La Forza del Destino

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Il 7 dicembre la diretta di Rai Cultura da Milano del capolavoro di Giuseppe Verdi. In esclusiva in 4K su Rai 1, Rai Radio 3 e RaiPlay

Una “Forza del destino” in 4K: è la Prima della Scala che Rai Cultura propone in diretta su Rai 1 il 7 dicembre e che – come per il Don Carlo dello scorso anno – avrà una definizione quattro volte superiore rispetto agli standard televisivi abituali. Sarà quindi una Forza del destino “mai vista” quella proposta dal Direttore musicale Riccardo Chailly e dal regista Leo Muscato per l’apertura di stagione del primo teatro italiano. Dieci telecamere in alta definizione, 45 microfoni nella buca d’orchestra e in palcoscenico, 15 radiomicrofoni dedicati ai solisti. Un gruppo di lavoro di 50 persone tra cameraman, microfonisti, tecnici audio e video. Una preparazione che vede lo staff di regia seguire fin dalle prime prove la messa in scena dello spettacolo, e un numero crescente di addetti lavorare nelle due settimane precedenti il debutto. Lo spettacolo, con la regia televisiva di Arnalda Canali, sarà trasmesso in diretta anche su Radio 3, su Rai 1 HD canale 501, su Rai 4K e su RaiPlay, dove potrà essere visto per 15 giorni dopo la prima. Oltre tre ore di trasmissione, completa di sottotitoli, per portare il capolavoro di Verdi nelle case degli italiani, perché la grande musica è di tutti. Oltre a trasmettere l’opera, con grande attenzione per la ripresa audio e video curata dal Centro di Produzione Tv di Milano, come di consueto la Rai racconterà anche ciò che accade attorno allo spettacolo più atteso della Stagione. Su Rai1 Milly Carlucci e Bruno Vespa, con collegamenti di Serena Scorzoni dal foyer, condurranno la diretta televisiva incontrando, prima dell’inizio e durante l’intervallo, i protagonisti e gli ospiti presenti. Per Radio 3 seguiranno la diretta Gaia Varon e Oreste Bossini. Saranno coinvolte anche le diverse testate giornalistiche della Rai con dirette, servizi e approfondimenti, con ospiti in studio e dal foyer della Scala. Come per il Don Carlo del 2023, anche quest’anno la trasmissione dell’opera sarà corredata dall’audiodescrizione in diretta, grazie alla quale anche le persone cieche e ipovedenti potranno avvalersi di tutte quelle informazioni visive non trasmesse verbalmente – costumi, aspetto e mimica dei personaggi, azioni non parlate, location, scenografia e luci –, tale accessibilità sarà estesa anche a tutto ciò che accadrà intorno allo spettacolo e verrà trasmesso in TV prima dell’inizio e durante l’intervallo. Il servizio è realizzato da Rai Pubblica Utilità – Accessibilità. L’audiodescrizione, attivabile dal televisore sul canale audio dedicato – e fruibile anche in streaming su RaiPlay – fa parte del percorso di inclusione intrapreso con impegno e determinazione dalla Rai, con l’obiettivo di rendere sempre più concreta e ampia l’offerta di vero servizio pubblico. Si avvarranno delle riprese in Alta Definizione diffuse da Rai circa 40 sedi coinvolte nell’iniziativa sociale “Prima Diffusa” del Comune di Milano e il maxischermo collocato al centro dell’Ottagono della Galleria Vittorio Emanuele II, che offre la Prima ai cittadini. Sono numerosi i broadcaster di tutti i continenti che trasmetteranno l’evento in diretta da Milano grazie agli accordi sottoscritti con Rai Com: da ARTE per Francia, Belgio, Austria, Germania, Liechtenstein e Lussemburgo alla Svizzera RSI, dalla portoghese RTP alla ceca Česká Televize (in leggera differita) quest’ultima). Dall’Europa al Giappone, dove la NHK manderà in onda l’opera in differita in formato 4K HDR. La prima della Scala sarà fruibile in tutto il mondo sulla piattaforma Medici Tv e sarà proiettata in diretta anche nelle sale cinematografiche di Finlandia, Scandinavia, Spagna, Svizzera, America Latina, Australia e Nuova Zelanda e in Italia in un network di oltre 20 sale tra cinema indipendenti e circuito Uci Cinemas.

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LA RAI A PIU’ LIBRI PIU’ LIBERI

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La misura del mondo

Torna la Fiera Nazionale della Piccola e Media Editoria, dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur a Roma. L’edizione 2024, che si ispira alla figura di Marco Polo a 700 anni dalla morte, vedrà ancora una volta la Rai partecipare con importanti iniziative editoriali

Cinque giornate imperdibili allo spazio Rai di “Più libri più liberi”, dal 4 all’8 dicembre alla Nuvola dell’Eur a Roma. Anticipiamo di seguito il programma degli eventi, che saranno trasmessi in diretta sul sito www.ufficiostampa.rai.it

Mercoledì 4 dicembre

12.30 – Presentazione del volume “Trasformazione digitale e intelligenza artificiale” a cura di Rai Ufficio Studi – edito da Rai Libri

15.30 – Presentazione del volume “I lavori del futuro – Competenze e professioni per i nuovi media di Servizio Pubblico” a cura di Rai Ufficio Studi – edito da Rai Libri

16.45 – Presentazione di “No Women No Panel – Le cifre della parità”, report scientifico sul monitoraggio di genere nella comunicazione pubblica a cura di Lucio Pisacane e Arianna Voto

18.00 – Incontro con Massimiliano Ossini autore di “K2 – Un passo dalla vetta. Un passo dalla vita” edito da Rai Libri. Ossini racconta l’incredibile esperienza dell’ascensione del K2

Giovedì 5 dicembre

10.00 – “Il Buongiorno di Radio Kids Live” spettacolo dal vivo con Marco di Buono, Arianna Ciampoli e il pupazzo DJ a cura di Rai Radio Kids. I conduttori Arianna Ciampoli e Marco Di Buono incontrano i bambini per uno spettacolo pensato per le scuole primarie

12.30 – Presentazione del volume “La TV da sfogliare – 1984 – 2024. 40 anni di televideo” a cura di Guido Barlozzetti per Rai Pubblica Utilità – edito da Rai Libri

14.30 – Presentazione de “Il linguaggio della diversità culturale – Prospettive per una comunicazione inclusiva”, ricerca-studio di Annalisa Tota e Raymond Siebetcheu, a cura di Rai Per la Sostenibilità – ESG e Rai Ufficio Studi, edita da Rai Libri

16.00 – No Name Radio presenta “Making of – come costruire una rivista” la storia di NERO, freepress nata 20 anni fa e diventata casa editrice, tra progetti editoriali e comunità reali e virtuali

18.00 – Incontro con Lorenza Fruci autrice di “Donne in onda” edito da Rai Libri. A settant’anni dalla prima trasmissione televisiva ufficiale della Rai, il 3 gennaio 1954, Lorenza Fruci ripercorre alcuni fondamentali momenti della rappresentazione della condizione femminile nei programmi della tv pubblica

19.00 – Incontro con Marco Carrara autore di “Tanti Auguri” edito da Rai Libri. Tanti auguri, cantava Raffaella Carrà: un inno gioioso che fa da perfetto sottofondo alla celebrazione dei 70 anni della televisione e dei 100 della radio in Italia

Venerdì 6 dicembre

11.00 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Ansia 2.0”: Quali sono le stupefacenti funzioni dell’ansia nella società della performance? È veramente un disturbo o stiamo sbagliando tutto? Conducono: Andrea Borgnino, Federica Mura e Luca Franco

12.00 – Rai Radio 1 in diretta “Wannabe – Il futuro che vorrei”. Il programma racconta le nuove generazioni, tendenze, progetti per il futuro, sogni, preoccupazioni. Conduce: Francesca Romana Ceci.

