Sanremo Giovani

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La finale

Giovedì 17 dicembre dal Teatro del Casinò alle ore 21.30 su Rai1, Radiodue e Raiplay, andrà in onda l’ultimo atto del cammino che porterà 8 Nuove Proposte al 71° Festival della Canzone Italiana. Durante la serata Amadeus presenterà i Big dell’edizione 2021.

foto di Iwan Palombi

La finale di Sanremo Giovani si avvicina. Giovedì 17 dicembre dal Teatro del Casinò di Sanremo alle ore 21.30 su Rai1, Radiodue e Raiplay, andrà in onda l’ultimo atto, quello decisivo, del cammino che porterà 8 Nuove Proposte al 71° Festival di Sanremo.

Un’edizione con numeri record, che ha visto ai nastri di partenza 961 proposte. Prima le audizioni e poi le semifinali di AmaSanremo hanno decretato che a giocarsi la finale saranno Avincola, Folcast, Gaudiano, Hu, I Desideri, Le Larve, M.e.r.l.o.t., Davide Shorty, WrongOnYou e Greta Zuccoli.
I 10 finalisti si esibiranno live accompagnati da una band e dovranno convincere la Giuria Televisiva, che già li conosce bene per averli giudicati nei cinque appuntamenti di AmaSanremo.

Luca Barbarossa, Beatrice Venezi, Morgan e Piero Pelù, eccellenze della musica italiana in tutte le sue forme e le sue espressioni, avranno il compito di decidere chi saranno i 6 giovani tra i 10 che raggiungeranno il Teatro Ariston. Al loro voto si aggiungerà quello popolare del Televoto e quello della Commissione Musicale, capitanata dal Direttore Artistico Amadeus. Infine, i 2 artisti selezionati dalla Commissione Musicale tra i vincitori di Area Sanremo, completeranno il gruppo delle 8 Nuove Proposte.

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Benedetta Rinaldi

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Con la semplicità e il sorriso

Insieme a Michele Mirabella conduce “Elisir”, storico programma di Rai3 dedicato alla salute e al benessere. Al RadiocorriereTv confida: «La mia mentalità è più letteraria, artistica, creativa, ma riconosco il valore della ricerca, dei risultati importantissimi ottenuti nelle discipline scientifiche. Nella vita di tutti i giorni porto a casa i consigli dei medici che incontro in trasmissione e che applico in modo scrupoloso»

foto di Iwan Palombi

Da settembre nella grande famiglia di “Elisir”, come sta andando?

Molto bene, “Elisir” è un programma diverso da “Unomattina” (condotto fino al 2019), sia per orario di messa in onda che per ritmo, ma proprio come “Unomattina” è particolarmente utile ai telespettatori, cosa che mi permette di mantenere la mia carriera orientata verso una Tv di servizio, di informazione. Siamo anche molto contenti dei risultati, del riscontro del pubblico.

Conduce con un maestro della televisione come Michele Mirabella, dottore ad honorem in medicina, cosa le sta insegnando?

Sono e sono stata molto fortunata. Gran parte degli elementi delle coppie televisive di cui ho fatto parte sono sempre stati di lungo corso, questo non ha fatto che rendere la mia gavetta molto utile. Chi fa uno stage senza consigli, senza figure di riferimento, rischia di non imparare. I miei compagni di viaggio, i miei direttori, mi hanno insegnato tanto, dalla preparazione alla leggerezza, alla prudenza. Michele Mirabella mi ha introdotta in un mondo in cui io parzialmente navigavo in passato, ma con la consapevolezza di quanto il pubblico di “Elisir” sia attento alle tematiche del programma. E poi Michele si sta pian piano convertendo alle mie battute (sorride), partecipa, ho sempre un po’ l’indole dell’animatrice di un villaggio vacanze, mi fa piacere strappare un sorriso ai telespettatori e a chi lavora con me.

Medicina e benessere, settori quanto mai centrali nella nostra vita, cosa significa parlarne oggi in Tv?

Quello che contraddistingue “Elisir”, merito indiscusso sia della squadra che di Michele, è il riuscire a concentrare un insieme di ospiti che non vengono a fare un dibattito su qualcosa, ma a dare, laddove possibile, risposte a domande di conoscenza generale sulle patologie, al di là del Coronavirus. Si parla certamente in maniera colloquiale, ma non si sgarra dal punto di vista scientifico. Quello che offriamo non è un’opinione, è il libro di medicina descritto ma con le parole più semplici. Penso che il punto di forza del programma sia proprio questo.

