Benvenuto maschio

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Il sabato su Rai1, poco dopo la mezzanotte, conduce il talk dedicato all’universo maschile: «Un viaggio che aiuterà un po’ tutti a comprenderci, accettarci e rispettarci di più»

© Assunta Servello

Con l’esperienza di “Ciao Maschio” è cambiato il suo approccio all’“italico maschio”?

C’è un’evoluzione. Ho avuto alcune conferme rispetto a quanto mio marito mi ha sempre detto, ossia che il maschio in certe occasioni è più lineare di noi donne. Questo l’ho solidificato nella mia testa, esattamente come ho capito che i maschi sono capacissimi di fare squadra fra di loro quando si ritrovano in un contesto a tre. Accade nella fase del programma che si chiama “spogliatoio” in cui loro affrontano i temi con un piglio maschile, e anche persone che non si conoscono entrano in grandissima sintonia. Noi donne abbiamo più difficoltà.

Come è cambiato il maschio dopo la pandemia?

Non è una questione di genere, siamo un po’ cambiati tutti. In una prima fase si diceva che la pandemia ci avrebbe migliorati, poi abbiamo scoperto che in alcune occasioni ci ha addirittura peggiorati, siamo rimasti più individualisti, sono aumentati i nostri problemi, molte persone hanno perso il lavoro, alcune frustrazioni si sono ingigantite. Ho anche visto un peggioramento della specie, molta più rabbia. Però abbiamo imparato a gestire meglio il tempo, le priorità, abbiamo capito quanto sia preziosa la libertà, fare cose che prima ci sembravano ordinarie e che oggi sono diventate una concessione. Temo che questa pandemia abbia segnato un po’ tutti: maschi, donne e soprattutto i bambini ai quali abbiamo tolto spensieratezza, e gli anziani, ai quali stiamo sottraendo anni di vita preziosi.

Quanto il programma la sta aiutando a capire meglio i maschi che incontra nella quotidianità?

Spesso, in trasmissione, al maschio che mente dico: “Fatte accattà ‘a chi nun te sape”, ossia “fatti comprare da chi non ti conosce” (sorride). Spesso ci si nasconde dietro a finzioni rappresentative o di parola, noto poi, un po’ in tutte le interviste, anche un certo maschilismo di fondo.

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Leonora addio

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Nel film di Paolo Taviani la rocambolesca avventura delle ceneri di Pirandello e il movimentato viaggio dell’urna da Roma ad Agrigento, fino alla tribolata sepoltura avvenuta dopo quindici anni dalla morte. Con Fabrizio Ferracane, Matteo Pittiruti, Dania Marino, Dora Becker, Claudio Bigagli. Unica pellicola italiana in concorso al Festival di Berlino, sarà nelle sale dal 17 febbraio

Luigi Pirandello muore a Roma il 10 dicembre 1936 e nel suo testamento lascia precise disposizioni: “Sia lasciata passare in silenzio la mia morte. Agli amici, ai nemici preghiera non che di parlarne sui giornali, ma di non farne pur cenno. Né annunzi né partecipazioni. Morto, non mi si vesta. Mi s’avvolga, nudo, in un lenzuolo. E niente fiori sul letto e nessun cero acceso. Carro d’infima classe, quello dei poveri. Nudo. E nessuno m’accompagni, né parenti, né amici. Il carro, il cavallo, il cocchiere e basta. Bruciatemi. E il mio corpo appena arso, sia lasciato disperdere; perché niente, neppure la cenere, vorrei avanzasse di me. Ma se questo non si può fare sia l’urna cineraria portata in Sicilia e murata in qualche rozza pietra nella campagna di Girgenti, dove nacqui”.  Ma le cose non andarono proprio così… “Leonora Addio” racconta l’incredibile avventura delle ceneri di Pirandello nel viaggio verso Agrigento, fino alla sepoltura avvenuta dopo quindici anni. A chiudere il film, l’ultimo racconto di Pirandello scritto venti giorni prima di morire: “Il chiodo” dove il giovane Bastianeddu, strappato in Sicilia dalle braccia della madre e costretto a seguire il padre al di là dell’oceano, non riesce a sanare la ferita che lo spinge a un gesto insensato.