12.30 – Incontro con Collettivo Banfield autori di “Azzurro Davis” edito da Rai Libri. Otto scrittori (Lucio Biancatelli, Germana Brizzolari, Lorenzo Fabiano, Diego Mariottini, Matteo Mosciatti, Alessandro Nizegorodcew, Andrea Pelliccia, Carlo Rinaldi) raccontano altrettante finali di Coppa Davis raggiunte dall’Italia del tennis fra il 1960 e il 2023

13.30 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Donne di parola”: in occasione dei cento anni della radio, dieci storie di voci femminili che sono state centrali nella radio pubblica italiana. Conducono: Andrea Borgnino, Arianna Biagi e Luca Franco

15.00 – Rai Radio 3 in diretta “Fahrenheit” con Susanna Tartaro, Tommaso Giartosio e Florinda Fiamma. Musica dal vivo presentata da Valerio Corzani

All’interno della puntata “Ad Alta Voce”: lettura di alcune pagine tratte da “La ricreazione è finita”, di Dario Ferrari – edito da Sellerio – vincitore del Libro dell’anno 2023

18.15 – Incontro con Renzo Arbore e presentazione del volume “Bontà Vostra” di Gianni Garrucciu edito da Rai Libri. Storia, vita e ricordi del più grande artista della televisione italiana

19.20 – Rai Radio 2 “Pink Freud – Psicoanalisi di musica e canzoni”: una seduta terapeutica in chiave podcast, in cui per la prima volta sdraiata sul divano non c’è una paziente ma una canzone. Questo è ciò che Angelo Villa, psicoanalista e raffinato musicologo riesce a fare, collegando alle canzoni di autori o band contemporanei i grandi temi della psicoanalisi, creando un’inedita chiave di lettura e di ascolto

Sabato 7 dicembre

10.30 – Rai Radio 1 “Plot Machine – La tua storia che non c’era”. Un format innovativo, interattivo e multimediale in onda il lunedì alle 23.05 e disponibile su RaiPlay Sound. Ospiti gli scrittori e tutti coloro che promuovono la “sana istigazione alla lettura”. Con Vito Cioce, Daniela Mecenate e Marcella Sullo

11.30 – RaiPlay Sound presenta un anno di “America 7”, il podcast settimanale di Oliviero Bergamini, caporedattore della Redazione Esteri Tg1, che racconta l’America oltre gli stereotipi, attraverso i suoi personaggi e gli aspetti meno conosciuti della sua cultura. Conduce: Andrea Borgnino. Ospite: Oliviero Bergamini

12.30 – Rai Radio 3 in diretta “L’isola deserta” dove naufraga Roberto Saviano per raccontare a Chiara Valerio il libro, il film e la musica che ha scelto di portare con sé

13.15 – Incontro con Marco Lollobrigida autore di “Oro Rosa” edito da Rai Libri. Storia delle donne che hanno portato l’Italia in cima al podio olimpico

15.00 – Rai Radio 3 in diretta “Fahrenheit” con Susanna Tartaro, Tommaso Giartosio e Florinda Fiamma. Musica dal vivo presentata da Valerio Corzani

17.00 – Rai Radio 3 in diretta “Tutta l’umanità ne parla”. Il talkshow impossibile di Edoardo Camurri e Michele de Mieri convoca ospiti eccezionali provenienti da tutte le epoche e da ogni luogo – anche letterario – per ragionare sui temi emergenti dell’attualità

18.15 – Incontro con Loredana Lipperini autrice de “Il segno del comando” edito da Rai Libri. Un romanzo originale ispirato all’intramontabile sceneggiato Rai del 1971

19.20 – Rai Radio 2 “Pink Freud – Psicoanalisi di musica e canzoni” una seduta terapeutica in chiave podcast, in cui per la prima volta sdraiata sul divano non c’è una paziente ma una canzone. Con Angelo Villa

Domenica 8 dicembre

10.45 – Rai Radio 3 in diretta “La lingua batte” il programma per chi ama la lingua italiana. Con Paolo Di Paolo e musica dal vivo.

12.00 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Il falso”. La storia incredibile di un uomo, ladro e falsario di libri antichi, tra Buenos Aires, New York e Napoli. Conducono Andrea Borgnino e Paola Manduca

12.45 – Incontro con Alessandro Cassieri autore di “Tra Russia e Ucraina” edito da Rai Libri. Il racconto giornalistico dell’origine del conflitto tra Russia e Ucraina

13.45 – RaiPlay Sound presenta il podcast “Tale padre”. Conduce: Andrea Borgnino

15.00 – Rai Radio 3 in diretta “Fahrenheit” con Susanna Tartaro, Tommaso Giartosio e Florinda Fiamma. Musica dal vivo presentata da Valerio Corzani. Proclamazione del Libro dell’anno 2024

18.15 – Incontro con Nathania Zevi autrice de “Il nemico ideale” edito da Rai Libri. L’antisemitismo non è mai stato davvero superato: può rimanere latente per anni e poi esplodere in maniera violenta e devastante

 

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Massimiliano Gallo

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L’attore?
Un essere straordinario

«In questo periodo storico il nostro avvocato di insuccesso è un personaggio rivoluzionario, un antieroe. Non è un perdente, ma un non vincente per scelta a cui non interessa apparire fallato, che non ha paura di mostrare le sue debolezze, le sue piccolezze» racconta al RadiocorriereTv l’attore, di grande successo, impegnato la domenica su Rai 1 con la seconda stagione di “Vincenzo Malinconico. Avvocato di insuccesso”

Dicembre è un ottimo momento per il pubblico che ama Massimiliano Gallo. Arriva la seconda stagione dell’”Avvocato di insuccesso” più amato d’Italia, poi “Questi Fantasmi”, e ancora tanto teatro. Dove trova le energie?

Bella domanda (ride). La ragione è nel grande entusiasmo con cui affronto questo lavoro, un mestiere molto particolare, che è anche un modo di vivere. Stai molte ore sui set, poi ti dedichi alla promozione… Rubi tempo alla famiglia e puoi farlo, secondo me, soltanto se mosso da una grande passione. Io conservo, per adesso, l’entusiasmo di quando cominciai, ho una grande curiosità, voglio affrontare sempre cose nuove, esplorare.

 

Un entusiasmo condiviso con Vincenzo Malinconico. Come lo ritroviamo?