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Piero Angela

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Prepararsi al futuro

Dal 17 dicembre, il giovedì in seconda serata su Rai Premium, il nuovo programma di Piero Angela prodotto da Rai per il Sociale. Quattro puntate che affrontano i grandi temi, dal problema demografico allo sviluppo tecnologico passando per il clima

foto Max D’Angelo

Un dialogo intergenerazionale per capire “dove siamo” e per decidere meglio, con la guida di un gruppo di esperti, dove andare come singoli e come Paese. Per Piero Angela, decano dei divulgatori e ideatore del ciclo di trasmissioni, “‘Prepararsi al Futuro’ è un programma molto particolare, che nasce da un’idea che avevo avuto qualche tempo fa, e cioè quella di far incontrare gli studenti con grandi personaggi di ogni campo: scienziati, economisti, storici, demografi, tecnologi, filosofi. E aprire un dialogo sui grandi temi del mondo moderno, soprattutto pensando al futuro”. Il progetto di Piero Angela si è potuto realizzare grazie al supporto di Francesco Profumo e della Fondazione per la Scuola della Compagnia di San Paolo, di cui è presidente, e del Politecnico di Torino. Insieme hanno organizzato, nell’Aula Magna dell’ateneo torinese, un ciclo di incontri tra 400 ragazzi del Politecnico e delle scuole superiori con gli esperti indicati da Angela. L’Ambiente e la Sostenibilità sono il filo rosso di questa prima serie e sono anche i temi cardine della nuova Direzione Rai per il Sociale e di Rai Premium che con questo programma continua un percorso di evoluzione e di arricchimento, portando sullo schermo tematiche volte a creare una “nuova cultura” e una maggiore consapevolezza sui temi della sostenibilità.

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Gigi D’Alessio

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I “no” mi restano dentro

In attesa della terza puntata di “The Voice Senior”, su Rai1 venerdì 11 dicembre, il coach ci racconta: “E’ un programma dove tutto è verità. La mia squadra sarà variegata. Io farei passare tutti, ma è una gara, una sana competizione. Dobbiamo valutare la voce, ma anche la vita e i sogni dei concorrenti”.

Come si fa a scegliere i concorrenti, al buio, solo ascoltando la loro voce?

Ascolti la voce perché è quella che ti arriva per prima, poi ovviamente, mentre la ascolti, ti immagini come potrebbe essere la persona, ma succede anche che ti giri e non è quella che ti aspettavi. A “The Voice Senior” devi valutare innanzitutto la vita, i sogni di persone che magari non sono state fortunate, ma che non sono meno brave di noi. Sono persone che, per mille motivi, non hanno potuto continuare a fare musica. Io mi sento piccolo quando mi giro e mi trovo davanti uno che potrebbe essere mio padre, purtroppo la cosa più brutta è dover scegliere.

Che effetto le ha fatto ritrovare cantanti che conosceva o riconoscere la loro voce?

Ho riconosciuto il nome di una signora napoletana che cantava quando io avevo sedici anni ed è stato un tuffo nel passato. Invece, dalla voce, ho riconosciuto Erminio Sinni e mi sono girato.

La sua squadra sarà variegata o sceglierà un profilo particolare?

Variegata, per avere più opportunità. E’ una sorta di partita a scacchi con gli altri coach. Io porterei tutti e farei passare tutti, ma è una gara e, con lo spirito giusto, è una sana competizione.

Dopo i sessant’anni c’è la libertà di potersi rimettere in gioco e anche quella di cantare più liberamente. Lei come traduce questa grande voglia di sfida dei concorrenti?

Per me l’età è un numero. In modo particolare nella musica, perché si sogna, si vive nel mondo della favole e si perde spesso la cognizione della realtà e, forse, è per questo il più bel mestiere del mondo.

