Miss Fallaci

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Miriam Leone è la protagonista degli otto episodi dedicati alla giornalista entrata nel mito: da martedì 18 febbraio in prima serata su Rai 1

Ambientata alla fine degli anni Cinquanta, la serie interpretata da Miriam Leone affronta i primi anni della carriera di Oriana Fallaci, quando era ancora conosciuta come “la ragazza del cinema” e lavorava nella redazione milanese del settimanale “L’Europeo” come cronista. Fu in quel periodo che Oriana Fallaci trasformò il suo primo viaggio negli Stati Uniti in un’occasione irripetibile per una serie di incontri straordinari, che le diedero la possibilità di tracciare un ritratto tagliente e ironico della società americana e dello star system hollywoodiano. Allo stesso tempo, quegli anni furono segnati anche da profondi turbamenti personali, tra cui una relazione intensa e tormentata con il collega giornalista Alfredo Pieroni. Un legame carico di passione, ma anche di insicurezze e paure, che alla fine trascinò Oriana in una spirale di autodistruzione. Soprattutto, però, fu il periodo in cui una giovane donna, con una determinazione e un talento fuori dal comune, scoprì la sua vera missione: raccontare la verità. E comprese che per farlo, le bastava la sua arma più potente: la sua voce, unica e distintiva. «La serie racconta degli anni in cui Oriana sfonda in America, va a New York per cercare di intervistare Marilyn Monroe, non ci riesce, e farà di questo suo ‘fallimento’ uno dei successi più importanti della sua vita» racconta Miriam Leone. «Oriana diceva che a ogni intervista che faceva, a ogni esperienza, lasciava sopra brandelli della sua anima – prosegue l’attrice –. Anche per un attore accade con i personaggi, soprattutto con quelli realmente esistiti, con i quali ti scambi la pelle per diversi mesi, e questo è avvenuto con Oriana. Lei è un personaggio a cui sono e resterò affezionata. Penso al suo mettere il talento e lo studio al primo posto:  con il suo esempio ha dimostrato come le competenze siano importanti». Insieme a Miriam Leone, Maurizio Lastrico, Francesca Agostini, Jóhannes Jóhannesson, Ken Duken, Rosanna Gentili, Giordano De Plano, Francesco Colella, Leonardo Lidi, Debi Mazar. Da martedì 18 febbraio in prima serata su Rai 1.

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Sono solo canzonette

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Edoardo Bennato, simbolo del rock italiano, musicista controcorrente e inarrestabile. Lo speciale di Rai Documentari racconta l’uomo e l’artista.  Mercoledì 19 febbraio in prima serata su Rai 1

Scritto e diretto da Stefano Salvati, il documentario “Edoardo Bennato. Sono solo canzonette” è un viaggio artistico e personale nella biografia di Edoardo Bennato: dagli anni liceali il cantautore napoletano intraprende con determinatezza il percorso musicale, iniziando a frequentare i corridoi delle case discografiche. Il suo stile innovativo e la voce inizialmente sgraziata gli bloccano le porte ma la tenacia indiscutibile lo fa volare a Londra. Nei bagagli un tamburello a pedale, una chitarra, un’armonica e un kazoo, gli permettono di esibirsi come one-man-band e di potenziare una combinazione musicale unica, fatta di blues, rock, punk e accenti mediterranei. “Non farti cadere le braccia” è il titolo dell’album di esordio del cantautore napoletano e, allo stesso tempo, il manifesto della sua riuscita perseveranza: siamo nel 1974 e Bennato inizia a girare l’Italia con il suo primo tour di concerti, accompagnati dalle battaglie che gli “anni di piombo” si portano dietro. Il vertice della sua produzione viene raggiunto con “Burattino senza fili”, un album che racconta l’attualità per mezzo di una delle più celebri favole della letteratura, Pinocchio. Da lì a poco riempirà, per primo in Italia, gli stadi e proprio in uno di questi, ai giorni nostri, che si chiude il documentario sul grande artista partenopeo. Attraverso i suoi capolavori musicali, il documentario racconta la vita di Edoardo Bennato e svela la sua versione più intima, con video e foto privati, molti dei quali inediti. Numerose interviste di alcuni tra i più importanti personaggi dello spettacolo italiano arricchiscono il racconto, tra i quali Paolo Conte, Jovanotti, Ligabue, Max Pezzali, Leonardo Pieraccioni, Dori Ghezzi, Marco Giallini, Carlo Conti e molti altri. In onda mercoledì 19 febbraio in prima serata su Rai 1.

