FRANCESCA PARISELLA

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L’energia di un sorriso

 

Al timone di “Estate Bene”, il settimanale di Rai 3 che accompagna il telespettatore in un viaggio alla ricerca del benessere, la giornalista si racconta al RadiocorriereTv il rapporto con l’estate e con la medicina, con l’alimentazione e… il bugiardino dei farmaci

 

Come sta andando il viaggio di “Estate Bene”?

È il caso di dire molto bene (sorride). È un viaggio che accompagna i telespettatori nel corso di un’estate certamente calda e che auspichiamo in salute. Diamo tanti consigli per la salute fisica e mentale, per il benessere, per stare in armonia.

Che cosa significa per Francesca Parisella “prendersi cura di sé”…

Mettermi ogni tanto al primo posto nelle cose da fare. Sono sempre ad anteporre gli altri, sembra sempre tutto molto più importante. Poi ogni tanto, per fortuna, ti fermi e riesci a modificare la scala delle priorità, almeno in alcuni momenti.

Qual è (e quale deve essere) lo sguardo del Servizio Pubblico su un tema tanto delicato quale la salute?

Il Servizio Pubblico che la Rai svolge anche in questo campo lo conosco molto bene conducendo “Elisir” con Michele Mirabella e Benedetta Rinaldi. La Rai fa grande attenzione alla correttezza dell’informazione. In tanti parlano di salute, lo vediamo anche sui social, ci sono tematiche legate allo stare e all’invecchiare bene che interessano molte persone, ma farlo con la controprova della scienza è un altro discorso. Sappiamo che l’informazione che veicoliamo attraverso la televisione, la radio – personalmente lo faccio anche su Radio 2 e Radio 1 – viene presa in considerazione da chi segue, perché il pubblico considera affidabile la fonte. Siamo i primi a dovere fare massima attenzione affinché tutto quello che diciamo sia scientificamente comprovato.

A proposito di “Elisir”, qual è il tuo segreto di buona salute?

Sono gli affetti, la famiglia, gli amici, il rapporto che ho e che mi aiuta a stare bene con i miei cani.

Che cosa provi di fronte al bugiardino delle medicine?

Un po’ di terrore (sorride). Di solito tendo a evitare di leggerlo e mi affido ai medici per sapere cosa fare o cosa non fare, anche perché quando lo apri rischi di trovarti in confusione, a partire dalle controindicazioni. È ovvio, il bugiardino è scientificamente scritto per darci informazioni corrette, ma tendo a non leggerlo per non farmi condizionare. È preferibile avere un buon rapporto con il proprio medico di base, la figura che ci può aiutare a capire le nostre difficoltà così come a rassicurarci quando non c’è reale motivo di preoccuparci. Il medico di conosce il nostro percorso di salute e sa indirizzarci, all’occorrenza, al giusto specialista.

Siamo in piena estate, che rapporto hai con l’abbronzatura?

Amo molto l’estate, ma non crogiolarmi sotto il sole rovente, mi proteggo molto, mi espongo nelle prime ore della mattina o nel tardo pomeriggio. Mi piace anche stare un’intera giornata al mare, ma l’ombrellone è meraviglioso, insieme alle protezioni solari. E poi faccio tanti bagni, adoro l’acqua.

Nel rapporto estate-cibo che equilibrio hai trovato?

L’equilibrio è molto legato anche a quanta attività fisica riesco a svolgere. Amo fare sport ma mi rendo conto che nei momenti in cui sono un po’ più stanca e ne faccio meno la qualità del cibo un pochino peggiora, perché tendo ai cibi che danno più soddisfazione al palato. D’estate, complice anche qualche momento di vacanza in più, riesco a gestirla meglio, perché è molto più facile per me indossare gli occhialini e nuotare al mare o andare in bici.

Al lavoro in piena estate, più i pro o i contro?

Sempre i pro, perché ho la fortuna di fare il lavoro che amo, che mi piace.

Come è stato il tuo incontro con la medicina da un punto di vista giornalistico?

Casuale, iniziato durante il periodo della pandemia, tempi in cui la medicina era diventata un argomento di attualità e di approfondimento. Come giornalista sono partita dalla cronaca nera, ma ho sempre amato studiare e approfondire anche i temi diversi. All’inizio mi stupii un po’ della proposta di Paolo Corsini, allora vicedirettore e oggi direttore dell’Approfondimento Rai, ma nel tempo ho scoperto una nuova passione. Parlare di salute, di medicina e di corretta informazione – perché le fake news possono avere delle conseguenze deleterie – significa fare Servizio Pubblico, dare gli strumenti a chi segue i programmi in cui lavoro di prendere una propria decisione in modo più consapevole.