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Alberto Angela

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Stanotte con Caravaggio

Mercoledì 9 dicembre, in prima serata su Rai1, il racconto della vita e delle opere di uno degli artisti più conosciuti e amati di sempre. A lui, alla sua storia e alle sue creazioni immortali è dedicato un viaggio straordinario nell’arte e nel tempo. Il conduttore: «Abbiamo migliaia di anni di civiltà alle spalle che hanno forgiato il nostro Paese, credo che la saggezza del passato sia fondamentale. Farla vedere attraverso i capolavori che questa ci ha lasciato, è estremamente importante»

crediti BARBARA LEDDA

La puntata di “Stanotte con Caravaggio” parte da Palo Laziale, l’ultimo approdo conosciuto dell’artista prima della morte. Alberto Angela accompagna i telespettatori in un viaggio a ritroso nella vita dell’artista, raccontandone le tappe fondamentali e i momenti più significativi. Di Michelangelo Merisi, detto il Caravaggio, conosciamo infatti alcuni momenti, ben documentati in carte conservate nell’Archivio di Stato a Sant’Ivo alla Sapienza: denunce, sequestri, contratti. Ma tutto il resto è in ombra. Pochi squarci di luce su un fondo buio. Esattamente come nei suoi quadri. Che cosa ha fatto Caravaggio una volta lasciata Milano, prima di raggiungere Roma? Perché aveva rapporti così tempestosi con i potenti dell’epoca, che pure lo ammiravano? Solo colpa del suo cattivo carattere? E ancora: non sappiamo come fa a scappare dalle carceri di Malta e soprattutto le circostanze e le cause della sua morte. Per capirlo il programma ci porta nella Capitale, da Sant’Ivo alla Sapienza alla splendida Galleria Borghese, dove è conservata una delle più vaste collezioni al mondo di quadri caravaggeschi, e ci spiega come il pittore realizzava i suoi quadri, aiutandosi con lo specchio. Poi si aprono le porte del Casino dell’Aurora per vedere un’autentica rarità: l’unica pittura murale di Caravaggio, un soffitto con tre autoritratti. Un’opera sorprendente e poco conosciuta. A San Luigi dei Francesi un ospite d’eccezione, l’autore della fotografia Vittorio Storaro, tre volte premio Oscar, racconta l’influenza che la Vocazione di San Matteo ha avuto sul modo di concepire la luce nel cinema. La chiesa di Santa Maria del Popolo, Napoli, Malta, la Sicilia: sono tappe che un Caravaggio sempre in fuga attraverserà prima di approdare a Palo Laziale e sparire nel nulla in Maremma. A punteggiare il racconto, le “testimonianze d’epoca” Massimo Bonetti interpreta Giovanni Baglione, biografo e rivale di Caravaggio e Anna Safronick, Lena, colei che fu modella e amante del pittore. Intervengono in qualità di esperti la storica d’arte Rossella Vodret, il maestro di scherma Renzo Musumeci Greco e lo storico e archivista di Stato Michele Di Sivo.

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Cartoons on the Bay 2020

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Con lo sguardo al futuro

È la piattaforma della Rai a ospitare, dal 18 al 20 dicembre, l’edizione 2020 di “Cartoons on the Bay”, il festival dell’animazione crossmediale e della TV dei ragazzi promosso dalla Rai e organizzato da Rai Com, in collaborazione con Rai Play, Rai Ragazzi e Rai Radio. In concorso lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi provenienti da tutto il mondo. Tema dell’edizione, realizzata interamente in digitale, è la tutela e la valorizzazione dell’universo femminile nel panorama dell’animazione internazionale. Il premio alla Carriera 2020 va ad Altan, nella hall of fame di “Cartoons” entrano Guido Manuli e Don Bluth.  Il RadiocorriereTv incontra il direttore del Festival Roberto Genovesi

Quale sarà il tema dell’edizione 2020?

La tutela e la valorizzazione dell’universo femminile nel panorama dell’animazione internazionale. Realizzeremo un palinsesto di offerta di lungometraggi, mediometraggi e cortometraggi con registe, produttrici e personaggi importanti dell’animazione, insieme a una serie di panel, incontri e interviste con le più grandi professioniste del cartone animato a livello internazionale, un’operazione di valorizzazione di quello che riteniamo l’estro femminile nel cartooning.

Cominciamo a presentare il palinsesto…

Per i tre giorni di Festival la piattaforma della Rai avrà un’offerta esclusiva e aggiuntiva. Ci saranno almeno 15 lungometraggi, tra opere in concorso, retrospettive e anteprime, insieme a decine e decine di cortometraggi e molti mediometraggi, e non parliamo soltanto di cartoni animati per bambini. Naturalmente il nostro occhio di Servizio Pubblico sarà sicuramente più portato a guardare alle famiglie, all’offerta per i ragazzi, ma ci saranno anche prodotti per il pubblico adulto, un po’ più complessi, dedicati a tematiche importanti, a partire dalla violenza sulle donne.