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Belcanto

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Tre donne destinate a entrare nel mondo dorato e spietato dell’Opera di metà Ottocento. Una storia di lotta per la libertà che spinge le protagoniste a sfidare il destino e loro stesse. Diretta da Carmine Elia con Vittoria Puccini, Carmine Recano, Giacomo Giorgio, Caterina Ferioli, Adriana Savarese, Vincenzo Ferrera. Da lunedì 24 febbraio in prima serata su Rai 1

“Belcanto” è la storia di Maria e delle sue figlie, Antonia e Carolina, e della loro fuga da Napoli per liberarsi dall’oppressione del violento marito di Maria, Iginio, e inseguire il sogno del canto a Milano. Le tre donne sognano di avvicinarsi al mondo dell’Opera, ma per riuscirci dovranno scontrarsi con inganni, tradimenti e passioni travolgenti. Maria, segnata da un misterioso segreto che nasconde alle figlie, spinge Antonia verso il successo, ma la ribelle Carolina sembra possedere una forza e un carisma che nessuno aveva previsto. Sospese tra sogni di fama, gelosie e lotte di potere, si troveranno a confrontarsi con la durezza del mondo che hanno scelto. La serie in quattro puntate, in onda in prima serata da lunedì 24 febbraio, è coprodotta da Rai Fiction e diretta da Carmine Elia. Nel cast Vittoria Puccini, Carmine Recano, Giacomo Giorgio, Caterina Ferioli, Adriana Savarese, Andrea Bosca, Vincenzo Ferrera, Serena De Ferrari. ‘Belcanto’ è un melodramma aspirazionale, una storia ambientata nel XIX secolo, ma dalla sensibilità contemporanea e realista che intende parlare a un pubblico ampio – dice il regista Carmine Elia – i temi chiave di questo racconto di formazione sono senza tempo e trasversali: l’amore, la competizione, il coraggio e il desiderio di riscatto. I personaggi sfidano, infatti, ogni ostacolo e se stessi per ottenere la propria rivincita. Impiegando una regia che prevede sempre le macchine in movimento al servizio dei personaggi, ho raccontato il viaggio di queste donne da un mondo poverissimo e disonesto, quello della Napoli di Fuorigrotta, da dove le nostre Maria, Antonia e Carolina scappano, a un universo di ricchezza e vivacità culturale, quello della Milano del 1847. Ma il capoluogo lombardo è anche un campo di battaglia tra intrusi austriaci e rivoluzionari che minacciano di scoppiare da un momento all’altro: giochi di luce e sguardi sospesi che quasi fermano il tempo esplodono così in sequenze di azione che raccontano la tensione del periodo che ha preceduto le famose Cinque giornate di Milano”. La serie seguirà il punto di vista delle due ragazze, coese inizialmente nella purezza della gioventù e solidali nella loro sorellanza appassionata, pronte a fare di tutto per proteggersi a vicenda. Ma qualcosa cambierà nel momento in cui le due giovani inizieranno a toccare con mano la realizzazione dei loro sogni. “La musica sarà il cuore pulsante della serie, vero e proprio personaggio aggiuntivo – prosegue il regista – attraverso l’Opera parleremo infatti a un pubblico giovane: opere famose come il Flauto Magico di Mozart, l’Ave Maria di Schubert, o Casta Diva di Bellini, verranno rielaborate in chiave pop e melodiosa. L’Opera rivivrà nella serie in chiave fresca e attuale, accompagnata da numerose musiche originali anche voce e chitarra, che le ragazze canteranno come fossero brani popolari dell’epoca o di loro invenzione”.

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SANREMO 2025

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Tutti cantano Sanremo

Festival al via martedì 11 febbraio in prima serata su Rai 1: ventinove canzoni in gara, giovani voci e artisti con decenni di carriera e di successi, tutti sul palco del tempio della musica italiana: il Teatro Ariston

