Antonella Clerici

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Quanto sono gagliardi i miei Senior!

La popolare conduttrice torna in prima serata con il programma rivelazione della scorsa stagione Tv. In gara tanti talenti over 60, le loro voci, le loro emozioni. Confermati coach Loredana Bertè, Clementino e Gigi D’Alessio, atteso il debutto di Orietta Berti. «Se hai vitalità, speranza, voglia di fare, non è mai troppo tardi per fare qualsiasi cosa. Chi viene da noi ha sempre tanto da raccontare» afferma la padrona di casa. Da venerdì 26 novembre su Rai1

Riparte “The Voice Senior”, vinta la sfida dello scorso anno come si appresta a vivere questa seconda stagione?

Con gioia. Il mio stato d’animo è molto sereno, sappiamo d’avere fatto un buon lavoro con le blind auditions, che stiamo già registrando. Sono contenta perché avremo più puntate, saranno otto, e di conseguenza la possibilità di fare partecipare più persone. Le loro storie, i loro racconti, che approfondiamo sul mio divanetto, sono fondamentali. In questo programma c’è una dicotomia che a me piace moltissimo, da casa conosci la storia dei protagonisti e nel momento in cui inizia l’esibizione sai, ad esempio, che una persona canterà un certo brano per un determinato motivo, e così ti auguri che i coach si girino. Fai il tifo. I coach, invece, non conoscono niente di chi sale sul palco e possono giudicare solo la voce.

Ci si abitua ad ascoltare e a condividere emozioni così vere?

Mai. C’è un’alternanza di emozioni, dalla risata alla commozione. Incontri persone che hanno avuto una vita anche complicata, c’è chi è arrivato a un passo dal successo e poi non l’ha avuto, c’è chi ha fatto il pianobar, chi ha cantato ai matrimoni o chi semplicemente sotto la doccia. Sono persone che hanno una vita molto normale ma che sin da bambine hanno avuto una grande passione per la musica, terapeutica nei momenti difficili. I concorrenti di “The Voice Senior” vanno dai 60 agli 88 anni, e hanno tutti tante cose da dire e da raccontare.

Che cos’è il talento?

La capacità di comunicare un’emozione. Puoi cantare bene ma magari non riesci a trasferire “quel non so che”, puoi condurre bene ma senza avere empatia, puoi essere un bravo giornalista ma senza avere il senso della notizia. Ecco, il talento è quel pezzettino in più che fa fare il salto in avanti, che ti fa spiccare sugli altri. Può essere legato all’ironia, allo stile, può essere anche un difetto, non necessariamente un pregio.

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Carolina Crescentini, Carmine Recano

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La forza di una scelta

Da mercoledì 17 novembre torna la serie di Rai Fiction ambientata nell’Istituto di detenzione minorile di Napoli. Con Carolina Crescentini e Carmine Recano, intervistati dal RadiocorriereTv, e ancora Valentina Romani, Nicola Maupas, Massimiliano Caiazzo. La regia dei dodici episodi, in onda in sei serate su Rai2, è di Milena Cocozza e di Ivan Silvestrini

©Assunta Servellofuori”

Alle spalle dell’errore di un giovane c’è spesso quello di un adulto. Quale sarà la missione di Paola, direttore dell’Istituto, e di Massimo, comandante della polizia penitenziaria?

CRESCENTINI: In questa seconda stagione Paola si trova non solo a gestire il carcere e le vendette al suo interno, ma anche le persone che aspettano fuori i ragazzi. In particolare, Futura, la neonata di Carmine, uno dei detenuti, che le verrà affidata.

RECANO: La missione di Massimo è insegnare a questi giovani come vivere e comportarsi con dignità in una società con tante difficoltà. Se nella prima stagione abbiamo conosciuto Massimo come un uomo forte, sicuro, senza esitazioni, che ha sempre rifiutato logiche di certi ambienti, nelle nuove puntate troveremo un personaggio diverso, segnato dal dolore della morte di Ciro e dall’agguato di camorra subito da Carmine. Due episodi che lo metteranno in grandissima crisi, si sentirà in colpa per non aver capito cosa stesse avvenendo all’interno del suo carcere.

Può bastare poco perché un ragazzo o una ragazza si trovino a guardare il mare da una cella. Come, anche attraverso questo racconto, si può mettere in guardia un giovane?