All’inizio un po’ devastato dall’ultimo fallimento d’amore, poi desideroso di riprendersi la vita, sostenuto da colleghi, da amici e dal mondo che lo circonda, a cominciare dalla famiglia. L’universo di Malinconico è abbastanza complicato, si aggiunge in questa stagione una linea orizzontale, con un caso seguito dall’inizio alla fine. In questo secondo capitolo c’è un cambio di regia, affidata a Luca Miniero, che secondo me ha fatto un lavoro straordinario, la storia si arricchisce, poi, dell’ingresso di un nuovo personaggio – Clelia Cusati (interpretata da Giulia Bevilacqua) -, una giornalista che entra a gamba tesa nella vita dell’avvocato, diventando il suo nuovo “interesse”. Insieme a tutti gli altri ruoli fondamentali, non può mancare l’amico immaginario Massarini. La scrittura di De Silva ha fatto il resto, tutto nasce dai suoi libri, dal tocco di Diego anche nella sceneggiatura. Credo che questa serie non abbia nulla da invidiare a un racconto internazionale, si ride molto e c’è molta emotività, molta commozione… insomma, è molto figa (ride).

 

Alessandro Baricco, commentando il film di Angelina Jolie, adattamento del suo “Senza Sangue”, ha dichiarato che “i libri devono sempre sparire nei film” perché si deve solo respirare il cinema, dimenticare che prima c’era un romanzo. Ha però sottolineato che il “il colore di questo film” è il suo…

Baricco ha detto una cosa molto intelligente e vera. Il libro ti permette di volare alto e velocemente grazie alla fantasia e all’immaginazione, sfogli una pagina e sei ovunque nel mondo. Cinematograficamente è un processo molto più complesso, noi lo abbiamo affrontato già nella prima stagione di “Vincenzo Malinconico”, nella quale ci siamo chiesti: come rappresentare al meglio il mondo descritto da Diego De Silva. Avevamo a che fare con un amico immaginario che cantava le canzoni di Ornella Vanoni e poi, all’improvviso, la Vanoni la ritrovavi sul divano… La scelta, ovviamente, è mantenere il colore dell’autore e tradurlo al meglio in immagini.

 

Qual è il colore di Malinconico che preferisce?

È un uomo che ha un po’ di malinconia, quindi, forse un rilassante blu perché l’avvocato è anche pigro.

 

E se invece volessimo inserire Malinconico tra i modelli umani a disposizione, che valore incarnerebbe questo avvocato di insuccesso?

In questo periodo storico il nostro avvocato di insuccesso è un personaggio rivoluzionario, un antieroe. In un mondo in cui abbiamo raccontato a tutti, e ci siamo raccontati, che dobbiamo essere perfetti dalla mattina appena svegli a quando vai a dormire, è rincuorante sapere che esiste una persona che non vuole partecipare alla competizione. Non un perdente, ma un non vincente per scelta a cui non interessa apparire fallato, che non ha paura di mostrare le sue debolezze, le sue piccolezze.

 

È un eroe che si interroga spesso sulla felicità…

Si chiede sempre dove ha sbagliato quando è felice, perché sa che la felicità, prima o poi, ti porta il conto. Diciamo che anche questo stato d’animo lo preoccupa. Malinconico si muove per inerzia, è il mondo che gli gira attorno, succede di tutto, lui deve per forza spostarsi.

 

Cosa le sta lasciando la frequentazione con questo personaggio?

Siamo ormai grandi amici, un po’ mi appartiene, lo sento mio, e per certi versi mi somiglia pure. Siamo su un livello abbastanza pericoloso di convergenza.

 

Come attore è arrivato alla popolarità non prestissimo, poi è stato travolto dall’amore del pubblico… Come si gestisce tutto questo successo?

Con grande calma. Prima di essere travolto dall’amore enorme del pubblico, ho sempre lavorato tanto, e con soddisfazione, senza preoccuparmi della fama o di quello che c’era attorno. Avevo il mio mondo – il teatro -, non mi sono mai sentito uno sfigato, a dir la verità. La popolarità ha, effettivamente, complicato la situazione e, sebbene ci sia arrivato con una maturità diversa, bisogna imparare a gestire bene la situazione, perché devi proteggere il tuo privato, trovare un equilibrio. Sento veramente un grande affetto nei miei confronti, ovunque vada, a teatro o per strada, sono uno che rimane anche quaranta minuti dopo lo spettacolo con la gente a fare le foto… Questo è, almeno nel mio caso, l’effetto della televisione, che ti catapulta dentro le case delle persone, facendoti diventare uno di famiglia. Il pubblico che va al cinema o a teatro è diverso, diciamo selezionato, di nicchia, perché sceglie di pagare un biglietto per venire a vederti, mentre la tv è un fenomeno travolgente. Me ne sono accorto quando, durante una tournée a Bergamo, due ragazze giovanissime mi hanno aspettato fuori dal teatro e ringraziato per aver fatto loro compagnia durante la pandemia. Io ero stato a casa loro, chissà con quante repliche, con quante cose su RaiPlay…

 

Spesso, però, c’è un po’ di confusione tra attori e attori/influencer….

Per come considero io il mestiere dell’attore, questi fenomeni non li tengo neanche in considerazione. Per me l’attore è una cosa sacra, un essere straordinario che deve immagazzinare miliardi di informazioni come un computer e metterci dentro le emozioni. Non è che un giorno ti svegli e sei un attore, devi studiare, molto. Dobbiamo, invece, stare attenti ai fenomeni televisivi che danno a questi ragazzi un’immediata visibilità, penso ai talent, per esempio, per un anno ti trovi sotto l’albergo duemila persone, e dopo nessuno sa più chi sei. Tutto questo può essere devastante, se anche io, con la mia età e con la mia esperienza, ho difficoltà a gestire la popolarità, mi chiedo come possa farcela un giovanissimo “consumato” velocemente dalla televisione.

 

Cosa le ha dato questo mestiere, e le ha tolto?

A me ha dato tutto, toglie chiaramente la possibilità di vivere la famiglia in maniera più serena. Mi sono fatto spesso questa domanda rispetto ai figli, a ciò che posso lasciare loro in eredità, la stessa che probabilmente si è fatto mio padre quando ero ragazzo (Nunzio Gallo, attore e cantante che vinse il  nel 1957 il Festival di Sanremo). Stai meno tempo con i tuoi cari, ma quello che ho trascorso è stato di qualità?

 

Tutto questo si ricollega anche a suo padre…

Quando io vedo mio padre in tv per me è come se fosse rimasto un po’ immortale, che non fosse mai andato via. Può darsi che ai figli lascerò altro, libri, i miei lavori da attore, e forse tutto questo avrà per loro un valore molto più profondo. Lo stesso che mi ha donato mio padre, con cui ho vissuto meno la quotidianità, ma porto con me la sua grandezza, il suo profondo senso del lavoro e dello spettacolo, la passione e il rispetto con cui faceva quel lavoro. Tutti ancora ne parlano, e per me è come se stesse sempre qui.

 

Frequenta tanti palchi, come si trasforma l’attore gallo in scena, a teatro, al cinema o su un set di una fiction? Dove si sente più a casa?

