LE STELLE DI BALLANDO

Ballo con disciplina, ironia e un po’ di fucsia

 

 Torna in tv con il sorriso e la leggerezza che l’hanno sempre contraddistinto, ma con una nuova sfida: “Ballando con le Stelle”. Dietro il volto della Signora Coriandoli, Maurizio Ferrini porta in pista non solo un personaggio iconico, ma una visione personale della vita, dell’arte, e del cambiamento. Ecco cosa ci ha raccontato

TESTO:

Cosa l’ha spinta a tornare in televisione con un progetto così diverso e impegnativo come “Ballando con le Stelle”?

Il divertimento. Io da giovane ballavo molto, ero appassionato. Ora sono decisamente fuori forma, ma proprio questo rende la sfida ancora più interessante. È molto difficile, lo ammetto, ma altrettanto divertente. E quando mi diverto, do tutto.

La Signora Emma Coriandoli è un personaggio amatissimo e iconico: come si è preparato per portarla in pista?

Mi sono preparato… facendo finta di esserlo! (ride) No, davvero, è molto più difficile di quanto sembri. Anche se i maestri cercano di semplificare, ci sono ritmi veloci, tempi stretti, movimenti precisi. Faccio del mio meglio. E la Coriandoli fa il resto!

Come concilia la comicità surreale della Signora Coriandoli con la disciplina e la tecnica della danza sportiva?

Nella vita ho ottenuto ogni risultato grazie alla disciplina. Un attore senza disciplina non impara niente. Io credo nello studio, nel rigore. Anche la comicità più folle si costruisce con ordine, concentrazione e tanto lavoro. Sempre.

Come ha gestito gli allenamenti e l’impegno fisico?

All’inizio mi sedevo ogni tre minuti! Adesso no. Grazie a Simone Di Pasquale, che è un insegnante straordinario, ho avuto tanti miglioramenti in poco tempo. Mi impegno, seguo le direttive, non mi ribello. Almeno, ci provo! Dovrei fare di più, ma sono felice così.

Nel corso degli anni ha spesso reinventato la sua immagine…

Il cambiamento è il mio alleato. Per me il nemico è il lavoro fisso. Ho cambiato casa ogni due anni, da sempre. Sono come una Rolling Stone — “una pietra che rotola non raccoglie muschio” — e questo mi tiene vivo. Conosco cinque lingue, viaggio, studio, sono sempre curioso. È questo il mio motore.

Il pubblico la conosce anche per la sua sincerità e sensibilità, oltre che per il talento comico: quanto è importante per lei mostrare anche questo lato di sé in televisione?

La TV è trasparente, non puoi fingere. E quando accetti il gioco, come in “Ballando”, devi sapere che riceverai critiche, voti bassi, giudizi. Ma siamo professionisti. Non possiamo rispondere con rabbia o offese. Alcune reazioni che vedo nei miei colleghi, sinceramente, mi imbarazzano. Io preferisco rimanere sereno.

Quali emozioni ha provato la prima volta che si è ritrovato a ballare con Simone Di Pasquale? C’è stato un momento che l’ha colpita particolarmente?

Simone è bravissimo, severo il giusto, e mi insegna con pazienza. All’inizio ero un disastro, mi sedevo spesso, ma ora non mollo più. Ho visto dei miglioramenti e questo mi rende felice. Il merito è anche suo.

Il personaggio di Emma Coriandoli rappresenta la donna italiana di una certa epoca e realtà sociale: secondo lei, qual è il messaggio più attuale che questa figura può ancora trasmettere oggi?

Ballare. Le donne devono tornare a ballare. E devono trascinare anche gli uomini, che spesso restano indietro. Gli uomini sono il lato pigro, conservatore. Ballare fa bene alla testa e al cuore. È una disciplina che apre la mente.

Guardando al futuro, cosa le piacerebbe affrontare dopo questa esperienza?

Intanto personalmente vorrei andare in barca a vela, anche se ha molte controindicazioni! (ride) Ma più di tutto, vorrei continuare a ballare anche dopo “Ballando”. Non cinque volte a settimana, certo, ma andare a scuola di ballo sì. Lo consiglio a tutti. I ballerini sono persone piene di vitalità e semplicità. Gente vera. E poi, senza disciplina, non si ottiene nulla.

Nel suo libro “La signora Coriandoli, una donna in fucsia”, il colore diventa quasi un personaggio. Cosa rappresenta per lei il fucsia, e cosa racconta davvero di lei?

Il fucsia è ironico. È il colore di un giallo, dove in realtà la Coriandoli è sia l’investigatrice che la colpevole. È un gioco, senza pretese. Un piccolo divertimento, una strizzata d’occhio. Un libro che racconta un mondo tutto suo e un po’ mio.