A settembre torna “Elisir” e ti rivedremo al fianco di Michele Mirabella. Cosa ti ha insegnato questo incontro?

Michele è anche la colonna della televisione e di “Elisir”, che nacque con lui 30 edizioni fa. Stare accanto a lui è un privilegio ed è un’occasione per imparare, anche nelle piccole cose. A volte sono anche tentata di chiedergli consigli di medicina sugli argomenti che tratteremo nella puntata successiva (sorride) vista la sua grande esperienza. Michele è anche una persona splendida, simpatica, di grande generosità.

A chi auguri buona estate?

Di cuore a tutti. Che sia un’estate in salute, in armonia, con il nostro corpo e la nostra mente.

Quanto conta nella tua vita un sorriso?

È fondamentale, anche con le persone che non conosci. Sorridere agli altri significa fare, nel nostro piccolo, qualcosa per migliorare la giornata di chi incontriamo, e anche la nostra.

 

Italia K2

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Il “Racconto di una spedizione straordinaria” è il nuovo podcast Original RaiPlay Sound disponibile sulla piattaforma dal 31 luglio. Il racconto della storica impresa degli alpinisti italiani sul tetto del mondo, un viaggio sonoro nella leggenda dell’alpinismo italiano attraverso le parole e le immagini di chi c’era, e di chi ne ha raccolto l’eredità

 

A settantun anni dalla storica impresa arriva il nuovo podcast Original RaiPlay Sound “Italia K2 – Racconto di una spedizione straordinaria”, in uscita il 31 luglio, scritto da Mauro Bartoli, con il montaggio e il sound design di Lorenzo K. Stanzani, prodotto da Lab Film e Club Alpino Italiano in collaborazione con il Museo Nazionale della Montagna di Torino. Nel 1954, per la prima volta nella storia, un team italiano guidato da Ardito Desio conquistò la vetta del K2, la seconda montagna più alta della Terra con i suoi 8611 metri: una delle sfide più ardite nella storia dell’alpinismo mondiale. A raggiungere la cima, il 31 luglio, furono Achille Compagnoni e Lino Lacedelli, grazie al fondamentale contributo di Walter Bonatti e dell’hunza Amir Mahdi, e all’impegno collettivo di una squadra eccezionale, composta da scienziati, alpinisti e tecnici che affrontarono condizioni estreme e difficoltà logistiche allora mai sperimentate. Il podcast propone un punto di vista inedito su quell’impresa epica, attraverso lo sguardo del cineoperatore Mario Fantin, che documentò la spedizione CAI-CNR con immagini straordinarie, poi raccolte nel celebre film documentario Italia K2 di Marcello Baldi. Il suo diario, “K2 – Sogno vissuto” (Cai Edizioni 2024), restituisce una narrazione poetica, personale, spesso intima, ora trasformata in un racconto sonoro che intreccia emozioni, memoria e testimonianza diretta. Nel corso della serie, la voce di Fantin dialoga a distanza con altri grandi alpinisti contemporanei, come Kurt Diemberger, Reinhold Messner e Tamara Lunger. “Italia K2 – Racconto di una spedizione straordinaria” è un podcast che va oltre la cronaca, costruendo un ponte tra passato e presente, tra alpinismo e riflessione personale, tra conquista e rispetto della montagna. Un racconto sonoro potente e immersivo, che invita ad ascoltare le voci, i silenzi e i respiri di chi ha guardato il mondo dal secondo tetto del pianeta.

LINO ZANI

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Cammino nella bellezza

 

 

Ha portato la propria passione per la montagna sul piccolo schermo. Alpinista e maestro di sci è oggi volto amato dei programmi di Rai 1 “Linea Verde Sentieri” (il sabato alle 12.30) e “Linea Bianca”. «Portiamo nelle case i sentieri – racconta al nostro giornale – partire è facile, bastano un paio di scarpe buone, un’attrezzatura semplice, lo zaino e la borraccia»

 

 

Cosa significa raccontare la montagna, in televisione?

Racconto la mia più grande passione, perché tutta la mia vita è stata dedicata alla montagna. Sin da piccolo i miei genitori, che gestivano rifugi, mi portarono sui monti dell’Adamello, prima a 2.500 metri, al rifugio Giuseppe Garibaldi, poi, a 12 anni, al Lobbia Alta. Per quarantacinque anni quella è stata la mia vita, prima aiutando i miei genitori, poi gestendo direttamente i rifugi. Sono diventato maestro di sci, alpinista. È una passione che cerco di trasmettere nelle trasmissioni “Linea Bianca” e “Linea Verde Sentieri”.

