Aurora Ruffino

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Ho ascoltato la voce della natura

«Lavorare a questa serie mi ha dato la possibilità di vivere luoghi meravigliosi di cui mi sono innamorata, facendomi scoprire colori che non sapevo neanche potessero esistere», racconta la giovane attrice tra le protagoniste della nuova stagione di “Un Passo dal Cielo – I Guardiani”, il giovedì in prima serata su Rai1

Foto-Erika-Kuenka

Un ruolo molto green per lei dopo il chiaro scuro de “I Medici”…

Sono storie e mondi completamente diversi, ma si tratta di due personaggi molto interessanti. Dafne è davvero una donna particolare, io la definisco una Amazzone dei boschi per il suo atteggiamento da guerriera. Vive isolata da tutto e da tutti in mezzo alla foresta, in una casetta con la sua bambina. C’è molto mistero intorno a lei, solo di puntata in puntata si svelerà chi è veramente.

Cosa ha portato il suo personaggio alla serie?

Dalla conoscenza più profonda tra Dafne e Francesco piano piano si farà luce su alcuni eventi che riguardano Emma, la compagna di Neri.

Una donna misteriosa e una bambina che ha subito conquistato l’attenzione di tutti

Mia (Lara nella serie) è incredibile, una bambina meravigliosa, di una dolcezza infinita. Basta guardarla negli occhi che subito ti riscalda, ti conquista. Al nostro primo incontro è bastato pochissimo per ritrovarci abbracciate e giocare insieme. Anche Francesco Neri (Daniele Liotti) è stato rapito da lei, dalla profondità di uno sguardo ipnotizzante, che nasconde qualcosa di più profondo. Tra loro si crea subito un rapporto speciale, Neri sente di essere responsabile nei suoi confronti e di proteggerla.

Che sensazione ha provato a sentirsi libera sul set di abbracciare e ricevere emozioni?

È stato davvero un privilegio, siamo sempre molto controllati e si lavora in serenità. Oggi, se ti viene voglia di scambiare un gesto affettuoso con le amiche o con il fidanzato per strada, si percepisce una specie di disagio, non siamo più abituati a vivere questo tipo di gesti, si è persa la naturalezza, la spontaneità della condivisione della fisicità. Noi italiani in particolare amiamo sentirci vicini, baciarci, stabilire un contatto fisico, momenti che in questo ultimo anno abbiamo perso. A volte ripenso a quelle persone che si bendavano per strada, spalancavano le braccia e dicevano “abbracciami”. Passata tutta questa situazione ho proprio voglia di andare in mezzo alla strada e fare tanti assembramenti, prendere abbracci da chiunque.

Dafne è anche il nome di una Ninfa, una figura che ha un rapporto privilegiato con la natura. Qual è il suo rapporto con l’ambiente?

Lavorare a questa serie mi ha dato la possibilità di vivere luoghi meravigliosi di cui mi sono innamorata, facendomi scoprire colori che non sapevo neanche potessero esistere. Da adolescente rifiutavo completamente tutto quello che aveva a che fare con la natura, volevo stare in città con gli amici. Quando si è ragazzi la prima cosa che si cerca è il contatto, le relazioni sociali, ora invece tutto è cambiato. Ogni volta che posso cerco l’isolamento in natura per vedere con occhi diversi cose che troppo spesso ho ignorato, è un rapporto che cresce ogni giorno di più. Amo tutte le stagioni, ma la primavera con i suoi fiori, profumi e colori è la mia preferita, quella che mi regala più emozioni.

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Alberto Angela

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Un viaggio lungo vent’anni e oltre

Dallo splendore della Roma imperiale alle vicende amorose di Enrico VIII, dal favoloso mondo degli etruschi alle scelte di vita di San Francesco e di Santa Chiara. Infine, la Terra, i cambiamenti climatici e i processi ambientali che stanno affliggendo il pianeta. Alberto Angela torna su Rai1 con la nuova stagione del programma che da due decadi condivide con i telespettatori il piacere della scoperta. Da mercoledì 21 aprile in prima serata

Cinque nuove puntate ricche di storia, racconti, emozioni e spunti di riflessione. Da mercoledì 21 aprile su Rai1 torna “Ulisse – Il piacere della scoperta”. Prima puntata dedicata alle “Sette meraviglie della Roma imperiale”, seguita da “Sei regine per Enrico VIII”, “Il favoloso mondo degli Etruschi”, “San Francesco e Santa Chiara” e dalla puntata dedicata alla Terra, che vedrà la partecipazione di Piero Angela.

