School of mafia

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Al cinema

I figli dei tre boss mafiosi più potenti di New York vengono mandati in Sicilia per essere addestrati alla “scuola” di Don Turi. Nelle sale dal 24 giugno la black comedy diretta da Alessandro Pondi con Michele Ragno, Guglielmo Poggi, Giuseppe Maggio, Nino Frassica

Tony Masseria (Michele Ragno), Joe Cavallo (Guglielmo Poggi) e Nick Di Maggio (Giuseppe Maggio) sono tre ragazzi newyorkesi. Hanno sogni, aspirazioni, progetti per la propria vita: Nick è un chitarrista che sta per entrare nel talent show più famoso d’America, Joe è un cadetto dell’accademia di polizia e Tony è un insegnante di danza. Un ostacolo li separa dalla realizzazione dei loro sogni: sono i figli dei tre boss mafiosi che si spartiscono i traffici illegali della città, determinati a farli diventare, volenti o nolenti, gli eredi dei loro affari. I tre padri, dunque, rapiscono i loro figli per portarli in Sicilia, alla scuola di Don Turi ‘u Appicciaturi (Nino Frassica), il Padrino più temuto, che dovrà addestrarli a diventare dei veri boss. Sarà un duro percorso per tutti e tre, ma sarà anche un percorso di crescita personale che permetterà a Tony, Nick e Joe di definirsi e capire ciò che sono e ciò che potranno diventare.

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Flavio Insinna

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Signore e signori… Il pranzo è servito

Il 28 giugno alle 14 su Rai1 torna il programma ideato e portato al successo da Corrado negli anni Ottanta. Ad accogliere i concorrenti nei pomeriggi estivi e a formulare le domande è Flavio Insinna

Era il settembre del 1982. Era l’Italia campione del mondo che sognava di vincere anche ai quiz. Forse a quell’Italia non assomigliamo più ma i sentimenti, l’amore per il ricordo non si sopiscono con facilità. Bastano un motivo musicale, un meccanismo di gioco, la formulazione di una domanda – come gli ingredienti de “Il pranzo è servito” – a farci recuperare il piacere della memoria.  Accadeva tutto duemilasettecento puntate, trentasettemila domande, milioni di telespettatori e un Telegatto fa. Dal 28 giugno Rai1 riporta in onda il programma cult ideato da Corrado e lo fa con la semplicità, le dinamiche, la voglia di divertire di allora. Quaranta minuti di gioco e la stessa avvolgente bonarietà di un tempo, con la ruota e la scenografia domestica a dominare, ma non a predominare. A condurre “Il pranzo è servito”, dal Teatro Delle Vittorie di Roma, uno dei volti più popolari e amati dal pubblico, Flavio Insinna. Basteranno un attimo, quella liturgia semplice, quello stacchetto musicale mai dimenticato, a farci viaggiare nel tempo, senza però staccare i piedi dal pavimento e dalla vita che oggi ci ospitano.

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Estate in diretta

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Roberta e Gianluca raccontano l’Italia che riparte

Notizie, rubriche, interviste, collegamenti, ospiti e filmati, un mix di informazione e intrattenimento. Rai1 accompagna la stagione della rinascita con il suo tradizionale programma estivo, in onda dal lunedì al venerdì dalle 15.45, a partire dal 28 giugno

La conduttrice Roberta Capua, alla vigilia del ritorno su Rai1: «Vogliamo raccontare la ripartenza del Paese». Del compagno di viaggio Gianluca Semprini dice: «Ho trovato una persona molto accogliente e sorridente, ci siamo subito intesi»

Un’estate in diretta su Rai1, un appuntamento che segna per te un ritorno a casa, come ti senti?

Felice ed emozionata. Sarà un’esperienza bellissima, ci sono tutti gli ingredienti perché sia davvero un’estate speciale, quella della ripartenza. Ed è proprio la ripartenza che vogliamo raccontare, attraverso un’Italia che guarda al domani con ottimismo e con voglia di fare. Speriamo di fare conoscere tante storie positive anche attraverso i nostri inviati.

Come accompagnerete l’estate della ripartenza degli italiani?

Il programma durerà quasi tre ore, dalle 15.45 alle 18.45, avremo tempo e modo di affrontare molti argomenti. Ci sarà certamente la cronaca, ma avremo tempo anche per un po’ di leggerezza, di costume, di gossip. Vogliamo raccontare il mondo dello spettacolo che comincia a vivere e a respirare dopo un anno durissimo, ma anche i posti di vacanza in cui gli italiani cominciano ad affacciarsi grazie ai vaccini, in un’estate più sicura e tranquilla. Ci sarà il tempo per fare tante cose, senza stravolgere la vocazione del programma, strettamente legata all’attualità.

