Carosello Carosone

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Il film evento diretto da Lucio Pellegrini racconta l’ascesa ai vertici delle classifiche internazionali di Renato Carosone, il musicista italiano più famoso al mondo. Un’avventura rocambolesca e colorata all’insegna della musica, del divertimento e della sperimentazione. Con Eduardo Scarpetta, Vincenzo Memolato, Ludovica Martino. Giovedì 18 marzo su Rai1

Photo di Andrea Pirrello

Un racconto divertente e pieno di ritmo, un graffiante ritratto dell’epoca e una riflessione su come, con passione e amore per la propria arte e tanta determinazione, si possa far ballare tutto il mondo. “Carosello Carosone” è un film tv diretto da Lucio Pellegrini, tratto dal libro “Carosonissimo” di Federico Vacalebre (Arcana Editore). A vestire i panni di Renato Carosone il giovane Eduardo Scarpetta, apprezzato dal grande pubblico ne “L’amica geniale”. Al suo fianco Vincenzo Nemolato, che interpreta il ruolo di Gegè Di Giacomo, il batterista-fantasista sempre al fianco di Carosone, e Ludovica Martino nel ruolo di Lita Levidi, la ballerina di spicco che il musicista conosce ad Asmara e che diventa sua moglie. Le musiche sono curate dal maestro Stefano Bollani. Il film ci porta nella New York di fine anni Cinquanta. Le luci si accendono sul palco del Carnegie Hall, dove il Sestetto è pronto a esibirsi. Un sogno che si avvera per Renato Carosone, che arriva in America dopo una lunga tournée di grandissimo successo in giro per il mondo. Si parte da lì per ripercorrere a ritroso la vita e l’ascesa ai vertici delle classifiche internazionali di uno dei maggiori autori e interpreti della musica italiana. Dopo essersi diplomato in pianoforte al Conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli, grazie all’aiuto e gli sforzi del padre Antonio, Renato parte per l’Africa Orientale Italiana, scritturato come pianista e direttore d’orchestra dalla compagnia di arte varia diretta da Aldo Russo. Ma i loro spettacoli non riscuotono molto successo e, mentre la compagnia si scioglie, Renato decide di restare in Africa. Con non poche difficoltà arriva ad Asmara, si esibisce nel night-club del teatro Odeon e lì conosce e si innamora di Lita (Italia Levidi), ballerina di spicco di origini veneziane.

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Filippo Scicchitano

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Spontaneo e sorridente come il mio Danilo

Il RadiocorriereTv incontra l’attore romano, tra i protagonisti de “Le indagini di Lolita Lobosco”, la serie in onda la domenica in prima serata su Rai1: «Ho pensato che sarebbe stato divertente interpretare un personaggio come lui, solare, perspicace, un giornalista sveglio»

foto di Duccio Giordano

Nella serie diretta da Luca Miniero lei è Danilo, l’uomo che irrompe nella vita del vicequestore Lolita Lobosco portando un po’ di scompiglio, com’è stato l’incontro con il suo personaggio? 

Ho pensato che sarebbe stato divertente interpretare un personaggio come lui, solare, perspicace, un giornalista sveglio. Mi divertiva anche il fatto che Danilo corteggiasse una donna molto più grande d’età. C’erano le basi per dare volto a una figura interessante, e devo dire che mi è piaciuto molto farlo. 

Quanto è rimasto in Danilo del personaggio narrato da Gabriella Genisi e quanto c’è invece di Filippo? 

Credo che con i personaggi che interpreti tu debba sempre trovare degli elementi di connessione, sottraendo invece quelli che non c’entrano nulla. Sui punti comuni bisogna fare un grande lavoro, che ti consente di entrare meglio nella parte. Ad accomunarmi a Danilo è soprattutto la spontaneità, elemento che fa parte di me, anche se può sembrare strano dirselo da soli (sorride). E poi ci assomigliamo molto nel modo di scherzare, e devo dire che proprio l’atteggiamento scherzoso e simpatico risulta l’arma vincente con cui il mio personaggio conquista l’attenzione di Lolita. 