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Il ritorno (e l’addio) di Margherita e Gaia

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Il RadiocorriereTv incontra le interpreti della serie diretta da Daniele Luchetti tratta dalla quadrilogia bestseller di Elena Ferrante. La domenica in prima serata su Rai1

Elena e Lila, inseparabili, pronte a perdersi e a ritrovarsi. Figlie della stessa terra, dello stesso contesto sociale. A dare loro anima nella serie “L’amica geniale”, le giovani attrici partenopee Margherita Mazzucco e Gaia Girace.

Come avete vissuto questa terzo capitolo de “L’amica geniale”?

MARGHERITA: È andata molto bene. Quest’anno per Elena la storia è molto più dinamica, al tempo stesso io sono più consapevole del mio personaggio, del mio lavoro. Sono stata più tranquilla sul set, sono andata molto bene con Daniele (Luchetti) sono contenta.

GAIA: Una bellissima esperienza, anche perché ho vissuto il set in modo completamente diverso. Conosco meglio il mio personaggio, questo mi ha permesso di godermela di più. Daniele è una persona fantastica, un regista bravissimo che ci ha lasciato grande libertà.

Come avete ritrovato i vostri personaggi?

GAIA: Lila diventa più grande, crescerà un figlio da sola, ad aiutarla c’è Enzo ma lei non si affida mai completamente, e si troverà davanti molte difficoltà, a partire dal lavoro. Farà molta tenerezza in questa stagione, è costretta a fare molti sacrifici per suo figlio. A sottostare a cose a cui prima non avrebbe mai sottostato.

MARGHERITA: Elena è cresciuta sia d’età, perché arriva a 32 anni, che interiormente. Diventa una madre, una moglie, e questo per lei è una grande sfida.

Cosa rende geniale il legame tra queste due giovani donne?

MARGHERITA: Il loro legame parte da una promessa fatta da bambine e che si portano dietro per tutta la vita. Un legame speciale, un’amicizia non comune, loro si compensano. Una si allontana l’altra si avvicina, poi una si allontana e l’altra la insegue, tra loro è sempre una rincorsa.

GAIA: Lila e Lenù sono due personaggi completamente opposti. Nascono nella stessa situazione sociale, ma poi prendono strade diverse. È per questo che la loro amicizia è speciale. Si separano, ma restano sempre unite.

Siete pronte a lasciare Elena e Lila?

GAIA: Io e Lila siamo cresciute insieme, ho cominciato a fare casting per “L’amica geniale” a 13 anni, ora ne ho 18. Sono cresciuta con lei. Resterà sempre dentro di me, ma ora è giusto lasciarla andare e che io faccia altro.

MARGHERITA: Sono pronta, sono anche contenta di farlo. Non avrei potuto portare avanti il personaggio, è giusto così.

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Recitare, che passione

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Marco Rossetti

Il RadiocorriereTv incontra l’attore romano, già entrato nel cuore del pubblico di Rai1 con il personaggio del dottor Damiano Cesconi in “DOC”.  «Il primo giorno di lettura del copione ero spaventato – afferma – ma ho trovato subito una famiglia che mi ha aperto le porte di casa con una semplicità e un’umanità genuine e positive»

© Erika Kuenka

Un romano al policlinico Ambrosiano di Milano in “DOC”, chi è Damiano Cesconi?

Cesconi è un infettivologo, viene da Roma, dallo Spallanzani e adotta un cambiamento così drastico nella sua vita perché è stanco, deluso dalla sanità pubblica post covid, dalle promesse non mantenute. Decide di cambiare completamente aria e va all’Ambrosiano dove adotta uno stile di cura in cui i pazienti sono solo numeri, praticamente l’antitesi rispetto al metodo di Doc.

