AMBROSIA CALDARELLI
Cristina? La porterei a ballare
In “Che Dio ci aiuti 8” interpreta la giovane ospite de “La casa del Sorriso” alle prese con una gravidanza adolescenziale. «Per lei provo grande tenerezza, l’adolescenza è sempre una cosa complicata» afferma l’attrice al RadiocorriereTv. Promessa nel cinema e nella serialità si dice pronta a nuove sfide: «Mi piace variare ed entrare in personaggi che abbiano grandi messaggi»
Come è stato il suo incontro con “Che Dio ci aiuti”?
Non avevo mai fatto provini per serie già avviate e così lunghe ed è stato bellissimo, anche grazie a un gruppo di lavoro che si conosce, che si aiuta. È stata un’esperienza molto rassicurante, mi sono sentita protetta.
E con Cristina?
Mi piace il modo in cui è scritta, ho pensato immediatamente che fosse molto simile a me e mi ci sono affezionata. È bello pensare che tra il pubblico siano molte le persone che si rispecchiano in lei. Puntata dopo puntata sta crescendo.
Dalla scrittura al set, cosa ha aggiunto, di Ambrosia, al suo personaggio?
La me di quando avevo 16-17 anni. Ho avuto problemi diversi da quelli di Cristina, ma l’adolescenza è sempre una cosa complicata, difficile. È una fase in cui vivi emozioni diverse: interpretandola mi sono ricordata di quel periodo in cui anche io ero tanto scontrosa e diffidente con le altre persone. Ripensandomi ho provato grande tenerezza.
Cosa le fa decidere se scegliere o meno d’interpretare un personaggio?
Non tendo a rifiutare ruoli, perché ogni nuovo personaggio è sempre una sfida. Ho fatto cose molto diverse e mi piace che il pubblico possa vedermi in ruoli sempre nuovi, da quelli impegnati a quelli più divertenti, rassicuranti. Mi piace variare ed entrare in personaggi che abbiano grandi messaggi.
Che ricordo ha del suo primo ciak sul set di “Che Dio ci aiuti”?
Sin dalle prove di lettura, che sono sempre un momento anche di “caciara”, mi sono subito trovata bene, insieme a bravi attori e belle persone. Il primo ciak è stato una grande emozione, io e Tommaso (Donadoni, interpreta Pietro) eravamo in cucina a preparare gli gnocchi. Rivedendo la scena in Tv ho percepito la tensione del momento. Poi è andato tutto più liscio.
Pensi a una serata da trascorrere con la sua Cristina, dove la porterebbe, cosa le proporrebbe di fare?
Per una serata un po’ malinconica la porterei nei luoghi in cui è cresciuta, per una più divertente credo le proporrei di andare a ballare… non in discoteca ma a un festival con tanta gente.
Cosa l’ha spinta verso la carriera dell’attrice?
Qualcosa che avevo dentro, una sorta di disagio interiore. Ero titubante e mi capitava di non sentirmi all’altezza. Al liceo cominciai a fare teatro, poi arrivarono i primi provini e i primi set. Da allora ho sempre lavorato. Stando sul set mi sentivo giusta in quel contesto e ho continuato, ho avuto le conferme sul campo.
Preferisce il dramma o la commedia?
Al di là del genere mi appassionano le storie. Mi piacerebbe tornare a un dramma, ma anche la commedia mi sta dando tanto. Vive di un linguaggio completamente diverso.
Che cos’è per lei l’ironia?
Non è far ridere forzatamente ma è un dono. Non amo chi si prende troppo sul serio, chi vive le cose in modo pesante.
Che cosa la diverte nella vita?
Quasi tutto. Rido sempre, ero così anche da piccola. Ci sono persone che ti fanno sorridere naturalmente, penso a mio papà Fulvio, a come parla, come ti ascolta. Mi divertono anche i miei amici e mi fanno ridere le situazioni di silenzio.
Se dovesse descriversi con tre aggettivi quali userebbe?
Determinata, perché ho imparato a non abbattermi e a guardare avanti con ottimismo, onesta, nel lavoro come in amore e nell’amicizia. E tanto affettuosa.
Cosa augura all’Ambrosia di domani?
Di credere ancora di più in se stessa.
Che emozione prova di fronte all’affetto del pubblico?
Apprezzo tanto che le persone dimostrino affetto. Lavoriamo per il pubblico verso il quale provo gratitudine.
Le capita, nelle sue giornate, di dire “Che Dio mi aiuti”?
Solo per le cose importanti, penso sempre anche molto agli altri, mi preoccupo per le persone a cui voglio bene.
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