EVA CROSETTA: SULLA VIA DI DAMASCO

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La persona sempre al centro

EVA CROSETTA

Eva Crosetto conduce “Sulla via di Damasco”, viaggio di Rai2 nel cattolicesimo in onda la domenica mattina alle 9.10. “Il programma vuole essere un’autostrada verso la vita – afferma la conduttrice – cerchiamo di raccontare le persone nel modo migliore possibile, partendo dalle loro necessità”

Da gennaio alla conduzione di “Sulla via di Damasco”, può tracciare un primo bilancio?
Sono arrivata piena di entusiasmo per cogliere tutte le belle opportunità di questa nuova esperienza. Ricevo un’eredità importante da parte di monsignor Giovanni D’Ercole che ha realizzato questo programma come autore e conduttore per ben ventiquattro anni con un pubblico ben consolidato. Sono entrata in punta di piedi, con tutto il rispetto possibile. Ho guardato alcune puntate da lui condotte e mi sono resa conto che dovevo assolutamente dare il mio taglio, perché essendo la mia una conduzione laica doveva avere un’altra apertura. Ci preme parlare della vita reale delle persone, del quotidiano, dei turbamenti che ognuno di noi vive, per ascoltare anche chi ci dice di avere una grave difficoltà a credere, di essere sfiduciato, sconfortato da ciò che gli sta capitando nella vita, di non riuscire più a pregare. Sono testimonianze fortissime, richieste d’aiuto.
Che cosa emerge dalle storie che raccontate?
Si percepiscono un diffuso bisogno d’amore e un senso profondo di solitudine, anche tra chi ha intorno tante persone, tanti possibili amici, una famiglia. “Sulla via di Damasco” vuole essere un’autostrada verso la vita, una trasmissione vicina alle persone, quelle stesse persone che vogliamo raccontare nel modo migliore possibile, partendo dalle loro necessità.

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RITA PAVONE: WOODSTOCK

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Rita la ribelle racconta Woodstock

Questa sera in prima serata Rai2 celebra i 50 anni della storica tre giorni. Uno speciale condotto da Rita Pavone che racconta il più grande concerto di sempre, riproponendo le esibizioni di Jimi Hendrix, Janis Joplin, Joe Cocker, Joan Baez, The Who, Creedence Clearwater Revival, Santana, Jefferson Airplane, Crosby, Stills, Nash & Young. In studio, con Rita, Donovan, uno dei più grandi cantautori degli anni Sessanta, insieme a Mario Biondi, Raphael Gualazzi, Karima

Perché uno speciale su Woodstock e perché Rita Pavone per raccontare quell’evento unico?
Woodstock è stato un concerto epocale in un momento particolare della nostra vita, è stato la ciliegina sulla torta in un periodo storico in cui la gente sentiva di cambiare il mondo, di trovare solidarietà con il prossimo, obiettivo che sembrava quasi ottenuto. Purtroppo, poi, ci siamo persi per strada. A Woodstock si sono mescolati amore, gioia, dolore, un mix di sentimenti sui quali la musica ha lavorato. La musica è centrale nella nostra vita, è la cornice di qualsiasi ritratto, di qualsiasi ricordo, un momento di gioia così come uno di tristezza ti portano sempre alla mente una canzone. Woodstock è stato davvero qualcosa di particolare. Sono molto grata al direttore Carlo Freccero e al gruppo degli autori per avere pensato a me, che sono sempre stata una ribelle. Sono stata ribelle da ragazzina quando ho conosciuto un tipo di musica diversa, ne ho dovuto fare dell’altra ma sempre cercando di incanalare questo mio amore per il blues e per il rock anche in dischi che erano molto più semplici. Mi sono sempre assunta la responsabilità di scelte che ho portato fino in fondo.

Una vita piena di sfide…
Ero una ragazzina completamente piatta, lontana dalle maggiorate che andavano di moda negli anni della mia prima adolescenza, attrici come Sofia Loren. Io ero esattamente il contrario, quindi mi dicevo: io faccio la cantante, deve contare la mia voce, deve piacere come canto, non dovrebbe essere importante tutto il resto. Sono sempre stata una ribelle, come quando ho deciso di sposare l’uomo che amo e me ne sono fregata del mondo intero e del fatto che mi dicessero che la mia carriera sarebbe finita da un giorno all’altro e che forse sarebbe stato meglio tenere quella cosa nascosta. A me non è mai piaciuto nascondere nulla, era una storia pulita, volevo essere me stessa.