 

Come è cambiato il suo vivere la montagna da quando ne è diventato divulgatore?

I programmi mi hanno dato la possibilità di conoscere tantissime montagne in ogni regione italiana, di vedere posti bellissimi e di incontrare tantissime persone che come me hanno dedicato la propria vita ai monti. Ogni volta è una scoperta, è bello raccontare al pubblico le loro storie straordinarie, le loro esperienze, e farlo in modo amichevole. È accaduto di recente con Gustav Thöni, che conosco da molto tempo, con il quale abbiamo ricordato i successi della Valanga Azzurra.  È bellissimo anche vivere e raccontare le tradizioni e i sapori. In quanto a cibo sono goloso di formaggio, quando arrivo in questi posti vado a nozze (sorride).

 

Andare per sentieri, dopo una vita in montagna e migliaia di chilometri percorsi, cosa la sorprende ancora?

La bellezza dell’ambiente in cui ti trovi. Ieri ero a camminare a circa 2.000 metri tra i prati fioriti, con le cime innevate sullo sfondo, qualcosa di incredibile. Cammini in un paradiso. Con il mio lavoro cerco di trasmettere al pubblico la bellezza che la montagna ti dà.

 

Cosa significa avere rispetto per la montagna?

C’è il rispetto della bellezza, dell’ecologia, e c’è il tuo rapporto personale con la montagna, che passa anche attraverso il concetto di rinuncia. Significa saper rinunciare alla cima quando, ad esempio, le condizioni sono pericolose, e potrebbero portarti a perdere la vita. Per quanto tu possa essere bravo la montagna è imprevedibile. L’importanza di saper tornare indietro, in montagna come nella vita, è anche uno dei concetti che ho avuto modo di condividere con San Giovanni Paolo II (del quale Zani fu amico). Quando arrivi in alto la vera difficoltà è saper rinunciare a quello che hai conquistato: tornare indietro è la cosa più bella.

 

“Linea Verde Sentieri” vuole sensibilizzare il pubblico alla bellezza del cammino. Da dove si comincia?

Noi portiamo nelle case i sentieri, molti di questi sono facili, accessibili, in molti casi sono anche percorsi religiosi. Partire è facile, bastano un paio di scarpe buone, un’attrezzatura semplice, lo zaino, la borraccia.

 

Cosa non deve mai mancare nello zaino?

L’abbigliamento per cambiarsi all’occorrenza. Il tempo in montagna può mutare rapidamente, devi sempre avere con te qualcosa che ti ripari dal freddo, una giacca a vento, ma anche qualcosa da mangiare perché le forze ti possono mancare, e l’acqua, che in tanti posti ormai comincia a mancare. Può capitare di camminare per un’intera giornata senza incontrare sulla propria strada un ruscello. Senza acqua non vai più avanti.

 

Tanto buon senso…

Bisogna informarsi, chiedere. Su tanti percorsi stanno nascendo punti di ristoro, ostelli, case di accoglienza. Con i nostri programmi contribuiamo a portare le persone in cammino, penso ad esempio al coast to coast in Calabria, da Soverato a Pizzo, la cui bellezza è stata scoperta con entusiasmo.

 

Ci regala il suo sentiero del cuore?

Ce ne sono tanti e sono bellissimi, è difficile sceglierne uno solo (sorride). Ce n’è uno vicino a casa mia, la Val Seriana, che parte dal Lago d‘Iseo e arriva al Passo del Tonale, attraversi posti incredibili, in mezzo alle incisioni rupestri. Al mare potrei dire quello che va da Otranto a Capo di Leuca lungo la costa, luoghi davvero straordinari.

 

 

Italian Global Series Festival

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Primo appuntamento televisivo il 22 luglio in seconda serata su Rai 2 con il Festival dedicato alla fiction televisiva condotto da Laura Barth

 

Un evento imperdibile dedicato alle serie TV italiane e internazionali, che trasforma la splendida cornice di Rimini e Riccione in un palcoscenico di emozioni, innovazione e grandi star. In questa straordinaria occasione, Laura Barth incontra i protagonisti delle serie più amate: da Carlo Verdone a Veronica Pivetti, da Carla Signoris a Michele Placido, passando per Elena Sofia Ricci, Can Yaman, Alessandro Preziosi, Cesare Bocci e Alessio Vassallo. Non mancheranno le stelle internazionali, come Kevin Spacey, insignito del prestigioso Maximo Excellence Award, e volti di successo del panorama italiano come Maria Chiara Giannetta, protagonista di “Blanca 3”, e il cast di “Mare Fuori”. A completare l’esperienza, il giornalista Mario Benedetto guiderà il pubblico in un affascinante viaggio tra i luoghi più suggestivi della Riviera Romagnola, esplorando il legame tra passato e presente, e il ruolo delle serie TV come ponte tra tradizione e innovazione. Un viaggio senza confini nel cuore dell’audiovisivo contemporaneo, per riflettere sull’evoluzione del racconto seriale e immaginare insieme il suo futuro.