Come è stato il primo incontro con Gianluca Semprini?

Molto semplice e naturale. Ho trovato una persona molto accogliente e sorridente e ci siamo subito intesi. Credo che, dal punto di vista professionale, possiamo essere assolutamente complementari. Lui è il giornalista con la “G” maiuscola, che può davvero raccontare con cognizione di causa quello che succede nel nostro Paese, l’attualità. Io potrò essere più il suo contraltare per quanto riguarda il racconto del costume e della vita in generale, della ripartenza dell’Italia. Credo che anche Gianluca abbia avuto una buona impressione, ci siamo subito sentiti affiatati e sono convinta che anche sul campo sarà così.

Cosa rappresenta per te la televisione?

È uno strumento molto potente, importante. Vivo questo lavoro con un grande senso di responsabilità. Entrare nelle case degli italiani, tante volte senza neanche chiedere permesso, può essere una cosa sgradevole. È importante che i toni e i modi siano quelli dell’educazione, della gentilezza, del garbo. Questa è la televisione che mi piace, una Tv che deve essere informazione e intrattenimento. Da operatori del servizio televisivo, soprattutto su Rai1, che è una televisione che ha una vocazione da Servizio Pubblico, ci vuole un’attenzione particolare anche ai toni e ai modi.

A tre anni di distanza il giornalista Gianluca Semprini ritorna alla guida del programma: «Pronti ad accompagnare il pubblico nei pomeriggi estivi». E di Roberta Capua dice: «Una persona molto carina. Guardandoci abbiamo capito che è una bella sfida per tutti e due»

Un’altra estate in Tv, sei pronto?

Non me l’aspettavo, ma sono molto contento. Sto ricaricando le batterie, quello passato è stato un anno faticoso: ho condotto la rassegna stampa su Rai News con sveglia alle 4.38 del mattino (sorride) e poi, nel pomeriggio, un programma alle 18. Al centro della giornata mi riposavo, ma fisicamente è stata abbastanza dura.

Dove stai trascorrendo questi ultimi giorni di riposo?

Sono in un posto molto particolare che si chiama Isola Varano, una striscia di terra tra mare e lago nel Gargano, una zona molto bella sebbene sia poco conosciuta dai turisti. Mia moglie è originaria di qui. Abbiamo delle casettine spartane dentro un limoneto, a trecento metri dal mare, con una spiaggia tutta per noi.

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DOC

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La prima stagione

La malattia come possibilità di nuova occasione, di cambiamento, di sfida. Ispirata alla vera storia del dottor Pierdante Piccioni, Rai1 ripropone la fiction interpretata da Luca Argentero e diretta da Jan Maria Michelini e Ciro Visco. Nel cast Matilde Gioli, Sara Lazzaro, Gianmarco Saurino, Pierpaolo Spollon, Alberto Malanchino, Giovanni Scifoni. Da giovedì 26 giugno in prima serata

Autorevole, sicuro, impeccabile. Lo vorremmo sempre così il medico che ci cura. Andrea Fanti è un giovane e brillante primario di Medicina Interna. Le sue diagnosi sono veloci, acute e corrette. È temuto e rispettato dai colleghi e dai pazienti, con i quali è particolarmente distaccato e pragmatico. L’empatia per lui è fuorviante, ripete spesso che il malato è il peggior medico di se stesso. Un giorno, a spezzargli in due la vita, è uno sparo. A premere il grilletto è il padre di un paziente deceduto nel suo reparto. Quando si risveglia dal lungo intervento chirurgico, appare subito chiaro che il proiettile ha cancellato dal suo cervello i ricordi degli ultimi dodici anni di vita. Riconosce i colleghi, dei quali nota però, con stupore, le rughe e i cambiamenti. La memoria di Andrea si è fermata a un passo dalla morte di suo figlio Mattia. Scopre la scioccante verità quando dal letto d’ospedale chiede di lui; si trova così a vivere di nuovo il lutto per quella perdita. Anche dell’esperienza di primario non ha consapevolezza, né arriverebbe mai a immaginare di essere stato un despota in corsia, severo e freddo con tutti.