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MONICA MARANGONI: TUTTO CHIARO

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A casa di Monica

Dal lunedì al venerdì alle 10.30 su Rai1 Monica Marangoni presenta “Tuttochiaro”, programma dedicato al benessere, al tempo libero, all’alimentazione naturale, alla qualità della vita. “Energia e solarità sono le cifre che mi caratterizzano – afferma la conduttrice – anche in televisione non sono altro che me stessa”. E ancora: “diamo piccoli consigli di vita quotidiana facendo intrattenimento e soprattutto servizio pubblico”

Monica Marangoni

“Tuttochiaro” è pronto per la sua seconda settimana di messa in onda, Monica sei soddisfatta?
Mi sono trovata a casa ed è ciò che speravo. Gli autori con i quali abbiamo costruito questo nuovo format volevano che lo studio fosse proprio come una grande casa in cui accogliere esperti di salute, benessere ed economia domestica. Un’abitazione piena di persone e con un pubblico parlante con cui condividere e affrontare tematiche importanti. Io sono pronta a imparare, proprio come la gente a casa e in studio, tanti piccoli escamotage per vivere una quotidianità che abbia una qualità superiore, con grande attenzione all’economia domestica, al riuso, al risparmio e al riciclo. Il nostro obiettivo è cercare di alzare il livello di consapevolezza e di educazione, anche rispetto al discorso ambientale, il nostro pianeta necessita che l’uomo si renda conto che con il suo agire ha sconvolto gli equilibri. Dobbiamo prestare sempre maggiore attenzione verso quella che chiamiamo sostenibilità ambientale.
Sei la nuova amica del mattino di Rai1, come stai vivendo questa esperienza?
Con grande gioia. Ho sempre sperato in un’opportunità come questa, un programma quotidiano, un rapporto con i telespettatori da costruire strada facendo, giorno dopo giorno. Entro nelle case con positività e con il sorriso, penso che sia la mia missione, ancor di più in un contesto estivo in cui si vogliono utilizzare toni leggeri, in linea con il momento di relax vissuto dal pubblico.

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DONATELLA BIANCHI: Linea blu

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Il Mare, che meraviglia

L’esplorazione, il racconto di un ecosistema fragile e duramente messo alla prova dall’uomo. Ma anche le storie, intense e vere, di chi sul mare e di mare vive. Donatella Bianchi, al timone di “Linea Blu” da oltre vent’anni e presidente di WWF Italia, al RadiocorriereTv: «Quando mi immergo trovo un mondo che mi ospita, che mi incanta, mi affascina, e che sento di dovere rispettare»

Nella foto : Donatella Bianchi

Linea Blu è un racconto che si rinnova di puntata in puntata, di stagione in stagione. Cosa significa raccontare il mare?
È ritrovare un po’ il pensiero di coloro che lo hanno fatto in passato, da Virgilio fino a Mankiewicz, ovviamente molto più modestamente. Chi ha cercato di raccontare il Mediterraneo lo ha fatto tentando di rappresentare una realtà. Con “Linea Blu”, programma della Rai fortemente voluto dal Servizio Pubblico nel 1994, lo abbiamo fatto con l’ausilio delle immagini. È uno story telling che va avanti da 25 anni al quale siamo tutti molto affezionati, un racconto che si rinnova ogni volta con storie, novelle e anche, più tristemente, con il tema del cambiamento a cui stiamo assistendo.

Narrare il mare significa anche raccontare le vite e i sogni di tante persone. C’è una storia che ti è rimasta particolarmente nel cuore?
Ogni volta l’esperienza si rinnova, proprio perché troviamo storie nuove, nuovi personaggi, e sono proprio loro a rendere particolarmente ricco questo nostro viaggio. Sono storie semplici, alcune delle quali raccolte nel mio primo libro “Storie dal mare”. Lì ci sono i personaggi più straordinari, da Angelo D’Arrigo, campione di volo libero e grandissimo scienziato del volo, della migrazione degli uccelli, alla signora che abitava sulla linea di confine del poligono di tiro di Capo Teulada, in Sardegna. Lei, che era nata all’interno di quella che era diventata l’area del poligono, non se ne è mai voluta andare dalla sua terra, dai suoi animali. Storie di pescatori, esploratori, uomini accomunati dal grande coraggio, perché vivere e lavorare in mare significa rischiare la vita ogni giorno. In mare non mancano solidarietà e fratellanza, in mare non si è mai soli.