Festival di Locarno

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«Un faro per il pensiero indipendente e il cinema sperimentale», afferma Maja Hoffmann, presidente della manifestazione, in programma dal 6 all’8 agosto. Rai Cinema sarà presente con tre titoli fuori concorso

 

Rai Cinema partecipa alla 78ª edizione del Festival di Locarno con tre opere fuori concorso: due film e un documentario che ha contribuito a produrre. Si tratta di “Testa o croce?” di Alessio Rigo De Righi e Matteo Zoppis, “Il Vangelo di Giuda” di Giulio Base e “Bobò: La voce del silenzio”, documentario firmato da Pippo Delbono.

 

Piazza Grande

TESTA O CROCE?
di Alessio Rigo De Righi e Matteo Zoppis
Cast: Nadia Tereszkiewicz, Alessandro Borghi, John C. Reilly, Peter Lanzani, Mirko Artuso, Gabriele Silli, con la partecipazione di Gianni Garko
Produzione: Ring Film e Cinema Inutile con Rai Cinema, in associazione con Andromeda Film e Cinemaundici, in collaborazione con Volos Films Italia, con il contributo del Ministero della Cultura

Presentato con successo nella sezione “Un Certain Regard” al Festival di Cannes, il film è ambientato in Italia agli inizi del ’900, quando il Wild West Show di Buffalo Bill (interpretato da John C. Reilly) arriva a Roma. La storia segue Santino (Alessandro Borghi), un giovane buttero, e Rosa (Nadia Tereszkiewicz), moglie di un ricco possidente locale. I due amanti fuggono insieme dopo aver ucciso il marito di lei, ma Santino è ora ricercato: sulla sua testa pende una grossa taglia. Con Buffalo Bill sulle loro tracce, Rosa sogna di raggiungere la vera America.

Fuori concorso

IL VANGELO DI GIUDA
di Giulio Base
Cast: Giancarlo Giannini, Rupert Everett, Tomasz Kot, Paz Vega, Abel Ferrara, Vincenzo Galluzzo, Ada Roncone, con Darko Peric e John Savage
Produzione: Agnus Dei Production, Minerva Pictures con Rai Cinema, in coproduzione con Agresywna Banda
Distribuzione italiana: Eagle Pictures

Il film affronta la figura di Giuda Iscariota, ma soprattutto ciò che Giuda rappresenta: un simbolo del tradimento, del dubbio e del conflitto interiore. Il racconto cerca di dare voce a chi, da duemila anni, incarna l’archetipo del traditore, esplorando le contraddizioni tra bene e male, fede e colpa, amore e condanna.

 

Fuori concorso

BOBÒ: LA VOCE DEL SILENZIO 
(Film documentario)
di Pippo Delbono
Produzione: Fabrique Entertainment, Luce Cinecittà, Inlusion Creative Hub, Vargo, con Rai Cinema
Distribuzione italiana: Luce Cinecittà

Il documentario racconta la storia vera e straordinaria di Bobò: sordomuto, analfabeta e microcefalo, ha vissuto per 46 anni nel manicomio di Aversa. La sua vita cambia radicalmente quando incontra per caso Pippo Delbono. Da invisibile, Bobò diventa protagonista del teatro e del cinema del regista, rivelandosi un interprete unico, capace di comunicare con il corpo e la presenza. Il film, attraverso materiali d’archivio, riprese originali, estratti di spettacoli e momenti di vita quotidiana, restituisce lo sguardo e l’eredità artistica di un uomo fuori dal comune.

STEFANO ZIANTONI

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In viaggio nelle periferie del mondo

 

“Ponti, non muri”, scritto dal direttore di Rai Vaticano con Filippo Di Giacomo, ripercorre i 47 viaggi apostolici di Papa Bergoglio: «Il libro vuole offrire al lettore la possibilità di comprendere meglio ogni tappa della missione apostolica di Francesco». Edito da Rai Libri, disponibile in libreria e negli store digitali

 

Il pontificato di Papa Francesco raccontato in 47 viaggi apostolici, come nasce “Ponti, non muri”?

