Come in una tragedia greca

«Ho lavorato con passione e con divertimento insieme a dei compagni di viaggio importanti e anche io, come Alba e Irene, ho preso quel testimone, cercando per quanto possibile di intonarmi a quell’adolescente, e arrivare al mostro finale» commenta Fabrizio Gifuni che in “Storia della bambina perduta” interpreta il discusso personaggio di Nino Sarratore

«Ero quasi completamente a digiuno del mondo dell’”Amica geniale”, ma non di quello di Elena Ferrante, di cui conoscevo alcuni libri, come “L’amore molesto”. Non avevo però affrontato questi quattro libri e sono arrivato al provino sapendo pochissimo di Nino Sarratore, non conoscevo l’epica che ruotava intorno a questo personaggio, e non avevo idea del guaio in cui mi sarei andato a ficcare (ride). Tutti continuavano a dirmi che ero perfetto per il ruolo, che sarebbe stato straordinario, poi ho iniziato a preoccuparmi quando ripetevano che fossi affidabile. Quando ho capito che l’avventura sarebbe stata interessante, ho letto tutti i libri e recuperato le stagioni passate, ma la domanda che mi sono fatto a un certo punto è stata: “Ho voglia di passare quasi un anno di riprese in compagnia di questo individuo?”. C’è stata un po’ di resistenza, anche perché sappiamo tutti chi è Nino Sarratore, cosa ruota intorno all’epica a dir poco negativa di questo personaggio, una specie di catalizzatore di odio, sul quale la Ferrante ha caricato un fardello cromosomico di negatività abbastanza difficile da sostenere. La sfida, a differenza di quando ho interpretato personaggi molto edificanti, di grande dirittura morale, in cui il compito per me era andare immediatamente a cercare i loro angoli bui, era andare a scovare quei brandelli di luce che questo personaggio poteva portare. Ma il Nino Sarratore del quarto volume è un mondo a parte, che poco ha a che fare con quel ragazzo affascinante che fa perdere la testa alle donne, un discreto intellettuale, un giovane abbastanza misterioso, odiatissimo e amatissimo allo stesso modo.  In questo ultimo capitolo assistiamo alla sua caduta, alla sua trasformazione in un uomo ridicolo, all’esplosione delle patologie narcisistiche. Il re è nudo! Generalmente, quando un attore si fa carico di un personaggio, lo fa dall’inizio alla fine, in questo caso, invece, dovevo prendere sulle spalle solo il tonfo di questo uomo. Alla fine, ha prevalso la passione per questo lavoro, e mi sono messo al lavoro per scovare quei pochissimi elementi di luce nella sua dimensione tragica. E così, mi sono appellato al mio grande amore, la tragedia greca, riflettendo sul fatto che a questo povero diavolo gli dei avevano dato queste carte, questo destino. Ha cercato di fuggire per tutta la vita da una figura paterna detestabile, ma cade nella maledizione della stirpe, in modi e in forme diverse, replicando lo stesso modello, possibilmente peggiorando. Ho lavorato con passione e con divertimento insieme a dei compagni di viaggio importanti e anche io, come Alba e Irene, ho preso quel testimone, cercando per quanto possibile di intonarmi a quell’adolescente, e arrivare al mostro finale (ride)».

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