CRESCENTINI: Paola cerca sempre di ricordare ai ragazzi che a ogni azione corrisponde una reazione, che è necessario assumersi la responsabilità di tutto ciò che si sceglie di fare. Perché si sceglie sempre, anche quando si è spalle al muro. Dentro all’istituto penitenziario, Paola e il suo team cercano di trasformare i ragazzi rendendoli migliori di come erano quando sono entrati e consapevoli delle loro azioni.

RECANO: È un’età dove tutto è messo in discussione, dove si cercano dei punti di riferimento che molto spesso si trovano in dei modelli sbagliati. Credo che sia fondamentale che la scuola e la cultura ritrovino la loro centralità all’interno della nostra società, perché sono necessarie per affrontare tematiche di questo tipo.

Che cosa vi hanno insegnato le storie di questi ragazzi?

CRESCENTINI: Che l’assenza di uno sguardo, dell’indicazione di una direzione da parte degli adulti, possono spingere i ragazzi verso sistemi pericolosi, verso strade criminali e rischiose.

RECANO: La capacità e l’impegno che hanno questi giovani nel riscattarsi dai propri errori e dal loro passato, e come dietro a tanta sofferenza c’è molto spesso una grande umanità.

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Paolo Bosisio

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I secchioni non mi sono mai piaciuti

Professore, scrittore, regista, attore, innamorato dell’arte e sempre vicino ai giovani. Una lunga carriera tra scuola e palcoscenico quella del preside de “Il Collegio” di Rai2 che si racconta al RadiocorriereTv: «Con gli studenti cerco una lunghezza d’onda compatibile, provo a entrare in empatia con loro»

Cosa l’ha spinta a tornare ancora una volta in cattedra?

Innanzitutto il fatto che “Il Collegio”, prima che una cattedra, è una prova, un cimento, e a me i cimenti divertono enormemente. Ogni serie è diversa dalla precedente perché diversi sono i ragazzi che incontro, ogni volta è un’emozione, una prova della mia capacità di entrare in empatia con questi giovani.

Come si prepara a ogni nuova stagione?

Ci sono due piccolissime fasi di preparazione. Sapendo l’anno in cui la stagione è collocata, e succede circa un mese prima dell’inizio delle riprese, cerco di tararmi sul decennio, in maniera da assumere un atteggiamento lievemente diverso. Nella prima serie, che ci riportava nel 1960, ero veramente un preside implacabile. In quelle più recenti, 1982 e 1992, ero più aperto all’ascolto dei ragazzi, pur nell’assoluta necessità di rispettare le regole. La seconda preparazione è conoscere i ragazzi attraverso fotografie e brevi video di presentazione. Per fare il mestiere del professore o del preside è essenziale conoscere bene i loro nomi.

I ragazzi che entrano nel collegio devono rinunciare alla tecnologia, perché questo fa loro tanta paura?

Seppure per soli quaranta giorni, questo cambia la loro vita. Oggi i ragazzi non utilizzano la tecnologia ma vivono di tecnologia, con il telefono, che è ormai una stazione orbitale, tra le mani dalla mattina alla sera. Allontanarli dallo smartphone è il passo più importante per spiazzarli e metterli in una situazione di esposizione completa a ciò che accade.

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Francesco De Carlo

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Data Comedy Show

Il primo programma che dà i numeri veri. Realizzato in collaborazione con ISTAT, è condotto da Francesco De Carlo e vede protagonisti i migliori comici della scena italiana: da Edoardo Ferrario a Federica Cacciola, da Corrado Nuzzo a Maria Di Biase e ancora Stefano Rapone, Luca Ravenna, Valerio Lundini, Michela Giraud, Saverio Raimondo e tanti altri. Da martedì 16 novembre in seconda serata su Rai2