Nasce dalla consapevolezza che le cronache dei telegiornali e dei giornali non esaurivano la totale spiegazione dell’importanza di ogni viaggio apostolico. Dunque, dapprima al termine di ogni viaggio apostolico, Rai Vaticano ha realizzato dei reportage da mezz’ora andati in onda su Rai 1 qualche giorno dopo il rientro del Pontefice dal viaggio. Dopodiché mi sono reso conto che era necessario raccogliere assieme tutti questi viaggi affinché il filo immaginario ma esistente potesse unire tutti gli argomenti che Papa Francesco ha trattato nei suoi viaggi: ad esempio, i giovani, la pace, il dialogo interreligioso, la difesa del creato, l’Europa, la guerra, i migranti. Praticamente il libro è la conclusione di un puzzle. Quando si apre una scatola contenente un puzzle dentro si trovano tanti pezzettini che però non danno l’immagine finale riportata sulla scatola. Solamente unendo con pazienza, intuizione e logica ogni pezzettino del puzzle alla fine si ha la figura completa. Il libro vuole essere proprio questo: unire tutti i puzzle costituiti dai 47 viaggi e offrire al lettore la possibilità di comprendere meglio ogni tappa della missione apostolica di Francesco. Perché quasi sempre un viaggio è stato la prosecuzione del precedente e l’anticipo del successivo.

Con quale criterio Papa Francesco ha scelto i paesi da visitare? Non sempre si è trattato di scelte facili o dal bagno di folla garantito…

Una volta una persona mi ha chiesto con quale criterio il Papa scegliesse la destinazione di un viaggio. È giusto porsi la domanda perché ogni destinazione ha avuto un suo perché, una specifica ragione, a volte incomprensibile alla mente di molti. Nei 47 viaggi si scoprono tante periferie del mondo: d’altronde Papa Francesco amava “la periferia”. Ecco perché non ha scelto sempre paesi al centro delle dinamiche sociali, economiche, politiche ma è andato nei luoghi remoti, appunto nelle periferie, per far conoscere anche quelle realtà più remote che altrimenti sarebbero rimaste tali. Ma ovunque, anche nei paesi dove i cattolici erano lo 0,.. – ad esempio, in Mongolia -, ciò nonostante, la gente ha gremito gli stadi, i luoghi dove Papa Francesco ha incontrato le persone.

Quarantasette viaggi, altrettante schede virtuali alle quali accedere dal QR code contenuto nel libro. Cosa possono scoprire i lettori collegandosi?

L’idea del QR code mi è venuta perché in occasione di tre viaggi alcune persone mi hanno chiesto dove fossero questi tre paesi: la Mongolia, Timor-Leste e Papua Nuova Guinea. Nello scrivere il libro, dunque, mi sono reso conto che era importante anche collocare geograficamente il paese all’interno del globo terrestre: perché anche vedendo materialmente in quale continente si trovava si potessero capire tante sfaccettature. Il QR code consente non solo di vedere dove sta il paese, con chi confina, in quale continente si trova; ma offre anche delle informazioni sullo Stato e sulla chiesa: ad esempio il numero di missionari, il numero di parrocchie, il numero di vescovi, il numero di sacerdoti per cittadini. Grazie al QR Code possiamo avere una “radiografia” non solo del paese ma anche della situazione della Chiesa. E poi attraverso foto e “mappe digitali” il lettore può anche “viaggiare” e tornare mei luoghi dove il Papa si è recato. Con la tecnologia ogni lettore verrà “catapultato” in una spiaggia, in uno stadio, in una spianata, in un palazzo dove Papa Francesco ha incontrato o politici, o giovani, o sacerdoti, o poveri, o migranti, a anziani. Ad un mezzo tradizionale quale è il libro ne ho voluto aggiungere uno moderno e tecnologico che oggi tutti noi usiamo.

Quale mattone ha portato, Papa Francesco, alla Chiesa di Roma?

Sono diversi i “mattoni” che Papa Francesco ha portato alla Chiesa di Roma e alla chiesa universale. Innanzitutto, che Roma non è il centro ma le periferie diventano le grandi protagoniste della Chiesa. Da qui il titolo del volume “Ponti, non muri”. Ma anche la voglia di superare tanti preconcetti e tante situazioni sociali e religiose che si erano incancrenite e che Francesco – con un abbraccio, con una visita, con un incontro, con un gesto di umiltà – ha voluto guarire. Quindi direi che sono molti i mattoni di Papa Bergoglio, mattoni con i quali ha consolidato o costruito tanti ponti. Ma è stato anche architetto perché … ne ha progettati altri.

