Gerri

Una nuova serie crime sta per arrivare sulla rete ammiraglia del Servizio Pubblico. Dal 5 maggio, con Giulio Beranek e Valentina Romani, ci spostiamo in Puglia per seguire le vicende del poliziotto nato dalla penna di Giorgia Lepore

Trentacinque anni, occhi profondi e aria sfuggente, Gregorio Esposito, detto Gerri (Giulio Beranek), è un giovane ispettore di origine rom che risolve casi sotto il sole della Puglia. Provocatorio e solitario, Gerri esercita un grande fascino sulle donne da cui è a sua volta costantemente attratto, ma è anche un uomo inquieto con un passato doloroso ancora da elaborare e che non riesce a legarsi sentimentalmente a nessuna. Ma non è il classico poliziotto donnaiolo: Gerri ricerca di continuo un equilibrio sentimentale che poi, però, non è capace di mantenere nel tempo. Anche sul lavoro emergono le sue contraddizioni, studia con metodo i casi su cui indaga, prende appunti complicati per poi lanciarsi in decisioni avventate, a volte risolutive, altre pericolose. È sempre in bilico, tra presente e passato. Quando si occupa delle indagini e di casi particolarmente delicati che coinvolgono minori e persone fragili, lo fa sempre gettandovisi a capofitto e perdendo quel distacco necessario nella sua professione. Finisce così puntualmente per scatenare le ire del capo della Mobile, Santeramo (Massimo Wertmüller), e le invidie del collega Calandrini (Lorenzo Adorni). In Questura, però, c’è anche chi fa il tifo per lui: uno su tutti, Alfredo Marinetti (Fabrizio Ferracane), suo diretto superiore, che ormai lo considera come un figlio e lo invita ogni domenica a pranzo a casa sua, insieme alla moglie Claudia (Roberta Caronia). La viceispettrice Lea Coen (Valentina Romani), romana da poco trasferitasi in terra pugliese, sembra invece essere l’unica donna a non voler avere nulla a che fare con Esposito, intuendo che è un uomo ancora profondamente irrisolto. Ma si sa che fine fanno certi buoni propositi… Nella vita di Gerri, però, il passato continua a essere un vuoto che lui non intende riempire, finché Marinetti, sempre più preoccupato, decide di indagare di nascosto sulle sue origini, a partire dall’infanzia trascorsa in una casa-famiglia. Solo grazie a chi ha accanto, Gerri capirà che per affrontare il presente deve conoscere il proprio passato.

 

 

La prima puntata

EPISODIO 1 – I FIGLI SONO PEZZI DI CUORE

Trani. Il corpo senza vita di una ragazzina viene ritrovato lungo una spiaggia deserta, ma la vittima non è una qualunque: Rossella Albani è figlia di uno degli avvocati più potenti della zona. Le indagini si concentrano sui rapporti che gli Albani intessono con altri notabili della città, in particolare la famiglia Longo e quella del senatore La Guardia. Ma Gerri, seguendo il proprio istinto, inizia a percorrere una pista alternativa che coinvolge la giovane Lavinia, amica della vittima. In un pericoloso gioco di potere, dove tutti sembrano nascondere qualcosa, Gerri rischierà tutto, anche la propria vita, pur di scoprire la verità. Nel frattempo, Marinetti, preoccupato per il malessere che Gerri si porta dentro e che sfoga nel lavoro, decide di indagare sull’infanzia del giovane poliziotto.

 

EPISODIO 2 – COME LA NEVE AL SUD

È la notte di Natale. Gerri e Lea, gli unici rimasti di turno in Questura, si recano in un deposito abbandonato dove hanno segnalato dei colpi d’arma da fuoco. Qui scoprono che a sparare è stata l’arma di una loro collega, di cui si sono perse completamente le tracce. Nel corso dell’indagine i due poliziotti si imbattono nella realtà di Villa del Possibile, una struttura che accoglie donne in difficoltà e che nasconde loschi traffici. Mentre Marinetti continua a indagare sul passato di Gerri, anche grazie all’aiuto della vicequestore Giovanna Aquarica, il nostro Esposito si avvicina sempre di più a Lea, con la complicità della magica atmosfera natalizia di Trani.

