PAOLA TURCI & GINO CASTALDO
Il tour che celebra le regine della musica italiana
Dopo “Il tempo dei giganti”, la cantautrice e il giornalista tornano insieme con “La rivoluzione delle donne”, un progetto che celebra le grandi voci femminili della nostra musica, da Mina a Patty Pravo, da Milva a Mia Martini, artiste che hanno saputo rivoluzionare non solo la canzone, ma anche il costume e la società. Il tour, partito il 24 giugno e presentato in anteprima su Rai Radio 2, unisce musica dal vivo, narrazione e immagini d’archivio per raccontare il coraggio e la bellezza di queste figure indimenticabili
“La rivoluzione delle donne” è un titolo potente e carico di significato. Qual è stata la scintilla che vi ha spinti a raccontare proprio questa rivoluzione attraverso la musica?
CASTALDO: È cominciato tutto l’anno scorso. Avevamo già fatto un tour insieme ed è stata un’esperienza magnifica, un racconto dedicato ad alcuni giganti della canzone d’autore, ma prevalentemente maschili. Sentivamo proprio la mancanza di una presenza femminile e da lì è nata l’idea. È partita da un desiderio un po’ frustrato di raccontare una parte di storia che in quel primo progetto non c’era. Già durante i nostri viaggi iniziavamo a provare dei pezzi e piano piano è nata l’idea di costruire uno spettacolo tutto sulle donne, non solo come voci.
TURCI: Siamo partiti dall’esigenza di dare voce alle donne, siamo arrivati a questo spettacolo, che è un incontro, un racconto, non saprei nemmeno come definirlo. È una narrazione cantata della società vista attraverso la musica femminile dagli anni Sessanta a oggi. Gino ha una grande passione per la teoria musicale, per come si è sviluppata, e io amo cantarla. Ci siamo incontrati lì.
Tra le artiste che omaggiate ci sono vere e proprie icone come Mina, Patty Pravo, Milva. Cosa le accomuna, secondo voi, oltre al talento musicale?
TURCI: Non necessariamente devono avere qualcosa in comune, ma sicuramente a legarle è il periodo storico. Ma anche l’indipendenza, la libertà di potersi esprimere nel modo in cui a loro piaceva. Credo sia qualcosa di innato nelle donne che hanno fatto la differenza.
CASTALDO: Ognuna di loro ha uno stile completamente diverso, e già questo è un segno di grandezza. Ma ciò che hanno in comune è l’aver dimostrato, in maniera opposta ai cantautori uomini che spesso cantano se stessi, che anche se inizialmente escluse dalla possibilità di scriversi i testi, hanno fatto una rivoluzione con la loro personalità.
Il vostro spettacolo intreccia musica, narrazione, immagini. Come avete lavorato alla selezione dei brani? C’è un filo conduttore, al di là delle autrici?
CASTALDO: È stato un vero work in progress, e non è ancora finito. La scelta è iniziata immaginando le figure più determinanti per il racconto che volevamo fare. È venuta naturale. Ma poi è stato fondamentale anche il coinvolgimento emotivo: Paola interpreta i brani, quindi doveva sentirli vicini. Magari ci sono brani che ammiriamo tantissimo ma che lei non sente nelle corde. Quindi la scelta delle canzoni è legata anche a ciò che lei sente davvero di interpretare. Abbiamo fatto una scaletta, che sembra funzionare, ma la stiamo ancora rifinendo.
TURCI: Io ho attinto molto dal mio passato, dalla mia formazione. Sono state le donne a conquistarmi da subito, fin da bambina: Mina, Ornella Vanoni, le conoscevo a memoria. Cantavo tutte le loro canzoni. Quindi è stato naturale scegliere brani che sento fortemente. Parliamo anche di Alice, delle produzioni di Battiato, Mia Martini, Patty Pravo. È stato un piacere, ma anche inevitabile. Con Gino ce lo siamo detti: raccontiamo e cantiamo quello che ci appartiene, quello che sentiamo fortemente. E poi corrisponde alla storia della musica femminile, quindi è stato semplice.
Durante la preparazione dello spettacolo, c’è stato qualcosa che vi ha sorpresi? Magari una riscoperta musicale inaspettata?
CASTALDO: L’ultima cosa che abbiamo aggiunto proprio in questi giorni. Qualcuno che aveva già visto lo spettacolo ci ha ricordato che Mia Martini aveva fatto delle cose con Gabriella Ferri. Non me lo ricordavo, sono andato a cercare e ho trovato dei duetti bellissimi, su stornelli romani. Abbiamo subito deciso di inserirli, proiettiamo un video e poi Paola canta un pezzo di Gabriella Ferri. È un’aggiunta dell’ultimissimo minuto.
TURCI: E io ho sorpreso Gino proponendogli Milva. Una canzone che conoscono tutti, ma che non si sente più da molto. La lasciamo come sorpresa, ma è stato bello vedere la sua reazione.
Il pubblico oggi è più pronto ad ascoltare queste storie? Ha una sensibilità diversa rispetto al passato?
CASTALDO: È una domanda bella, ma difficile. Non saprei dire se è più pronto, ma sicuramente si percepisce che oggi c’è un grande bisogno di verità. Le persone vengono con questo desiderio, quindi forse sì, sono prontissimi. Più che pronti, hanno bisogno.
TURCI: A giudicare dalla presenza del pubblico, direi che sì, sono molto curiosi di ascoltare. Hanno voglia di sentire cosa abbiamo da raccontare e da cantare sulla storia della musica italiana attraverso le donne.
Che emozione prova nel cantare brani che l’hanno formata?
TURCI: La commozione di ritrovarmi in quei momenti per me indimenticabili. Ritrovare il pubblico dentro quei momenti è una sensazione bellissima. È qualcosa che mi dà gioia autentica. È la cosa che amo fare.
In qualità di narratore musicale, che tipo di responsabilità sente nel raccontare queste artiste?
CASTALDO: In un tempo in cui tutto è ambiguo, in cui facciamo fatica a distinguere il vero dal falso, trovarsi davanti a delle persone, anche solo cento, mille, è impagabile. Vedere nei loro occhi l’effetto del racconto è qualcosa che vale tantissimo. Sento una grande responsabilità, anche perché Paola è molto coinvolta, ci mette tutto, e questo mi contagia. Lei mette in gioco un’emozione fortissima, e anch’io, inevitabilmente, ne sono travolto.