eliminiamo il problema alla radice, andiamo a chiedere pareri, esperienze, testimonianze a professionisti autorevoli, affermati nei loro campi, che non hanno bisogno di vendersi o di vendere qualcosa.

Cento anni della radio, settanta della televisione. Un tuo augurio alla Rai…

Il segreto è quello di precedere i tempi, di proporre sempre qualcosa di nuovo, di interessante, di suggestivo che catturi l’interesse dell’ascoltatore, del telespettatore. La Rai l’ha saputo fare benissimo, soprattutto sfruttando una ricchezza unica, quella del mondo Rai, ricco di grandi professionisti e di grandi contenuti.

Perché non perdere una puntata di “Spoiler”?

Per il gusto della novità, e per il piacere dell’ascoltatore di diventare parte attiva del programma.

 

 

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.25

Mare Fuori, si gira la quinta stagione

Posted on

 

Al via le riprese delle nuove attesissime puntate della serie tv coprodotta da Rai Fiction e Picomedia che con le ultime puntate ha totalizzato una total audience superiore ai 6,1 milioni di telespettatori, posizionandosi al primo posto della classifica dei prodotti più visti su RaiPlay

 

Il cast e le maestranze di “Mare Fuori” sono tornate sul set per le riprese della quinta stagione. Molte le novità, a partire dal regista Ludovico Di Martino (“Skam 3”, “La belva”, “I viaggiatori”) che sostituisce Ivan Silvestrini alla guida di un cast arricchito da tanti ingressi. Nuovi personaggi varcheranno infatti le soglie dell’Ipm di Napoli: ragazze e ragazzi con storie difficili alle spalle che si troveranno a interagire e talvolta a scontrarsi con le vecchie conoscenze che gli spettatori hanno imparato ad amare in questi anni. Fanno il loro ingresso in “Mare Fuori 5” diverse giovani promesse: Francesco Luciani e Francesco Di Tullio, nei panni dei criminali arrivati dal Nord; Rebecca Mogavero ed Elisa Tonelli, amiche inseparabili e partner in crime; Alfonso Capuozzo e Manuele Velo, che daranno voce a due delle diverse anime di Napoli, quella della strada e quella dei quartieri più benestanti, i quartieri dei “chiattilli”. Tante anche le conferme di volti diventati ormai familiari per i milioni di fan della serie: Carmine Recano, Lucrezia Guidone, Maria Esposito, Giovanna Sannino, Vincenzo Ferrera, solo per citarne alcuni. Novità anche nel team di scrittura. Maurizio Careddu è l’head writer di una squadra composta da cinque sceneggiatori: oltre allo stesso Careddu, firmeranno le puntate Luca Monesi, Angelo Petrella (già nel team di scrittura delle precedenti stagioni), Sara Cavosi ed Elena Tramonti. Le riprese di questo nuovo capitolo iniziano mentre sono ancora vive le reazioni dei fan all’ultima stagione, dopo il rilascio su RaiPlay e la messa in onda su Rai 2. Una stagione, la quarta, che ha fatto tanto parlare di sé, raggiungendo un pubblico ampio e trasversale. “‘Mare Fuori’ è un eccezionale esempio di serialità televisiva fondata sul racconto della contemporaneità e sui valori del servizio pubblico – dichiara Maria Pia Ammirati, direttrice di Rai Fiction. – Il pubblico ha premiato la capacità di restituire la ricchezza contraddittoria del vissuto di un gruppo di giovanissimi costretti nella condizione estrema di un istituto di pena minorile. È anche la prova strategica di come la fiction possa declinarsi con successo sulla televisione generalista e sulla piattaforma digitale. Per questo saluto l’inizio riprese della quinta stagione con l’orgoglio e la speranza di una grande scommessa vinta, che si rimette in gioco”. Roberto Sessa, produttore Picomedia, aggiunge: “La serie 5 nel gergo della serialità televisiva è il classico ‘reboot’. Ovvero la storia ci dà la possibilità di introdurre diversi nuovi personaggi che diventeranno, insieme ai protagonisti già affermati, le icone delle prossime stagioni. Diamo il benvenuto a sei di loro nella famiglia di ‘Mare Fuori’ e gli auguriamo un grande percorso umano e professionale”.

Continua a leggere il Radiocorriere Tv N.25