Il teatro è la casa mia, ci vado con le pantofole, sono molto rilassato e lì chiaramente do il meglio di me, interagisco con il pubblico in continuazione. Ora, per esempio, siamo in giro con “Anni 90”, uno spettacolo con sei musicisti e un cantante, con le ballerine, insieme facciamo veramente tante cose. La televisione e il cinema sono più complicati perché, mentre a teatro tutto nasce e muore in quel momento, al cinema si deve fare un lavoro psicologico interessante.

 

Ha anche scritto un libro di fiabe per adulti… perché? Abbiamo perso la capacità di sognare?

La capacità di sognare, purtroppo, si perde durante la crescita, ci dimentichiamo la nostra parte di bambini. Attraverso “Favoloso. Favole e pensieri per grandi mai cresciuti” ho voluto veicolare alcuni miei pensieri sull’amore, sul razzismo, sull’intolleranza. Quel che è più grave è che noi adulti abbiamo sottratto in anticipo ai ragazzi la possibilità di sognare, li abbiamo completamente devastati, depressi, avviliti. I giovani oggi si svegliano e le prime parole che sentono sono “terza guerra mondiale” o quanti morti ci sono stati. È troppo da metabolizzare. I ragazzi che vengono a vedere “Anni 90”, un’esplorazione in maniera chiaramente giocosa e riflessiva su come eravamo, su quello che viviamo oggi, si divertono molto, spesso mi scrivono che invidiano il modo in cui prima riuscivamo a stare insieme, anche senza fare niente. Ora, invece, i giovani si riuniscono per scrollare uno smartphone.

 

Massimiliano, a presto su Rai 1 con “Questi Fantasmi”…

Un progetto di cui sono orgogliosissimo, per la terza volta la Rai mi affida Eduardo De Filippo, dopo “Filumena Marturano”, “Napoli Milionaria” arriva questa nuova opera diretta da Alessandro Gassman, con cui ormai c’è un rapporto di lavoro, di stima e di amicizia che va avanti da anni. È un regista straordinario, dotato di grande sensibilità e senso di protezione degli attori. Al mio fianco, questa volta, Anna Foglietta. Non vedo l’ora che vada in onda.

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Il più tormentato degli avvocati

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Tornano le avventure di Vincenzo Malinconico, l’avvocato depresso più simpatico d’Italia. In questa nuova serie – che si articola in quattro episodi da 100’, in onda da domenica 1˚ dicembre 2024 in prima serata su Rai 1 – Malinconico è ancora alle prese con le contraddizioni della legge italiana e del suo stesso cuore

Dopo una grossa batosta accusata nella prima stagione, Malinconico – nomen omen – sembra essersi infatti arreso all’idea che non capirà mai nulla dell’amore e della vita e che forse è meglio smetterla di farsi tante illusioni. In fondo sta per diventare nonno, con le donne ha chiuso e la sua carriera di avvocato non decollerà mai. Ma è davvero così? In realtà, una nuova proposta di lavoro potrebbe riaccendere in Malinconico il desiderio di affermarsi e di aiutare chi ne ha più bisogno, grazie ai suoi metodi poco ortodossi da avvocato-psicologo, supportato occasionalmente da amici poco raccomandabili, ma di buon cuore, come Tricarico. Non è però l’unica novità: a Salerno c’è una nuova giornalista, Clelia Cusati, una donna che non si fa mettere i piedi in testa da nessuno. Proprio con lei, Malinconico si troverà a dover collaborare alla risoluzione di un caso particolarmente spinoso, che li unirà nonostante le loro palesi differenze. Anche in casa Malinconico soffierà forte il vento del cambiamento, sebbene certe cose non cambino mai, come la complicata famiglia di Vincenzo, composta dalla ex moglie Nives, che sembra determinata a volerselo riprendere, dai figli Alagia e Alf che, per motivi diversi, rappresentano sempre una sfida, e la suocera Assunta, in via di guarigione dopo una lunga malattia. In questa seconda stagione, Malinconico si troverà davanti a nuovi casi che talvolta lo coinvolgeranno in prima persona. Aiutato dal fido Tricarico e dalla fiera Clelia, cercherà quindi di giostrarsi in mille acrobazie, tra le complicazioni della vita e dell’animo umano, senza combinare troppi guai e cercando di capire, in fondo, quali sono “i valori che contano”. La seconda stagione di “Vincenzo Malinconico, avvocato d’insuccesso” – con Massimiliano Gallo protagonista, tratta dai romanzi “I valori che contano”, “Sono felice, dove ho sbagliato?” e dal racconto “Patrocinio gratuito” di Diego De Silva, editi da Einaudi – è coprodotta da Rai Fiction e Viola Film. Scritta da Diego De Silva, Massimo Reale, Pierpaolo Piciarelli, Gualtiero Rosella, Paola Mammini, Luca Miniero, con Giulia Bevilacqua, Francesco Di Leva, Teresa Saponangelo, Luca Gallone, Paola Minaccioni, Lina Sastri e la regia di Luca Miniero.

 

La prima puntata

Malinconico, distrutto per la fine della relazione con Alessandra Persiano, è sul divano di casa sua. Improvvisamente, il campanello suona: è Venere D’Asporto, una ragazza brillante e spiritosa che fa la prostituta. Venere sta fuggendo da una retata in una casa di appuntamenti che si trova nel palazzo. I due, nonostante le iniziali resistenze di Malinconico, stringono un rapporto confidenziale e, quando inizia a ricevere delle strane minacce, Venere si rivolge proprio a lui. Venere ha una bambina, Gioia, alla quale vuole regalare il futuro migliore e Malinconico, che nel frattempo ha accettato un nuovo lavoro presso il rifondato studio Lacalamita, riesce a convincere la ragazza a smettere di fare la prostituta e, chiedendo aiuto a Nives, la fa assumere come segretaria. Tutto sembra andare per il meglio fino a quando, dopo una misteriosa telefonata, Venere dice a Malinconico che ha un’ultima cosa da fare. Ma prima che Malinconico possa scoprire di cosa si tratti, Venere viene trovata morta su una spiaggia.

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MARTA MAZZI

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Porto in Tv le sfide di Giulia

Nella serie del pomeriggio di Rai 1 l’attrice interpreta il personaggio della bella e determinata stilista della Galleria Milano Moda, in forte competizione con Il Paradiso delle Signore. L’intervista del RadiocorriereTv

Ci racconta l’incontro con la sua Giulia Furlan?

Quando ho saputo di avere ottenuto il ruolo ero particolarmente felice, ottenere una parte nel mio lavoro è sempre un terno al lotto (sorride). All’inizio ho avuto una sorta di pregiudizio nei suoi confronti, sapendo anche che il pubblico parteggia per il Paradiso delle Signore e non per la Galleria Milano Moda. Con il tempo ho cercato di comprenderla e così ho imparato a darle umanità. Ho cercato di capire che cosa ci fosse nel suo vissuto e devo dire che questo è stato lo switch che mi ha aiutato a comprenderla. Lei mi piace, mi diverte, anche quando la trovo stratega, un po’ acida. Mi fa sorridere, la vedo un po’ come una bambina capricciosa che ha bisogno di essere compresa. Ho imparato a capire i suoi bisogni, considerando per di più che negli anni Sessanta non era facile per una donna avere un ruolo come il suo.

Che ricordo ha del primo giorno sul set?