Un nuovo panel show comico che racconta la nostra società attraverso dati e statistiche certificate. Condotto da Francesco De Carlo, debutta su Rai2, “Data Comedy show”, in onda dal 16 novembre in seconda serata per otto puntate.   Prodotto da Verve Media Company per Rai2, lo show è un format innovativo, un racconto originale del nostro Paese che, attraverso modalità comiche, utilizza esclusivamente dati certificati da Istat, l’Istituto Nazionale di Statistica: dati non discutibili, dunque, anti fake news. Una collaborazione importante quella tra Rai e Istat che rientra tra le operazioni messe in campo dall’Istituto per promuovere i Censimenti permanenti grazie alla sperimentazione di nuove modalità di comunicazione. La socializzazione alle statistiche diventa un’operazione per avvicinare i cittadini e i non addetti ai lavori alla statistica ufficiale e per favorire una lettura del Paese attraverso la conoscenza del dato.  I dati ufficiali diventano spunto per spassosi round e sfide tra i migliori protagonisti della scena comica italiana, che dovranno indovinare di cosa stiamo parlando attraverso percorsi divertenti e talvolta surreali, con il coinvolgimento del pubblico live in studio.  Nel corso delle otto settimane, i comici che giocheranno con i numeri di “Data Comedy Show” sono: Edoardo Ferrario, Federica Cacciola, Corrado Nuzzo, Maria Di Biase, Stefano Rapone, Luca Ravenna, Valerio Lundini, Michela Giraud, Saverio Raimondo, Carmine Del Grosso, Martina Catuzzi, Daniele Tinti, Tommaso Faoro, Francesco Arienzo e Daniele Fabbri. 

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Serena Autieri e Gabriele Corsi

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Prodigi, la musica è vita

Serena Autieri e Gabriele Corsi conducono la quinta edizione dell’appuntamento di Rai1 dedicato all’Unicef e al talento. Protagonisti nove giovanissimi che si esibiranno nella danza, nella musica e nel canto davanti a una Giuria composta da famosi personaggi del mondo dell’arte e dello spettacolo

Torna, per il quinto anno, l’appuntamento su Rai1 con “Prodigi – La musica è vita”, la prima serata dedicata al talento e alla solidarietà realizzata in collaborazione con UNICEF edEndemol Shine Italy. A condurre questa quinta edizione, in onda mercoledì17 novembre in prima serata, dal Teatro 1 di Cinecittà World, ci saranno Serena Autieri, già conduttrice della quarta edizione, e Gabriele Corsi.

I protagonisti della serata saranno, anche in questa nuova edizione, nove giovanissimi talenti nella danza, nel canto e nella musica, tra gli 10 e i 16 anni, accompagnati nelle loro esibizioni dall’orchestra giovanile “Sesto Armonico”, diretta dal Maestro Matteo Parmeggiani. A giudicare le performance dei piccoli artisti ci sarà una Giuria compostada sei celebrità del mondo dello spettacolo e dell’arte: Malika Ayanee il Goodwill Ambassador dell’UNICEF Italia Peppe Vessicchio per il canto, Ermal Meta e Laura Marzadori, primo violino dell’Orchestra del Teatro alla Scala di Milano,per la musica, eSamanthaTogni e LucianoCannito per la danza. Guest star della giuria, un amico speciale di Prodigi: FlavioInsinna, già conduttore delle precedenti edizioni del programma.  Saranno loro ad eleggere i tre finalisti per ogni categoria – musica, danza, canto -, mentre il vincitore assoluto, al quale andrà una borsa di studio offerta dall’UNICEF Italia, sarà eletto dalla Giuria tecnica, composta da cento esperti nel campo delle tre categorie. A consegnare il premio Carmela Pace, Presidente dell’UNICEF Italia, che ricorda anche il 75° anniversario della nascita dell’UNICEF.

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Massimiliano Gallo

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Vivo di passioni (e di curiosità)

Nell’autunno televisivo i telespettatori di Rai1 lo hanno apprezzato ne “I bastardi di Pizzofalcone” e in “Imma Tataranni”. Che vesta i panni del vice questore Luigi Palma, o quelli di Pietro, il marito dell’esuberante sostituto procuratore di Matera, tratto distintivo dell’attore napoletano è la grande umanità. Il RadiocorriereTv lo ha intervistato

Il pubblico le vuole bene, la critica l’apprezza, solo negli ultimi mesi ha ricevuto due importanti premi, il Nastro d’Argento e il Penisola Sorrentina, come vive questi riconoscimenti?