Dopo Francesco, Leone XIV, quali pensi siano gli elementi di continuità (e quali quelli di novità) tra i due pontificati?

Francesco era un gesuita. Leone è un agostiniano. Due ordini così diversi tra loro, completamente diversi. Ma entrambi hanno delle caratteristiche fondamentali, dunque entrambi hanno dato e daranno alla chiesa una grande ricchezza. Dall’8 maggio, giorno della sua elezione a successore di Pietro, stiamo conoscendo Leone XIV e gli agostiniani e dunque Sant’Agostino. Sant’Agostino è tutto da scoprire: è un Santo forse tra i più vicini a tanta gente proprio per il tipo di vita che ha vissuto. Sant’Agostino è molto simile a molti di noi: è stato sposato, peccatore e poi un Santo, un uomo che cercava Dio anche attraverso la cultura. Penso che questa impronta agostiniana sicuramente – in un momento così critico per il mondo intero – potrà rappresentare una grandissima svolta. Lo spero.

Da cronista ha seguito da vicino Francesco, cosa le ha lasciato e cosa le ha insegnato il papa argentino?

Francesco mi ha lasciato e mi ha insegnato una cosa: quella di non mollare mai. Lui ha creduto in alcuni progetti e non si è fermato nemmeno di fronte alle difficoltà oggettive, ad esempio l’andare in un determinato paese in guerra o con disordini sociali che potevano procurare rischi alla sua sicurezza. Questo suo desiderio di andare nonostante il pericolo forse – in questa fase storica – forse ci incoraggia ad avere un po’ più di ardore nel perseguire il bene comune.

Vista mare

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Un viaggio alla scoperta della fascia costiera e dei borghi del Bel Paese. Con Federico Quaranta, il sabato alle 12.00 su Rai 1, a partire dal 19 luglio

 

Un’Italia raccontata con occhi nuovi, con uno sguardo attento alla valorizzazione del suo patrimonio storico, sociale, naturale, enogastronomico e culturale. Un Paese che guarda al futuro, attraverso l’implementazione di un turismo consapevole e sostenibile, capace di esprimere al meglio le sue potenzialità. In ogni puntata, un territorio diverso viene raccontato attraverso le sue curiosità, tipicità, eccellenze e aspetti innovativi che lo rendono unico. Nella seconda stagione, composta da dieci episodi, molte regioni italiane diventano protagoniste di un viaggio alla scoperta di aree geografiche specifiche: dagli antichi borghi che hanno saputo preservare la propria identità, ai luoghi più noti e iconici della penisola. Un racconto itinerante che mira a mettere in luce e promuovere la straordinaria ricchezza paesaggistica, artistica, culturale e identitaria dei territori visitati. Un percorso che attraversa luoghi celebri e angoli meno conosciuti, usi, costumi e quei valori – materiali e immateriali – che costituiscono la memoria storica del Paese, contribuendo a rendere l’Italia una delle mete più amate al mondo.Inizio modulo

 

 

 

Aspettando “La Notte dei Serpenti”

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È disponibile in digitale l’album live dell’edizione 2024, con i canti popolari abruzzesi registrati durante la scorsa edizione del concertone diretto dal Maestro Enrico Melozzi. L’evento torna il 20 luglio allo Stadio del Mare di Pescara, con ingresso gratuito e diretta su Rai 2

 

Mentre cresce l’attesa per la terza edizione del concertone “La Notte dei Serpenti”, è stato pubblicato in digitale, il nuovo album live che raccoglie il cuore musicale dell’edizione 2024. “La Notte dei Serpenti 2024” è un viaggio sonoro nei canti popolari abruzzesi, rivisitati dal vivo con arrangiamenti originali e intensi, frutto del lavoro di Melozzi e della sua orchestra. Prodotto artisticamente da Enrico Melozzi, il disco raccoglie le interpretazioni più intense ed evocative dei brani tradizionali abruzzesi eseguiti dal vivo. Un omaggio sonoro alla cultura della regione, curato nei minimi dettagli sotto la direzione del Maestro, affiancato da un ensemble di musicisti abruzzesi e dall’Orchestra dei Serpenti. Ogni traccia dell’album è un tassello della ricchezza popolare e musicale dell’Abruzzo, da “Cicirinella” a “La Fija Me”, passando per momenti speciali come il duetto con Filippo Graziani in “Taglia la testa al gallo” e l’intensa interpretazione di “Maremaje” con Giovanni Caccamo. Dopo il grande successo della seconda edizione, con oltre ventimila presenze e la trasmissione in prima serata su Rai 2, anche quest’anno la conduzione sarà affidata ad Andrea Delogu, con conferma della futura messa in onda in televisione. “La Notte dei Serpenti” è più di un concerto: è un rito collettivo che unisce musica, identità e tradizione, rendendo ogni edizione un’occasione unica per celebrare l’anima dell’Abruzzo.