Alberto, dove ci porterà la nuova stagione di “Ulisse”?

In un viaggio che attraversa vari momenti del passato, ma anche varie geografie. E lo fa stando a casa. La prima puntata consente al pubblico di viaggiare, con la mente e con le emozioni, alla scoperta delle sette meraviglie dell’impero romano a Roma. Entreremo anche nel Mausoleo di Augusto, appena riaperto. La seconda puntata ci porterà invece alla corte di Enrico VIII, per analizzare soprattutto il drammatico rapporto del re con le sue sei mogli, raccontando esattamente come sono andate le cose.

La terza puntata ha per lei e per il gruppo di lavoro di “Ulisse” un valore affettivo particolare…

Vent’anni fa dedicammo la prima puntata del programma agli etruschi e oggi ci ritorneremo. È un po’ un ritorno alle origini, è archeologia pura. Saremo nei siti, entreremo in luoghi meravigliosi di questa civiltà, a Tarquinia, a Vulci. Scopriremo l’interno delle tombe, vedremo affreschi, sarà un viaggio nell’archeologia più bella, perché gli etruschi sono un’eccellenza italiana.

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Alessandro Sperduti

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Spingersi oltre l’immaginazione

«È stata un’esperienza lunga, intensa che mi ha lasciato davvero tantissimi bei ricordi, anche perché nel frattempo, come sappiamo, è successo di tutto» racconta l’attore romano per la seconda volta sul set di una serie internazionale. Dopo “I Medici”, è Tommaso Masini in “Leonardo”, il martedì in prima serata su Rai1

©Angelo Turetta

Una nuova tappa di un viaggio iniziato qualche tempo fa…

Molto diversa, anche perché nella mia vita nel frattempo sono cambiate molte cose. Far parte del cast di “Leonardo” è stata davvero una grande fortuna. Raccontiamo la stessa epoca de “I Medici”, ma il mio ruolo è ben diverso da quello di Piero de’ Medici. Tommaso è ambizioso, capace di ricorrere a qualsiasi mezzo pur di arrivare al proprio obiettivo. A volte sa essere spietato, caratteristica che ha reso il mio lavoro molto più divertente.

Cosa l’ha affascinata di questo ruolo?

Giocare con i lati oscuri della propria personalità attraverso un personaggio, quelli a cui si cerca di non dare molto spazio. È stato stimolante, pieno di fascino, è il bello del nostro mestiere. Tommaso segue un percorso, si mette in discussione e, rendendosi conto degli errori commessi, cerca di smussare gli angoli “negativi” della sua personalità. La sua evoluzione, vedremo se redenzione o no, lo ha reso un uomo interessante, ricco di sfumature affascinanti.

Cosa c’è di reale in Tommaso Masini?

Sappiamo che è realmente esistito, anche se non si sa molto di lui, se non che fosse molto amico di Leonardo, uno dei più vicini, soprattutto durante gli studi.  In qualche fonte si legge che andava in giro a millantare discendenze nobili e, anche se questo non lo raccontiamo, fornisce informazioni sul carattere. Siamo partiti da una base di verità, arricchita dalla finzione, come accade in tutti in prodotti televisivi o cinematografici che maneggiano la storia. Frank Spotniz (sceneggiatore), parlando de “I Medici”, fece l’esempio di “Amadeus” (film del 1984 diretto da Miloš Forman) – uno dei miei film preferiti – dove per raccontare personaggi realmente esistiti, si sfrutta una leggenda, il mistero su cui si indaga, rendendo quel film qualcosa di meraviglioso, un arricchimento che dà ulteriore magia.

Tommaso va a bottega da Leonardo, maestro geniale. Quanto sono importanti i maestri e quanto è altrettanto fondamentale potersene allontanare?