Al via la 75esima edizione del Festival della Canzone Italiana, in onda da martedì 11 a sabato 15 febbraio su Rai 1, Rai Radio 2, RaiPlay e Rai 4K. Alla guida della kermesse il direttore artistico Carlo Conti, al suo fianco 12 co-conduttori. Nella prima serata Antonella Clerici e Gerry Scotti, nella seconda Bianca Balti, Nino Frassica e Cristiano Malgioglio, nella terza Katia Follesa, Elettra Lamborghini e Miriam Leone, nella quarta Geppi Cucciari e Mahmood e infine, nella quinta ed ultima, con Carlo Conti saranno sul palco Alessandro Cattelan, conduttore del “Dopofestival”, e Alessia Marcuzzi.  Cuore della manifestazione saranno la musica e i cantanti in gara: Achille Lauro, Serena Brancale, Bresh, Brunori SAS, Clara, Coma_Cose, Lucio Corsi, Simone Cristicchi, Elodie, Fedez, Francesco Gabbani, Gaia, Giorgia, Irama, Marcella Bella, Francesca Michielin, Modà, Noemi, Olly, Massimo Ranieri, Rkomi, Rocco Hunt, Rose Villain, Sarah Toscano, Shablo feat. Gue, Joshua e Tormento, Joan Thiele, The Kolors, Tony Effe, Willie Peyote. Sul palco disegnato dallo scenografo Riccardo Bocchini anche i quattro artisti selezionati a Sanremo Giovani 2024: Alex Wyse, Maria Tomba, Settembre, Vale LP e Lil Jolie. Il vincitore della sezione Nuove proposte sarà decretato nella terza serata del festival. Ad accompagnare i cantanti sarà l’Orchestra del Festival. Tanti gli ospiti che verranno a salutare il pubblico sanremese. Nella prima serata a portare un messaggio di pace ci saranno le cantanti Noa, israeliana, e Mira Awad, palestinese, che proporranno una loro versione di “Imagine” di John Lennon. Nella serata inaugurale arriverà anche l’energia di Jovanotti e nella seconda quella del frontman dei Maneskin Damiano David. Giovedì, il grande ritorno dei Duran Duran che tornano al Festival a distanza di quarant’anni. Venerdì, come da tradizione, serata dedicata alle cover. Il Festival consegnerà anche il premio alla carriera a due artisti che hanno lasciato il segno nella musica italiana: Iva Zanicchi e Antonello Venditti. A guidare le telecamere della Rai, il regista Maurizio Pagnussat. Fino a sabato 15 febbraio, Bianca Guaccero e Gabriele Corsi, conducono il “PrimaFestival” tornato per la sua nona edizione su Rai 1. Ad affiancarli in esterna, Mariasole Pollio. Grande attesa anche per il “Dopofestival – Tutti guardano Sanremo” condotto da Alessandro Cattelan affiancato da Selvaggia Lucarelli e Anna Dello Russo. Tutte le prime serate di Sanremo 2025 saranno in diretta anche su RaiPlay, anche in formato 4K, e le clip di tutte le canzoni e dei momenti più emozionanti sul palco dell’Ariston saranno pubblicate in tempo reale sulla piattaforma Rai. A raccontare tutte le emozioni del Festival sarà anche Rai Radio 2, in diretta da tre set d’eccezione: il Box in piazza Borea d’Olmo, il negozio OVS in via Matteotti e la Blue Room direttamente nel backstage dell’Ariston, per esclusive interviste con i cantanti. Ruolo di primo piano anche per la piattaforma RaiPlay Sound che ospiterà tutta la produzione radiofonica Rai dedicata a Sanremo. Il Festival rinnova il suo impegno a essere veramente inclusivo: Rai Pubblica Utilità, oltre alla sottotitolazione, l’audiodescrizione e la traduzione LIS su RaiPlay, realizzerà le strisce quotidiane “Sanremo Accessibile 2025 il giorno dopo… dietro le quinte tra interviste e curiosità” e “Sanremo 2025 il giorno dopo…. Dettagli e curiosità”. Sanremo città in festa anche in piazza Colombo con il Suzuki Stage che avrà come protagonisti Raf (martedì 11), Big Mama (mercoledì 12), Ermal Meta (giovedì 13), Benji & Fede (venerdì 14), Tedua (sabato 15). Il terzo palco del Festival sarà invece a bordo della grande nave da crociera Costa Toscana.

 

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Ti Lovvo – Sopravvivere in amore

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Su Rai Gulp un manuale di sopravvivenza ironico e scanzonato. Tutti i giorni alle ore 18.05 e in boxset su RaiPlay