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MATERA LIBRI

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Il libro tra presente e futuro

Matera capitale europea della cultura ospita l’appuntamento organizzato da Rai Libri dal 27 al 29 giugno. In programma un convegno sullo stato di salute del mercato editoriale e le presentazioni dei volumi di Salvo Sottile, Massimiliano Ossini, Andrea Delogu e Bianca Guaccero

Il potenziale cross mediale del libro e le nuove modalità narrative, il rapporto con la tv, il profilo del lettore e alle strategie per avvicinare i giovani ai nuovi prodotti editoriali: sono alcuni dei temi al centro dell’evento organizzato a Matera da Rai Libri, la nuova casa editrice della Rai, dal 27 al 29 giugno. Un appuntamento che rappresenta uno dei momenti più attesi delle celebrazioni per Matera capitale europea della cultura.

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SALVO SOTTILE: Prima dell’alba

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Io cronista della notte

Il lunedì in prima serata su Rai3 Salvo Sottile conduce “Prima dell’alba – La Rampa”. «Storie che hanno a che fare con la realtà, dal sociale alla cronaca – afferma il giornalista – raccontate con il punto di vista della notte. E la Rampa diventa il luogo del racconto e della polifonia»

Il viaggio di Salvo Sottile alla scoperta dell’universo notturno si sposta in prima serata con sei appuntamenti speciali di “Prima dell’alba”, in onda da lunedì 17 giugno. A ospitare il racconto dei mille volti della notte è “La Rampa”, edificio abbandonato alla periferia di Roma lungo la via Prenestina, struttura circolare costituita da una grande spirale, rampa di un parcheggio da tempo in disuso, in passato luogo destinato a rave party, a rifugio per senza fissa dimora, spesso frequentato da writers. Un luogo simbolico di un mondo a gironi nel quale il giornalista si muove, incontra persone e ascolta storie.

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FLAVIO OREGLIO

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Una vita tra cabaret e musica popolare

Il RadiocorriereTv incontra Flavio Oreglio, musicista e scrittore, erede della tradizione cabarettistica lombarda. Per l’artista, che lo scorso anno ha fondato l’ “Archivio storico del cabaret”, la risata “è uno strumento per raccontare storie, per ritrovare le nostre tradizioni, per sperimentare”. Sul fronte discografico Oreglio ha recentemente pubblicato “Anima Popolare” (Long Digital Playing Edizioni Musicali) insieme agli Staffora Bluzer

Come sta il cabaret?
Per rispondere penso sia doveroso fare un passo indietro e fare chiarezza su cosa sia (e cosa non sia) il cabaret. È sbagliato confonderlo con la comicità, pensare che siano sinonimi e che tutto ciò che fa ridere sia cabaret. Il cabaret non ha nulla a che vedere con i comici. Giorgio Gaber faceva ridere tantissimo, ma nessuno lo definirebbe un comico. La comicità non esaurisce il concetto del ridere, abbiamo l’umorismo, la satira, l’ironia, il grottesco, non c’è solo il comico. Ho sempre distinto i comici in due categorie, ci sono quelli che fanno ridere per raccontare e quelli che raccontano per fare ridere. Sono due atteggiamenti diversi, nel primo caso la risata è uno strumento, nell’altro tutto ciò che tu racconti e che fai è finalizzato alla serata. Il cabaret appartiene più alla prima, l’utilizzo della risata è strumentale al racconto, a esporre storie, punti di vista.
Chiarite doverosamente le differenze, in quale direzione sta andando il cabaret nel ventunesimo secolo?
Negli ultimi anni ha avuto un forte sussulto grazie al diffondersi della stand-up comedy, che non è altro che la riproposizione del monologhista di cabaret. Il cabaret ha una storia che va conosciuta e rispettata, che stiamo riuscendo a raccontare finalmente anche in Italia. Per questo, insieme all’Associazione Musicomedians, ho fondato l'”Archivio storico del cabaret”.


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PAOLA PEREGO: Non Disturbare

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Curiosando nelle vite degli altri

Venerdì 21 giugno alle 23.10 Paola Perego torna su Rai1 con la seconda stagione di “Non Disturbare”. La conduttrice al RadiocorriereTv: «Amo capire l’essere umano. Ognuno di noi è unico e inimitabile”» Tra gli ospiti del programma, realizzato da “Stand by me” e ambientato in una camera d’albergo, Paola Barale, Sabrina Salerno, Serena Grandi, Rita Dalla Chiesa ma anche Totò Schillaci, Pierluigi Diaco, Cristiano Malgioglio e Guillermo Mariotto