Nel privato e nella professione ho avuto la fortuna di incontrare figure importanti di riferimento, tra queste sicuramente c’è Ermanno Olmi, un uomo che ha lasciato nella mia vita un segno fortissimo, quasi spirituale. Una volta Claudio Santamaria disse che c’è un prima e un dopo Olmi, ed è vero. Stare a contatto con lui, con il suo mondo, ha cambiato qualcosa in me, non so dire bene cosa, certamente ha determinato un cambio di direzione chiaro. È successo altre volte nella mia carriera, con Pupi Avati per esempio. Sono stati punti di svolta, momenti che restano dentro, che porti con te e che, a un certo punto, offrono la possibilità di scoprire nuove direzioni che prima non pensavi possibili.  

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Giusy Buscemi

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Portiamo in scena anche quello che siamo

foto-di-Erika-Kuenka

Il personaggio di Manuela Nappi è tra le novità più gradite dal pubblico della sesta stagione di “Un passo dal cielo”. A vestirne i panni l’attrice siciliana che dell’esperienza sulle Dolomiti venete afferma: «All’inizio la montagna mi intimoriva, poi è stata una grande rivelazione». Il giovedì in prima serata su Rai1T

Abbiamo conosciuto Manuela Nappi in modo fugace nella terza stagione, ora incontriamo una donna…

Mi è stata data una grandissima occasione per raccontare un personaggio che andava approfondito. Abbiamo lasciato nella terza stagione una ragazza fragile, incerta, che non sapeva quale fosse il suo posto nel mondo e forse non lo voleva neanche sapere, e ora, nella sesta stagione, troviamo una donna cresciuta che sicuramente si fa delle domande e che troverà anche delle risposte.

Chi è Manuela?

Una ragazza che ha sempre avuto la sindrome da principe azzurro e che ha cercato consolazione nelle persone con cui interagiva. Per la prima volta, in questa nuova stagione, riesce a guardare la propria vita da un’altra prospettiva. Il fatto che sia andata in montagna cercando un luogo accogliente, la natura madre che si rivelerà anche molto materna nei suoi confronti, per dare un nuovo sguardo alla sua vita è il segno di un cambiamento importantissimo. Grazie all’aiuto di Francesco Neri, il personaggio interpretato da Daniele Liotti, Manuela riuscirà a scoprire delle cose bellissime di se stessa.

Come ha costruito il suo personaggio e cosa ci ha messo di suo?

Ho cercato di comprendere perché Manuela avesse continuamente bisogno dell’approvazione degli altri, mi sono messa sul suo stesso piano cercando di riflettere su tutte le volte in cui io stessa ho avuto bisogno di piacere alle altre persone. Quindi ho pensato anche a quelle che sono state le mie scelte coraggiose, contro tendenza, per riportarle nel desiderio del mio personaggio di affrancarsi dal pregiudizio altrui. Prima di portarla in scena ho cercato di comprenderla, le ho dato coraggio e determinazione.

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Stefano Bini

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Il programma delle buone notizie

Un viaggio in una Italia concreta, costruttiva e innovativa, per incontrare persone speciali. Il RadiocorriereTv intervista Stefano Bini, conduttore del programma insieme a Melissa Greta Marchetto e Fabrizio Biggio. In onda su Rai2 il giovedì in seconda serata

Le sfide vinte di donne e uomini che guardano il futuro con determinazione e fiducia. Stefano Bini, Melissa Greta Marchetto e Fabrizio Biggio conducono “Il lato positivo”, il giovedì in seconda serata su Rai2. Nel corso delle puntate conosceremo storie come quella di Flavia, che si è inventata una community che aiuta le ragazze e i ragazzi bullizzati. O di Monica che, dopo il terremoto in Emilia, ha mollato il suo lavoro e ha trasformato la sua casa di famiglia in un bed and breakfast super tecnologico. Oppure la storia di Milena, una modista creativa che cuce mascherine di stoffa.

Un titolo che ben risponde all’esigenza, diffusa, di ritrovare fiducia nel futuro, nelle nostre potenzialità. Dove ci portate con “Il lato positivo”?

In un mondo fatto di positività, allegria e speranza, con tante buone notizie dall’Italia e non solo, notizie sui generis, scherzose e che faranno anche un po’ riflettere. E poi ci sono le storie di imprenditori, professionisti, studenti, che ce la stanno facendo nonostante il covid.

Quanta determinazione e quanto coraggio avete trovato nelle testimonianze che avete raccolto?