È arrivato su Rai Gulp “Ti Lovvo – Sopravvivere in amore con stile”, il nuovo programma multipiattaforma di Rai Kids. Al timone della nuova produzione c’è Emma Galeotti, tiktoker dalla personalità cinica e disillusa, ma con un cuore inaspettatamente romantico. Nota sui social per essere una esperta di fallimenti amorosi, Emma ha deciso di esplorare il mondo dei sentimenti per capirci di più e setacciare la nebbia di pensieri a volte confusi e la paura di mettersi in gioco. Il programma va in onda tutti i giorni, alle ore 18.05. Inoltre, tutte le puntate sono disponibili in boxset su RaiPlay. Ogni puntata affronta un tema sentimentale di particolare rilevanza intervistando un ospite speciale: che sia un coetaneo o un “grande”, una filosofa, un attore, una scrittrice o una scienziata, tutte e tutti rappresentano voci originali e frammenti di uno scenario utile per districarsi nell’universo dell’amore moderno. Se pensate che l’amore sia una cosa difficile siete nel posto giusto. Nello spazio radiofonico del Metastudio di Via Asiago, Emma cercherà di capire qualcosa di più sull’amore, attraverso testimonianze e un confronto aperto con i suoi ospiti. Tra friendzone, ghosting, gelosie, amori sbagliati, strategie di conquista, e molte altre “questioni”, il programma si presenta come un vero manuale di sopravvivenza comico e scherzoso per cuori in affanno, con uno sguardo originale, a volte poetico, sulla comprensione dell’amore e dei sentimenti. Ogni episodio vede la partecipazione di ospiti d’eccezione: Virginia Benzi (Quantum Girl), giovane fisica e divulgatrice, discute la visione scientifica dell’amore; Adriano Moretti, attore comico e content creator, esplora le strategie di conquista moderne e tradizionali; Cristina Chiperi, scrittrice e fenomeno editoriale, analizza gli “amori sbagliati” e come riconoscere le red flag nelle relazioni; Artem Tkachuk, attore noto per “Mare Fuori”, condivide la sua visione intensa dell’amore; Chiara Fabiano, doppiatrice di personaggi come Mercoledì e Enola Holmes, discute la paura di avvicinarsi a chi ci piace; Nikola Greku, poliglotta, universitario e content creator, racconta la sua esperienza con la friendzone; Maura Gancitano, filosofa e divulgatrice, guida una riflessione sulla gelosia e la fioritura personale e  Davide Avolio, giovane poeta partenopeo, offre strategie per superare la fine di un amore. In “Ti Lovvo – Sopravvivere in amore con stile” Emma, attraverso domande che accomunano un po’ tutti, sarà una testimone inaspettatamente sagace e affettuosa per i giovani spettatori.

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LA BAMBINA CON LA VALIGIA

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Il dovere del ricordo

Il RadiocorriereTv ha incontrato il regista e i protagonisti del film dedicato alla vicenda di Egea Haffner, simbolo della tragedia dell’esodo istriano-dalmata. In onda il 10 febbraio su Rai 1 in occasione del Giorno del Ricordo

 

Gianluca Mazzella, regista

Da dove siete partiti per raccontare la storia di questa famiglia?

Il libro di Egea è stato il punto di partenza fondamentale. Quelle pagine racchiudono tutto ciò che lei e la sua famiglia hanno vissuto: la sofferenza dell’esodo istriano è impressa sulla sua pelle. Egea viveva a Pola, era solo una bambina, ma conserva ricordi nitidi che ha trascritto con grande sincerità. Il suo racconto parla soprattutto ai ragazzi ed è un simbolo del dramma vissuto da centinaia di migliaia di italiani costretti ad abbandonare la propria casa con la violenza. Per il film, abbiamo adattato il contenuto per esigenze cinematografiche, cercando di mantenere intatta l’autenticità della sua storia.

Anche i luoghi hanno un ruolo importante nel film…

Per ragioni produttive, abbiamo girato altrove, tranne per un giorno in cui siamo stati a Pola, città natale di Egea e punto di origine di tutta la vicenda. Trascorrere qualche ora in quei luoghi e parlare con alcuni dei pochi sopravvissuti ancora in vita ci ha fatto toccare con mano la brutalità di quegli eventi. Il libro di Egea esprime con forza il suo amore incondizionato per Pola, e abbiamo avuto la fortuna di ascoltarlo direttamente da lei quando è venuta a trovarci sul set. Un momento emozionante, coinciso con il nostro primo giorno di riprese.

 

 

10 febbraio GIORNO DEL RICORDO

Gli artisti commentano “Il dovere del ricordo”

SANDRA CECCARELLI

Il ricordo, la memoria sono concetti fondamentali per capire questa storia, così come il presente. Nel film raccontiamo di una famiglia, ma anche di una comunità intera che viene costretta a lasciare la propria terra. Questo accade ancora oggi, lo sentiamo di continuo, ecco perché l’immagine di una bambina che viene espulsa dobbiamo tenerla sempre ben presente davanti ai nostri occhi.

CLAUDIA VISMARA

Il Giorno del Ricordo, a volte purtroppo un momento oggetto di strumentalizzazioni politiche, è un invito a non dimenticare mai quello che il Paese ha vissuto – anni terrificanti di esodi, persecuzioni -, un monito affinché l’orrore di certe azioni non si ripeta mai più. È nostro dovere mantenere viva la memoria, ci aiuta anche a comprendere il nostro presente, e in questo il cinema, la televisione sono strumenti narrativi fondamentali, capaci di toccare profondamente le nostre corde emotive. Leggere la storia sui libri è importante, un film però tocca il cuore. Noi speriamo di esserci riusciti con il nostro lavoro.