Qual è stato il suo primo pensiero quando ha saputo che la “femmina” con la quale avrebbe recitato sarebbe stata Luisa Ranieri? 

L’ho saputo da subito avendo visto Luisa sin dalla prima volta ai provini. Ero molto contento di recitare con lei, anche perché in passato abbiamo lavorato entrambi nel film di Ozpetek “Allacciate le cinture”, ma senza avere scene insieme. Sono felice che sia accaduto perché Luisa è brava, è un’attrice molto disponibile ed empatica nei confronti degli altri attori.   

C’è un momento delle riprese de “Le indagini di Lolita Lobosco” che ricorda con particolare affetto? 

Non posso non ricordarmi del momento storico in cui abbiamo vissuto. Inevitabilmente, nel nostro piccolo, abbiamo fatto uno sforzo tutti quanti, pur essendo dei privilegiati, nel seguire il protocollo di sicurezza come accade sui posti di lavoro. In quella situazione era un grande privilegio entrare in scena, perché era il momento in cui ci toglievamo la mascherina e venivamo catapultati in un’altra dimensione, quella della recitazione, della storia che stavamo raccontando.  

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Luca Zingaretti

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Salvo come non l’abbiamo mai visto

Lunedì 8 marzo in prima serata su Rai1 “Il metodo Catalanotti”, il nuovo episodio della serie più amata della televisione. Il RadiocorriereTv intervista Luca Zingaretti che, in merito a un suo possibile ritorno al personaggio in una eventuale ripresa della serie, risponde: «Ho deciso di rimandare questa scelta a un lutto che si deve ancora elaborare, a una decisione che è ancora da prendere» 

Un Montalbano capace di coglierci di sorpresa e di stupirci, quello del “Metodo Catalanotti”. Come ha vissuto questo nuovo registro del suo personaggio? 

È stata una bella sfida riuscire a rendere questo senso di spaesamento, questa perdita di identità da parte del personaggio. Andrea Camilleri ha operato una sorta di tradimento nei confronti del Commissario. Eravamo abituati a sentire e conoscere Montalbano come un uomo che amava la sua terra, le sue nuotate, il cibo nel suo ristorante, i suoi uomini, il suo lavoro, la sua donna, anche se lontana. Erano dei punti fermi della sua esistenza ai quali non avrebbe mai rinunciato. Invece in questo episodio arriva una donna, lui prende una sbandata e si dice pronto a rinunciare a qualunque cosa pur di seguirla.  

È un grosso terremoto, come ha deciso di renderlo per immagini?  

Ho pensato che andavano prese delle misure anche drastiche nei confronti del nostro modo di recitare, che è un po’ uno stile sopra le righe, a commedia dell’arte, dove può convivere un Commissario Montalbano con uno come Catarella, che in qualunque altro film, se fosse immesso, sarebbe da ricovero immediato in manicomio, e che invece può vivere e agire nel “Commissario Montalbano” proprio perché c’è una coerenza con il quadro generale. Perché abbiamo creato un mondo altro, parallelo rispetto a quello vero. Questa volta invece irrompe un elemento grosso, forte, nuovo e andava raccontato rompendo il mondo che avevamo creato. Da un punto di vista recitativo siamo dovuti scendere sulla terra e pensare a come un uomo può dire a una donna “farei qualunque cosa per te”, da un punto di vista registico questi momenti andavano colti con escamotage che ad esempio Alberto Sironi non aveva mai usato. 

Potrebbe mai congedarsi per davvero dal suo Commissario? 