Il primo giorno di lavoro sul set non si scorda mai (sorride). Avevo molte scene da girare, feci la prima con Gloria (Radulescu) e Flavio (Parenti), diretti dal regista Salvatore Romano, che ha dato una direzione al mio personaggio. Mi sentivo un po’ la “nuova”, ma il clima fu da subito così familiare da farmi sentire a casa. Agli studi del “Paradiso delle Signore” ci sono tanta passione e un’atmosfera piacevole.

Come ha vissuto, da attrice, l’incontro con gli anni Sessanta?

Li adoro da un punto di vista estetico, la moda era bellissima, raffinita. Mi piacciono il trucco e le acconciature di quel periodo: ogni giorno, prima delle riprese, mi affido ammirata ai professionisti che si prendono cura di noi per farci fare un salto indietro nel tempo. Sono contenta di interpretare Giulia e proprio in quel periodo della nostra storia, perché mi piace l’idea di dare volto a una donna che lotta per i propri obiettivi, per la propria indipendenza.

Che rapporto ha con la moda?

In realtà nel mondo della moda ci sono nata, mio padre è uno stilista (sorride). Nella mia famiglia la moda è il pane quotidiano e io sono un po’ la pecora nera, con la passione per il canto, per la recitazione. Il karma ha voluto che mi fosse affidato proprio il ruolo di una stilista. Lo confido a voi per la prima volta…

E la sua famiglia cosa dice…

Non potevano essere più felici ed entusiasti. Al di là del ruolo, che piace molto, sono sereni del fatto che io sia impegnata in un progetto così importante.

Unendo finzione e realtà, se potesse dare un consiglio alla sua Giulia cosa le direbbe?

Di aprire il suo cuore. Le suggerirei di pensare a costruirsi una famiglia, di cercare equilibrio. Da amica le direi di godersi di più la vita, che può essere anche più semplice di come lei la vede.

“Il Paradiso delle Signore” è una scuola per ogni attore, cosa le sta insegnando?

Mi sta dando continuità: questo è il lavoro vero. Mi sta dando anche soddisfazione e allenamento. Il “Paradiso” è una palestra incredibile.

Con quale occhio riguarda le puntate del “Paradiso”?

All’inizio non riuscivo a guardarmi serenamente nelle puntate in onda, ero sempre molto critica. Nel corso delle settimane ho imparato a seguire e a vivere la storia: vedo Giulia e non più Marta. Davvero una bella sensazione.

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L’Italiano che incantò il mondo

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In occasione dei 30 anni dalla scomparsa di Domenico Modugno, un docu evento diretto da Maite Carpio ripercorre la vita dell’artista. Mercoledì 27 novembre su Rai 1

Il 6 agosto 1994 finiva la vita avventurosa di un ragazzo intraprendente che dal sud scappò al nord in ricerca di fortuna e arrivò più lontano di quanto avesse mai immaginato. Voleva fare l’attore e invece… ha rivoluzionato la canzone italiana. Era il 1958 quando, una canzone scritta da un paroliere alle prime armi in collaborazione con un giovane artista in ascesa, trionfa al Festival di Sanremo. I due sono Franco Migliacci e Domenico Modugno e la canzone è “Nel blu dipinto di blu”. Inconsapevolmente, quel brano portò la musica italiana oltre il vincolo del belcanto e il suo interprete e autore, Domenico Modugno, si trovò catapultato nello stardom americano vendendo oltre 22 milioni di copie nel mondo e vincendo due Grammy. Modugno e la sua “Volare” esprimevano una nuova promessa di benessere e felicità, facendo sembrare tutto possibile e con questa canzone iniziò a cambiare la percezione dell’Italia nel mondo. Tuttavia, sarebbe davvero ingeneroso ricordare un artista dotato di un talento prodigioso, solo per questo immenso successo. Domenico Modugno, l’italiano che incantò il mondo, per la prima volta racconta tutta la sua vita e la continua lotta per non essere solo Mister Volare. A lui dobbiamo la nascita della canzone d’autore, cioè quella capacità di far coincidere poesia e musica, ma il mondo del cantautorato, da lui fondato, è stato poco generoso con questo padre fondatore che si trovò spesso a lottare contro la censura e il rischio di passare di moda. La sua carriera, come la sua vita, furono un susseguirsi di sfide, cadute e rinascite, soprattutto perché nel ventennio tra i ‘60 e i ’70, il mondo fu travolto da grandi cambiamenti culturali e sociali e i gusti del pubblico cambiavano a grande velocità. Nel documentario si racconta anche un Domenico Modugno che non si fermò mai e continuò a scrivere, comporre e recitare, aprendosi anche al cinema al teatro. Collaborò con Garinei e Giovannini, Eduardo De Filippo e Strehler. Il pubblico lo amò per i suoi sceneggiati televisivi, tra tutti resta l’immortale Scaramouche. Un gigante come artista e come uomo, perché confrontandosi con la malattia, costretto a una lunga riabilitazione motoria dopo essere stato colpito dall’ictus nel 1984, decise di impegnarsi in politica con il partito radicale, dedicandosi a battaglie per i diritti dei disabili e per l’ambiente. Il documentario racconta la storia di un italiano che ha fatto sentire orgogliosi tutti noi, perché in lui vedevamo riflessa la nostra parte migliore. Attraverso filmati provenienti da vari archivi nazionali e internazionali e riprese evocative girate nei luoghi che a Modugno sono stati più famigliari, come Polignano a mare dove è nato, San Pietro Vernotico e Roma dove ha vissuto, la regista Maite Carpio ha ricostruito la storia alternando colore e bianco e nero, con una fotografia calda e intimista per coinvolgere lo spettatore e farlo entrare nella storia senza troppe mediazioni. Grazie alle testimonianze di quanti lo hanno conosciuto, amato o ne hanno raccolto l’eredità, si vuole restituire il ritratto insieme personale e storico dell’uomo e dell’artista che ha segnato la storia del nostro Paese a trent’anni dalla sua scomparsa.

 

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NAZZARO & FODERARO

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L’Italia da casello a casello

Manila e Gianmaurizio accompagnano gli ascoltatori di Isoradio con leggerezza e ironia in uno “show on the road” da sud a nord tra notizie, novità discografiche, ospiti e interazione con i viaggiatori. “Da casello a casello” ogni giorno dal lunedì al venerdì alle 11.00

 

MANILA NAZZARO

Come sta vivendo quest’avventura quotidiana “Da casello a casello”?

Nel migliore dei modi. Il programma ha superato e anche di tanto, tutte le aspettative. Le interazioni con gli ascoltatori sono altissime e noi ci divertiamo molto.

Informazione, musica, notizie e territori. Un format da piacevole compagnia…

La nostra ora è molto divertente, a tratti surreale, ed è questo che fondamentalmente attrae tanto. Siamo riusciti in breve tempo a fidelizzare gli ascoltatori. Io sono la prima ad essere presa spesso in giro, ma questo mi diverte molto e credo che chi ci ascolta percepisca proprio la nostra leggerezza, la nostra ironia. Anche il linguaggio è quello più semplice, diretto e chiaro, quello quotidiano. Utilizziamo tanto i dialetti e chiediamo ai nostri radioascoltatori di condividere motti, proverbi. Non manca l’informazione con giornalisti che, dai territori, raccontano gli eventi più importanti. Qualche puntata fa abbiamo parlato dell’elezione di “Miss mucca” in Val d’Aosta (sorride), un particolarissimo concorso di bellezza che poi ci ha dato modo di entrare nelle tradizioni del luogo, nella cucina, nei prodotti tipici.