Sono molto contento. Il premio Nastro d’Argento sta dando attenzione alle grandi serie per come hanno alzato l’asticella della qualità, è stata una grande intuizione. Il 2021 è stato l’anno zero e ho avuto il piacere di essere premiato dai giornalisti, il prossimo anno partiranno le cinquine. Ai premi uno ci tiene, non è vero che li snobbi, li snobbi quando perdi, sono riconoscimenti degli addetti ai lavori per il percorso che fai. Il mio è un percorso molto particolare, ho sempre fatto tutto, teatro, cinema, Tv, spaziando per generi completamente diversi, passando da film d’autore con cui poi sono andato a Venezia, come “Per amor vostro”, “Nato a Casal di Principe”, “Veleno”. Ho lavorato con Salemme, sono tornato con Garrone, ho fatto Sorrentino, senza mai fermarmi a un genere, e nemmeno mi sono preoccupato che qualcosa potesse inficiare il percorso. Ho fatto tutto con grande onestà, dedizione, serietà. Un percorso strano, ma che paradossalmente gli addetti ai lavori riconoscono come percorso di qualità.

Che stagione sta vivendo Massimiliano Gallo?

Un momento molto bello, finalmente la Rai ha investito su di me. Ci sarà una nuova serie Tv che si chiamerà “Vincenzo Malinconico, Avvocato”, tratta dai libri di Diego De Silva. Rai1 mi ha dato questo ruolo da protagonista assoluto ed è stata l’ennesima attestazione di stima, l’ennesimo regalo. Quando fai tanta gavetta ci arrivi con i piedi meglio piantati per terra, con più tranquillità. So benissimo che le persone che ti fermano per strada per chiederti una foto lo fanno adesso perché sei in onda, ma fra un anno, se non sarai più in Tv, la cosa finirà. Sono cose che devono essere prese per quello che sono.

Tanta fiction di successo, ma anche un film in cammino verso l’Oscar, “E’ stata la mano di Dio” di Paolo Sorrentino, come attore italiano come vive questa possibilità?

Con un orgoglio incredibile, da italiano che va lì non per fare colore, ma per fare scuola. Siamo superstiziosi, Paolo lo è ancora più di me (sorride). Sono un amante del grande cinema italiano, di quello che si è fatto per una vita, che è stato insegnato nelle scuole di tutto il mondo, che è stato copiato da tutti. Nel corso della pandemia ho rivisto tutta la filmografia della Wertmuller, di Manfredi, Sordi, Gassmann, Mastroianni, Tognazzi. Loro hanno fatto scuola. Tarantino non ha copiato la Wertmuller ma l’ha completamente derubata, lo afferma lui stesso. Il grande cinema italiano deve parlare sempre di più al mondo, fortunatamente lo fa già con Sorrentino, con Garrone, con Tornatore, con Salvatores, ma deve avere un orgoglio sempre più grande. Si fa sempre la distinzione tra gli attori italiani, quelli inglesi, americani. Gli italiani sono tra i più grandi che ci siano nel mondo, anche perché lavorano senza avere la possibilità di preparare i personaggi, come avviene invece negli altri Paesi. Adesso, finalmente, c’è di nuovo il film di genere, penso a “Diabolik”, abbiamo vissuto gli ultimi vent’anni di commedia, non se ne può più di fare intrattenimento solo con la commedia. Vorrei rivedere il film italiano western, poliziesco, thriller, non devono essere per forza tutti belli. Qualcosa uscirà come capolavoro, qualcosa no. Non se ne deve fare un dramma. Ritorniamo all’industria dell’intrattenimento, al grande cinema coraggioso.

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I gemelli Guidonia

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Che bello essere pop!

A tu per tu con Pacifico, Gino ed Eduardo Acciarino, grandi protagonisti dell’autunno della Rai, in radio, televisione e sul web. Conduttori del programma di successo “Tre per 2” su Rai Radio2, con le loro imitazioni impeccabili hanno appena trionfato su Rai1 in “Tale e Quale Show” di Carlo Conti

Ragazzi, cominciamo col fare chiarezza su una questione fondamentale: non siete gemelli e non siete nati a Guidonia…

GINO: Ma siamo fratelli e siamo nati a Caserta…

Come nascono i “Gemelli”?

EDUARDO: Avevamo un altro nome, Effervescenti naturali, avevamo già fatto le nostre esperienze, spettacolo e anche alcune cose televisive, poi siamo arrivati da Fiorello all’“Edicola Fiore”…

GINO: Lui ha cominciato a soprannominarci gemelli, a dire che venivamo da Guidonia (dove la famiglia Acciarino vive dal 1990), lo faceva spesso. E così quello che pensavamo fosse il nostro soprannome è diventato il nostro nome d’arte (sorride).