Pronti a premiare i vincitori dell’edizione 2020?

Come al solito assegneremo i Pulcinella Awards che la giuria internazionale ha deciso da remoto per ogni singola categoria. Per quanto riguarda i lungometraggi in concorso, che sono 16, ne sono stati premiati 4, un miglior film e tre menzioni. In questo momento c’è la massima riservatezza sui vincitori, che conosceremo nello streaming della cerimonia di premiazione.

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Massimiliano Ossini

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Oltre il bianco della neve

La montagna è nel suo DNA e da sette anni con “Linea Bianca”, ne racconta la bellezza, le tradizioni e le emozioni. Il conduttore al RadiocorriereTv: «Vogliamo dare voce alla memoria del territorio. I monti ci insegnano la lentezza e ci aiutano a capire dove vogliamo andare». Dal 12 dicembre alle 14 su Rai1

Torna “Linea Bianca”, da dove partirete?

Quella che sta per partire sarà un’edizione un po’ diversa dal solito. Dopo sette anni, e in concomitanza con quello che sta accadendo, abbiamo deciso di raccontare tutte le montagne d’Italia. Andremo oltre il bianco della neve, degli sci, degli sport invernali e racconteremo le vette con o senza neve, dando ampio spazio alle storie delle persone. Vogliamo dare voce alla memoria del territorio, attraverso personaggi, anche poeti e scrittori, per raccontare gesta eroiche. Mai quanto ora è importante conoscere la nostra storia, rafforzare il legame con le nostre radici che ci porta a riflettere sui valori veri della vita.

Storie e testimonianze che partono dalla gente comune…

Nelle prime puntate andremo a visitare ragazzi che, un po’ per il Covid, un po’ perché avevano intenzione di farlo, hanno avuto il coraggio di abbandonare le città. Incontreremo una coppia che ha lasciato il lavoro a tempo indeterminato e si è trasferita in Trentino. Provavano da sei anni ad avere un figlio e in montagna ci sono riusciti. Questo racconta come la mente possa fare tanto, lo stress e la frenesia quotidiana non ti danno la serenità per vivere come vorresti realmente.

Quanto l’ha cambiata negli anni la Montagna e cosa le ha insegnato?

Tantissimo, non pensavo che potessi rallentare la mia vita in questo modo. Gradualmente ho iniziato ad apprezzare il non correre, la voglia di scoprire, cosa che avviene di solito a una certa età, invece è stato tutto naturale e graduale, e oggi mi sento un po’ come se fossi il testimone di questi valori. Ho avuto la fortuna di scoprirli e ora devo in qualche modo comunicarli agli altri.

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Saverio Raimondo

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Vi aspetto al mio Pigiama Rave

Dal 7 dicembre, ogni lunedì in seconda serata su Rai4, il nuovo party televisivo condotto dal comico romano. «Slacciamoci le scarpe, i colletti e mettiamoci comodi» dice il padrone di casa al RadiocorriereTv, e annuncia: «Non ospiterò nessun virologo». Infine sul futuro dell’intrattenimento sul piccolo schermo lancia una provocazione: «Penso che sia giunto il momento di fare anche un po’ di Tv nudista»

Come nasce questo light night in pigiama?

Come reazione al periodo, pensando che ci sia una necessità sana di leggerezza, di umorismo, di ironia, proprio perché i tempi sono pesanti. E così mi sono detto, mettiamoci tutti comodi, in pigiama, che è un po’ il comfort dress di ognuno di noi, slacciamoci le scarpe, i colletti. Ma è anche per raccontare un’estetica più informale, quella dei social, delle dirette Instagram, e farne televisione, si tratta di un linguaggio sdoganato, uno degli aspetti collaterali dei mesi che abbiamo vissuto. Ho voluto fare un programma non ortodosso.

Perché proprio un “rave”?

Perché in qualche modo è l’anima un po’ irriverente che mi contraddistingue. Se do una festa, non è propriamente un party, ma un rave. Allegria e divertimento senza un pieno rispetto delle regole, un approccio goliardico. È un programma che non prende nessuno sul serio, a cominciare dal conduttore.

