STEFANO BUTTAFUOCO

Haka, l’urlo dei giovani

 

Partecipazione sociale, lavoro e volontariato sono i temi del nuovo programma in onda dal 21 settembre la domenica alle 13 su Rai 3. «Vogliamo fare avvicinare i giovani alle istituzioni, che hanno progetti per loro spesso non conosciuti – dice il conduttore – cerchiamo di essere un ponte, lo facciamo in modo molto pop, leggero»

 

Un urlo maori per parlare dei giovani (e con i giovani) di oggi. Come nasce “Haka”?

Haka è il nome della danza del popolo maori ed è un simbolo di forza, determinazione e coraggio. Valori promossi dal nostro programma, che ha per protagonisti i ragazzi di oggi, under 35, che hanno bisogno di mettere in campo queste virtù per trovare una strada. È un format in linea con il mio impegno in una programmazione di Servizio Pubblico. Con “Il cacciatore di sogni” ci eravamo occupati soprattutto di inclusione, qui parliamo dell’universo giovanile. Avremo un gruppo di ragazzi in studio, rappresentativi dei giovani di oggi. Vorremmo raccontare i loro sogni, le loro aspettative, le loro paure.

Da dove partite?

Dalle tante opportunità che il Ministro per lo Sport e per i Giovani mette in campo per i ragazzi e che spesso sono poco conosciute. Vorremmo parlare di ragazzi partendo da questi progetti, attraverso testimonianze che abbiamo raccolto in tutta Italia.

Quali sono i progetti?

Il progetto Rete, dedicato all’inserimento lavorativo, il progetto Spazi civici di comunità, rivolto alla creazione di luoghi di aggregazione per lo sport e attività ricreative in maniera gratuita, la Carta Giovani, applicazione digitale che permette di accedere a servizi per l’acquisto di beni a prezzi agevolati, e poi c’è il grande progetto del Servizio Civile Universale. Questi quattro mondi saranno presenti in ogni puntata. Di settimana in settimana faremo vedere i luoghi in cui i progetti si concretizzano, allargando poi il discorso a temi anche più generali che hanno a che fare con l’universo giovanile.

Con “Il cacciatore di sogni” ci hai mostrato come chi parla ai giovani debba prima di tutto imparare ad ascoltare…

L’ascolto è la premessa per poter arrivare a una proposta concreta. “Haka” è un programma ambizioso, che punta a fare avvicinare i giovani alle istituzioni, che hanno progetti per loro spesso non conosciuti. Cerchiamo di essere un ponte, lo facciamo anche in modo molto pop, leggero, perché vogliamo dare informazioni importanti e concrete cercando al tempo stesso di essere “sexy” agli occhi della nostra platea.

Qual è la critica che muovono i giovani nei confronti del mondo delle istituzioni?

… delle istituzioni e delle vecchie generazioni. I ragazzi sentono un muro di diffidenza da parte delle persone più grandi di loro, spesso non si sentono supportati, si sentono soli. È un problema di comunicazione, di mancanza di empatia. I giovani si ritengono spesso vittime di pregiudizi, una sensazione che tende ancora di più ad allontanarli.

Linguaggio ed empatia, qual è il giusto punto d’equilibrio per fare comunicare generazioni tra loro lontane?

Credo che la chiave sia ascoltare per davvero l’interlocutore, proponendo opportunità, strade concrete. Non a caso noi, per non essere demagogici, affrontiamo le tematiche partendo da progetti concreti.

La televisione è ancora lo strumento giusto per parlare a ragazze e ragazzi?

La Tv è sempre più un mezzo che si rivolge a un target di persone adulte. Credo che al di là del dilagare dei social, ci sia una grossa responsabilità degli addetti ai lavori del piccolo schermo che non riescono a proporre temi e progetti editoriali che possano essere d’interesse per la generazione Z. Deve essere ricreato un rapporto di fiducia.

Il sogno professionale del cacciatore di sogni Stefano Buttafuoco…

Quello di fare un contenitore di approfondimento generalista, nazional popolare, per entrare nelle case degli italiani nel segno del servizio pubblico e della qualità, un programma che si rivolga a giovani e meno giovani.