Sì, senza problemi. Se in questi anni non l’ho fatto è perché mi divertiva tantissimo vestire i panni di Salvo Montalbano. Il divertimento non è passato, ma è passato del tempo, purtroppo, e delle persone ci hanno lasciato. Farlo senza Camilleri che scrive le storie, senza Alberto Sironi che è stato per me un complice di trincea in questi vent’anni, forse ha poco senso. D’altra parte, ho pensato che in fin dei conti sono altri due romanzi e si potrebbe chiudere il cerchio, ma nello stesso tempo tornare su un set in quei luoghi senza questi amici cari mi fa una tristezza infinita. Ho deciso di rimandare questa scelta a un lutto che si deve ancora elaborare, a una decisione che è ancora da prendere. 

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Francesca Parisella

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Anni 20

Da giovedì 11 marzo, in diretta su Rai2, l’informazione in prima serata con Francesca Parisella e una squadra di affermati e agguerriti inviati. I fatti nudi e crudi per raccontare un decennio che si è aperto con il dramma del Covid e che si prospetta complesso e pieno di insidie sanitarie, ambientali, economiche e sociali

L’inchiesta e l’approfondimento in una prima serata che si preannuncia ricca di novità. Come sarà “Anni 20”?

Partiamo da un formato televisivo un po’ diverso. Sino a ora siamo stati abituati a pensare che l’informazione in Tv passi attraverso i talk-show. Noi abbiamo ripreso una tradizione della Rai, rifacendoci al “Rotocalco Televisivo” di Enzo Biagi. Agli inizi degli anni Sessanta era il modo per raccontare, per fare inchieste, per entrare nella realtà, e noi faremo più o meno la stessa cosa, cercando un linguaggio diverso, più innovativo. Racconteremo la realtà che è fatta sì dagli avvenimenti politici, dall’economia, dal Covid, ma andremo al tempo stesso a creare un quadro di quello che saranno gli anni Venti, un decennio iniziato malissimo, nel modo più inaspettato in assoluto. Non vogliamo focalizzarci sugli argomenti che occupano le prime pagine, ma trattare altri temi a partire dal sociale, parlare anche di quelle cose che nel Paese funzionano, che ci aiutano ad avere l’umore positivo. Riusciremo anche a raccontare qualcosa di bello di questi anni 20. Stiamo lavorando affinché Alessandro Giuli, che sarà presente in tutte le puntate come opinionista, come contrappunto, possa esserlo da una sede molto bella, di ricovero per l’anima, un luogo dell’arte, di cui il Paese è ricchissimo.

Punto di forza del programma è rappresentato dalla squadra degli inviati…

Abbiamo una fornita squadra di inviati che di chilometri ne ha già consumati tanti. Nonostante la difficoltà di partire nel bel mezzo della stagione televisiva, siamo riusciti a mettere insieme un gruppo di professionisti molto in gamba, del quale sono molto orgogliosa. Credo che la scelta di avermi in conduzione sia legata anche al mio percorso da inviata.

Come nascono le vostre inchieste?

Dalla nostra curiosità. Tutto ha inizio da riunioni nelle quali ognuno di noi, inviati inclusi, propone argomenti da affrontare, un vero e proprio brain storming. Siamo al lavoro per scegliere i temi delle prime puntate, nelle quali ci occuperemo anche di droga, andando oltre gli aspetti più gossippari degli eventi recenti. 

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Bianca Nappi

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La mia Marietta, divertente e sexy

L’attrice pugliese interpreta un Pubblico Ministero in “Lolita Lobosco”, la seguitissima serie di Rai 1.  “Siamo due persone molto diverse, ma in giro ci sono tante donne come lei”  racconta. E del suo rapporto con la protagonista Luisa Ranieri dice “E’ nata una bellissima collaborazione, abbiamo trovato velocemente la sintonia. Si è creato un duo che spero continui ad appassionare anche il pubblico”.

foto di Duccio Giordano

Il suo personaggio è una donna realizzata, sposata, con figli, con un lavoro importante e che non rinuncia alla propria femminilità. Cosa manca alla vita di Marietta?

Probabilmente quel pizzico di avventura che lei ricerca concedendosi delle storie. In qualche modo è una donna che non vuole accettare che il tempo passi e che quindi ci sia maggiore stabilità. Vorrebbe sentirsi ancora un po’ ventenne, anche nel senso positivo. Marietta infatti è un personaggio tutto sommato realizzato e divertente. Cerca delle avventure che la gratifichino e che le rendano la vita più speziata.

