Luciano De Crescenzo, il pensiero senza tempo
In occasione dei 40 anni dall’uscita di “Così parlò Bellavista”, la piattaforma ne celebra l’autore con un podcast speciale: “Così parlò Luciano De Crescenzo”. Un viaggio sonoro ideato e condotto da Luigi Di Dieco, che ricostruisce la vita, le opere e il pensiero dell’ingegnere-filosofo napoletano attraverso le voci degli amici più cari. Un omaggio affettuoso, tra aneddoti inediti e materiali d’archivio, per riscoprire l’uomo che ha saputo avvicinare la filosofia al cuore della gente. Nell’intervista all’autore, parliamo di questo “Simposio 3.0” e del perché oggi più che mai è importante ascoltare De Crescenzo
Cosa l’ha spinta a ideare questo Simposio 3.0?
L’amore per Luciano De Crescenzo è innato. Il primo libro che ho letto da bambino è stato proprio “Storia della filosofia greca”. Più concretamente, però, l’idea del Simposio è nata per caso. Una notte ho sognato mio nonno materno, editore televisivo, con una vita molto simile a quella del maestro De Crescenzo. Ci trovavamo seduti a un tavolo dove iniziammo a parlare della vita, con una gioia e un’armonia indescrivibili. Proprio quando la conversazione entrò nel vivo, mi svegliai. Da lì nacque l’idea del podcast, proprio in quei giorni scoprii che ricorreva il quarantennale dell’uscita di “Così parlò Bellavista”. Una coincidenza incredibile.
Come si è sviluppato il progetto?
Sono riuscito, sempre nel giro di una settimana, a riunire il cast storico: amici, collaboratori e familiari di Luciano De Crescenzo, che hanno subito accettato di partecipare. Il podcast si è così arricchito di testimonianze sincere e toccanti.
C’è una testimonianza che l’ha colpita particolarmente?
È stato un continuo meravigliarsi. Non saprei dire quale sia stata la più emozionante, perché tutte mi hanno donato emozioni vere e pure. Da Paola De Crescenzo a Michelangelo, passando per Renzo Arbore, Marisa Laurito, Alessandro Siani, Mara Venier… ognuno ha contribuito con un affetto autentico. Mi sembrava di vivere una narrazione alla De Crescenzo: concetti profondi spiegati con semplicità e umanità.
Quanto è attuale oggi il suo messaggio di “seconda vita”?
Credo che il pensiero di De Crescenzo abbia superato ogni limite spazio-temporale. Il suo pensiero ha raggiunto l’immortalità. Una frase che ho scelto per aprire il podcast racchiude il senso profondo della sua filosofia: “Bisognerebbe allargare la vita, piuttosto che allungarla.” E grazie anche al lavoro dell’Associazione Culturale Amici di De Crescenzo, il suo pensiero continua a parlare alle nuove generazioni.
Che Napoli ci restituisce il suo podcast?
Una Napoli autentica. Gli ospiti hanno raccontato la città vissuta con Luciano. Renzo Arbore, ad esempio, ha ricordato come entrambi abbiano sofferto per una certa critica dell’epoca, che li accusava di dipingere una Napoli da cartolina. Invece oggi possiamo dire che “Così parlò Bellavista” è attualissimo. Napoli è diventata simbolo culturale internazionale.
Ha trovato qualcosa di raro nelle Teche Rai?
La ricerca è stata meravigliosa. Ho affiancato la mia collezione privata di libri con i materiali delle Teche, un vero patrimonio italiano. Tra i momenti che mi hanno emozionato di più, ci sono gli incontri con Maurizio Costanzo, come nel programma “Tutti a casa”. Vedere due giganti come Costanzo e De Crescenzo dialogare con naturalezza e profondità è stato uno spettacolo travolgente.
Cosa le ha insegnato Luciano De Crescenzo, lavorando a questo podcast?
Ho coniato per lui un’espressione, forse impropria, ma che per me lo descrive bene: “sacerdote del dubbio positivo”. De Crescenzo promuoveva la sospensione del giudizio. Detestava le etichette, è vero, ma io credo che questa definizione racchiuda il suo spirito. Il dubbio positivo alimenta la curiosità. E la sospensione del giudizio, se potessimo tutti applicarla, vivremmo con più comprensione.
Quanto c’è, nel podcast, del maestro e quanto del compagno di viaggio?
Credo che entrambe le figure convivano. De Crescenzo era uomo d’amore e di libertà. Ascoltandolo e rileggendolo, per me è un compagno di viaggio che insegna senza volerlo, che stimola riflessioni profonde attraverso la semplicità.
Quale vorrebbe fosse l’eredità di questo podcast?
Un sorriso. Vorrei che chiunque lo ascolti possa portarsi via un sorriso nato dall’amore, dalla curiosità e dalla meraviglia.