Con Gianmaurizio avete formato una coppia radiofonica inedita e molto armoniosa. Come lavorate insieme?

Sapevo che avrei lavorato con un grande professionista. Lo conosco bene sia professionalmente che umanamente perché collaboriamo in Rai Radio Tutta Italiana dove conduco “Mattina Italiana” con Julian Borghesian.  Andare in onda con Gianmaurizio è davvero un onore. Lui è una voce storica di Radio Rai e c’è solo da imparare. Sembra un professionista molto serioso, ma quando si accende il microfono arrivano tanta spensieratezza e quella leggerezza che insieme portiamo in radio. Ho iniziato dieci anni fa e mi sono ritrovata a vivere una grande passione. Non è un’alternativa, come si può pensare, per chi viene dalla televisione, ma è parte della mia vita.

Nel vostro programma ci sono anche i super ospiti con tante sorprese…

Cambiano giorno per giorno. Sono stati con noi grandi artisti come Zucchero, Alfa, abbiamo anche degli ospiti fissi come Anna Maria Greco che ogni lunedì fa il punto della situazione sull’attualità e sulla politica in quattro minuti, abbiamo Antonella Frontani, scrittrice editorialista che ogni mercoledì racconta due libri.

C’è una storia che vi hanno raccontato in queste settimane e che l’ha colpita di più?

Le storie che ci raccontano gli ospiti sono veramente tante. Fa sorridere anche il fatto che molti ascoltatori nei loro vocali ci chiedano, ad esempio, dove sia il chilometro 312 segnalato dall’info-mobilità. Lo fanno in maniera molto ironica. Ma dove sta? Ormai lo abbiamo fatto diventare un mood, un piccolo gioco di parole sul quale si crea tanta partecipazione.

Tante le novità discografiche in “Da casello a casello”. Lei che musica ascolta?

Amo tantissimo la musica italiana e in particolare Biagio Antonacci che spero di avere ospite nel programma. Conosco a memoria tutta la sua discografia. Mi piace tanto anche Zucchero e ascolto i cantautori. Ma sono anche incuriosita da giovani come Lazza, penso che ci sia anche molta qualità fra le tante nuove proposte. Credo che ci si debba aprire all’ascolto, non partire dai preconcetti.

Lei che viaggiatrice è?

Nel periodo in cui concorrevo per Miss Italia, nel 1999, ho viaggiato tantissimo. Prima non lo avevo mai fatto, perché i miei genitori erano molto rigidi e timorosi, anche dell’autobus. Ho iniziato a spostarmi in tutta Italia e devo dire che non ho più smesso. La radio mi accompagna sempre e spesso faccio lunghi viaggi anche in macchina, mi piace guidare. Sono una ascoltatrice di radio e non delle playlist, anche se mio figlio diciottenne, in macchina, spesso tenta di imporle.

Dalla televisione alla radio, che esperienza è per Manila Nazzaro?

Il passaggio non è stato semplice perché è avvenuto in un momento molto articolato della mia vita. Avevo appena avuto la notizia che ero stata sostituita da Adriana Volpe in “Mezzogiorno in famiglia”. Di punto in bianco mi ero ritrovata senza un lavoro quando invece ero convinta di averne uno. Ero una mamma che cresceva i suoi figli da sola, era molto difficile in quel momento. Ebbi una chiamata da Radio Zeta e da lì è iniziato il mio percorso. Federica Gentile di Rtl, oggi volto di Rai 2, mi ha insegnato tutto, da lei ho appreso ogni cosa. Fu inizialmente un salto nel buio. Mi dicevano che chi fa televisione può fare anche radio. A distanza di tempo ho capito che è una grande bugia perché forse è vero il contrario. La radio è uno strumento che necessita di altre caratteristiche. Non c’è la gestualità che aiuta e neanche la fisicità. La radio mi ha salvata da un punto di vista proprio profondo. Ho fatto anche televisione in questi anni, dei reality,  ma c’era sempre la radio di mezzo. L’ho portata anche nella casa del “Grande Fratello”. Per me è un’amica sincera.

Quali sono i suoi prossimi progetti?

La radio occupa la maggior parte del mio tempo. Se dovessi pensare alla televisione mi verrebbe in mente un piccolo spazio. Nella mia vita ho comunque fatto una scelta che mi fa stare bene. La radio mi ha reso libera ed è ciò che non provavo in televisione. In radio non è preponderante l’aspetto fisico, ed esiste in un certo senso anche la meritocrazia: sono gli ascoltatori a decidere. In uno studio radiofonico noi donne siamo più libere di essere come siamo, mentre la televisione penso sia ancora maschilista.

GIANMAURIZIO FODERARO

Come sta vivendo quest’avventura quotidiana da “Casello a casello”?

Lavoro alla programmazione e ai palinsesti di Isoradio e penso che stare in un programma, condurlo, viverlo quotidianamente, mi permetta di capire meglio come migliorare il mio lavoro e quello degli altri. Fondamentalmente resto un conduttore e sto vivendo questo programma con grande trasporto e divertimento.

Informazione, musica, notizie e territori. Un format da piacevole compagnia…

Sì, e soprattutto tanto intrattenimento. Il format è nuovo e solitamente in una radio ci vuole del tempo perché un programma fidelizzi gli ascoltatori. Noi, fortunatamente, grazie anche alla notorietà soprattutto di Manila, siamo arrivati al pubblico molto presto con centinaia di interazioni social ogni giorno. Tra l’altro, con alcuni di questi messaggi audio confezioniamo una pre-sigla, che diventa la presentazione del programma contenente tutte le gag che giorno per giorno arrivano dagli ascoltatori. Questo sta piacendo tantissimo.

Un programma di intrattenimento ma non manca l’informazione sulla viabilità…

Sempre, certo. Abbiamo tra l’altro anche una rubrica di approfondimento giornalistico, una rubrica di libri, c’è Fabrizio Casinelli che fa le classifiche, quindi abbiamo un gruppo di lavoro molto vario, anche se il programma è condotto da due voci.

Il tono è sempre molto divertente.

Assolutamente! Infatti, per usare un termine tecnico, è un infotainment.

Con Manila siete una coppia radiofonica inedita, molto armoniosa. Come lavorate insieme?

Siamo inediti, ma già conoscevo Manila perché lei conduce su Rai Radio Tutta Italiana, insieme a Julian Borghesian, un programma curato da me.

A proposito di palinsesti e di programmazione, Isoradio non è più soltanto per i viaggiatori ma un intrattenimento per tutti…

Per me è una cosa importantissima, con la direttrice Alessandra Ferraro abbiamo insistito per cercare di recuperare la vera natura di questa rete, che è una radio di flusso. La musica è importante e i contenuti devono essere intrattenimento, molto veloce ed efficace, e informazioni sul traffico. Stiamo recuperando il viaggio, il territorio, senza pesantezze, perché gli ascoltatori in viaggio vogliono musica, informazioni sul traffico e intrattenimento.

