La sala, emozione unica

L’amministratore delegato di Rai Cinema al RadiocorriereTv: «Dal punto di vista produttivo il cinema italiano è cresciuto moltissimo. Nel listino proponiamo film di grandi autori che vogliono essere anche popolari, rivolti a un pubblico vasto»

Foto di Assunta Servello

Presentato da 01 il listino per la stagione autunnale, in quali mondi ci porterete nei prossimi mesi?

I film sono tanti e molto diversi tra loro. Al centro ci sono i grandi autori del cinema italiano, ma teniamo anche uno sguardo molto attento ai nuovi talenti, ai nuovi linguaggi. L’obiettivo è quello di tornare a stupire il pubblico cinematografico con film pensati e voluti per il grande schermo e che raccontino la storia del nostro Paese, i suoi grandi protagonisti, con una rilettura che sia un mix bilanciato tra cinema classico e moderno. Un modello che nel passato ci ha regalato grandi titoli, da “Il giovane favoloso” ad “Hammamet”, da “Il traditore” a “Dogman” e che in qualche modo, con “Dante” di Pupi Avati, “Chiara” di Susanna Nicchiarelli, “L’ombra di Caravaggio” di Michele Placido, “Il Colibrì” di Francesca Archibugi, “Il signore delle formiche” di Gianni Amelio e altri in preparazione, continui su quel percorso.  Senza dimenticare che abbiamo altri maestri al lavoro, come Matteo Garrone (“Io capitano”), Nanni Moretti (“Il Sol d’avvenire”), Marco Bellocchio (“La conversione”).

Numerosi anche i titoli e gli autori internazionali…

Abbiamo Steven Spielberg con “The Fabelmans” e Martin Scorsese con “Killers of the flower moon”, tanto per citarne due non proprio marginali, e abbiamo coprodotto anche il nuovo film di Roman Polanski  “The Palace”. Un listino di tanti film di grande peso specifico che spero ci possano aiutare a riportare il pubblico italiano in sala.

In che direzione sta andando il cinema italiano e cosa è possibile fare per salvare le sale?

Dal punto di vista produttivo il cinema italiano è cresciuto moltissimo, prova ne sono i film che compongono il nostro listino, titoli importanti sia dal punto di vista dell’investimento sia nella cura e nella scelta delle storie, con una prevalenza di film di grandi autori che si rivolgono però a un pubblico vasto.  Dal punto di vista produttivo è un momento florido, positivo, la qualità media è aumentata, i produttori sono cresciuti, sulla sala purtroppo stiamo affrontando la crisi più grande dalla nascita del cinema, soprattutto in Italia. In altri Paesi c’è stata un’inversione di tendenza, il pubblico è tornato parzialmente in sala, anche se ancora non ci sono i numeri del pre covid, mentre in Italia questa tendenza ancora non c’è, soprattutto per il cinema italiano. Il nostro mestiere è quello di fare bei film, film importanti, cercando di far sì che la comunicazione arrivi a un pubblico più vasto possibile, sperando che ci si svegli da questo incubo che ci ha lasciati sul divano di casa per tre anni, e che la gente possa trovare lo stimolo a cercare di nuovo il piacere della visione nel buio di una sala, che è e resta completamente diversa da ogni altra forma di fruizione.

Quanto i fatti drammatici degli ultimi anni, covid in primis, hanno influenzato la narrazione cinematografica?

Gli ultimi due anni hanno stimolato una forte produzione creativa e hanno visto autori e registi concentrarsi sulla nostra storia, pensiamo “All’ombra di Caravaggio”, a “Dante” o a “La conversione”, la storia di un bambino ebreo rapito dal Vaticano, a “Chiara”, che parla di Santa Chiara e San Francesco. Il cinema di narrazione prende molti spunti dalla storia del nostro Paese e del resto del mondo: c’è voglia di raccontare cose realmente accadute o personaggi esistiti.

Qual è il punto d’incontro tra gli obiettivi del Servizio Pubblico e dei vostri partner privati impegnati nella coproduzione?

Il punto virtuoso è fare bei film, opere che possano essere visibili il più possibile in sala e in tutte le altre forme di fruizione. Non facciamo beneficienza, siamo partner industriali, dobbiamo avere da un lato la visibilità più ampia possibile dei nostri film, dall’altro riscontri in termini commerciali ed economici. Fino allo scorso anno è sempre avvenuto.

Si avvicina il Festival di Venezia…

Sono convinto che avremo una presenza come e anche più forte del solito. A Venezia portiamo sempre tantissimi film, penso che ci aspetterà un bel concorso, anche per i film italiani. Sarà una bella edizione.

Quale auspicio per il cinema italiano?

Che il pubblico, che fino al febbraio del 2020 aveva fatto sì che il nostro cinema attraversasse un periodo meraviglioso, (pensiamo che in quel periodo la quota del cinema italiano in Italia era del 37 per cento), ritorni al cinema per godersi la magia dello spettacolo nel buio di una sala, per rimanere in una situazione di protezione, di sospensione, lasciando vita e problemi al di fuori. La sala è una forma di fruizione assolutamente unica e insostituibile.  

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