 

FLAVIO MONTRUCCHIO & MARGHERITA GRANBASSI

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La nostra estate verde

 

Alla guida di uno dei programmi più amati della Tv, i conduttori di “Linea Verde Estate” si raccontano al nostro giornale: «Un viaggio che sorprende sempre perché ci fa scoprire e raccontare luoghi inaspettati» dice Flavio, mentre Margherita evoca «le emozioni che si provano all’incontro con località e persone speciali: in quei momenti c’è solo tanta gratitudine»

 

Il verde che sposa l’estate, qual è il risultato?

FLAVIO: Sono nato nella provincia italiana, in Piemonte, tra la campagna e la natura incontaminata. Da sempre il verde rappresenta estate, ambiente, libertà, un abbraccio alla bella stagione, alle giornate che si allungano, al relax e alla spensieratezza. Il risultato è perfetto ed è quello che in qualche modo, unendo questi ingredienti, cerchiamo di portare con “Linea Verde Estate”, un mix tra leggerezza e informazione.

MARGHERITA: Sfumature che dal verde portano all’azzurro e che continuano a raccontare una terra ricca di bellezza e cultura, di natura che nutre il corpo ma anche l’anima. L’esplosione estiva dell’agricoltura è accompagnata da colori e sapori conditi anche dall’allegria tipica di questo momento dell’anno!

Che viaggio avete intrapreso e che emozioni vi sta lasciando?

MARGHERITA: Un viaggio che sorprende sempre perché ci fa scoprire e raccontare luoghi inaspettati… ci sono diverse emozioni, alcune legate all’aspetto meramente professionale, per esempio la speranza di essere all’altezza nel valorizzare ciò che vediamo e il lavoro delle persone che incontriamo. La responsabilità di essere uno dei volti di una trasmissione tanto longeva, amata e seguita. Non siamo turisti e un po’ di stress dovuto ai tantissimi e spesso lunghi spostamenti, alla pianificazione delle trasferte, una dietro l’altra cercando di conciliare al meglio la vita familiare, c’è. E poi ci sono le emozioni che si provano quando si incontrano luoghi e persone speciali, in quei momenti c’è solo tanta gratitudine… per esempio ieri mentre guardavo il tramonto sul mare di Vieste, in Puglia, ho provato gioia e tanta gratitudine: faccio un lavoro bellissimo! E poi l’orgoglio di vedere al lunedì quante persone ci hanno visti ed apprezzati!

FLAVIO: Un viaggio straordinario, fatto di incontri e conoscenze, del territorio e delle nostre tradizioni. Amo da sempre l’Italia e la conosco molto bene, da Nord a Sud, grazie ai diversi viaggi che negli anni ho fatto, ma grazie a “Linea Verde Estate”, mi sono reso conto che è impossibile conoscerla veramente tutta, ci sono centinaia di località spettacolari, piene di vita, ricordi e persone, un viaggio emozionale che ricorderò con grande affetto.

Che Italia state scoprendo sotto il sole estivo?

FLAVIO: Un’Italia che non smette di lottare, lavorare, migliorarsi e valorizzarsi. Siamo ben consapevoli di quanto valiamo e del valore della nostra terra, ma la vera scoperta sono le persone, autentiche, che grazie al programma stiamo incontrando e raccontiamo al pubblico di Rai 1.

MARGHERITA: Sicuramente calda, non solo per le temperature, ma anche per l’ospitalità delle persone che ci accolgono nei loro paesi, nei loro orti… nelle loro comunità.

Che segno può lasciare l’incontro con le persone e le loro storie?

MARGHERITA: Ecco, appunto! I paesaggi e gli ospiti sono i veri protagonisti della trasmissione! Scopriamo storie davvero belle, fatte di impegno, a volte di coraggio e sempre di amore per la propria terra. Ognuna lascia un segno e mi piacerebbe nominare ogni ospite… soprattutto vorrei tantissimo tornare a trovarli!