PACIFICO: Con Fiorello c’è stato anche il tour, dove eravamo presenti come i Gemelli di Guidonia. Lì è finita la vecchia storia e ne è cominciata un’altra…

EDUARDO: Siamo molto affezionati a questo nome perché ci ha portato bene, con i dovuti scongiuri… (sorride).

GINO: Però all’inizio ci suonava un po’ strano, per abituarci c’è voluto del tempo.

Veniamo quindi a Guidonia, città della quale tenete alto il nome…

GINO: Guidonia ce l’abbiamo nel nome…(sorride).

EDUARDO: Ci viviamo sin da piccoli, è la nostra città d’adozione.

PACIFICO: Dopo la prima puntata di “Tale e Quale Show” ci ha chiamati il sindaco con la promessa di vederci appena possibile per consegnarci una targa.

EDUARDO: Un feedback cittadino non l’abbiamo proprio ricevuto perché, a causa degli impegni lavorativi, a Guidonia ci siamo pochissimo. Sono però in molti a scriverci in rete, a partire dai gruppi social della città e questo fa molto piacere.

“Tre per 2” è il nome del vostro show radiofonico in onda con successo dal 2019 su Rai Radio2. Dal punto di vista dei consumatori se c’è un “tre per due” uno di voi è in omaggio…

PACIFICO: C’è l’offerta (sorride).

EDUARDO: Si gioca sul fatto di essere noi tre per Radio2. La radio è un’esperienza bellissima e al tempo stesso una palestra, ci ha dato anche l’opportunità di scoprire cose di noi che non sapevamo, ci ha consentito di fare nascere dei personaggi, di giocare con la musica, con le parole, con i telespettatori….

GINO: Ma anche di fare emergere una vena ancora più comica, di testare un nuovo metodo di scrittura. Gli ascoltatori sono sempre stati numerosi, ma negli ultimi mesi, con la nostra partecipazione a “Tale e Quale Show”, c’è stato un crescendo. Loro partecipano, fanno delle parodie pazzesche, si mettono in gioco cantando, sono sulla nostra linea.

Cosa state imparando del vostro pubblico?

EDUARDO: Che è particolarmente attento, informato, a partire dalle date, dalle informazioni storiche…

PACIFICO: O dagli accenti…

GINO: Mi capitò di dire Abàno Terme e non Àbano Terme e arrivarono decine di messaggi, sempre in modo simpatico. È anche un pubblico equilibrato e collaborativo.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N. 45 a pag.6

Carla Fracci

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Carla, stella della danza

Il primo film mai realizzato sulla vita della più grande ballerina italiana di tutti i tempi. Con Alessandra Mastronardi e la regia di Emanuele Imbucci. Nelle sale l’8, il 9 e il 10 novembre e il 5 dicembre in onda su Rai1

Un film che racconta la vita, la carriera e le emozioni di una delle artiste italiane più amate di tutti i tempi, Carla Fracci. Un talento straordinario, apprezzato e applaudito nel mondo, una donna capace di esprimere una femminilità sempre all’avanguardia. Dalla Scala di Milano ai più prestigiosi palcoscenici del Pianeta, Carla ha portato la danza al livello più alto. Al cinema l’8, il 9 e il 10 novembre e il 5 dicembre in prima serata su Rai1, il film è liberamente ispirato all’autobiografia “Passo dopo passo – La mia storia” e ripercorre il cammino umano e professionale di un’icona della danza mondiale, che nel 1981 il New York Times non stentò a definire “prima ballerina assoluta”. La macchina da presa del regista Gabriele Imbucci ci fa conoscere Carla bambina nell’immediato dopoguerra, quindi adolescente e giovane donna nella Milano degli anni ‘50-’60. Poi l’ascesa al successo e la difficile scelta di diventare mamma in un momento cruciale della sua carriera. Istinto, passione e sfida, sono gli elementi che portano Carla Fracci alla consacrazione internazionale.

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Silvio Orlando

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Gabriele Santoro? Lo aspettavo da tempo

Il protagonista de “Il bambino nascosto”, film diretto da Roberto Andò nelle sale dal 3 novembre, racconta l’incontro con il suo personaggio, un insegnante di pianoforte che vive in un quartiere popolare di Napoli, e con il giovane Giuseppe Pirozzi, che nella pellicola interpreta Ciro, il figlio di un camorrista intenzionato a sfuggire a quello che sembra essere un destino segnato


© Di Lia Pasqualino

Come è stato coinvolto in questo progetto?