Com’è stato l’incontro con il suo personaggio?

Bello e diverso. Non mi era mai capitato di interpretare un medico, ancor più interessante farlo in un periodo così difficile, in cui tutti provano ad allontanare i propri pensieri da quanto accaduto. Concentrarmici, dovere affrontare le dinamiche dell’ospedale, dovermici soffermare realmente, è stato complesso e anche doloroso. Il fare cinico di Cesconi è un qualcosa che non avevo mai portato in scena, in realtà lui è, come me, una persona molto dedita al suo lavoro: la disillusione l’ha portato a essere diverso dalla sua natura.

C’è chi definisce Cesconi cinico e chi un po’ paraculo, Doc fa bene a non fidarsi troppo di lui?

Non mi ricordo (sorride). Chi lo sa… Quello che posso dire è che grazie agli autori la serie è una montagna russa molto interessante. Complimenti agli sceneggiatori, portare avanti sedici episodi è una cosa non facile.

Come ha vissuto l’ingresso in una serie già di grande successo?

Una sana paura, entri per forza in punta di piedi. Il primo giorno di lettura del copione ero spaventato, ma ho trovato subito una famiglia che mi ha aperto le porte di casa con una semplicità e un’umanità genuine e positive. È stata una bella emozione, ancor più vedendo i risultati dopo tanti mesi di set. Sono grato di far parte di un progetto tanto ambizioso e fortunato.

Diviso tra cinema, Tv e teatro, cosa significa fare l’attore oggi?

Sono fortunato di potere campare di quella che è la mia passione. Fare questo mestiere oggi è difficile, oltre il talento è importante il coraggio di non mollare mai. È un lavoro che ti sottopone a un giudizio continuo, un’analisi personale forte.

Come vive il giudizio del pubblico, della critica…

Sono aperto a tutto, non mi spaventa la critica, il giudizio degli spettatori come quello degli addetti ai lavori, che ti fa crescere. La più severa tra tutti è mia mamma, la prima a dirmi senza timore se qualcosa non le è piaciuto.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N.06 a pag.36

Lea un nuovo giorno

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Novità

La rinascita di una donna che dopo avere perso il proprio bambino, e non potendone avere altri, da infermiera dedica tutta se stessa ai piccoli pazienti di un ospedale pediatrico. Anna Valle, Giorgio Pasotti ed Ehmet Günsür sono i protagonisti della serie in onda dall’8 febbraio in prima serata su Rai1. Quattro serate ambientate nella Ferrara dei giorni nostri per la regia di Isabella Leoni

© Pierfrancesco Bruni

Una storia intensa e avvincente e una delle attrici più amate e popolari della fiction italiana insieme in “Lea un nuovo giorno”, serie coprodotta da Rai Fiction e Banijay Studios Italy, diretta da Isabella Leoni. Anna Valle è Lea, un’infermiera specializzata che, dopo un anno di aspettativa, torna al proprio lavoro nel reparto di pediatria dell’ospedale di Ferrara. Ha attraversato un periodo difficile – la perdita del bimbo che portava in grembo all’ottavo mese di gravidanza e la fine del suo matrimonio – ma è riuscita a superarlo e a trasformare il suo dolore in un dono che la rende capace di empatizzare in modo speciale con i suoi piccoli pazienti e con i loro familiari. Ma le difficoltà non sono finite; Lea si troverà costretta a lavorare insieme all’ex marito (Giorgio Pasotti), appena rientrato dagli Stati Uniti e diventato nuovo primario del reparto di pediatria. Potrà rinascere l’amore tra loro? Oppure l’incontro di Lea con un affascinante musicista (Mehmet Günsür) le farà scoprire la possibilità di una nuova vita? Un nuovo giorno, una nuova speranza, un nuovo passo verso la felicità. “Il mio approccio alla serie nasce da una volontà di raccontare una storia semplice ma autentica, che parla di amicizia, di passione, di paure, di lacrime e risate, ma anche dell’ironia della vita – afferma la regista – Lea è tornata per ricominciare, lasciando alle spalle il suo dolore. Purtroppo, presto scoprirà che non è così facile come credeva e che deve imparare ad accettare il suo passato per poter guarire. Da donna e madre ho cercato di calarmi nei panni di Lea, un’anima profondamente traumatizzata che cerca di tenere insieme i pezzi frantumati del suo essere.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N.06 a pag.26