SARA LAZZARO

La parola ricordo è un collegamento con il passato fondamentale, che fornisce strumenti utili per comprendere il mio presente, la mia identità. Pensando in maniera più specifica al 10 febbraio – Giorno del Ricordo del massacro delle Foibe e l’esodo giuliano dalmata – è un’occasione per illuminare un passato drammatico, facendo in modo che si coltivi la consapevolezza di non ripetere mai più quegli orrori, ma anche una spinta a provare maggiore empatica verso le tragedie contemporanee.

ANDREA BOSCA

Ricordo, memoria sono parole che risuonano nella mia testa come essere umano e come artista. Tutto quello che stiamo vivendo oggi, i conflitti che insanguinano il mondo, le sopraffazioni della storia li abbiamo già vissuti, avremmo dovuto imparare qualcosa, e invece ci ritroviamo ad affrontare sempre le stesse tematiche. Con questo film raccontiamo di una famiglia italiana disarmata, in un’epoca storica precisa, ma che potrebbe rappresentare, anche oggi, una qualsiasi famiglia nel mondo distrutta da un conflitto, dalla violenza. La cosa più ignobile della guerra di oggi, dal secondo conflitto in poi, è che colpisce i civili inermi.

 

SARA LAZZARO è zia Ilse

Una storia potente…

L’immagine di questa piccola creatura, una bambina con la valigia e la scritta esule, è l’esempio più vulnerabile, candido dell’innocenza e della fatica di una vita alla quale è stata strappata crudelmente l’infanzia. Egea, come molti altri bambini, è segnata dalla separazione, dall’abbandono. Ma Ilse, lasciando Pola, ha solo un obiettivo: prendersi cura dell’elemento più fragile, tutelarla con la vita nel modo migliore possibile.

Che esperienza ha vissuto?

C’è sempre qualcosa di molto speciale quando si racconta una storia vera, ci si avvicina al personaggio e alla storia in punta di piedi. Questa è una storia bellissima di famiglia, di amore, di resilienza, di forza e di coraggio, questo è stato un gruppo di lavoro altissimo, principalmente femminile e di gran forza. Molte donne, tutte diverse fra loro all’interno di una vicenda con una enorme forza e volontà di spingere la vita e di amare, nonostante tutto.

 

SANDRA CECCARELLI è la nonna di Egea

La storia la fanno i potenti, le persone comuni la subiscono…

Discorso molto, molto grande… nel film interpreto la nonna di Egea, rimasta vedova da poco, sono la più anziana, la capostipite di questa famiglia, in qualche modo obbligata ad abbandonare tutto perché la situazione politica diventava sempre più pericolosa per loro. Lascia casa, città, identità, ma soprattutto le viene tolta la possibilità di “aspettare” un figlio portato via “per un controllo”. In cuor suo sa che lo avrebbero ucciso, ma l’idea che se avesse fatto ritorno non avrebbe trovato nessuno la distrugge. La sua, come quella degli altri protagonisti, è una vita spezzata.

Quali sono gli obiettivi che avete voluto raggiungere con questo racconto?

Credo che gli obiettivi di un attore, al di là della storia e del ruolo che interpreta, siano sempre gli stessi: essere dentro la storia, crederci e immedesimarsi. In questo caso, è stato un lavoro che mi ha aiutato a comprendere meglio qualcosa che conoscevo solo superficialmente. Grazie alle parole di Egea, attraverso le sue molte interviste, la sua vicenda è entrata nel nostro profondo, per questo era necessario renderla credibile e rispettosa.

 

ANDREA BOSCA è Kurt Haffner, padre di Egea

Una bambina, una famiglia al centro del film…

Quello che rimane veramente impresso di questa famiglia in fuga, della piccola Egea Haffner in particolare, è la forza di andare avanti, nonostante tutto. Noi italiani siamo stati da sempre migranti e da sempre i conflitti hanno creato delle ingiustizie sociali, ma Egea ricorda con la sua vita l’importanza di stare uniti, di non dimenticare i propri affetti, il motore per andare avanti. I bambini ci ricordano il dovere degli adulti nei loro confronti, la responsabilità di creare le condizioni di una vita in pace, di essere istruiti, di una famiglia e di un Paese che sappia proteggerli.

Ci racconta il suo personaggio?

Io interpreto il papà di Egea Haffner, legato in maniera speciale alla sua bambina, un uomo accudente, costretto, a un certo punto, ad assumere delle responsabilità in un momento storico molto difficile, che non comprende fino in fondo. Lui sa che deve proteggere la sua famiglia, non gli importa come andrà a finire. Si muove quasi senza sapere, perché la guerra, come la storia, accade, ma ce ne rendiamo conto quando è troppo tardi e non sappiamo come andrà a finire. E questo cambia tutto. Kurt Haffner non sa a cosa va incontro, non sa cosa succede, verrà spiegato dalla storia, dagli storici e dai giornali, ma lui non ha idea, perché la vita si vive nel presente, mentre la storia si scrive a posteriori. Quando capitano dei ruoli speciali, per un artista è una benedizione, per questo devo ringraziare il regista Gianluca Mazzella che ha permesso di mettere tutto me stesso in questo padre così iconico, una figura a cui Egea ripenserà spesso nella sua vita, perché ha lasciato un segno indelebile.

