ALMA MANERA

La voce tra i mondi

 

Viaggio nella musica, nell’arte e nella vita di una artista poliedrica: soprano, attrice, performer, conduttrice e autrice, interprete originale di colonne sonore e sigle televisive Rai, porta la contaminazione artistica al centro del suo lavoro. Dal palco alla radio, dalla notte di Radio1 al racconto di “Crossover” su Rai Isoradio, fino al podcast “Art Lover”. Una carriera segnata da eredità familiari, ricerca, gentilezza e una visione della musica come servizio pubblico, mentre guarda al futuro con nuovi progetti e un desiderio semplice e potentissimo: la canzone che non ha ancora cantato

 

 

 

Qual è stata la scintilla originaria che l’ha portata a costruire una carriera così trasversale?

Sicuramente una componente genetica. Mio padre era un attore, doppiatore e poi regista, ha collaborato con Rai, con un carattere forte che lo portò anche a lavorare oltre oceano. Mia madre era compositrice, regista, storica, ed è stata “Miss Cinema Italia” nel 1974. Con una madre così, la musica è diventata la musa dominante della mia vita. È un’eredità naturale.

In “Crossover” porta la musica fuori dagli schemi, creando un ponte tra generi e generazioni. Da dove nasce questa esigenza di dialogo tra mondi così diversi?

Credo che la contaminazione artistica valorizzi tutto ciò che tocca. Il “viaggiare tra i generi” è vincente: succede nel rock, con i Red Hot Chili Peppers, e successe con Luciano Pavarotti, quando con Pavarotti & Friends fece dialogare la lirica con la musica leggera. Se le cose vengono fatte con amore, passione e competenza, sprigionano forza. È questo lo spirito di “Crossover”.

In trasmissione viene dato spazio a talenti che spesso non arrivano alla ribalta. Che cosa la colpisce davvero in un artista quando decide di raccontarlo?

La sua essenza. L’originalità. La capacità di essere autentico senza omologarsi, nel rispetto di chi lo ha preceduto. Il talento c’è sempre stato e c’è ancora: va illuminato. Nel mio piccolo, da quattro stagioni, provo a farlo con un progetto che considero pieno servizio pubblico: dare luce al talento che sta oltre il mainstream.

Il martedì, mercoledì e il giovedì alle 21 è la voce che accompagna ascoltatrici e ascoltatori di Isoradio, spesso in movimento. Che tipo di relazione sente di avere con loro?

Una relazione di riferimento. Ringrazio chi ha creduto in me, Alessandra Ferraro (Direttrice Rai Isoradio) e Gianmaurizio Foderaro. Si fidano delle mie scelte musicali e del mio racconto. Durante la trasmissione faccio un vero percorso: dal cantautorato italiano alla melodia tradizionale riconosciuta Patrimonio Unesco nel 2020, fino ai linguaggi contemporanei delle nuove generazioni. Racconto la musica valorizzandone parole, senso e radici. Uno spazio importante del programma è dedicato all’Alta Formazione, ai Conservatori, alle eccellenze che siamo nel mondo a livello musicale.

La Notte di Radio1 invece ha un tono completamente diverso: intimo, avvolgente, quasi confidenziale. Come modula la sua presenza per un pubblico notturno?

Cerco di entrare in punta di piedi. E ho lanciato una “sfida poetica”: invito gli ascoltatori a mandarci versi ispirati alla notte o dedicati a qualcuno. Arrivano testi profondi e bellissimi. Siamo davvero un popolo di poeti, pensatori e navigatori, come la storia insegna.

Lei è anche autrice e conduttrice del podcast “Art Lover” su RaiPlay Sound, dove esplora le arti visive. Che cosa rende l’arte un “capitale prezioso”?

Ho creato un motto: “un biglietto di andata e ritorno senza tempo, un capitale prezioso”. Arte e cultura danno indipendenza e aprono lo sguardo sull’immaginario, che non finisce mai. Senza dimensione artistica la vita sarebbe un errore, diceva Nietzsche. E continuo a crederlo.

Dopo quattro stagioni di “Crossover” e un pubblico fidelizzato, pensa che possa diventare un progetto televisivo?

Ci stiamo lavorando. Sarebbe un passaggio naturale e anche un riconoscimento del valore del programma. Sarebbe un bel segnale da parte dell’azienda. È un dialogo in corso.

Qual è il pezzo di strada che sente ancora di dover percorrere?

La canzone che non ho ancora cantato. Lo spettacolo che non ho ancora messo in scena. Un nuovo format legato anche alla dimensione familiare e umana. Un artista non può dimenticare l’aspetto umano: il clima che si crea sul posto di lavoro per me è fondamentale. La mia cifra è la gentilezza e l’amore. Sempre. Vorrei ringraziare anche i registi che si sono alternati al mio fianco. È un riconoscimento a persone che lavorano da molti anni in azienda e che considero parte della mia squadra. Vorrei citare anche i direttori Nicola Rao e Francesco Pionati. Un grazie speciale ai miei registi Natalia Sangiorgi, Federico Scoppio, Edi Brundo, Alex Messina, Filomena Vitagliano e a Ennio Salomone. Per me sono davvero squadra e famiglia.