Abbiamo trovato coraggio ed entusiasmo. Chi ha intrapreso nuove strade, chi ha investito nel periodo della pandemia, ha senza dubbio tanta speranza nel futuro. Le storie che raccontiamo e le notizie che proponiamo scaldano un po’ il cuore. Abbiamo scoperto, ad esempio, che l’università del Michigan dà crediti extra agli studenti che vanno a tagliare il prato degli anziani che hanno contratto il covid, o che un senza fissa dimora, dopo avere vinto un bel gruzzoletto alla lotteria, ha subito comprato casa, ma ha anche donato i soldi rimanenti a un’associazione di bisognosi.

Spesso le buone notizie finiscono in ultima pagina perché sono considerate meno appetitose per lettori e ascoltatori, come si può invertire questa tendenza?

Bisogna crederci. Non possiamo andare avanti a parlare solo ed esclusivamente di covid, bisogna dare speranza al lettore e al telespettatore. Insieme alle notizie dei contagi e delle vittime, che ogni giorno oggettivamente ci sono, è anche importante dire che nel brevissimo tempo avremo 10 vaccini a disposizione e che ad aprile avremo 10 milioni di dosi. Le buone notizie strappano un sorriso e questo incide su morale e psicologia.

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Monica Setta

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A tu per tu con l’economia

Che cosa è lo spread? Che cosa significa Recovery Fund? Come posso fare a calcolare la mia pensione? A queste e a molte altre domande l’autrice risponde nel volume, edito da Rai Libri, dedicato alla famiglia italiana da pochi giorni in libreria e negli store digitali: «Il libro vuole rendere più semplice e appetibile una materia apparentemente ostica e che nessuno vuole trattare

Un libro che cerca di dare risposte a tanti quesiti diffusi che hanno a che fare con i soldi. Come nasce “Quadrare i conti”?

Come una rubrica, fortunata, di economia e di pubblica utilità che conduco dentro “Uno Mattina in famiglia”. “Quadrare i conti” esce poi dal programma per raccontare anche altre storie, di persone e telespettatori che mi hanno scritto direttamente sui social, chiedendomi delucidazioni sui mutui, sulle tasse, sul fisco, sulle banche, considerandomi un po’ l’amica dei loro soldi. Ho incontrato alcune di queste persone, le loro storie sono diventate gli incipit dei diversi capitoli.

La pandemia e la crisi che ne è seguita hanno spinto la gente a volerci vedere ancora più chiaro su ciò che spende e investe. Quali sono le regole base per gestire in modo attento le proprie risorse?

La regola fondamentale è il vecchio detto delle nostre nonne: non fare mai il passo più lungo della tua gamba. Altra regola è sapere aspettare, non fare mai investimenti importanti di tipo finanziario, immobiliare, con l’impeto del momento. Nei mercati la prima fase può essere soggetta alle cosiddette bolle speculative, situazioni di tipo illusorio, il prezzo potrebbe essere anche sovrastimato, ma il tempo, in economia, è sempre galantuomo e restituisce il valore reale agli investimenti. Poi c’è un altro consiglio importante, che è quello di differenziare l’investimento cercando di diversificare tra immobiliare, fondi, valute, titoli azionari, titoli di Stato. Per gli italiani l’investimento numero uno è certamente la casa, e in questo momento il mercato è favorevole, ma l’acquisto e il pagamento di un mutuo potrebbero non essere sempre la scelta più vantaggiosa, bisogna vedere se, a conti fatti, i soldi di cui disponi non renderebbero di più magari investiti in un fondo di investimento o in un’altra forma finanziaria. Questo libro insegna a capire che in economia tutto è relativo e che non bisogna mai valutare il singolo dato bensì l’insieme, cercando di esercitare una grande dote, quella dell’equilibrio, nel risparmio e nell’investimento.

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Sigfrido Ranucci

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Vogliamo vederci chiaro

Dal covid alla scalata della Cina per diventare la prima potenza mondiale, dal recovery fund, all’alta velocità ferroviaria, al Vaticano.  Da lunedì 15 aprile tornano le inchieste di “Report”. Dieci nuove puntate in prima serata su Rai3

foto di Dario D’India

È trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia, “Report” che fotografia scatta?