 

CLAUDIA VISMARA è Ersilia, madre di Egea

Chi è Ersilia?

È la mamma di questa bambina, un personaggio che ho amato moltissimo per le profonde e laceranti contraddizioni interne che vive. È una donna che arriva da un’estrazione sociale completamente diversa da quella degli Haffner, una famiglia di importanti gioiellieri di Pola, una differenza di ceto non sempre ben vista, in particolare dalla nonna Maria. Questo è causa di innumerevoli, profondi conflitti, ma Ersilia è impavida, verace, a volte incosciente.

Cosa le rimane di questo viaggio?

Un ricordo meraviglioso, innanzitutto perché riconosco l’importanza storica di quello che stiamo raccontando, in secondo luogo perché quello il cast scelto per formare la famiglia Haffner si è trasformato in una reale famiglia, con legami strettissimi. Petra Bevilacqua, che interpreta meravigliosamente “La bambina con la valigia” nella prima parte del film, è diventata una nipotina per me, e questo piccolo miracolo avvenuto in cinque settimane, l’affiatamento e l’amicizia credo abbiamo creato una bellissima atmosfera percepibile anche sullo schermo.

 

SINÉAD THORNHILL interpreta Egea a 18 anni

Un’immersione totale in una vita complessa…

La storia di Egea Haffner è incredibile, difficile da spiegare in poche parole, per fortuna questo film a lei dedicato mostra la sua meravigliosa, e difficile, avventura umana. Ho letto con passione le sue parole nel libro, ho cercato di conoscerla al meglio per connettermi con il suo essere e restituire sullo schermo la sua grandezza. Ho provato fierezza nel calarmi in questa vita, una donna forte, solare, di grande animo, che non ha mai mollato.

Una storia al femminile molto potente. Cosa le ha lasciato?

È stato bellissimo, si è creata una comunanza tra donne diverse che hanno, ciascuno a proprio modo, conferito forza alla storia. Lei è stata capace di attingere da tutti, di prendere il meglio da tutte. Solo per fare un esempio, il personaggio della nonna è un punto cardine nella famiglia e nella vita di Egea, una donna di grande esperienza che le ha trasmesso forza per affrontare le difficoltà. Ogni personaggio femminile a suo modo ha contribuito alla sua formazione, alla sua crescita.

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CARLO CONTI

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Che fermento ragazzi!

Il direttore artistico e conduttore del Festival della Canzone Italiana al RadiocorriereTv: «Dal cantautorato classico alle influenze urban, dall’elettronica alle ballate più tradizionali, il pop si mescola sempre più con altri generi, e questo dimostra quanto gli artisti di oggi siano curiosi, aperti e disposti a sperimentare»

 

A distanza di otto anni dal suo ultimo Festival come vive il ritorno all’Ariston?

Sono sereno e tranquillo! Sanremo per me è una seconda casa, un appuntamento speciale. Tornarci è un grande piacere: non c’è ansia, solo tanta voglia di cominciare. In questi anni il Festival ha saputo evolvere e la musica italiana è cambiata ancora, diventando sempre più forte e soprattutto sempre più seguita dai giovani. L’obiettivo è continuare a valorizzarla.

 

Ha detto che “per fare Sanremo ci vuole orecchio”. Come il suo orecchio l’ha guidata nella selezione di brani e artisti?

L’orecchio serve per cogliere la qualità della canzone, la sua originalità, l’emozione. Ho ascoltato tantissimi brani e ho cercato quelli capaci di arrivare maggiormente al pubblico. In questo Festival c’è tutto, una varietà di generi e di sonorità che secondo me rappresentano al meglio la musica italiana di oggi.

 

I tanti brani che le sono arrivati, insieme a quelli selezionati, che fotografia danno delle tendenze musicali italiane?

La musica italiana è in fermento come non mai. C’è grande varietà: dal cantautorato classico alle influenze urban, dall’elettronica alle ballate più tradizionali. Il pop si mescola sempre più con altri generi, e questo dimostra quanto gli artisti di oggi siano curiosi, aperti e disposti a sperimentare. La cosa bella è che, rispetto al passato, la musica italiana è ascoltatissima anche dai giovani. E Sanremo ha il compito di raccontare tutto questo.

 

Che storie raccontano i giovani musicisti?