Il personaggio di Marietta è abbastanza volubile, ma anche solido professionalmente. Cosa avete in comune?

Siamo due persone molto diverse. Non solo perché lei è un personaggio di fantasia e nasce dalla penna di Gabriella Genisi, ma anche perché è inserita nel contesto di una storia che è tutta un po’ al femminile e che gioca su alcuni luoghi comuni. Io, a differenza di Marietta, non ho questa necessità di sperimentare sempre e comunque. Ci sono delle donne impegnate in lavori duri, come lei che è un Pubblico Ministero, che forse per paradosso nella vita privata hanno bisogno di più leggerezza. Io faccio l’attrice, il mio è già un lavoro molto liberatorio, nel quale ci si esprime e ci si mette in gioco emotivamente e non solo. In questo modo sublimo tante altre cose.

Come si è preparata per interpretare questo personaggio che è decisamente diverso dagli altri nei quale l’abbiamo vista impegnata fino ad oggi?

Mi sono lasciata ispirare dai romanzi da cui è tratta la serie che tratteggiano questa atmosfera femminile, dove ci sono donne molto vive e piene di contraddizioni, che fanno degli errori, che tornano indietro sui loro passi, che si mettono in gioco. Poi ho lavorato con il regista Luca Miniero scegliendo la caratura che più ci piaceva. Credo che Marietta sia un personaggio che qualsiasi attrice amerebbe fare. E’ divertente, sexy, ha un modo buffo. In giro ci sono tante Mariette, infatti mi sono anche ispirata a qualcuno che ho incontrato negli anni.

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Izzo e Paolantoni

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E’ la stagione che più ci accomuna, la migliore

Su Rai2 con “Stasera tutto è possibile” portano il sorriso ed il buonumore nelle case degli italiani: “Questa trasmissione si basa sulla capacità di improvvisare – spiegano i due attori comici – Non prepariamo nulla e ci divertiamo davvero tantissimo. Ognuno fa ridere l’altro ed è una cosa bellissima in questo mestiere

In questo format siete molto autentici. A guardarvi ci sentiamo a nostro agio. Quanta improvvisazione c’è?

BIAGIO IZZO: Tanta, anzi, tutta. Noi non prepariamo nulla. Ormai si va dritti al gioco. Ma questa trasmissione si basa proprio sulla capacità di improvvisare, allo stato puro. Noi napoletani che apparteniamo alla commedia dell’arte, siamo abituati. E’ un godere andare, partecipare e fare istintivamente qualcosa.

FRANCESCO PAOLANTONI: Totale. Noi abbiamo solo la scaletta dei giochi e il segreto sta nel non sapere altro. Così, quasi tutto ci giunge inaspettato e le reazioni che abbiamo sono divertenti, veritiere e più naturali. Noi stessi facciamo in modo di non sapere più di tanto. L’impreparazione, l’imbarazzo, il disagio, fanno parte del meccanismo. Meno sappiamo meglio è.

Che stagione è questa per “Stasera tutto è possibile”?

FRANCESCO PAOLANTONI: E’ quella che più ci accomuna. Mentre nelle edizioni precedenti tutti andavano e venivano, dallo scorso anno abbiamo creato una sorta di piccola compagnia. Io e Biagio siamo fissi e quindi abbiamo la possibilità di essere più vicini a Stefano, un conduttore sui generis che si avvicina più a noi.

BIAGIO IZZO: La migliore. Anche perché siamo arrivati ad un momento di complicità che è sfociato in una amicizia con Francesco e Stefano e credo che questo sia evidente anche in televisione. E’ la stagione migliore proprio per il clima che si è creato.

Fate divertire o vi divertite di più?