Quando Roberto Andò e il produttore Angelo Barbagallo mi hanno mandato il copione l’ho letto e subito dopo li ho chiamati e ho risposto “io ci sono”. Non capita molto spesso in una carriera di avere a disposizione un personaggio ricco e sfaccettato come quello che mi veniva offerto.

Chi è il Gabriele Santoro che interpreta e che cosa gli accade in scena?

Si tratta di un professore di musica sessantenne molto colto e molto solitario che appartiene a un ceto alto borghese anche se lo ha ripudiato, insegna al Conservatorio e vive in un palazzo alla Sanità, in un appartamento al piano inferiore di quello di una famiglia camorrista. Il divario enorme tra il professore erudito, che vive in una sua dimensione artistica, e una famiglia di malavita che abita al piano di sopra, è il cuore del film che viene raccontato portando in scena un punto di vista borghese all’interno del cuore pulsante della città. Santoro è andato a vivere nel difficile quartiere della Sanità rintanandosi lì dopo aver rifiutato il ceto sociale da cui proviene, e spia la vita di quella specie di formicaio brulicante in un luogo dove si può nascondere e restare il più inosservato possibile, un contesto che non prevede la sua presenza in cui lui può essere e restare invisibile, un semplice spettatore di quello che succede

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Dolce Quiz

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Il miglior ingrediente? l’amore che ci mettiamo dentro

Ernst Knam e Alessandra Mion (Frau Knam) sono i pasticceri del programma condotto da Alessandro Greco, in onda il sabato alle 12,00 su Rai2. In questa intervista ci raccontano come procede la nuova avventura televisiva e ci danno consigli e suggerimenti per i dolci autunnali


© Andrea Maria Falzone

Come sta procedendo questa nuova avventura televisiva in “Dolce Quiz”?

Bene, è un programma molto dolce, atmosfera bellissima sul set. Sono molto contento.

Com’è stato l’incontro con Alessandro Greco?

Bellissimo. Una persona speciale, molto umana, una persona amica e con grande conoscenza. Sa fare molto bene il suo mestiere.

Ha aperto la sua pasticceria 29 anni fa. Cos’è sempre uguale nelle sue creazioni?

L’amore che metto dentro.

Come è nata la passione per la pasticceria?

A quale bambino non piacciono i dolci? Da noi i dolci li abbiamo sempre mangiati, in Germania era una tradizione. Già a novembre si preparano i biscotti per Natale. Il nostro è un bellissimo mestiere, perché creiamo cose con materie eccellenti.

Dove ha iniziato la sua esperienza?

Ho iniziato dopo la scuola con l’apprendistato. Leggevo libri, ho fatto esami, ho imparato tutte le basi, i fondamenti.

Come è cambiata la pasticceria?

Prima la pasticceria era pesante e barocca, oggi conosciamo meglio le materie prime e le nuove tecniche e tecnologie da applicare. Io cerco sempre di tirare fuori il gusto, non gli zuccheri. Il dolce oggi deve essere leggero, è sempre l’ultimo piatto che mangiamo e deve essere gustoso e molto molto buono.

L’ultimo, ma quello che attendiamo di più…

Certo, e può anche rovinare una cena perché è quello che ricordiamo anche di più.

Che sensazione le arriva quando la chiamano “il re del cioccolato”?

Non provo nulla. Dieci anni fa per la prima volta feci televisione e mi attribuirono questo titolo al quale ero contrario. Non sono per i titoli, ho già un nome e un cognome. Non è l’abito che fa il monaco.

Qual è il suo ingrediente preferito, a parte il cioccolato?

Tutti quelli buoni. Il cioccolato è la materia prima, come l’uovo, lo zucchero e la farina. Il cioccolato piace a noi, ma anche molto alla gente.

Il dolce molto spesso si mangia in compagnia, è un bel momento per stare insieme…

Stare insieme è sempre un bel momento. Il dolce può partire dalla colazione, si può mangiare dopo il pranzo o nel pomeriggio. Insomma, lo possiamo mangiare sempre. Anche prima di andare al letto, un buon cioccolatino aiuta.

Panettone o pandoro?

Christstollen, il dolce natalizio tedesco. Noi lo produciamo.

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