Parlano di se stessi, del loro microcosmo. Raccontano le loro emozioni, le difficoltà di una generazione che vive tra incertezze e sogni da realizzare. Parlano di amore, certo, ma anche di fragilità, di ricerca di identità, di bisogno di appartenenza. Sono diretti, autentici, e il loro modo di scrivere è molto vicino al linguaggio quotidiano e questo li aiuta ad arrivare dritti al cuore di chi li ascolta.

 

Cosa deve accadere affinché la musica (e gli artisti) non vengano dimenticati e sostituiti in fretta?

Oggi viviamo in un’epoca in cui tutto corre veloce, spesso un artista rischia di essere una meteora. Ma chi ha qualcosa di autentico da dire, chi ha una forte identità artistica e costruisce il proprio percorso con dedizione, resta nel tempo. In questo senso la gavetta e l’esperienza sul palco sono importanti, fanno la differenza dall’avere una sola hit al costruire una carriera solida, che lasci il segno.

 

Quanta tradizione e quanta innovazione per far sì che il Festival di Sanremo sia sempre il Festival di Sanremo?

Sanremo è un evento che vive di tradizione e innovazione, il segreto è trovare il giusto equilibrio. Non può rinnegare la sua storia, perché è quello che lo rende unico e riconoscibile, ma deve anche saper parlare al pubblico di oggi. Negli anni ha saputo rinnovarsi, aprirsi a nuovi linguaggi e a nuovi suoni, e continuerà a farlo. La chiave è mantenere l’anima del Festival, rispettando le sue radici ma senza paura di cambiare.

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ALESSANDRO CATTELAN

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Not(t)e di parole e musica

Spenti i riflettori dell’Ariston si accendono quelli del “DopoFestival”. Il conduttore al RadiocorriereTv: «La seconda serata è la mia collocazione abituale, mi piace arrivare a tarda sera e portare un po’ di ironia prima di andare a letto. Questa è una settimana unica, voglio viverla divertendomi»

Dopo il Festival arriva il “DopoFestival” e si farà notte fonda… come si è allenato per la maratona?

Diciamo che negli ultimi 13 anni la seconda serata è stata la mia collocazione abituale, mi piace arrivare a tarda sera e portare un po’ di ironia prima di andare a letto. A Sanremo faremo ancora un po’ più tardi ma questa è una settimana unica, voglio viverla divertendomi e consapevole che sto vivendo una cosa unica che rimarrà nella mia carriera.

Cosa significa avere la fiducia e la stima di un grande della Tv come Carlo Conti?

Carlo è una delle persone più generose che io abbia mai incontrato e lo dico sempre. È stato disponibile con me appena sono arrivato in Rai, aveva accettato di girare l’apertura del mio primo show. Ne abbiamo parlato quando è stato ospite nel mio podcast e mi ha detto: Se posso dare un piccolo contributo di esperienza ad altri lo faccio più che volentieri. È quasi un dovere.” Carlo è generoso, sono onorato della fiducia e di poterlo annoverare tra gli amici.

Carlo è solito dire che Sanremo “va fatto insieme”… che valore ha per lei questa parola?

È una parola molto importante e come dicevo prima, Carlo ha la straordinaria capacità di riuscire a creare un gruppo di lavoro unito e coeso. Si respira un gran clima di festa e la parola d’ordine per questo Festival, oltre a insieme, è divertiamoci!

Il Festival funziona quando è molto chiacchierato. Quanto spazio avranno le polemiche nel suo “DopoFestival”?

Il Festival è da sempre terreno fertile di polemiche, controversie e stravaganze. Non voglio mettere pressioni al mio collega Carlo Conti, ma spero che succeda qualcosa che possa animare le serate. Direi anche che non siamo ancora partiti e già si sono creati diversi casi che anche in maniera un po’ naturale porteremo in Riviera. In più, i social ampliano la discussione e alcune piattaforme, come ad esempio X, forniranno degli spunti esilaranti perché ormai in rete trovi commenti anche molto più ficcanti e a volte più cattivi di quelli che qualsiasi autore tv possa immaginare.

Cosa l’ha colpita dei giovani che portate a Sanremo?

Ho notato una grande varietà, sia musicale che per quanto riguarda i testi. I ragazzi sono orientati verso uno stile più cantautorale, mentre le ragazze hanno una veste più urban e trovo questa dicotomia piuttosto interessante. Sanremo Giovani rappresenta per tutti non un punto di arrivo, ma una partenza e rispetto al passato ho percepito questa maggiore consapevolezza nei concorrenti. Insieme a questa caratteristica, ho avuto modo di osservare anche la loro determinazione e la capacità di ragionare fuori dagli schemi: al giorno d’oggi non bastano né numeri, né il solo talento; ma serve una motivazione forte, studiare, lavorare affinché le cose possano accadere e non avere paura di esprimere se stessi. I ragazzi in gara sono ben consapevoli del mondo che li aspetta fuori e sono preparati già al dopo Sanremo, a prescindere dal risultato della gara.