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Atlantic Crossing

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Prima visione Rai3

In tre serate la miniserie norvegese basata sulla vera storia della principessa ereditaria Märtha che, per salvare il suo Paese durante la Seconda Guerra Mondiale, combatte con l’arma della diplomazia. Venerdì 18, venerdì 25 e sabato 26 giugno, alle 21.20 su Rai3

© Julie Vrabelova

Nel 1940, la Norvegia, nonostante abbia dichiarato la propria neutralità, viene invasa e occupata dalla Germania nazista. La famiglia reale norvegese cerca rifugio all’estero: Re Haakon VII e suo figlio, il principe ereditario Olav, fuggono a Londra mentre la principessa ereditaria Märtha ed i suoi tre figli vengono accolti come rifugiati politici negli Stati Uniti, alla Casa Bianca, grazie al presidente Franklin Delano Roosevelt. Questo il presupposto da cui si dipana la narrazione di “Atlantic Crossing”, miniserie norvegese in tre serate, basata sulla vera storia della principessa ereditaria norvegese Märtha che, per salvare il suo Paese, senza temere scandali e soprattutto senza temere di mettere a rischio il proprio matrimonio con il principe Olav, combatte  con l’arma della diplomazia sensibilizzando  politici e soprattutto l’opinione  pubblica.
Con un ottimo equilibrio tra gli elementi politici e personali “Atlantic Crossing” offre così una prospettiva unica e inedita sui tragici eventi della Seconda Guerra.

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Cannes 2021

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Rai Cinema al Festival

Tre i titoli in concorso nella Selezione ufficiale: “Tre piani” di Nanni Moretti, “The Story of My Wife” di Ildikó Enyedi, “France” di Bruno Dumont  

Pictures from “TrePiani” by Nanni Moretti

Rai Cinema partecipa al Concorso del Festival di Cannes con “Tre piani”, l’atteso film di Nanni Moretti, unico titolo italiano selezionato per la competizione principale del Festival.  Moretti torna a Cannes per l’ottava volta da regista, nel Festival in cui esattamente venti anni fa si aggiudicò la Palma d’Oro con “La stanza del figlio”. Uno degli autori più rappresentativi del nostro cinema, riconosciuto e stimato nel mondo e in particolar modo in Francia, sperimenta con questo film una strada nuova, scegliendo per la prima volta di non partire da un soggetto originale, ma di realizzare la sceneggiatura – scritta insieme a Federica Pontremoli e Valia Santella – ispirandosi all’omonimo romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nievo. Rai Cinema è al suo fianco da sempre nella produzione delle opere e anche questa volta ha il privilegio di partecipare alla gara del Concorso insieme alla Sacher Film e Fandango. “Tre piani” di Nanni Moretti sarà distribuito in Italia dal 23 settembre con 01 Distribution.

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Annalisa Bruchi

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Rai, modello tra i broadcaster europei

Al via a Milano, dal 14 al 18 giugno, la nuova edizione del Prix Italia “Rebuilding Culture and Entertainment Media’s Role for a New Start”, dove tv, radio e web diventano arte: «Non ci aspettavamo una così grande voglia di partecipazione, la presentazione di tanti prodotti. – afferma il Segretario Generale della manifestazione – La risposta evidenzia l’esistenza di una comunità che ha voglia di esserci e di non mollare mai»

@Assunta-Servello

Il Prix Italia 2021 riparte da un luogo simbolo della cultura italiana nel mondo…

Da Milano, dal Teatro alla Scala, ma soprattutto dalla cultura. Abbiamo scelto Milano perché è stata tra le città più colpite dalla pandemia, ma ha avuto la forza di reagire con grinta a questo dramma. La Scala, invece, è un luogo fortemente simbolico che identifica un settore messo davvero in difficoltà. Nessuno dimentica le sale cinematografiche chiuse, i sipari abbassati, le sale concerto vuote, ma nonostante tutto, il mondo dell’arte non si è mai fermato, anche grazie alla Rai. Il Servizio Pubblico ha in qualche modo colmato questo vuoto, con una programmazione dedicata per tenere viva la fiamma.

Che edizione sarà?

Una manifestazione all’insegna della ricostruzione, della ripartenza, con la consapevolezza che è in atto un cambiamento importante. Il digitale, le coproduzioni, lo streaming, lo sviluppo delle piattaforme hanno spinto tutti a riflettere su cosa il mondo dei media possa fare per le arti.

Quale sarà il racconto della rinascita?

