Vite d’impresa

Il nuovo programma di Rai Cultura è un viaggio di quattro puntate alla scoperta delle eccellenze italiane. Ad aprire e chiudere il programma le riflessioni di Paolo Mieli. L’autrice-conduttrice al RadiocorriereTv: «Il mondo dell’impresa è un po’ uno specchio della nostra società, un ecosistema che riflette chi siamo». La domenica in seconda serata su Rai 3

Da quale riflessione nasce “Fondata sul lavoro”?

Ho cercato di unire la potenza e la forza del mondo televisivo con il racconto delle imprese familiari, definite tali quando raggiungono almeno le tre generazioni di storia. L’Italia ha un patrimonio unico al mondo di circa 780 mila imprese di questo tipo, che toccano i distretti più diversi, dal tessile al design, del calzaturiero all’agroalimentare e ancora il farmaceutico, la cosmesi e molti altri. Siamo tra i pochi paesi al mondo a poter vantare tutto questo. L’idea è di costruire un racconto che valorizzi la storia di queste imprese e famiglie, che diventa poi anche la storia di interi territori. Motore del progetto è il lavoro, da qui il titolo “Fondata sul lavoro”, che riprende la nostra Costituzione. Con il programma vorremmo parlare soprattutto ai giovani, per suggerire ambiti in cui esprimere il proprio talento, la propria vocazione. Questo non per essere “influencer”, ma “inspirator”. Incontriamo donne e uomini che, con l’esempio della loro vita, professionale e umana, possono diventare esempio per i più giovani.

Come avete scelto i mondi raccontati in queste prime quattro puntate?

La scelta non è stata facile. Insieme al gruppo di lavoro abbiamo individuato settori molto attrattivi, come ad esempio quello della lavorazione del vetro a Murano, protagonista della prima puntata. Pensiamo che temi vicini alle persone possano fare da traino e avvicinare il pubblico.

Parliamo di aziende che spesso affondano le proprie radici nella storia…

Penso alla Barovier & Toso, fondata nel 1295, una delle più antiche al mondo. Nel corso della puntata si capirà come la vita pubblica e sociale veneziana ruotassero un tempo intorno al patrimonio del vetro. Il Doge della Serenissima decretò che tutte le vetrerie fossero trasferite a Murano, per evitare incendi in città e per tenere sotto controllo la produzione vetraria insieme ai segreti del mestiere. È importante sapere guardare il passato per capire il presente e proiettarsi nel futuro.

Il programma documenta l’incontro tra modernità e tradizione…

Questo progetto nasce con la prospettiva di diventare un osservatorio permanente sullo scenario imprenditoriale italiano. Il mondo dell’impresa è un po’ uno specchio della nostra società, un ecosistema che riflette chi siamo. Già in queste quattro puntate si può notare l’abilità del genio italiano di conservare le radici della storia d’impresa e di attualizzarle, per dare risposta alle necessità attuali.

Quanto pesano il territorio e le sue caratteristiche nel successo delle nostre eccellenze?

La nostra geografia, unica al mondo, è protagonista del successo dei prodotti italiani. Senza le acque dolci dei corsi d’acqua di Biella non si sarebbero potute pettinare le lane che poi sono diventate un’eccellenza mondiale. La stessa cosa vale per la pasta di Gragnano: senza l’acqua e l’aria uniche non sarebbe stato possibile avere quella qualità che, dono della natura, abbiamo saputo utilizzare e valorizzare.

Il tessile, il vetro, la pasta, la nautica, cosa hanno di comune questi mondi?

Le persone e la loro capacità di creare sistema intorno a un input arrivato dal territorio. Sono loro a fare sempre la differenza. Ad accomunare tutti gli imprenditori che abbiamo incontrato sono il totale rispetto, la stima profonda che nutrono verso i loro collaboratori. Il lavoro non sarebbe possibile se non ci fossero stati imprenditori visionari che anche in epoche difficilissime hanno avuto il coraggio di partire alla scoperta dell’ignoto, ma non sarebbe stato altrettanto possibile se non avessero trovato sui loro territori persone disposte a inventarsi dei mestieri, ad affinare la propria professionalità. Nelle realtà che abbiamo visitato c’è un forte senso di appartenenza alle aziende da parte di chi ci lavora.

Come sperano di essere percepiti dal di fuori questi imprenditori?

Credo che desiderino essere percepiti come coloro che hanno costruito imprese capaci di superarli. Che siano diventati promotori di uno stile di vita e di un metodo di lavoro che possano rimanere nel tempo.

Cosa le ha lasciato questo viaggio?

Tante impronte addosso di grandi maestri che hanno edificato imprese straordinarie con il loro spirito di sacrificio, il loro intuito. Mi sono sempre sentita in dovere di diventare la narratrice di queste vite d’impresa, che sono esempi di vita. Dietro a questi imprenditori ci sono sempre persone di grande valore etico e morale.

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