Proprio per gli eventi che si ripetono ciclicamente si ha l’impressione di rimanere sempre allo stesso punto, di trovarsi di fronte a un nemico insidioso, difficile da sconfiggere e che ogni volta cambia le carte in gioco. Vediamo i casi di varianti che stanno spuntando, sembra un brutto incubo che non ha fine. Il rischio è di diventare ripetitivi nella narrazione. La speranza viene dai vaccini, nonostante tutte le difficoltà che si hanno nella macchina organizzativa. Cercheremo di scattare questo tipo di istantanea.

Una fotografia che guarda anche oltre confine…

Abbiamo buttato l’occhio anche fuori dall’Italia, siamo andati in Brasile per capire l’origine e la diffusione della variante brasiliana, vedremo come si è diffusa in Italia. Vedremo anche come funzionano i vaccini, come vengono distribuiti: siamo andati in esclusiva nello stabilimento russo dove si costruisce lo Sputnik, il vaccino controverso dal punto di vista politico. Poi siamo andati anche a scattare la foto degli appalti e dei bandi covid: in mano a quali imprenditori, faccendieri, ditte nate poco tempo prima dalla firma dei contratti abbiamo messo la nostra sicurezza? Che cosa ne consegue? Che abbiamo imbarcato una quantità impressionante di dispositivi fuori norma. Abbiamo concesso di farci prendere cura da chi non era specializzato nel settore, da chi si è improvvisato col fine di fare affari. Siamo andati anche a vedere la sanità veneta, cercando di capire. All’inizio hanno gestito bene, poi, a un certo punto, si è rotto qualcosa e a gennaio scorso hanno registrato il tasso di mortalità più alto d’Italia.

La campagna vaccinale sarà sufficiente per tornare alla normalità, in Italia e nel mondo?

Sufficiente per contenere gran parte della diffusione del virus, ma serviranno tempo e perseveranza. Temo che sarà una storia che ci accompagnerà ogni anno, non credo che il covid si esaurirà in questa stagione finito il ciclo di vaccinazioni, penso anche che sarà molto più serio da combattere e che se non si farà una politica mondiale della vaccinazione, andando a vaccinare anche i Paesi poveri, il virus mutato e magari resistente ai vaccini, potrà tornarci da qualche Paese povero.

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Vittoria Puccini

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Sempre fedele a me stessa, come Arianna

Al RadiocorriereTv la protagonista de “La Fuggitiva”, il lunedì in prima serata su Rai1, parla del suo personaggio «una donna accusata dell’omicidio del marito che vuole dimostrare al figlio e alla giustizia la propria innocenza» e del ruolo di arte e spettacolo duramente colpiti dal Covid: «sono fondamentali nella crescita di una società»

foto-di-Mauro-Sostini

Un action thriller al femminile, chi è Arianna, la sua “fuggitiva”?

Arianna è una donna che ha alle spalle un passato misterioso, che ha tenuto nascosto, che nessuno conosce. È un passato anche molto doloroso, da bambina insieme ai suoi genitori è rimasta vittima di una rapina in casa, nella quale la madre e il padre hanno perso la vita. Il giardiniere, inizialmente complice dei rapinatori, visti i risvolti drammatici della vicenda, salva la bambina portandola via con sé nel suo paese, in Bosnia, dove però esplode la guerra. Arianna, adolescente, si trova a vivere il conflitto. Il suo salvatore-carceriere, involontariamente responsabile della morte dei genitori, le insegna a difendersi, a combattere per sopravvivere in quella drammatica situazione di guerra. Tornata in Italia, adottata dal miglior amico del padre, si ricostruisce una vita tacendo il suo passato. Si innamora, ha un figlio, una vita serena, fino a quando il marito viene ucciso e lei viene accusata della sua morte.

Un omicidio in circostanze misteriose, Arianna deve fuggire per potere dimostrare la verità, la sua innocenza…

Arianna fugge anche per dimostrarlo al figlio, non può accettare di finire in carcere e di non potere più vedere il suo bambino. La storia è di fantasia, ma il personaggio di Arianna è assolutamente attuale. Lei è una madre ferita, una donna che porta dentro di sé un trauma e che decide di lottare contro l’ingiustizia, contro la prepotenza di poteri forti che vorrebbero metterla a tacere. La sua è una lotta contro chi vorrebbe vederla scendere a compromessi.

La sua Arianna mette tutto in gioco in nome della verità. Quanto conta la verità nella sua vita?