 

La parola al regista, Giuseppe Bonito

«Quando ho letto le sceneggiature di “Gerri” ho aderito al progetto con grande entusiasmo, perché mi consentiva di proseguire anche nella serialità l’indagine su alcuni temi affrontati nei film che ho precedentemente realizzato: i legami problematici tra genitori e figli, il bisogno degli altri, la ricerca delle proprie radici, la conoscenza e l’accettazione di sé. Per questo motivo ho trovato che valesse davvero la pena fare conoscere al pubblico Gregorio Esposito detto Gerri, un giovane poliziotto di origine rom, creato nei romanzi dalla penna di Giorgia Lepore e trasposto nelle sceneggiature da Donatella Diamanti e Sofia Assirelli, che all’età di quattro anni è stato abbandonato dalla madre ed è cresciuto in una casa-famiglia.

La voragine affettiva che ha vissuto da bambino continua a viverla anche da adulto e la stessa domanda che lo tormentava da bambino lo tormenta anche da adulto: “Perché?”. Quel “Perché?” è il carburante narrativo della nostra serie. Gerri adulto non ha ancora lasciato andare Gerri bambino, sa che deve trovare una risposta a quel “Perché?”, anche se dolorosa. Lo deve a quel bambino. Ho sempre pensato a “Gerri” come a una sorta di romanzo di formazione, seppur vissuto da un uomo di trentacinque anni. Nei casi che affronta nel corso della serie, peraltro, protagonisti sono proprio spesso dei bambini che deve salvare o proteggere e questo fa scattare un senso di identificazione e connessione molto forte per cui Gerri Esposito non sempre riesce ad avere il giusto distacco emotivo necessario a un poliziotto e i suoi metodi, per quanto efficaci e risolutivi, non sempre sono ortodossi e spesso creano problemi con i suoi superiori.

Dal punto di vista registico ho impostato la serie in una sorta di equilibrio costante e dinamico tra la dimensione molto soggettiva e proiettiva di Gerri e la dimensione di grande racconto corale. La forma, il tono, lo stile nascono da questo continuo passaggio da una narrazione intima, soggettiva, a tratti visionaria in cui predomina lo sguardo di Gerri sulle cose, e in cui i movimenti della macchina da presa assumono un ruolo decisivo, a una narrazione corale in cui “Gerri” è innanzitutto una serie “di recitazione”. Il lavoro con gli attori per me è tutto. Non ho mai avuto dubbi su chi potesse interpretare Gerri. Dalla prima lettura aveva già il volto di Giulio Beranek, attore straordinario cresciuto in una famiglia di giostrai, che, pur non essendo rom, ha un vissuto molto affine per tanti motivi al ruolo che interpreta.

Giulio ha costantemente “nutrito” Gerri. L’ho voluto molto malinconico e molto sexy. Ho amato tantissimo anche tutti gli altri personaggi e ancor di più lavorare con un cast eccezionale. Intanto i personaggi che compongono l’universo femminile con il quale Gerri instaura rapporti tanto intensi quanto problematici, interpretati da Valentina Romani, Cristina Cappelli, Irene Ferri, Roberta Caronia, Carlotta Natoli. E poi i personaggi maschili: i magnifici gregari Lorenzo Adorni e Lorenzo Aloi, Massimo Wertmüller che era un attore con cui desideravo lavorare da sempre e Fabrizio Ferracane, che nella serie interpreta Marinetti, un commissario che è una sorta di padre adottivo di Gerri. Il lavoro con Fabrizio è stato quello di tratteggiare un personaggio che fosse allo stesso tempo un validissimo poliziotto molto tosto ma anche una persona di grande umanità e fragilità. Marinetti è il padre che Gerri non ha mai avuto e Gerri è il figlio che Marinetti non ha mai avuto. L’altra grande sfida è stata anche quella di fare convivere, mescolandoli costantemente, toni e registri molto diversi, direi quasi opposti: un certo carattere “blues” con l’ironia e la commedia (non posso non citare l’esilarante crisi matrimoniale che si consuma nel corso della serie tra la dottoressa della Scientifica interpretata da Cristina Pellegrino e l’anatomopatologo interpretato da Tony Laudadio), i casi di puntata raccontati a tratti anche con crudo realismo e le storie sentimentali, l’emozione e i sorrisi, l’adrenalina e la riflessione. “Gerri” è tutto questo e spero che il pubblico possa volergli bene come gli abbiamo voluto bene noi che l’abbiamo realizzato.»

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