Lino Guanciale

Con gli occhi pieni di amore e di vita

«Mi ha immediatamente colpito, come credo sia successo a migliaia di lettori, l’assoluta atipicità di questo strano, ma profondissimo eroe» racconta il protagonista de “Il Commissario Ricciardi”, l’attesissima serie in onda su Rai1 da lunedì 25 gennaio, tratta dai romanzi di Maurizio de Giovanni

foto di Anna Camerlingo

“Il Commissario Ricciardi”, un successo letterario che arriva in tv…

Sono davvero debitore a tutto il cast per il talento coinvolgente, l’umanità e la bravura, e alla troupe tecnica con, ovviamente, in testa quel grande regista che è Alessandro D’Alatri. Senza di loro questo non lavoro non avrebbe senso, calore e colore. Per la versione televisiva dell’opera di Maurizio de Giovanni, il tentativo è stato, da un lato, rispettare la costruzione del personaggio e della storia dettate così capillarmente e scrupolosamente dall’autore, dall’altro ricercare una interpretazione autentica dello spirito fondamentale di questa figura e del mondo in cui è immerso.

Come è avvenuto il suo primo incontro con il Commissario?

Ancor prima che arrivasse la proposta di concorrere a far parte di questo progetto, avevo letto i primi racconti di Ricciardi. Quando poi l’ipotesi “ricciardiana” per me ha preso più corpo, ho divorato l’intera serie dei romanzi, integrandola con altre opere dell’autore, utili per costruire un’idea, la più possibile completa e organica, del suo mondo.

Cosa l’ha affascinata di questo personaggio?

Mi ha immediatamente colpito, come credo sia successo a migliaia di lettori, l’assoluta atipicità di questo strano, ma profondissimo eroe. È uno di quegli investigatori che costruiscono la propria fortuna e il proprio talento sulla capacità deduttiva, un uomo dotato di un dono, che in realtà è pesante come una maledizione. Ricciardi possiede una capacità etica che ha del sovrumano, pur di non essere un peso e non coinvolgere nessuno nell’abisso che guarda ogni giorno, preferisce negarsi una vita, che in realtà ama molto, come anche l’allegria degli uomini e le loro miserie. Tutto questo amore lo si legge soltanto attraverso gli occhi, ed è una cosa magnifica in termini di costruzione del personaggio. Il corpo di Ricciardi racconta una grande schermatura, tanti filtri per difendersi dalla realtà, un’autodifesa che è anche una difesa per gli altri, perché è convinto di essere una specie di angelo sterminatore. I suoi occhi raccontano invece l’esatto contrario, sono la porta aperta sul mondo di un’anima tutta tesa a costruire empatia con chi ha davanti.

Continua a leggere sul RadiocorriereTv N. 4 a pag.8