Desideriamo partire con un messaggio di positività. L’anno scorso abbiamo avuto l’illusione che l’emergenza sanitaria potesse avere una durata limitata, abbiamo organizzato il Prix nell’unico momento possibile, poi però siamo crollati in un lockdown che non ci aspettavamo. Quest’anno, anche se molto continuerà a svolgersi online, le cose stanno andando meglio. Cercheremo di attirare l’attenzione sulla grande capacità dei media di stupire, come ben abbiamo avuto modo di vedere in questo lungo periodo di difficoltà. Non ci aspettavamo una così grande voglia di partecipazione, la presentazione di tanti prodotti. La risposta evidenzia l’esistenza di una comunità che ha voglia di esserci e di non mollare mai.

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Gabriele Salvatores

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Siamo tutti “Comedians”

“La comicità è una cosa seria” ricorda il regista Premio Oscar, nelle sale con il suo ultimo film tratto dall’opera del drammaturgo britannico Trevor Griffith, che oltre trent’anni fa lo aveva già ispirato a teatro: «Rileggendo oggi questo testo ne ho scoperto il suo dark side malinconico e riflessivo. La profonda riflessione sulla comicità, la sua attualità, che prima erano sfuggite, ci riguardano oggi molto da vicino»

Dopo trentasei anni, il teatro lascia il posto al cinema, e ritrova “Comedians” di Trevor Griffiths. Perché ha scelto di portare sul grande schermo questo soggetto?

Quei trentasei anni fanno paura (ride), effettivamente è passato tanto tempo. Nel 1985 (la pièce fu rappresentata al Teatro dell’Elfo di Milano con attori allora quasi esordienti come Paolo Rossi, Silvio Orlando e Claudio Bisio), eravamo sicuramente diversi, e di conseguenza anche la lettura di questa opera era differente. Altri tempi e altra età. Analizzando dopo tanti anni la scrittura di Griffith ne ho scoperto il suo dark side malinconico e riflessivo, la riflessione profonda sulla comicità, la sua attualità, cose che prima erano sfuggite e che ci riguardano molto da vicino.

Un film girato in piena pandemia…

E in sole quattro settimane, mettendo in scena il testo come a teatro, decidendo le posizioni degli attori e della macchina da presa, i movimenti e le luci… Tutto è stato quindi concentrato in un unico luogo, un’aula scolastica, molto più controllabile dal punto di vista sanitario. Quello a teatro era il mio “Comedians” a trentacinque anni. Questo è il mio “Comedians” a settanta. E, come dice Griffiths: «L’uomo è l’unico animale che ride”. A volte solo per allontanare la paura.

Rispetto al 1985, come si può rispondere oggi alla domanda «Si può, e come, raccontare il mondo attraverso il comico e analizzare la realtà con uno sguardo ironico?»

Tutte le volte che c’è una mediazione di sguardo sulla realtà, che sia comico, horror, noir o fantascienza, quando, quindi, si abbandona il naturalismo del racconto della realtà, scatta sempre qualcosa in più, un’altra visione, un altro punto di vista. La comicità, quando è bella, importante e intelligente, è sempre “rivoluzionaria”, tende a cambiare il punto di vista delle persone. La vera comicità riesce a far intravedere altro rispetto a quello che hai di fronte. Da Aristofane in avanti, l’uomo ha avuto sempre bisogno di avere il racconto della realtà non solo attraverso cose serie, ma anche attraverso delle cose comiche e ironiche, anzi queste seconde probabilmente sono più importanti e più ficcanti.

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Serena Autieri

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Vi canto le emozioni più vere

La cantante e attrice napoletana conduce il nuovo programma dell’estate di Rai1. “Dedicato”, quando una canzone, una poesia, una fotografia o uno spezzone cinematografico, raggiungono il cuore di chi amiamo. «Dedicare è qualcosa che ci appartiene, è nello spirito degli italiani – afferma la conduttrice – è la voglia di avere un pensiero nei confronti di una persona che a sua volta ne ha avuto uno bello per noi». Dal 28 giugno, dal lunedì al venerdì, alle 9.55

©Trabalza-Jin

Sta per partire la sua lunga estate in diretta con gli spettatori di Rai1, più felice o emozionata?

Entrambe le cose. C’è un mix di emozioni e sensazioni che porterò con me fino al 28 giugno, quando andremo in onda, a partire dalla voglia di continuare ad alimentare il rapporto con le persone che in questi anni mi hanno seguito in tutti i teatri d’Italia con gli spettacoli “Vacanze romane”, “Diana & Lady D” e altri in napoletano, come “#LaSciantosa”. Si è instaurato un clima di complicità e fiducia, il pubblico mi hanno accompagnato fedelmente ovunque. Tornare in televisione con un programma tutto mio, tutti i giorni, dopo un anno e mezzo di lontananza dal teatro, è un modo per coltivare questo filo diretto, per regalare delle iniezioni di ottimismo, positività, leggerezza, raccontando storie e facendo dediche.