BIAGIO IZZO: Noi ci divertiamo! E’ una cosa che non si può spiegare, meravigliosa. Il nostro divertimento credo arrivi a casa. Sono reazioni istintive, proprio perché qualcosa non te lo aspetti.

FRANCESCO PAOLANTONI: Noi ci divertiamo tantissimo! Credo che sia lo stesso per chi ci guarda. Ridiamo di gusto e la cosa meravigliosa è che ognuno fa ridere l’altro. E’ una cosa bellissima in questo mestiere.

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Nada

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La bambina che non voleva cantare

Liberamente ispirato a “Il mio cuore umano” di Nada Malanima, racconta l’infanzia, l’adolescenza e la nascita della passione per la musica della cantante livornese. Una storia intensa interpretata da Tecla Insolia, Carolina Crescentini e diretta da Costanza Quatriglio. Nel cast anche Massimo Poggio e Paola Minaccioni. Mercoledì 10 marzo in prima serata su Rai1

foto di Fabrizio Di Giulio

Nella campagna toscana dei primi anni Sessanta vive la piccola Nada. Il suo universo è composto da nonna Mora, dalla sorella Miria, dal babbo Gino, un uomo buono e silenzioso, e dalla mamma Viviana, spesso preda di forti depressioni che la tengono lontana dalla figlia e dal mondo. Quando suor Margherita scopre il talento di Nada per il canto, il cuore fragile della bambina si convince che solo la sua voce prodigiosa ha il potere di far guarire la mamma. E così, tra la gioia di veder la madre finalmente felice e la paura che la malattia si possa riaffacciare all’orizzonte, Nada cresce accettando ciò che Viviana desidera per lei, fino a quando quel grande talento sopravvivrà persino alle sue stesse paure: tutti scopriranno presto la voce unica di quella bambina che non voleva cantare. Il film Tv, in onda mercoledì 10 marzo su Rai1 è diretto da Costanza Quatriglio e vede protagoniste Tecla Insolia e Carolina Crescentini. Nel cast Sergio Albelli, Paolo Calabresi, Giulietta Rebeggiani, Massimo Poggio, Paola Minaccioni e Nunzia Schiano.

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Erasmo Genzini

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La bontà d’animo, la nostra caratteristica

E’ la new entry della sesta stagione di “Che Dio ci aiuti” ed interpreta un personaggio che, a partire dal nome, sembra gli sia stato cucito addosso: “Erasmo Ferri è buono come me – spiega l’attore – Ma io non sono chiuso e scontroso come lui”.

foto di Lucia Iuorio

Rappresenta la new entry della sesta stagione di “Che Dio ci aiuti”, come ha vissuto questo ingresso in una produzione già rodata e di successo?

Molto bene, anche perché ero entusiasta di partecipare a questa serie. Ne ho gioito immensamente. L’avevo seguita negli anni passati e per me è stato un onore partecipare.

Cosa l’ha colpita di più del personaggio che interpreta, dal passato burrascoso?

Senza dubbio la sua immensa bontà d’animo. Ha un passato abbastanza complicato, ma nonostante tutto riesce, quando gli viene data la possibilità, ad aprirsi in maniera pura e sincera con gli altri personaggi. Questa è una cosa che mi accomuna molto a lui. Io sono una persona molto buona, abbiamo la stessa bontà d’animo.

Qual è il punto di forza di Erasmo Ferri?

Sicuramente tutta la vicenda con Suor Angela e il suo legame con lei, che ha incuriosito il pubblico sin dalle prime battute. E questo è sicuramente uno dei lati più interessanti. Lati che vengono fuori, che si scoprono fino alla fine.

E il suo punto di forza?

Credo sia la curiosità. Mi piace scoprire ed approfondire ciò che non conosco. Migliorarmi in quello che faccio e mettermi alla prova.