FLAVIO: Un segno indelebile. Ognuno di noi ha la propria storia, il proprio vissuto. Raccogliere, ascoltare e custodire ciò che di speciale hanno questi incontri è importante perché ti arricchisce come persona. È nelle province italiane che vive il cuore del nostro Paese, proprio lì c’è l’essenza del nostro made in Italia e di ciò che siamo.

Ce n’è una che vi ha colpito in modo particolare?

FLAVIO: Tante, ma una mi ha colpito maggiormente. Nel corso delle registrazioni, ho conosciuto una ragazza di diciotto anni che nonostante le diverse possibilità che la vita le abbia presentato, ha scelto di vivere sui monti con i suoi animali, le sue mucche e le sue capre, a stretto contatto con la natura e l’essenza della vita. Un’Heidi dei nostri tempi!

MARGHERITA: Chiudendo gli occhi e ripensando alle puntate fatte sinora mi è venuto in mente il prof Angelo Floramo, a San Daniele, nella Biblioteca Guarneriana, sfogliando un’antica e preziosissima Divina Commedia, mi ha fatta emozionare!

Guardandovi dall’esterno, come conduttori, con quale aggettivo vi definireste? Perché?

MARGHERITA: Io fatico a guardarmi, non ho mai capito perché ma forse ho paura di non piacermi, di essere molto critica con me stessa. O forse perché non percepirmi come un personaggio televisivo mi fa restare con i piedi per terra. Oppure perché temo di perdere in spontaneità. Sono ipotesi, ma è certo che dovrò iniziare a farlo perché penso possa essere importante per migliorarsi.

FLAVIO: Solare. In tutte le trasmissioni che faccio, cerco di essere solare, un po’ perché mi appartiene come carattere e poi perché credo sia un bigliettino da visita essenziale ed importante, ci presentiamo a casa delle persone e il sorriso è la cosa migliore che si possa portare.

Qual è la sfida professionale che state cercando?

FLAVIO: Vivo il momento. Ho i miei obiettivi, senza dubbio, ma solo lavorando sodo, giorno dopo giorno, si possono raggiungere. Negli ultimi anni ho toccato più generi, dall’intrattenimento in prima serata ai programmi del day time, dal game, alla cucina e oggi la divulgazione pop, solo l’esperienza che ti crei sul campo, ti forma. Non c’è una scuola per diventare conduttori, io sono nato attore, poi ho seguito la mia vocazione, ciò che mi faceva stare bene, oggi sono frutto di questo percorso, di queste esperienze e dei miei sogni.

MARGHERITA: Nessuna sfida, ho già dato! Però la parola che ho usato prima, “migliorarsi” fa parte del mio modo di pensare, intendo anche come persone non solo come professionisti.

“Linea Verde” è anche cibo. Qual è il vostro sapore preferito dell’estate?

FLAVIO: Assolutamente e senza dubbio, l’anguria. Per me è l’essenza dell’estate!

MARGHERITA: Ed è anche un tema che mi appassiona, sono una buona forchetta! Ho un debole per la frutta di stagione e mi piace inserirla anche nelle ricette salate. Poi i latticini freschi, i molluschi… ops, devo andare a cucinare!

Il caso

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Mercoledì 16 luglio arriva in prima serata su Rai3 il nuovo programma true crime di Rai Cultura condotto da Stefano Nazzi che, in quattro episodi, ripercorre alcune tra le vicende giudiziarie più discusse della storia italiana contemporanea

 

 

Condotto dal giornalista Stefano Nazzi, il programma si distingue per un approccio narrativo asciutto, rigoroso e privo di sensazionalismi. Ogni puntata ricostruisce un caso emblematico, non solo dal punto di vista processuale, ma anche analizzando il modo in cui i media hanno cambiato la percezione di quei fatti. I casi trattati sono quelli di Yara Gambirasio, Samuele Lorenzi, Meredith Kercher e Donato Bilancia, ormai parte della memoria collettiva. Il programma si interroga su come quei fatti siano stati raccontati, percepiti, e su quale impatto culturale continuino ad avere. Attraverso immagini d’archivio, testimonianze e il contributo di esperti, tra cui magistrati, criminologi, genetisti forensi e giornalisti, “Il Caso” propone un’analisi critica dei meccanismi che trasformano la cronaca nera in spettacolo. Ogni episodio si sviluppa come un’indagine a ritroso, affidata al racconto di Nazzi, che guida lo spettatore attraverso gli snodi giudiziari, i passaggi chiave delle indagini e le reazioni pubbliche che hanno accompagnato ciascuna vicenda, riflettendo sul modo in cui una società si racconta quando si confronta con i delitti.