Sarà in onda dalle 9.55, che rapporto ha con le ore del mattino… mattiniera o dormigliona?

Sono mattiniera, mi piace vivere la giornata sin dall’inizio. La mia vita notturna è legata al teatro e mi ci sono adattata. Molto spesso, durante le tournée, cerco di non andare a cena dopo lo spettacolo, perché la cosa più importante per la voce è proprio il riposo. Ho sempre preferito andare a letto prima possibile e svegliarmi presto.

Cosa significa dedicare un pensiero, una canzone, a qualcuno?

Dedicare è qualcosa che ci appartiene, è nello spirito degli italiani, è la voglia di avere un pensiero nei confronti di una persona che a sua volta ne ha avuto uno bello per noi.

Dedicare è dunque un po’ come ringraziare…

La parola grazie sarà al centro della trasmissione. La dedica è un modo di dire grazie a chi ti ha regalato qualcosa, un’emozione, o a chi in un certo momento ha bisogno di te. Nel programma racconteremo storie di valore, di persone che in questi due anni hanno fatto cose importanti, ma anche storie semplici di vita vera in cui ogni ognuno, a casa propria, si potrà rispecchiare, verso le quali potrà provare emozioni.

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Pino Rinaldi

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Detectives, casi risolti e irrisolti

I casi giudiziari e di cronaca nera più famosi, ma anche quelli poco conosciuti, raccontati attraverso i documenti d’indagine. Protagonisti delle storie sono gli investigatori della polizia di Stato che li hanno seguiti in prima persona. L’ideatore e conduttore del programma al RadiocorriereTv: «I racconti che appassionano maggiormente il telespettatore sono quelli in cui scatta l’identificazione». Da sabato 12 giugno in seconda serata su Rai2

 © Danilo-DAuria

Dove ci condurrà “Detectives”?

Il programma nasce dalla collaborazione tra la polizia di Stato e la Rai e presenterà casi risolti e irrisolti, questi ultimi nell’ottica del Servizio Pubblico. La polizia, infatti, si appellerà direttamente ai telespettatori, a eventuali testimoni, invitandoli a rivolgersi ai suoi agenti.

Storie e casi tra loro anche molto diversi, come li racconterete?

Per quelli che hanno un colpevole seguiamo due strade, l’indagine di polizia e quella di carattere psicologico, cercando di rispondere a due domande: chi è stato e perché l’ha fatto. Racconteremo, ad esempio, la storia del serial killer Maurizio Minghella, ascolteremo il dirigente che ha eseguito le indagini e che ci spiegherà quanto successo, ma incontreremo anche un neuropsichiatra che ci chiarirà perché Minghella uccideva e perché sceglieva donne che erano nel periodo mestruale. Per quanto riguarda i casi irrisolti, per avere uno sguardo lontano rispetto alla polizia italiana, ci avvaliamo di un super profiler, Jim Clemente, che per vent’anni ha lavorato all’FBI a Quantico, in Virginia, autore della serie televisiva “Criminal Minds” e del programma “True Criminal Minds”. Nel corso della puntata, Clemente traccerà il profilo dell’assassino cercando di andare oltre il mero dato cronachistico.

Come raccontate i fatti di sangue?

Prima della sigla riassumiamo in pochi minuti l’oggetto della puntata, sottolineando i punti critici, gli aspetti più interessanti. Si parte in studio dall’indagine, ripercorrendola passo dopo passo. Di fronte alle criticità intervengono la psicologia e i fatti che descrivono il contesto. Nel raccontare l’uccisione di Flavio Simmi, ad esempio, non possiamo tralasciare il contesto criminale romano di quegli anni.

La cronaca è uno strumento centrale del racconto…

Se trattata in maniera intelligente e seria può essere una cartina di tornasole per comprendere meglio la psicologia individuale e collettiva. L’artefice di un delitto non vive in una campana di vetro. Analizziamo il contesto sociale, i valori, le sensibilità. Il fattaccio letto in maniera intelligente è un segnale importantissimo per comprendere e per comprenderci. Quella linea che separa la normalità dalla non normalità, il comportamento civile da quello criminale, e può essere superata da chiunque, ahimè, e dipende da una serie di fattori. Per questo utilizzo in maniera molto forte la dimensione psicoanalitica, il contesto.

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