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Amadeus

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Io e Fiore come Kirk e Spock

A poche ore dal debutto all’Ariston Amadeus, conduttore e direttore artistico del Festival, parla della 71esima edizione dell’appuntamento più atteso della musica e della televisione, che lo vedrà impegnato insieme all’inseparabile Rosario Fiorello. Al RadiocorriereTv confida: «Prima della diretta ci diamo una pacca sulla spalla, ci incoraggiamo a vicenda e parliamo in siciliano. Un “ammuninni” e si va in scena

Foto di Marco Rossi

L’astronave Sanremo sta per decollare, ha impostato la rotta?

La rotta è stata impostata da mesi e porta a un obiettivo. Certo, strada facendo, per forza di cose visto il periodo che stiamo trascorrendo, va modificata. Non è una linea retta, come accade nel ciclismo in un gran premio della montagna ci sono le curve, ma sempre all’obiettivo dobbiamo arrivare (sorride).

Se Amadeus è il comandante di questa astronave, che ruolo avrà il suo amico e compagno di tante avventure Fiorello?

Siamo molto uniti, entrambi pronti a guidare l’astronave, un po’ come il capitano Kirk e Spock di “Star Trek”, l’uno non può fare a meno dell’altro.

Avete pensato a come aprirete il Festival?

Ci abbiamo pensato ed è un piccolissimo segreto. Abbiamo già un’idea di come aprire la serata, anche perché ormai è alle porte. L’apertura sappiamo come farla, è già qualcosa (sorride).

Dietro le quinte, prima della diretta, lei e Fiore cosa vi dite?

Ci incoraggiamo e ogni tanto parliamo in siciliano. Questo ci fa sorridere, ci piace, non c’è un gesto scaramantico. Ci diamo una pacca sulla spalla e ci diciamo “ammuninni”, che in siciliano significa “andiamo”.

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Montalbano

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Luca Zingaretti torna a vestire i panni dell’amato poliziotto di Vigata nel nuovo attesissimo capitolo della serie, in onda lunedì 8 marzo in prima serata su Rai1. Immancabili i fidati Mimì Augello (Cesare Bocci), Fazio (Peppino Mazzotta), Catarella (Angelo Russo). L’episodio diretto da Alberto Sironi e da Luca Zingaretti è tratto dal romanzo “Il metodo Catalanotti” di Andrea Camilleri (Sellerio Editore)

La messa in onda di ogni nuovo episodio del “Commissario Montalbano” si trasforma da sempre in un evento accolto dal pubblico delle grandi occasioni. E sarà così anche lunedì 8 marzo alle 21.25, quando su Rai1 torneranno i personaggi creati da Andrea Camilleri: Salvo Montalbano (Luca Zingaretti), Mimì Augello (Cesare Bocci), Fazio (Peppino Mazzotta), Catarella (Angelo Russo) e la fidanzata del Commissario Livia, interpretata da Sonia Bergamasco. Con loro, a dare corpo alla vicenda tratta dal romanzo “Il metodo Catalanotti”, anche Greta Scarano, nel ruolo di Antonia, e Carlo Cartier, in quello di Carmelo Catalanotti. A dirigere l’episodio Alberto Sironi e Luca Zingaretti. Carmelo Catalanotti è stato assassinato con una pugnalata nel petto, ma quest’ammazzatina, fosse anche solo per la strana compostezza della salma e l’assenza di sangue, presenta subito qualcosa di strano. Presto Montalbano scopre che la vittima era uno strozzino, benché a suo modo “equo” o almeno non particolarmente esoso. Ma Catalanotti non era solo un usuraio, era anzitutto un fervente e originale artista di teatro, anima e fondatore della Trinacriarte, attivissima compagnia di teatro amatoriale di Vigata.  La Trinacriarte non è una semplice filodrammatica, buona parte dei suoi soci sono letteralmente posseduti, quando non addirittura invasati, dalla passione per il teatro. Carmelo Catalanotti era il guru di questo gruppo, un guru che sapeva essere geniale, ma anche crudele e sadico. Tanto che Montalbano si rende conto che proprio nella sua concezione dell’arte tragica e del suo personalissimo e inquietante Metodo è la soluzione del mistero della sua morte.

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