Che cosa hanno in comune la notte e il raccontarsi?

La notte è sicuramente il momento della giornata nel quale ci si dedica di più alle cose intime, dalle maschere facciali ad altre pratiche ancora più intime (sorride). Il racconto notturno, specie per un comico come me, diventa un racconto ancora più sfacciato, più irriverente e al tempo stesso più disposto al confessarsi.

Chi saranno i suoi ospiti?

Veramente molto vari, mi sono prefissato di non chiamare gli ospiti televisivi più tradizionali e di andare a cercare volti e professionalità meno esplorati dalla televisione. Avremo quindi ospiti provenienti dal mondo del web, sportivi, musicisti, soprattutto indipendenti. Vorrei rinnovare il parco ospiti, e una promessa la faccio, non ospiterò nessun virologo.

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Tribes and Empires

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Tribes and Empires, le profezie di Novoland

Dal 30 novembre, in prima visione assoluta, la serie epic-fantasy cinese. Da lunedì a venerdì alle 17.30 su Rai4

Arriva su Rai4 la spettacolare serie fanta-mitologica “Tribes and Empires – Le profezie di Novoland”, tratta dall’omonimo romanzo di Jin Hezai ambientata in un regno di fantasia al crepuscolo della dinastia Duan dopo 200 anni di prosperità e potere. Il giovane Muyun Sheng scopre di essere il sesto figlio dell’Imperatore Ming di Duan, tenuto lontano dal Palazzo perché sua madre era un demone. Muyun Sheng viene in possesso di una perla magica, appartenuta alla genitrice, che contiene intrappolata una creatura dagli incredibili poteri. Quando le otto tribù che popolano Novoland si ribellano all’Impero, l’esercito del generale Muru non è in grado di proteggere la famiglia reale e per questa ragione il clan Muru è condannato all’esilio. Ma, dopo qualche anno, una nuova ribellione minaccia ancora il regno di Duan e solo il figlio più piccolo del generale Muru, Han Jiang, unico vero amico di Muyun Sheng, può proteggerlo.

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Valeria Solarino

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Io e Greta, unite dall’amore per la musica

La protagonista femminile della serie di Rai2 “L’Alligatore” si racconta al RadiocorreireTv: «Il regista Daniele Vicari voleva che il mio personaggio fosse molto simile a Dolores, cantante dei Cranberries, e così ho cercato di entrare in quel mondo»

Come è stato il suo incontro con Greta?

Intenso sin dalla prima lettura del copione. È una musicista, una cantante, si percepisce sin dall’inizio della storia l’intensità del suo rapporto con l’Alligatore. Greta è una donna apparentemente molto forte, ma nella realtà è ingenua, prende le cose di petto andandosi a scontrare con un mondo che non conosce. Mi piace molto la storia d’amore che vive, quello con Marco (L’Alligatore) è un continuo cercarsi, ma è anche uno stare lontani obbligato, per come è cambiata la loro vita, per come sono diventati.

Entrare in un personaggio, da dove comincia?

Sottraendo tutte quelle mie caratteristiche che non vanno bene. Tolgo quello che mi può allontanare, dal mio modo di camminare, di guardare, dall’aspetto. Abbiamo creato un look che potesse essere il più vicino possibile alla vita di Greta. Parto sempre dall’immagine, dalla prova costumi, dal trucco, dai capelli. Vedere il personaggio che devo interpretare mi aiuta a essere coerente con la sua anima, con la sua storia. In questo caso ho cercato di lavorare sull’inconsapevolezza di Greta, lei ha una sua femminilità che non ostenta, non c’è mai malizia in quello che fa, non c’è mai un calcolo, una seconda intenzione. La sua è una purezza che si scontra con un modo di fare duro, che null’altro è se non un tentativo di autodifesa.

Greta non nasce nel romanzo di Massimo Carlotto, ma sullo schermo…

Mi affascina il fatto che nella sceneggiatura abbia una sua vita, non è solo l’ex dell’Alligatore. Ogni personaggio femminile di questa serie ha una propria personalità. Non è scontato, per un’attrice, incontrare personaggi a tuttotondo che raccontino qualcosa. In ogni scena de “L’Alligatore” c’è un pezzo della sua vita, del suo passato.

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