Il suo debutto in radio è del 1977 in una piccola emittente calabrese. Una lunga storia…

Appartengo a quella generazione di radiofonici, ormai quasi sessantenni o giù di lì, che hanno fatto la storia delle radio private e poi sono passati ad altro. Ci sono illustri colleghi con cui abbiamo condiviso esperienze, da Fiorello a Carlo Conti, a Gerry Scotti, a Linus e ad Amadeus. La radio è nel nostro Dna, poi ognuno di noi l’ha personalizzata. Io appartengo a quella generazione, un po’ irripetibile, perché ci siamo inventati un mestiere e l’abbiamo fatto diventare format, costruendo cose che prima non esistevano e che adesso invece vengono studiate all’università. Di questo siamo tutti quanti orgogliosi, perché la radio è la base di tutto. Se sei un nativo radiofonico, lo rimani per sempre.

Giornalista, professore, conduttore, presentatore… cos’altro arriverà nella carriera di Gianmaurizio Foderaro?

Una casetta che sto costruendo vicino Tropea, in cui mi vedo pescatore. Ma ci vorrà ancora molto, molto tempo, perché finché mi diverto voglio continuare a fare quello che faccio. In questo lavoro bisogna divertirsi, nel momento in cui non ti diverti più è meglio che cambi. Purtroppo anche nel nostro mestiere la gente si diverte sempre molto meno, mentre io continuo a farmi un sacco di risate. Su Radio 1 con “Disco Sveglia” vado in onda con Gabriele Bròcani alle 5 di mattina e passo un’ora a ridere, tanto che mi sono venuti degli addominali invidiabili. Il microfono è per me un antidoto a tutto il resto.

 

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Il mondo sentimentale dei giovani

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È già disponibile su RaiPlay “Chi vuole parlare d’amore?” la nuova docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali in cui i ragazzi si raccontano tra amori, sesso e relazioni

Qual è la verità sull’amore e sul sesso tra i ragazzi? Quali sono i loro desideri e i loro timori? Da martedì 19 novembre in esclusiva su RaiPlay, la nuova docuserie “Chi vuole parlare d’amore?”, racconta quello che le madri immaginano e quella che è invece, la realtà sentimentale dei figli. Isabel Achaval e Chiara Bondì – due registe che sono anche amiche e mamme – non riuscendo a saperne molto dalle figlie adolescenti, vanno in giro per Roma alla ricerca di ragazzi che vogliano parlare con loro dell’amore: come si innamorano, cosa cercano in una relazione, come si approcciano alle prime esperienze sessuali e cosa è rimasto invariato rispetto a quel che loro ricordano e cosa invece, è cambiato? Le due registe non hanno idea di come i ragazzi reagiranno alle loro domande e se riusciranno a trovare il giusto canale comunicativo. Attraversando la Capitale in lungo e largo, incontrano i ragazzi alle uscite dei licei, nei luoghi di studio, nelle piazze dove si incontrano. “La docuserie racconta la scoperta delle emozioni più intime nella fase dell’adolescenza – dice Maurizio Imbriale, direttore di Rai Contenuti Digitali e Transmediali – per invitare i giovani a parlare dei propri sentimenti, ad aprirsi e normalizzare alcuni temi considerati ancora oggi dei tabù, che spesso inibiscono i rapporti tra i giovani o alimentano insicurezze personali difficili da gestire.” Il programma in cinque puntate parte dai racconti dei “Primi Amori”, con tutta la loro potenza e forza vitale; passa poi agli “Amori Difficili”, per capire quali sono le complicazioni che vivono oggi i giovani; nella terza puntata si concentra su “La Scoperta del Sesso” – che include una lezione di educazione sessuale dove i ragazzi hanno potuto esprimere ogni loro curiosità – nella quarta affronta le “Questioni di Identità”, ovvero quelle legate al genere, all’orientamento sessuale o il rapporto con il digitale; per finire nell’ultima, parlando di “Futuro”, con il desiderio e la poesia, quale strumenti principali per educare ai sentimenti. Protagonisti assoluti della serie sono i ragazzi e le loro voci, ma in ogni puntata ci sarà anche l’intervento di un esperto: lo psichiatra e psicoanalista Vittorio Lingiardi, le scrittrici Maria Grazia Calandrone e Viola Ardone, il filosofo Matteo Nucci, la ginecologa Veronica Sabelli, l’ostetrica e divulgatrice Violeta Benini e la professoressa Giulietta Stirati.

 

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ROBERTA BRUZZONE

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Nella mente di Narciso

Dal 26 novembre in esclusiva su RaiPlay la docuserie di Rai Contenuti Digitali e Transmediali condotta dalla criminologa e psicologa forense. Il programma in otto puntate propone un intenso viaggio nella mente del narcisista partendo da quattro efferati casi di cronaca nera: “Benno Neumair, il delitto di Bolzano”, “l’omicidio di Sarah Scazzi”, “il delitto di Temù”, piccolo e tranquillo paesino della Lombardia e “il caso Tramontano-Impagnatiello”

Dottoressa Bruzzone, come nasce l’idea di questo programma?

Da un’attività che porto avanti da molti anni focalizzata a individuare precocemente segnali di un manipolatore affettivo di matrice narcisistica. Il programma raccoglie anni di esperienza sul campo e utilizza casi noti di cronaca come spunto per poter spiegare al pubblico chi sono i manipolatori affettivi di matrice narcisistica e cosa osservare nei loro comportamenti. Questo non solo nelle relazioni strettamente affettive, ma in ogni tipologia di relazione in cui può esserci un manipolatore: la famiglia, gli amici, il gruppo dei pari. È una sorta di manuale di sopravvivenza affettiva, il programma vuole raccontare per prevenire.

Chi è il narcisista?

Un parassita, un soggetto totalmente interessato a nutrire i propri bisogni e i propri obiettivi e che per farlo non ha scrupoli nell’utilizzare chiunque gli capiti a tiro.

Cosa accomuna i casi trattati dal programma?

Il filo rosso è proprio quello della personalità narcisistica dei protagonisti. Anche se a un occhio inesperto possono apparire personalità diverse, in realtà la dimensione narcisistica è presente in tutti. Sono casi che ci danno la possibilità di esplorare le varie tipologie e le varie maschere con cui un narcisista può manifestarsi.

Come è possibile riconoscere questo disturbo in una persona?

Il narcisismo maligno, quindi il disturbo narcisistico di personalità, è chiaramente un disturbo psichiatrico, che per poter essere diagnosticato deve soddisfare determinati criteri che vengono tutti esplicitati nel programma. I casi che abbiamo scelto riguardano soggetti che hanno i tratti principali di questo disturbo. Narcisisti non si nasce ma si diventa. Soprattutto a causa di una serie di esperienze nella fase dell’attaccamento, i primi tre anni di vita, che non sono andate evidentemente nel verso giusto, non consentendo al soggetto di sviluppare empatia e portandolo a sviluppare un’idea distorta di sé. Risultato è l’adozione di un falso sé, per proteggersi dall’angoscia di sentirsi inadeguati, di essere guardati in maniera negativa, malevola. Per smascherarli bisogna studiare il modo in cui queste persone stanno in relazione: il narcisista punta al controllo totale della vita della vittima, che in quel momento non sa ancora di essere tale. L’aspetto del controllo è spesso ammantato da cura, attenzione, amore.