La grande prova di Saverio e Suleima

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Claudio Gioè ed Ester Pantano tornano a vestire i panni dello scrittore Saverio Lamanna e della giovane, bella e determinata, Suleima, nati dalla penna di Gaetano Savatteri. Le loro storie, dirette per il piccolo schermo da Michele Soavi, hanno raggiunto nella prima stagione il cuore dei telespettatori. Il RadiocorriereTv li ha intervistati. Da lunedì 7 febbraio in prima serata su Rai1

Come ritroviamo Saverio Lamanna?

Sempre nel suo buen ritiro, felicemente disoccupato, e che comincia a fare i conti, a un anno dal suo ritorno a Makari, con un po’ di questioni, a partire dalla sua vicenda sentimentale con Suleima, conosciuta l’estate prima, che da un anno lavora a Milano come architetto. Nelle tre serate ci sarà una serie di problematiche da affrontare: la storia con Suleima può continuare oppure no? La distanza tra i due, anche di età, sarà significativa? E soprattutto, dal punto di vista di Saverio, c’è la minaccia dell’affascinante capo di Suleima, che la accompagna in Sicilia per seguirne il lavoro. Per il mio personaggio è un po’ l’occasione per fare i conti con questa vicenda.

La sicilianità dei personaggi è sempre più elemento di forza della serie…

C’è Lamanna che è un siciliano di rientro, che ha uno sguardo un po’ diverso sulle cose della sua terra, poi abbiamo lo spirito della Sicilia in tutta la sua bellezza, quello di Piccionello, interpretato magistralmente da Domenico Centamore, quindi la femminilità siciliana, Suleima (Ester Pantano), una donna che non le manda a dire, indipendente, decisa, forte, che persegue la propria realizzazione professionale, anche se purtroppo è costretta a cercarla fuori. Anche per lei le cose potranno cambiare e avrà la possibilità di seguire le proprie aspirazioni in Sicilia.

Amicizia, amore, sicilianità…

Sono gli ingredienti di questa serie, che cerca di raccontare un po’ una Sicilia declinata in maniera più contemporanea. Ne vedremo delle belle (sorride). Sono tre puntate ricche di accadimenti, di location straordinarie, nella prima saremo nella Valle dei templi. Un gran tour della Sicilia che ci permette di raccontare le varie declinazioni di questa terra così variegata.

Il suo Saverio cosa cerca?

Rinuncia a una carriera, ai soldi, a cercare fortuna a Roma dove in passato aveva lavorato, a favore di un rapporto un po’ più autentico, più intimo, con le proprie origini e con le proprie amicizie, è forse la prima volta in cui Lamanna si mette in gioco anche in termini sentimentali. Tutto questo favorito dal ritorno in una terra che non ammette mezze misure: le cose vanno fatte nella loro pienezza e Lamanna è totalmente avvolto in questa dimensione.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N.06 a pag.32

Web Side Story

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Quando la rete fa la storia

Su RaiPlay la terza stagione della docu-serie. Dodici episodi che raccontano come Internet ha cambiato la nostra epoca