L’ultima sera sarà sul palco dei palchi… quale consiglio si dà?

Vivi il momento!

 

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99 DA BATTERE

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Arriva anche in Italia il nuovo game show che sta conquistando il mondo. Con Max Giusti dal 10 febbraio in prima serata su Rai 2

Cento concorrenti e una serie di sfide, con un solo obiettivo: non arrivare mai ultimi. Dal 10 febbraio, arriva anche in Italia il format che sta avendo successo nel mondo: “99 da battere”. In onda in prima serata su Rai 2, condotto da Max Giusti e prodotto in collaborazione con Endemol Shine Italy, “99 da battere” è un game show con 100 concorrenti, tra i 18 e i 98 anni, coinvolti in una serie di sfide di ogni tipo, giochi divertenti, originali, a volte assurdi ma sempre alla portata di tutti. L’unico obiettivo? Non arrivare mai ultimi. In ogni sfida, infatti, chi perde viene eliminato, dando via, così, a un conto alla rovescia che porterà i partecipanti da 100 a 1. Chi riuscirà ad arrivare fino alla fine e a battere, appunto, gli altri 99 concorrenti si aggiudicherà il montepremi in palio di 99 mila euro. Tantissimi i giochi che si susseguiranno nelle sei puntate. Tra questi: soffiare in una ciotola di farina fino a riuscire a trovare, sul fondo, il codice che sblocca il lucchetto che lega ogni concorrente a un tavolino; montare la panna in maniera così ferma che, capovolgendola sopra la propria testa, non cada; seduti a cavalcioni su una sedia gareggiare su un percorso, creato all’interno dello studio, potendo avanzare solo saltando con tutta la sedia; trovare la porta di uscita dello studio bendati; sciogliere un cubo di ghiaccio che contiene un fischietto da far poi suonare; sfidare la sorte sperando che il proprio telefono non squilli quando tutti i cellulari dei concorrenti in gioco verranno posizionati su un tavolo e l’eliminazione toccherà proprio al proprietario del primo telefono che riceverà una telefonata. Alcuni giochi saranno affrontati singolarmente, altri a coppie, altri ancora a squadre di più persone. Tutte le sfide si svolgeranno in un unico luogo, allestito come una vera e propria arena in stile industriale, in cui sono presenti dei megafoni da cui, una voce annuncerà, di volta in volta, le sfide da affrontare e le regole che caratterizzano ogni gioco. Puntata dopo puntata, prova dopo prova, si arriverà alla sfida finale: una sequenza di giochi che porterà chi li terminerà per primo a impugnare l’assegno da 99 mila euro e ad essere proclamato vincitore di “99 da battere”.

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Il Re di Napoli

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Storia e leggenda di Mario Merola. Martedì 4 febbraio in prima serata su Rai 3 con la regia di Massimo Ferrari

Liberamente ispirato all’opera letteraria “Napoli solo andata… Il mio lungo viaggio” di Mario Merola con Geo Nocchetti, edito da Sperling & Kupfer e Rai Eri, il documentario di Massimo Ferrari ripercorre la storia gloriosa dell’artista napoletano. La storia del “Re di Napoli” attraverso le testimonianze, gli archivi e i racconti di chi gli era più vicino e di chi lo ricorda. Icona di un genere tradizionale reso popolare grazie ai numerosi film interpretati negli anni ’70 e ’80, Mario Merola è un figlio del popolo che, grazie al suo talento e la sua peculiare personalità, è diventato simbolo della città di Napoli portando la canzone e la cultura napoletana in tutto il mondo. «Mario Merola è stato un grande artista e un grande personaggio, tale che per raccontarlo bisogna innanzitutto entrare nel suo mondo, in ciò che ha rappresentato e rappresenta per un intero popolo, che ha il suo cuore a Napoli ma che è disseminato in molte parti del mondo, dagli Stati Uniti all’Australia – afferma il regista Massimo Ferrari –. È il re della sceneggiata, colui che ha fatto rinascere un genere nato nei primi anni del Novecento e lo ha portato a vette di popolarità impensabili. Il cuore del documentario viaggia tra archivi ed interviste, racconti memorabili e video inediti, insieme alle riprese dei luoghi della città di Napoli che più possono raccontarci la biografia di Merola e dunque la sua formazione: il porto, la zona delle “Case Nuove”, Piazza Mercato, la casa di Portici, la sua famosa cucina in cui ancora figli e nipoti preparano “gli spaghetti alla Merola”».

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