C’è un tratto comune tra le vittime?

Abbiamo scelto di rappresentare storie molto diverse tra loro per fare comprendere come non ci sia una vittima tipo. Nonostante molte persone abbiano fragilità che le predispongono maggiormente all’incontro con un narcisista, chiunque può cadere in questo tipo di trappola.

È più comune che il narcisista pianifichi il proprio crimine o che agisca istintivamente?

Pianifica e lo fa in maniera precisa. Non è un caso che molti di questi soggetti costruiscano vere e proprie liste della spesa da un punto di vista omicidiario. È un atteggiamento estremamente preciso, tutto deve andare esattamente secondo i loro piani perché la pianificazione per il narcisista è anche un modo per pregustare l’esito finale. Per questo motivo spendono molto tempo a progettare l’omicidio, perché già ne pregustano le conseguenze.

C’è un consiglio da dare a chi ritiene di essere vittima di una situazione di questo genere?

Chiedere aiuto a un professionista che sia documentalmente formato in questo tipo di ambito. Non è detto che rivolgendosi ai professionisti della salute mentale ci si trovi davanti a una persona in grado di affrontare queste tematiche. È una specializzazione specifica nell’ambito della psicologia e della psichiatria.

Da tempo ha intrapreso la via della divulgazione…

Ci credo fortemente perché sto vedendo in giro il disastro. Complice anche una certa inadeguatezza genitoriale, c’è un’esplosione di personalità caratterizzate da funzionamento narcisistico. La possibilità di incrociare il cammino di un soggetto del genere è elevata.

Cosa la affascina di un caso? 

La sua complessità. Quando entrano in campo numerosi ingredienti, e sono tutti da decodificare, è lo scenario che maggiormente mi stimola.

Da dove si comincia?

Dall’inizio della storia e dalla scena del crimine, contemporaneamente. Si trovano gli elementi che hanno portato a quel tipo di etologo. Quando questi sono chiari, non è così complesso attribuirli ai vari soggetti in campo.

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ALE E FRANZ

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Prevedibili? Mai!

Cinque puntate all’insegna della risata, della satira e delle emozioni. Dopo il successo della prima edizione torna il programma dell’amato duo comico lombardo. “Raiduo”, dal 25 novembre in prima serata su Rai 2

In quale mondo ci porterete dal 25 novembre?

FRANZ: L’aria che respiriamo è un po’ quella della prima edizione, profuma di noi. Ci siamo io e Ale, che siamo i padroni di casa, c’è la band guidata da Paolo Iannacci, ci sono tanti amici che vengono a trovarci, che entrano nel nostro mondo mentre noi entriamo nei loro, è una contaminazione continua. “Raiduo”, grazie al pubblico in sala, mantiene anche il gusto del live, e questo per noi è molto importante.

Cosa significa fare comicità oggi e farla in Tv?

ALE: Ci piace esplorare nuove cose, con la satira di costume cerchiamo di mettere in risalto le manie, prendiamo in giro noi stessi, il nostro essere esasperati.

FRANZ: Siamo fortunati perché facciamo la televisione che ci piace. Siamo i responsabili artistici di questo progetto, abbiamo portato le cose che ci sentiamo addosso, facciamo la televisione che ci rappresenta.

ALE: Significa avere cose da dire anche in Tv. Noi lo facciamo a modo nostro, con il nostro gusto e il nostro stile: siamo molto contenti perché quello che realizziamo esprime quello che siamo.

Qual è la ricetta per non essere banali?

ALE: Spiazzare la gente. Portarla da una parte e sorprenderla con tutt’altro. Il segreto è quello di non essere prevedibili.

Cosa riesce invece a spiazzarvi?

FRANZ: Quando la vita ti sorprende, quando una persona sbatte la testa contro un palo. La risata è un corto circuito del cervello.

Siete “Ale e Franz” dal 1995, come è evoluto il vostro duo?

ALE: Porti con te la maturità della vita. Eravamo due ragazzi e oggi siamo due uomini di mezza età.

FRANZ: Io verso i tre quarti…

ALE: Le cose cambiano, si cresce insieme alla tua professione, che matura insieme alla tua vita. C’è una commistione di tanti elementi.

Tra i vostri personaggi ce n’è uno che avete più degli altri nel cuore?

FRANZ: Tutto quello che portiamo in scena ci rappresenta, dico sempre che ci guardiamo intorno e poi coloriamo a tinte forti quello che ci accade. Questo è.

ALE: È innegabile che le prime cose sono quelle che ci hanno fatto fare il salto. E a quelle siamo molto affezionati, dobbiamo molto ai due seduti sulla panchina e anche ai due gangster. Di fatto tutto è partito da lì. Senza di loro, forse, la nostra non sarebbe stata la stessa carriera. Siamo molto riconoscenti a quei quattro (sorride).

Quanto i fatti che viviamo ispirano la vostra comicità?

ALE: Osserviamo le persone, le loro caratteristiche, i contesti, i tempi che cambiano, i punti di vista diversi.

FRANZ: Anche quest’anno tocchiamo un po’ la questione del complottismo perché ci sono persone che credono nel complotto. Abbiamo giocato anche su questo.

Che rapporto avete con il mondo social?

FRANZ: Lo usiamo per il nostro lavoro. Mi piacciono perché sono una vetrina sul mondo, puoi comunicare, osservare. Come in tutte le cose ci sono aspetti meno belli, penso al bullismo che subiscono tanti ragazzi, una cosa davvero devastante e pericolosissima. Un coltello può servire per tagliare il pane ma anche per uccidere una persona.

Che spettatori siete?

ALE: Si guarda un po’ di tutto, a partire dalla televisione generalista.

FRANZ: Di tutto di più… così come accade con la musica. Siamo molto aperti.

Che futuro vedete per la TV?

ALE: Sta vivendo un a fase di trasformazione, anche perché sta cambiando il modo di fruire i contenuti. Noi andiamo in onda su Rai 2, ma il programma è disponibile anche su RaiPlay. Internet ha rivoluzionato il mondo, proprio come fece la televisione quando un tempo si impose ad esempio sul teatro, sono passaggi. La Tv rimarrà sempre un medium importante che dividerà la scena con gli altri.

Diamo l’appuntamento?

FRANZ: Ci vediamo il 25 novembre con “Raiduo”, vi promettiamo un programma ricchissimo…

ALE: Tra le novità anche la presenza di due simpatici vecchietti, Ermanno e Nanni, che commenteranno il programma dall’esterno dello studio. Insieme a loro ci saranno alcuni improbabili badanti, quali Marco Marzocca, Mara Maionchi, Ippolita Baldini, Guillermo Mariotto, Roberto Crema.

FRANZ: Tra gli ospiti avremo Giorgio Panariello, Diego Abatantuono, Elio e le storie tese, Valerio Lundini, Pintus, solo per citarne solo alcuni. Con noi in studio anche grandi musicisti del calibro di Nina Zilli, Negramaro, Anastasio e Cristiano De André.

 

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