C’è la campagna ambientalista di Greenpeace contro Facebook, una pietra miliare nel lento cammino di Internet verso la sostenibilità; o l’Ice Bucket Challenge, epocale raccolta fondi su web per finanziare la ricerca sulla Sla. E poi il #Me Too, l’hashtag che nel 2017, in quarantotto ore, compare in quasi un milione di tweet e segna una svolta nella battaglia delle donne conto le molestie sessuali. E ancora, la storia dell’hippie ambientalista Stewart Brand e del suo The Whole Earth Catalogue, la rivista che nel 1968 anticipa la nascita di Internet; e quella di Aaron Swartz, programmatore geniale e icona dell’attivismo in Rete, che a soli 27 anni si toglie la vita in nome del diritto di accesso alla conoscenza. Torna con questi temi “Web Side Story – Quando la Rete fa la Storia”, la docu-serie prodotta da Rai Per il Sociale e dedicata alla divulgazione della cultura Internet, che nel 2021 è stata in nomination ai Content Innovation Awards e finalista del premio Together For Peace dell’UNESCO. I 12 nuovi episodi, mini-documentari da 6 minuti ciascuno, riprendono il racconto delle prime due serie incentrato su eventi epocali avvenuti in Rete o grazie alla Rete da quando, nel 1993, il web è diventato di tutti.

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Bia, la seconda stagione

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Ragazzi

Tutti i giorni, alle 19.30 su Rai Gulp, l’amata teen novela della Disney

© Disney

Arriva su Rai Gulp, in prima tv free, la nuova stagione di Bia, la serie Disney che parla di creatività, talento e primi amori. Appuntamento tutti i giorni, alle ore 19.30, sul canale 42.

La protagonista è Bia, una ragazza argentina che vive con i genitori, ha due amiche del cuore e soprattutto una grande passione per l’arte, dal disegno alla musica. Quando entra a far parte del Fundom, una comunità artistica dedicata ai giovani che vogliono esprimere il loro talento: ballo, canto, strumento o disegno, incontrerà un ragazzo, Manuel. Ma l’attrazione che i due ragazzi provano è messa a dura prova dalla rivalità delle rispettive famiglie. La seconda stagione si apre con i ragazzi del Fundom pronti per caricare il primo video del BEU. Intanto, Bia e Manuel sono più innamorati che mai, mentre Ana racconta a Thiago che nel momento dell’incontro con Bia quest’ultima non l’ha riconosciuta e Ana ne è distrutta. Alex, dopo aver scoperto che Manuel è suo fratello, diventa un po’ scontroso e si scontra con Antonio e gli dice che non dirà nulla riguardo Manuel. Mentre Pietro e Daisy si comportano in modo strano nei confronti di Ana dopo che loro hanno scoperto che lei in realtà non è Ana Da Silvo. Nel corso degli episodi Mara e Alex si metteranno insieme, mentre Guilliermo nasconde un segreto e si innamora di una ragazza. Intanto Daisy pensa di inaugurare un nuovo concorso, “Il Dancing Games”, dove vari ballerini faranno il provino. Infatti, un ballerino molto bravo (mascherato) chiamato “Giovanni” nasconde per ora la sua identità.

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Sotto il sole di Makari

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Dopo il successo della prima stagione Claudio Gioè, Domenico Centamore ed Ester Pantano tornano a vestire i panni del giornalista Saverio Lamanna, del saggio amico Piccionello, della giovane e fascinosa Suleima. Dietro la macchina da presa della fiction, tratta dalle opere di Gaetano Savatteri (Sellerio Editore), ritroviamo Michele Soavi. Da martedì 7 febbraio in prima serata su Rai1