Mi riconosco in questo aspetto del personaggio, ho sempre cercato di condurre la mia vita, sia in ambito professionale che umano, con grande onestà, innanzitutto nei confronti di me stessa, perché è sempre con te stesso che devi fare i conti. Scendere a compromessi significa che poi, magari, non riesci più a guardarti allo specchio, a riconoscerti. La cosa più importante è essere fedeli a se stessi, senza mai tradirsi.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N. 14 a pag.8

La compagnia del Cigno 2

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La fiction di Ivan Cotroneo ritorna su Rai1 e, in un momento storico eccezionale, lancia attraverso la musica e la passione il suo messaggio di unione, di forza, di comunione. Dall’11 aprile in prima serata

@ph-Sara-Petraglia

Un racconto epico e commovente sull’amicizia, sul talento, sull’impegno, sulla salvezza che deriva dalla musica, sulla difficoltà e sulla bellezza di diventare grandi. Nelle nuove puntate ritroveremo protagonisti i sette giovani musicisti, sempre guidati dall’inflessibile maestro Luca Marioni, alle soglie dell’ingresso nel mondo accademico del Conservatorio, dove la competitività si fa più serrata. Ad accelerare i conflitti l’arrivo di un nuovo maestro, Teoman Kayà, ex allievo dello stesso conservatorio Verdi, vecchio amico di Marioni e di sua moglie Irene, e ora direttore d’orchestra di fama mondiale. L’arrivo di Kayà al Conservatorio e la sua collaborazione con Marioni hanno un fine segreto e a pagarne le conseguenze potrebbero essere sia il maestro e sua moglie Irene, sia i ragazzi, spinti gli uni contro gli altri per far sì che si consumi a loro insaputa un’antica vendetta.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N. 14 a pag.16

Tazenda

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La Sardegna, uno stato mentale

“Abtistatis” è il nuovo album dei Tazenda, che tornano con un sound che unisce tradizione e sperimentazione. Con trent’anni di musica alle spalle, del futuro dicono: «Ciò che era nelle nostre possibilità lo abbiamo fatto. Abbiamo preparato il disco e lo stiamo divulgando. Adesso dobbiamo aprire i cancelli per suonare dal vivo. E quando accadrà, noi saremo pronti».

©Domenico Rizzo ©Sergio Fusar Imperatore

“Antistasis” è il ventesimo album. Una carriera lunghissima e un sound unico…

Il nostro problema è proprio il nostro sound, unico, che dobbiamo sempre rispettare per restare riconoscibili. Ma ci spingiamo anche oltre, per dare soddisfazione al nostro spirito di ricerca.

Intanto è uscito il nuovo brano “La ricerca del tempo perduto”. Quale tempo abbiamo perduto?

L’essere umano ha perduto tutto il tempo che c’è dietro, ma in realtà non c’è niente di perduto. Il tempo lo viviamo e poi sembra che resti indietro, ma invece è un bell’esercizio andare alla ricerca delle cose del passato. Un invito a vivere il presente, paradossalmente.

In un certo senso si parla di un viaggio, qual è il migliore finora vissuto dai Tazenda?

Il viaggio che ci viene in mente è ad esempio che io e Gigi siamo insieme artisticamente da quando eravamo ragazzini. Lui aveva 16 anni e io 19. In questo viaggio abbiamo incontrato di tutto: neve, amore, odio, amici, successo, insuccesso. Un viaggio avventuroso perché non c’era una direzione precisa, era viaggiare a vista. Adesso lo possiamo analizzare, ma il bello è che non sappiamo dove andiamo.

Il vostro nuovo album è un lavoro che unisce tradizione e innovazione, con 11 brani inediti. Come si esplicano queste due caratteristiche nell’album?

Una lotta. Noi per la tradizione vorremmo arrivare ad un punto in cui non dobbiamo fare niente di più di quello che facciamo. Ci piacerebbe che venisse fuori spontaneamente, con il nostro timbro di voce e con il nostro modo di essere. La sperimentazione e l’innovazione sono nella curiosità che ci rende ragazzini nella sala prove, ascoltando musica da ogni latitudine e cercando di farci influenzare anche da cose moderne. E dalla musica classica, da un tenore, come abbiamo appena fatto.

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