Non semplici interviste ma incontri nel segno della complicità. Dopo il successo dello scorso anno cosa si aspetta da questa seconda stagione?
Di sentire cose molto interessanti da parte delle persone che incontro. “Non disturbare” è un programma che piace molto a me, al di là di ciò che accade quando va in onda. A un certo punto della registrazione ci dimentichiamo delle telecamere, le interviste si trasformano in chiacchierate profonde con delle belle persone.
Cosa le piace scoprire del suo interlocutore?
Sono una persona curiosa e amo capire l’essere umano. Ognuno di noi è unico, inimitabile, mi piace ascoltare storie di vita, vedere come reagiscono le persone in determinate situazioni. E poi c’è un confronto, inevitabile, con quello che sono io, ogni volta cerco di imparare.

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Favino e Bellocchio incantano con Il traditore

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Tredici lunghi minuti di applausi a Cannes e sale cinematografiche gremite. “Il traditore” di Marco Bellocchio, pellicola coprodotta da Rai Cinema che porta sul grande schermo la vicenda di Tommaso Buscetta, è già un successo

È la storia del primo grande pentito di mafia. Il nuovo film di Marco Bellocchio ripercorre la vita di Tommaso Buscetta, il boss che una volta divenuto collaboratore di giustizia, consentì agli inquirenti di ricostruire l’organizzazione della mafia siciliana e sferrare un duro attacco al sistema Cosa Nostra. Nei panni di don Masino Buscetta, Pierfrancesco Favino, la cui interpretazione è stata osannata dal pubblico e accolta favorevolmente dalla critica. Il film, coprodotto da Rai Cinema e Beppe Caschetto, ci riporta nei primi anni Ottanta, quando è in corso una vera e propria guerra tra i boss della mafia siciliana per il controllo sul traffico della droga. Buscetta fugge in Brasile per nascondersi e assiste impotente all’uccisione, a Palermo, di due suoi figli e del fratello. Arrestato ed estradato in Italia, il boss decide di incontrare il giudice Giovanni Falcone e tradire il voto fatto alla mafia. Grazie alle sue rivelazioni viene istruito il Maxi-Processo che vede alla sbarra 475 imputati.

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Bisogna saper ascoltare e raccontare

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Al Salone del Libro di Torino Vincenzo Mollica ha presentato i suoi aforismi in una pubblicazione, edita da RaiLibro, che
racchiude in sintesi tutti i personaggi, tutti i mondi che il giornalista ha attraversato nella sua lunga carriera.
Esperto di letteratura, cinema, musica e fumetto, Mollica ha seguito per decenni tutti gli eventi più importanti della cultura popolare, nazionale ed internazionale, dagli Oscar al Festival di Sanremo, intervistando star internazionali e i più grandi musicisti nazionali e internazionali

«Omerico non fui per poesia, ma per mancanza di diottria». È uno dei tanti aforismi raccolti nel libro “Scritto a mano pensato a piedi” di Vincenzo Mollica, presentato al Salone del Libro di Torino dall’amministratore delegato di Rai Com, Monica Maggioni. «Non riuscendo più né a leggere, né a scrivere – ha detto con grande autoironia il noto giornalista riferendosi al suo stato di salute – mi si è ristretta la scrittura, quindi l’aforisma era il solo modo per esprimermi». Un modo che però, come ha ricordato Monica Maggioni per lunghi anni sua collega al Tg1, racchiude in sintesi tutti i personaggi, tutti i mondi che Mollica ha attraversato nella sua lunga carriera. Esperto di letteratura, cinema, musica e fumetto, l’autore infatti ha seguito per decenni tutti gli eventi più importanti della cultura popolare, nazionale ed internazionale, dagli Oscar al Festiva di Sanremo, e ha conosciuto le più famose star e i più noti rappresentanti di quei settori. Tanti, tantissimi: «quelli che ho amato di più – ha detto Mollica – sono Fellini, Mastroianni e Sofia Loren per il cinema. De André, Guccini, Paolo Conte, Battiato e Vasco Rossi per la musica, anche se i miei cantanti preferiti sono Mina e Celentano. Andrea Pazienza e Hugo Pratt per il fumetto. Tutte queste persone, e aggiungo anche Massimo Troisi, hanno dato un senso a questa mia professione da cronista perché io sono un cronista impressionabile e impressionista». «Ho avuto la fortuna – ha aggiunto – di condividere la passione per la rima con Federico Fellini che mi diceva sempre che avevo una capacità straordinaria in questo senso. E allora ho pensato che recuperare questa passione poteva essere una cosa bella, utile».

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