“Sai quante volte vorrei andare via. Da questa terra di diavoli e santi. Ma Makari è casa, è gioia e dolore, questa è la terra mia”. Sono le parole della sigla di “Makari”, interpretata da Il Volo, a rappresentare l’anima della serie ispirata alle opere dello scrittore siciliano Gaetano Savatteri edite da Sellerio. Makari è casa per Saverio Lamanna, che sceglie il borgo marinaro del trapanese per costruirsi una nuova vita, lo è per l’amico, fedele e generoso Beppe Piccionello, lo è per Suleima, che nonostante il trasferimento a Milano mantiene immutato il legame per il luogo che le ha consentito di vivere l’amore. La seconda stagione della serie diretta da Michele Soavi ci riporta in quell’angolo di paradiso che è il golfo di Makari. È passato un anno. Il proposito di Saverio di affermarsi come romanziere è ancora al palo e il suo editore si sta preparando a dargli il benservito. Spesso si ritrova invece a vestire in modo involontario, suo malgrado ma con successo, i panni del detective. Non bastasse il difficile quadro professionale, la lontananza da Suleima pesa ogni giorno di più sul loro rapporto. Una buona notizia ci sarebbe: grazie a un importante progetto carico di speranze e di ideali, Suleima torna a Màkari in pianta stabile. Ma Saverio capisce subito che rallegrarsi è prematuro perché la sua ragazza non è più la studentessa che ha incontrato l’estate precedente. È cresciuta, ha una carriera avviata e arriva in Sicilia accompagnata dal fascinoso, carismatico e ricchissimo capo, Teodoro Bettini (interpretato da Andrea Bosca), di cui Saverio è gelosissimo.

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Beatrice Grannò

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Suono e recito per raccontare storie

Il cinema d’autore e la serialità, e ancora le canzoni folk, che scrive da sola con il piano e con l’ukulele. Nella serie di Rai1 l’attrice romana è Carolina Fanti, la figlia di Doc. Il RadiocorriereTv l’ha intervistata

© Erika Kuenka

Nella seconda stagione di “Doc” il personaggio di Carolina Fanti ha acquisito maggior peso narrativo, come è andata?

È stata una grandissima sorpresa. Nella prima stagione il mio ruolo era quello della figlia di Doc, senza che mai fossi dentro gli eventi. Quando mi hanno convocata per questa seconda stagione ho visto che mi era stato dato tanto spazio, che Carolina sarebbe diventata una specializzanda. Sono molto felice della sua evoluzione, sul set abbiamo faticato tanto ma sono soddisfatta.

Al di là delle indicazioni registiche, degli autori, si sarà certamente confrontata con Luca Argentero per rendere credibile il rapporto padre-figlia, cosa vi siete detti? 

Tanto del lavoro l’avevamo già fatto in occasione della prima stagione, facendo delle letture del copione con Luca e Sara Lazzaro, che interpreta mia madre, e fissando le dinamiche che caratterizzano il nostro rapporto. Con Luca, giorno per giorno, abbiamo trovato elementi su cui costruire il rapporto, confrontandoci sulle scene da girare. Carolina è sempre una Fanti, è un po’ pazza, proprio come lui (sorride), gli assomiglia molto, anche se lei non fa mai vedere completamente ciò che prova, cerca sempre di svicolare, vuole tenere tutto per sé.

Cosa ha dato di suo a Carolina?

Quando entro in un personaggio ho la tendenza a mettere in gioco tutte le mie carte. Lei è perfezionista, caratteristica che mi appartiene, nella vita cerco di fare tutto perfettamente, per poi, a volte, fallire (sorride). Carolina vuole avere sempre tutto sotto controllo, cosa che la porta a crearsi una corazza intorno che non lascia entrare nessuno. Tutti i personaggi che interpreto sono un po’ delle parti di me, altrimenti non avrebbe senso nemmeno farli.

“Doc” sta contribuendo a darle popolarità, come sta vivendo il consenso del pubblico?

È una platea diversissima da quella a cui ero abituata, quella del cinema d’autore. Capita che qualcuno mi riconosca, che mi fermi per strada, anche se la seconda domanda è quasi sempre la stessa…

Quale?

Com’è Luca Argentero? (ride).  Sono ben felice, anche perché io stessa sono fan di Luca.

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