GIANLUCA GAZZOLI
Non basta essere i più bravi…
Ventiquattro artisti pronti a sfidarsi in scontri diretti nel corso di quattro puntate verso “Sarà Sanremo”, un ponte che conduce direttamente al palco dell’Ariston. L’11 novembre in seconda serata su Rai 2, Rai Radio 2 e RaiPlay, torna “Sanremo Giovani”. Il conduttore al RadiocorriereTv: «A prescindere dal risultato, da chi vince, da chi passa, sarà una grande occasione per tutti loro. Il mio compito sarà quello di accompagnarli in una gara che sia più umana e calorosa possibile»
Cosa ha pensato quando ha saputo che avrebbe condotto “Sanremo Giovani”?
È stata una grande esplosione di emozioni, forse la più grande che abbia mai provato. Per ogni step raggiunto nel mio percorso professionale sono sempre stato molto felice, ma subito dopo mi focalizzavo su quello successivo. Questa volta è andata diversamente, mi sono proprio emozionato. Carlo (Conti) mi ha dato questa possibilità, un qualcosa che avevo sempre sognato, perché Sanremo è un sogno per chiunque, figuriamoci se non lo è per chi fa il mio mestiere (sorride). Un’emozione che si è trasformata immediatamente in un forte senso di responsabilità rispetto all’incarico, con la voglia di farlo nel migliore dei modi.
Come sarà la vostra gara?
La voglia e la volontà sono quelle di renderla il più umana e calorosa possibile. Mi piacerebbe riuscire a far arrivare le emozioni dei ragazzi in gara, insieme alle mie, al pubblico che ci seguirà in televisione o su RaiPlay. “Sanremo Giovani” è sicuramente un’opportunità importante per la musica di chi gareggia ma anche per i giovani, le loro vite. A prescindere dal risultato, da chi vince, da chi passa, sarà una grande occasione per tutti loro.
I nomi dei finalisti sono ormai noti, l’11 novembre sarete in onda…
Mi sono subito informato sui ragazzi, sono andato a vedere chi sono. Ho mandato loro un in bocca al lupo attraverso i miei social proprio perché mi sento molto dalla loro parte. Ho trovato degli artisti che conosco, qualcuno l’ho incrociato, altri invece non li ho mai sentiti, motivo che mi rende ancor più curioso.
Cosa si aspetta da questi giovani artisti?
Grande emozione e soprattutto tanta voglia di stupire, di colpire. Oltre a questo, la consapevolezza di poter vivere un’esperienza importante a prescindere dal risultato. Nel corso della storia della nostra musica “Saremo Giovani” è stato per così dire l’anticamera di carriere e successi importanti, non necessariamente legati al Festival. Il mio compito è quello di accompagnare i ragazzi, i protagonisti sono loro.
Da uomo di radio e di musica, cosa deve avere un brano per “spaccare”?
La parola chiave è “verità”. Quando un brano è vero, a prescindere dal genere musicale a cui appartiene, arriva alle persone. Le canzoni che restano nel tempo sono quelle meno omologate, che spiazzano, colpiscono, che inventano un suono. Questo ha permesso a grandi artisti di affermarsi, di creare grandi repertori.
Cosa deve avere invece un artista per rimanere nel tempo?
Non basta essere i più bravi, di gente brava ce n’è tanta, ma alla fine quelli che ce la fanno, tra i più bravi, sono i più determinati, coloro che hanno la capacità di rimettersi in gioco, che in qualche modo non si arrendono e vanno avanti. Il talento è necessario, ma ci deve essere anche una predisposizione al lavoro, alla cura dei dettagli, alla crescita, all’umiltà di guardare sempre al futuro.
Cosa le piace della musica di questi anni Venti?
Ci sono tante cose che mi piacciono e ce ne sono altre che mi piacciono meno. La musica che preferisco riesce, dal vivo, a dare emozioni ancora più forti. Penso ad esempio a Ultimo, al quale mi lega un’amicizia nata proprio a Sanremo nel 2018, o più recentemente a Olly.
Cosa rappresenta per lei il Festival?
Sanremo vuol dire famiglia, vuol dire amici: il Festival custodisce in sé alcuni valori che appartengono all’Italia. Sin da piccolo sognavo di poterne fare, in qualche modo, parte. Oggi questo sta succedendo. Un sogno si realizza e diventa un punto di partenza.
Quali sono i brani che per lei raccontano, meglio di altri, Sanremo?
“Almeno tu nell’universo”, una canzone che ho scoperto solo in un secondo momento: quando Mia Martini la portò al Festival io ero troppo piccolo. “Laura non c’è”, perché andai dal parrucchiere per mesi con la foto di Nek cercando di replicare il suo taglio di capelli, cosa che risultò impossibile. E “Occidentalis Karma”, brano vincitore del primo Festival visto con miei occhi. Fu proprio in quell’occasione che mi promisi di ritornarci un giorno in una nuova veste.